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Autore: ChelseaH    26/05/2010    7 recensioni
[Missing Moment della longfic GODFORSAKEN LAND] Arthur non riuscì a trattenere una risata, Merlin faceva dalla mattina alla sera lo spavaldo e l’insolente con lui, l’erede al trono di Camelot che avrebbe potuto fare di lui qualunque cosa volesse, ma temeva la madre, che non poteva fargli nulla più che un rimprovero. Improvvisamente un’idea gli balenò per la testa, ancora più invitante di quella di approfittare delle grazie del suo servo su quel pavimento, in quel momento.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Godforsaken Land'
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DISCLAIMER: Merlin e tutti i suoi personaggi sono proprietà della BBC e degli aventi diritto, con questo scritto non traggo profitto alcuno.


Attenzione, SLASH.


NOTE.

Questa breve one shot è un piccolo missing moment comico della mia longfic Godforsaken Land. Ci sono alcuni riferimenti che non potete comprendere se non l'avete letta ma in generale non dovrebbe risultare troppo oscura a chi non l'ha letta. Se andate a leggervela ovviamente mi fate solo felice *ç*


[Lo dico qui e poi lo scriverò direttamente anche nel mio profilo… ho trovato un modo per rendere l'account formspring utile ù_ù Ok, non l'ho proprio trovato io, ma ho visto che molte fanwriter straniere lo usano così ed è una figata, ecco xD Insomma, per farla breve, se avete domande particolari sulle mie storie o sugli aggiornamenti o sul perché ho fatto una determinata scelta piuttosto che un'altra - insomma, se avete domande in genere, cose che magari non ritenete di chiedere in sede di commento - potete farle qui.]


Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate ^_^



L’insonnia di un Principino.

Quello scenario stava diventando particolarmente familiare di recente: lui, il Principe ereditario di Camelot, steso sul pavimento di un’umile capanna, avvolto in una coperta lisa e ruvida.

Quando erano entrati in Ealdor tenendo i cavalli per le briglie e camminando uno di fianco all’altro, Hunith li aveva visti da lontano ed era corsa loro incontro a perdifiato, per poi stritolare Merlin nel più materno degli abbracci.

“L’ho riportato sano e salvo.” si era impettito subito Arthur, guadagnandosi una duplice occhiataccia, una dal servo e l’altra dalla madre dello stesso.

Hunith aveva poi fatto strada ai due verso casa e si era subito prodigata per preparare un pasto caldo. La zuppa che si era trovato di fronte aveva una strana consistenza lattiginosa, nonché un colorito poco sano ma, vedendo che Merlin la buttava giù con gusto si decise ad assaggiarla. Quando mise il cucchiaio in bocca, ci mancò poco che sputasse tutto con grazia tutt’altro che regale e Hunith, accorgendosene, gli lanciò un’altra occhiataccia.

E ora, mentre fissava annoiato il soffitto e ripercorreva mentalmente gli avvenimenti della giornata, si ritrovò a chiedersi come mai la donna si fosse dimostrata tutt’altro che amichevole nei suoi confronti. Poi si ricordò come mai gli era toccato andare a recuperare Merlin, le ragioni che l’avevano fatto scappare e il fatto che l’unico e solo colpevole fosse lui.

“Merlin, sei sveglio?” chiese all’altro scrollandolo con malagrazia.

“Ora si.” bofonchiò il servo stropicciandosi gli occhi assonnati.

“Credo che tua madre mi odi.” affermò.

“Fa bene.” replicò Merlin voltandosi e dandogli le spalle.

Come?!

“Siete un Principe borioso e maleducato, avete quasi fatto ammazzare suo figlio e, come se questo non bastasse, siete un asino di prima classe.” borbottò con la voce impastata dal sonno.

“Io non ti ho quasi fatto ammazzare, piuttosto mi sono quasi fatto ammazzare per venire a salvarti.” obbiettò il Principe piccato.

“Uhm, si può darsi.”

Merlin.

“Cosa?!” Merlin tornò a girarsi dalla parte di Arthur, spazientito da quell’interruzione al suo sonno.

“Non la perderai mai la tua tendenza all’irriverenza, eh?”

“No.” rispose secco il ragazzo, richiudendo gli occhi e coprendosi meglio.

Arthur si ritrovò a pensare che doveva essere qualcosa di genetico, senza ombra di dubbio Hunith aveva preso da Merlin, il che spiegava le occhiatacce prive di tatto che si era guadagnato, nonché lo schiaffone della volta precedente che si erano visti. Anzi, più probabilmente era Merlin ad aver preso da Hunith, ora che ci pensava meglio. E poi rimaneva il piccolo particolare che Balinor fosse il padre naturale del ragazzo e beh, anche quell’uomo non era stato esattamente incline al sottoporsi all’autorità regale del Principe.

