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Autore: SLAPPYplatypus    27/05/2010    6 recensioni
com'è nata 21 Guns? -diventerò famigerata con queste fanfic/viaggi mentali su come siano state concepite le canzoni (: questa, penso che sia più divertente delle altre, con Billie Joe Armstrong&Family.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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Adrienne stava guardando di nuovo l'orologio. Per la trentaseiesima volta in due minuti, dopo le prime quattro avevo iniziato a contarle. Per un totale di quaranta, quindi. Sospirai, era chiaro che qualcosa la agitava.

«Qual'è il problema, Adie?» le chiesi, fissandola in quei occhi castani, quasi neri. Di un colore non certo raro, ma quelli avevano qualcosa di diverso degli altri, qualcosa che catturava. O forse pensavo così solo perchè erano i suoi occhi.

«I ragazzi dovevano essere a letto un'ora e mezzo fa. Un'ora e mezzo. E adesso, sono ancora lì a giocare con la PlayStation.» la guardai con un'espressione a metà tra lo sgomento e il divertito. Lei, la donna che avevo sposato. Lei, colei che si definiva punk, che era sempre stata punk. Lei, adesso stava diventando il prototipo della madre isterica e perfettina.

«E' questo il motivo di cotanta agitazione? Un'ora di sonno in meno?» le chiesi ridacchiando, per poi iniziare a ridere a crepapelle. Mi fermai solo quando mi scoccò un'occhiata assassina, che avrebbe potuto stendere un uomo in trenta secondi. O almeno, stendere me in trenta secondi. «Okay, okay.» mi arresi, alzando le braccia. «Vado io, a mettere a nanna le bestie.» Mi occorsero tutte le mie forze, e tutte le mie conoscenze sulle leve, per alzarmi da quella fottuta sedia, sulla quale ero bloccato da un paio d'ore.

A passo ciondolante, mi diressi verso il salotto, o, come sarebbe forse dovuto essere ribatezzato, la Sala Della PlayStation. «Ora della nanna, creature. Ascoltate me o dovrete vedervela con la Malvagia Madre.» dissi, stiracchiandomi e sbadigliando con un gesto teatrale. Solo dopo, accesi la luce, e mi resi conto che mancava un figlio. «Hey, Joey. Dov'è tuo fratello?» chiesi, interessato, ma non al punto da sospettare un rapimento.

«Uh? Jakob? E' a dormire da un'ora, quello. Da quando "lo ha detto la mamma"» rispose ridacchiando, per poi sospirare. Un nuovo problema per SuperArmstrong. Tattatata.

«Okay, raccontami.» dissi, sedendomi sul divano di pelle bianca, in modo da avere lui, seduto sul pavimento in granito, di fronte a me. «Cosa non va?»

«Non c'è niente che non vada.» alzai un sopracciglio, e lui si convinse a parlare. «Oggi ho avuto un test di matematica. Di nuovo. E ho preso F. Di nuovo.» disse, alzando gli occhi al cielo, come se non gliene importasse niente, dei voti a scuola. Sapevamo entrambi che non era così: aveva preso da sua madre, in questo. Avevano entrambi la filosofia Se-Non-Studi-Sei-Fottuto. Cosa che certamente non li accumunava a Jakob, o, tanto meno, a me. «Non vedo perchè dovrei continuare a studiare, se alla fine andrà male comunque.» aggiunse, sconsolato.

Sospirai, e poggiai le mani sulle sue spalle. «E' tutta una questione di priorità, Joey. La vita, è una questione di priorità. Devi solo capire come va. Devi capire per cosa vale la pena combattere, per che cosa non vale la pena morire.» mi guardava, e sembrava divertito. Come se stessi sparando un oceano di cazzate. «Senti, sappiamo entrambi che la mia carriera scolastica non è stata brillante. Sto parlando in generale, ok?»

Quella doveva essere la cosa più vicina a una ramanzina che mi abbia mai sentito rivolgergli. Beh, a parte quando era sul punto di versare tre litri di birra su Blue. «Okay.» rispose abbassando lo sguardo. Forse credeva che mi fossi offeso. Uh, no. Doveva conoscermi davvero poco, per pensarla così.

«Come stavo dicendo, devi solo capire le priorità. Devi capire se il dolore pesa sull'orgoglio, se hai bisogno di un posto per nasconderti, ogni tanto. Puoi farlo, puoi prenderti una pausa da tutto. Tutti hanno bisogno di una pausa. In questa casa, penso che tu sia quello che ne ha più bisogno. Anche e soprattutto quando la tua fede -non ridere, non sto parlando della fede in Dio-, quando la tua fede è messa a dura prova, cammina sul vetro rotto. Niente è mai costruito per durare nel tempo, Joey. Tutto ha un inizio, e tutto ha una fine. Puoi solo cercare di farlo finire in fretta, lentamente o gradualmente, in modo da rendertene conto a stento.» gli spiegai, probabilmente era il miglior consiglio che potessi dargli.

«Vedi, non sempre ci è concesso un secondo tentativo. Ma non per questo qualcosa qui dentro» aggiunsi, toccandogli il cuore «deve rompersi, deve spezzarsi. A volte, l'unico motivo per superare le cose è non darci peso. Una F! Cosa vuoi che sia? Sai quante ne ho prese io, di F? E' la firma, il problema? Lo firmo io, quel fottuto compito. Cr-» mi bloccai, Joseph mi guardava con gli occhi spalancati. «Ehrm, volevo dire. Lo firmo io, quel compito. Adesso vai a dormire, però. Prima che arrivi Lei.» mi corressi, pronunciando l'ultima parola nel modo più spaventoso possibile.

Eh, la vita del padre.


Buonsalve, people *-*

Questa è la prima fanfic dove metto le maiuscole. Quindi, mi merito un applauso u.u

E' anche la prima fanfic con gran parte della Armstrong Family, e credo sia l'unica: conosco troppo poco i pargoli per scrivere su di loro '-'

Mi rendo conto che potrebbe sembrare poco coerente, l'idea iniziale era di scrivere una cosa incredibilmente profonda, come lo è il testo della canzone. Ma poi, io nel mio lunatismo, sono diventata irrimediabilmente felice. E quando sono felice, sparo cazzate, concedetemi il termine. Così, ho aggiunto involontariamente tutti gli aspetti "comici", se così possiamo definirli.

Incrocio le dita perchè non vi faccia solo pena-barra-schifo *w*

Grazie a tutti quelli che leggono le mie cosuuccie, grazie grazie! ♥

   
 
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