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Autore: Any Ikisy    27/05/2010    6 recensioni
La vita dopo la guerra torna a scorrere per tutti.
Ghish, Pai e Tart provano a ritornare alla loro routine come tutti.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ikisatashi, acquisiti e non'
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La differenza tra

LA DIFFERENZA TRA ‘ABBASTANZA BENE’ E ‘NON TROPPO MALE’

“Come stai Ghish?”

“Mh?”

Tart entra nella sala comandi della navicella che Ghish e Pai stanno pilotando, dove aleggia un silenzio religioso.

È un bambino: preferiscono guidare loro che lasciare i comandi al dispettoso fratellino minore.

Ghish si volta, dando a Tart uno sguardo curioso.

“A che ti riferisci Tart?”

“Sarà passato un mese da quando abbiamo abbandonato la Terra… senti nostalgia del tuo grande amore perduto?”

Si sta riferendo a Strawberry, non c’è dubbio in merito.

Ghish ritorna a guardare avanti a sé, liquidandolo con un’alzata di spalle: può significare che non vuole parlarne, che non gli sembrano argomenti per il suo cervello infantile, oppure magari che non ci pensa ormai da tempo…

Tart sbuffa: “Non dai mai risposte, Ghish!” poi se ne va.

Pai pensa che Tart abbia assolutamente ragione: non c’è una volta che Ghish decida di fidarsi dei suoi fratelli acquisiti, anche se ormai sono diversi anni che si conoscono e che convivono. Che vanno in missione insieme, se capita.

Ha prestato un orecchio alla conversazione senza volerlo, e si domanda quando arriverà il momento in cui sembreranno davvero fratelli, e non semplici collaboratori.

Il ragazzo dai capelli verdi torna ad osservare la schermata davanti ai suoi occhi: è incredibile pensare che riesca a capirci qualcosa, ma ricorda i duri anni di accademia militari che ha dovuto superare per poter interpretare quei geroglifici.

Ora tuttavia non riesce più a guardare il cielo stellato e a vedervi l’infinito e il suo romanticismo.

Strawberry gli aveva ricordato come si faceva; adesso lo ha scordato di nuovo.

“Ha ragione.”

Stavolta nessuno dei due si muove, non si guardano nemmeno. Si ascoltano e basta.

Non ha davvero importanza quel discorso, in fin dei conti.

“A cosa ti riferisci?”

“Ci hai creato non pochi problemi per quella ragazza, ricordi? È semplicemente passata la cotta ora?...”

“Diciamo piuttosto che non era un sentimento forte quando immaginavo. Si è rivelato solo un altro fuoco fatuo.”

In verità, Ghish vorrebbe proporre a Pai di impostare il pilota automatico e parlare tranquillamente.

“Hm.”

È Pai e spostare per primo le mani dai tasti del computer; chiude stancamente gli occhi, prendendo un silenzioso respiro profondo. Ghish ha un senso della finezza che lo sconvolge, soprattutto considerando che sta parlando di quello che, per lui, poteva essere stato il primo vero amore.

“Tart sarà andato a dormire secondo te?”

“Lo spero… non ho voglia di alzarmi per controllare.”

Ghish si stiracchia e sbadiglia, poi poggia i piedi su qualcosa di simile a un volante. Ha pensato bene di impostare la rotta, prima di far credere a Pai che sta letteralmente guidando coi piedi…

“Come ti senti riguardo alla missione sulla Terra?”

E stavolta guardami mentre ti parlo, per cortesia.

Gli occhi gialli si spostano pigramente su quelli viola, e una smorfia di disappunto si dipinge sul volto chiaro del più giovane.

“Perché pensi che a te risponderò diversamente da Tart?”

“Magari perché non sono un marmocchio petulante e strafottente?”

Sghignazza. È questo essere fratelli: offendersi per il gusto di farlo. Poi decide che Pai, tutto sommato, merita una risposta valida.

Non troppo male, Pai. Non troppo male.

“Mi hai detto tutto e niente.”

“Considerando che è stata una missione istruttiva in molti sensi, sono contento di avervi partecipato, anche se avrei preferito che non interveniste-” gli lancia uno sguardo corrucciato: sa che Pai interpreterà come meglio crede “-ma Strawberry non è l’unico ricordo che ho di quel pianeta, e nemmeno il più significativo: Profondo Blu ci ha traditi, ed era tutto ciò in cui credevo da tutta la vita. Credo mi abbia cambiato quella missione, dopo tutto.”

Pai annuisce, stupendosi di quanta attenzione sia nascosta dietro quel ragazzo imperscrutabile.