“Il pavimento non mi concilia il sonno. - si lamentò, ignorando il fatto che l’altro stesse tentando disperatamente di recuperare il sonno che lui gli aveva appena levato – Merlin, mi stai ascoltando?” chiese poi, alzandosi sui gomiti per scrutare il servo.

“No.” biascicò l’altro, voltandogli nuovamente le spalle.

“Merlin, ti ricordo che sei il mio servitore.” così dicendo Arthur si tirò a sedere e prese a fissarlo o per meglio dire, a fissare la sua schiena.

“E io ti ricordo che sei ospite a casa mia.” replicò Merlin abbandonando l’etichetta e sbagliando sonoramente.

Sul pavimento di casa tua.” puntualizzò il biondo.

Merlin non rispose, si limitò a emettere qualche mugolio lamentoso e tirarsi la coperta fin sopra la testa, chiaro messaggio che voleva essere lasciato in pace. Ad Arthur invece parve più come una sfida servita su di un piatto d’argento. Scrutò la figura esile del ragazzo avvolta nella coperta e, improvvisamente, gli venne in mente che poteva unire l’utile – tenere sveglio Merlin – al dilettevole – ovvero il regale piacere personale.

“Su Merlin, non fare il difficile.” gli bisbigliò con fare perentorio, chinandosi su di lui e scoprendolo.

“Cosa-“ tentò di opporsi il moro, ma Arthur gli era già sopra e le sue labbra cercavano avidamente quelle di Merlin.

“No!” esclamò quest’ultimo tentando di svicolare, ma il biondo era più forte e determinato di lui a ottenere ciò che desiderava.

“Su Merlin, non fare finta che non ti piaccia.” gli sussurrò all’orecchio, mentre le loro mani si intrecciavano.

“C’è mia madre.” tentò di farlo ragionare il moro ma, con sommo divertimento di Arthur, predicava bene e razzolava male, lasciandolo continuare nella sue faccende. Gli baciò il collo poi, tracciando una scia umida con la lingua, risalì fino a incontrare di nuovo le sue labbra. Le sue mani intanto scivolarono fino al bordo dei pantaloni di Merlin, tentando di sfilarglieli, ma il ragazzo lo bloccò.

“C’è mia madre!” gli ricordò Merlin brontolando come faceva per qualunque cosa.

“Mi stai rifiutando?” gli chiese offeso Arthur, alzando un sopracciglio.

“E poi andate troppo in fretta. - proseguì imperterrito Merlin – Non potete arrivare al dunque così, di getto...” gli tolse le mani dai propri pantaloni.

“Di getto? – chiese il Principe incredulo – Ti sembra il momento di fare la verginella pudica?” obiettò incredulo.

“Il romanticismo!” si intestardì Merlin.

“Quale romanticismo?” Arthur era allibito dalle pretese del servo.

“Quello di cui evidentemente non siete dotato.” lo rimbeccò l’altro.

Merlin.” il tono del Principe era ammonitore.

“Non mi avrete così facilmente, Sire. Non con mia madre che dorme a due passi da noi.”

Arthur non riuscì a trattenere una risata, Merlin faceva dalla mattina alla sera lo spavaldo e l’insolente con lui, l’erede al trono di Camelot che avrebbe potuto fare di lui qualunque cosa volesse, ma temeva la madre, che non poteva fargli nulla più che un rimprovero. Improvvisamente un’idea gli balenò per la testa, ancora più invitante di quella di approfittare delle grazie del suo servo su quel pavimento, in quel momento. Del resto per le sconcezze avrebbero avuto tempo a volontà da lì in poi, no?

“Cosa state meditando?” gli chiese Merlin preoccupato, vedendo la luce beffarda negli occhi di Arthur.

“Niente, se vuoi dormire ti lascio dormire.” gli disse con tono arrendevole, rotolando al suo fianco.

“Sul serio?!” Merlin non pareva molto convinto delle buone intenzioni dell’altro.

“Ovviamente no!” rise di gusto il biondo, afferrandolo con entrambe le mani e facendolo ricadere su di se.

“Cosa fate?!” sbottò Merlin, a mezzo centimetro dal volto del suo Principe.

“Merlin, è tardi, c’è tua madre, cosa credi di fare?!” replicò a voce esageratamente alta Arthur, facendo poi aderire le loro labbra senza mollare la presa su Merlin.

“Merlin!!! Cosa stai facendo?!” Hunith, in camicia da notte ed espressione assonatamente allibita in volto, era sbucata quasi dal nulla e ora fissava incredula gli occhi sul figlio.

Arthur rideva di gusto.

Merlin, rosso d’imbarazzo, meditava di usare la magia per scavare un buco nel quale seppellirsi.

“Ringrazia che a Ealdor non esiste la gogna o ti ci avrebbe mandato la tua stessa madre.” commentò più tardi Arthur, indegnamente divertito.

   
 
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