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Autore: FrogWriter    25/05/2010    2 recensioni
Una surreale scena in una più o meno normale sala studio universitario.
Fanfiction partecipante all'iniziativa "2010: A Year Together" indetta da Collection of Starlight
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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284. Dipendente da evidenziatori

 

Rintanata in un angolino della sala studio, china sul libro di letteratura, cercava in tutti in modi di concentrarsi sulla parafrasi di quella poesia di Leopardi che proprio non le entrava in testa. Era già fine maggio, tra poco ci sarebbe stato l'esame e lei non riusciva a memorizzare una poesia. E ce n'erano ancora almeno altre ottanta da fare.

Era la terza volta che la rileggeva cercando di parafrasarla senza affidarsi alle note, ma dopo aver superato lo scoglio dei primi quattro versi si bloccava e gli occhi le scivolavano accidentalmente sulle piccole note in fondo alla pagina.

Le aveva provate tutte: aveva letto la poesia e poi la parafrasi; poi aveva letto le singole strofe seguite dalle rispettive parafrasi; invece aveva cercato di seguire pari passo i singoli versi con le rispettive parafrasi, ma neanche questo aveva dato i suoi frutti. Aveva escogitato allora un sistema di note a margine del testo, vicine alle parole o alle frasi che faceva più fatica a ricordare; ma quando le leggeva automaticamente dimenticava quelle che prima ricordava.

Davanti all'ennesimo blocco sbatté violentemente la testa contro il libro e subito si maledisse per aver fatto ciò, perché il dolore che era stata capace di procurarsi le aveva fatto venire un mal di testa che si sommava alla sua scarsa concentrazione.

Mentre ancora si malediva per la botta e contemporaneamente mandava improperi contro Leopardi (seguiti quasi automaticamente da scuse verso il poeta che era uno dei suoi preferiti), la porta si aprì e lei istintivamente si voltò a guardare chi fosse entrato.

Era un ragazzo, un collega che vedeva spesso a lezione, uno di quei tipi solitari che si siedono in un posto isolato, se ne stanno a prendere appunti su appunti in rigoroso silenzio e appena la lezione finisce corrono per arrivare in orario a quella successiva.

Simona lo seguì con lo sguardo, incuriosita dall'aura di ordine, calma e serenità che sembrava circondarlo; tutto l'opposto di lei, disordinata per natura. Il ragazzo misterioso si sedette proprio di fronte a lei e questo non fece che incrementare la curiosità di Simona che finì per scordare Leopardi, note, mal di testa e si mise comodamente sulla sedia a fissarlo, quasi fosse davanti lo schermo di un cinema.

Lo vide sedersi accuratamente e riporre sul tavolo la borsa rigida in pelle, dalla quale tirò fuori, ad uno ad uno, una serie di grossi volumi di filosofia, le sembrò di capire, accompagnati da due quaderni e un portapenne. Li ripose sul tavolo schierandoli secondo un assetto ben preciso: alla sua destra i manuali poggiati uno sopra l'altro, il più grosso e grande in basso e il più piccolo in cima; alla sua sinistra i quaderni, anch'essi poggiati uno sopra l'altro; davanti a sé il portapenne.

Simona, sempre più incuriosita, allungò la schiena e si sporse maggiormente verso il ragazzo che, nel frattempo, si apprestava ad aprire il portapenne, dal quale tirò fuori un evidenziatore giallo. Successivamente prese il manuale più piccolo, quello che stava in cima, lo poggiò esattamente al centro tra la pila di libri e quella di quaderni e lo aprì.

E davanti agli occhi di Simona si parò uno spettacolo che non aveva mai visto: le pagine del libro erano vivacemente colorate da evidenziatori dai colori più disparati. Alcune righe erano sottolineate in giallo, altre in viola, altre ancora in blu; a margine di alcune righe, poi, c'erano dei richiami e degli appunti, anch'essi scritti con evidenziatori di colori diversi.

Simona spalancò la bocca davanti a un tale ordine e a malapena si accorse, concentrata com'era sulle pagine del libro, che il ragazzo si era alzato e si era allontanato. Resasi conto che il ragazzo era uscito dalla sala, titubante si alzò, fece il giro del tavolo e si pose davanti il posto del ragazzo. Osservò da vicino il libro variopinto e ne sfogliò qualche pagina, ritrovando in ognuna di esse sempre lo stesso spettacolo. Poi gli occhi le caddero su un particolare che non aveva notato. Si avvicinò al portapenne e una strana smorfia le si dipinse sul volto davanti a quello che vide. Il portapenne era ricolmo di evidenziatori di tutti i tipi, con la punta sottile o più spessa, di colori più accesi o colori più spenti, di diverse marche; poteva essere certa, inoltre, che lì dentro non vi fosse nient'altro che evidenziatori.

Improvvisamente sentì aprirsi la porta e, velocemente, tornò al suo posto, prima che il ragazzo, appena rientrato, si accorgesse che lei aveva sbirciato tra le sue cose.

Simona lo vide risedersi accuratamente e prendere nuovamente in mano l'evidenziatore giallo e cominciare a sottolineare.

Simona continuò a osservarlo per diversi minuti. Anche il modo di sottolineare era ordinato, sembrava quasi che avesse un righello invisibile sotto ciò che sottolineava. Simona guardò quasi disgustata il suo libro imbrattato di talmente tante note e sottolineature storte che quasi non si leggeva più ciò che era stampato. Storse il naso e si chiese se avrebbe avuto gli stessi problemi nel memorizzare le cose se fosse stata ordinata come quel ragazzo. Ma lei, pensò, non amava molto gli evidenziatori, li usava solamente per appuntare le informazioni principali, per un ripasso veloce, e non avrebbe mai sopportato di avere un libro così variopinto.

Eppure si ritrovò, quasi spontaneamente, a chiedere al ragazzo che le sedeva di fronte se potesse prestarle un evidenziatore. Il ragazzo, sentite le parole, alzò lo sguardo dal libro. Simona vide una strana espressione contratta sul suo volto, guardava un po' lei e un po' il portacolori. Poi il ragazzo prese tra le mani il portacolori e Simona si sporse in avanti, pronta a prendere l'evidenziatore che pensava il ragazzo le avrebbe porto. Ciò, però, non accadde.

“Scusa, ho solo questo evidenziatore” disse infatti il ragazzo richiudendo velocemente il portapenne e riponendolo nella borsa.

Simona rimase così, a mezz'aria, con la bocca spalancata a fissare il ragazzo che, con nonchalance, era tornato a sottolineare il libro.

Poi si ricompose e tornò a fissare il suo libro. E sorrise. Sorrise perché preferiva il suo incasinatissimo libro pieno di matita a quei libri variopinti eppure così asettici di quel ragazzo maniaco degli evidenziatori.

 

***

Buonasera! Eccomi di nuovo qui... come sempre, ci sono periodi in cui non mi faccio vedere e periodi in cui intaso il mio profilo con aggiornamento ravvicinati -.-

Questa storia non so come classificarla, infatti l'ho messa nella categoria nonsense perché, a mio parere, senso non ne haXD Ma spero che vi piaccia ugualmente, un piccolo scorcio di vita universitaria che spero vi faccia sorridere :)

N.B. : stimo profondamente le persone che sanno essere altamente ordinate, le ammiro; ma io sono tutto l'opposto e mollo ogni tentativo di ordine dopo poco tempoXD

Infine vi dico che la fanfiction partecipa all'iniziativa "2010: a year togheter", indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 }

Che ne direste di partecipare? E' un'iniziativa grandiosa :)

   
 
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