“Tu invece? Che ne pensi?”

“Io sono convinto che sia stato un modo per avvicinarci, se non altro. È stata la prima volta che abbiamo pressoché collaborato, non credi? Come persone civili, intendo. Ha rafforzato il nostro gioco di squadra, e questo i nostri superiori l’hanno notato.”

“Ah, quindi è per questo che continuano a mandarmi in squadra con voi!”

Ghish abbassa i piedi, realizzando che dunque non c’è più modo per lui di lavorare da solo.

“Mi spiace Ghish, non ti libererai mai di noi. A meno che non inizi a fare stupidate: a quel punto ti esonereranno e saremo di nuovo io e Tart.”

Ghish ci pensa seriamente. “No, serve davvero qualcuno in questo duetto. Altrimenti chi ci sarà a contraddire ogni tuo piano? Non può farlo Tart!”

“… e tu ci godi troppo per sollevarti dall’incarico, vero bastardo?”

“Ovvio fratellone.”

Ghish ride, libertino e sprezzante della fatica. Sembra felice, pensa Pai. Considera che ci vuole davvero poco per sollevargli il morale. Per lui è diverso; magari dipende dal fatto che, a differenza sua, non ha perso la famiglia: ha solo dovuto accettare un membro in più.

Pai si chiede spesso se per Ghish è difficile la vita: sa che ha perso i genitori presto, ma sa anche che non era abbastanza presto per affezionarsi a loro.

Pai riflette fin troppo spesso sulla situazione del fratello: deve fare davvero male guardarsi allo specchio e vedere i capelli della mamma e gli occhi del papà.

Dev’essere terribile svegliarsi, dire addio a nulla, e partire. Non c’è nemmeno gusto così, direbbe lui.

Ritorna a guardare la vetrata, notando in lontananza la loro meta: stanno tornando a casa.


Dopo essere rientrati dalla missione sulla Terra, i tre Ikisatashi sono stati riconosciuti colpevoli di tradimento. Qualcuno però ha fatto notare un paio di dettagli riguardo il bene della società in cui continuavano a vivere, così la condanna si è trasformata in elogio: sono stati riconosciuti eroi e i loro diritti sono stati ripristinati.

Non avevano chiesto niente, nemmeno la fama; Ghish pareva essere l’unico a scherzare sul fatto che il risultato di tutta quella faccenda fosse un’orda di ragazze ai loro piedi. Tanto fumo e niente arrosto.

Li mandano in missione, loro sono felici di andarsene da quel pianeta per cercarne uno migliore; li fanno viaggiare tra le stelle, e pensano che sia ciò che riesca loro meglio.


“Bentornati ragazzi!” Li accolgono a braccia aperte i loro colleghi, i loro ammiratori, i loro amici e parenti. Notano che la loro presenza si è fatta sentire specialmente in seguito alla fatidica missione. Pensano che l’opinione pubblica è facile da conquistare. Andando avanti con i giorni, capiscono che è difficile mantenerla. Ciononostante, rimane sempre inutile. Prima, durante e dopo.

Questa sera sono stati invitati a cena dai loro genitori e sono ben lieti di rilassarsi per una volta.

La signora Ikisatashi avanza verso i due maggiori, abbracciandoli calorosamente; Tart invece si lascia scompigliare i capelli castani dal padre, lamentandosi e protestando. Gli è mancato quel contatto, solo che non se ne rende conto: non può farne a meno, considerando che quella carezza affettuosa è l’unica ricompensa che riceverà, che davvero gli interessa.

Pai poggia una mano sulla spalla della madre, strofinandola piano. Ghish lo vede e lo imita, picchiettando invece ormai stanco di quella finta affettività. Non si sente amato, benché siano anni che i suoi ‘nuovi’ genitori provino a vederlo come parte integrante della loro famiglia.

Pai pensa sempre a quanto sia forte in realtà Ghish per riuscire a sopportare tutto questo e coprirlo con un sottile strato di cinismo.

Pai in fondo, molto in fondo, stima quella parte di Ghish. Ovviamente non lo ammetterà ad alta voce tanto facilmente.

“Grazie, madre.”

“Che si mangia?”

“Ho preparato il tuo piatto preferito. È da un sacco di tempo che non lo facevo, perciò potrebbe essere uscito leggermente guasto.”

Sembrano una famiglia felice, qualcosa che non crolla facilmente. Tart lo direbbe per certo: la famiglia è l’unica cosa sicura.

L’aggiunta di Ghish per lui ha significato solo l’ingrandimento della certezza; poi ha scoperto che due fratelli maggiori erano molto più impegnativi di uno solo…

Gli Ikisatashi mangiano tutti insieme. Nel mentre accennano alla missione, Pai tenta di tenere informati i loro genitori, Tart lo aiuta aggiungendo dettagli, Ghish li smentisce se e come può. Per il resto, tace.

Non si sente parte di tutto questo.

Non se ne sentirà mai parte.

Non vuole sentirsene parte!

“Ghish, come va?”

La frangia verde si alza, scoprendo i curiosi occhi brillanti. Le sue iridi feline si spostano sui genitori adottivi: lo fissano come se si aspettassero qualcosa.

“Cosa?”

“Dicevo, come stai per quando riguarda la storia della ragazza terrestre…?”

Ecco, ci risiamo.

Abbastanza bene, direi. Perché?”

Stavolta è Pai a guardarlo. È sorpreso; è spiazzato.

Suona diverso da ciò che ha risposto a lui.

“Meno male, sono contenta di saperlo. Mi eri parso un po’ demoralizzato quando sei tornato.”

“Renditi conto che sono stato rifiutato, Signora Ikisatashi: per me è un colpo basso, ma mi riprendo in fretta!”

Ci scherza su, Ghish, perché in realtà non è abbastanza interessante altrimenti. Non sopporta la noia: sente il bisogno di trasformare tutto in una danza. Vuole ballare. Ballare. Ballare fino allo sfinimento. Non è masochismo, anche se così potrebbe sembrare.

Quando finiscono di mangiare, si alzano e sparecchiano. Si aiutano, ridono e parlano spensieratamente, anche se sono stanchi e vogliono solo dormire.

Lungo la via del ritorno, quella che collega i loro dormitori alle abitazioni dei civili, Pai si chiede perché c’è quel pesante silenzio nell’aria. È tutto dire il fatto che lui trovi fastidioso il silenzio, considerando il suo temperamento, ma è spaventoso pensare che Ghish non sta facendo niente per colmarlo.

Tart cammina più velocemente: presto li distanzia, prende il volo e si avvia alla base, piuttosto che stare con quei due musoni.

“Hai risposto in modo diverso a nostra madre, quando ti ha chiesto di Strawberry e della Terra.”

In tre oggi gli hanno fatto la stessa domanda. Ha dato tre risposte differenti.

“Perché non hai-”

“Perché lei non è mia madre.”

Ghish lo guarda, è serio.

Non l’ha mai chiamata ‘mamma’. A nessuno interessa veramente imporre con la forza un sentimento puro e limpido come l’amore fra madre e figlio.

Lui ha avuto una sola madre; vuole bene alla signora Ikisatashi, ma è ben lungi dal considerarla una figura sostitutiva della sua creatrice.

“E allora perché a me hai risposto-”

“Perché tu sei mio fratello.”

Tart è lontano ormai, quando i due si fissano in mezzo alla strada. Si squadrano come sono soliti fare ad occhi esterni, mentre dietro le maschere nascondono un sorrisetto divertito.

Pai si dice che Ghish è forte, ma ha i suoi limiti.

Ghish si dice che Pai è freddo e non lo capirà probabilmente, ma è valsa la pena di dirgli ciò che pensa; almeno lui sta meglio.

Riprendono a camminare, come se niente fosse, e il silenzio si amalgama bene con la situazione. Si intreccia con le espressioni tranquille dei due Ikisatashi, si espande come una melodia armoniosa e delicata, anziché un peso gravante sulle spalle.

“Comunque grazie dell’interessamento ~ ♪ ”






Note:

Non so quanta gente ne sia al corrente, ma Ghish è l’unico orfano tra gli alieni mandati sulla Terra: è stato detto che nel loro mondo siano fratelli in legge, ma solo tra Tart e Pie ci sia un vero legame di sangue. Ghish è stato adottato dalla loro famiglia, semplicemente.
Di solito nelle ff che leggo tutto sembra calzare a pennello... tutto sembra al posto giusto.
Nessuno fa caso a quanto tempo l'autrice possa averci messo a scegliere le parole per ottenere quel risultato, se non l'autrice stessa.
Io non scrivo abitualmente nel fandom, però l'ho fatto tempo fa, perciò so cosa aspettarmi. Questa nessuno se la aspettava, secondo me.
Fatemi sapere che ne pensate, e MI RACCOMANDO, non limitatevi ai solito commenti che deformano la pagina, fatti solo di punteggiatura o di vocali.

Astenetevi commenti idioti: se qualcuno viene a dirmi che sono anti Ghish x Straw gli farò le lodi solo per essersene accorto. Niente biscottini.

Any Ikisy


  
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