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Autore: mrsdianablack    29/05/2010    4 recensioni
E se il Dottore portasse finalmente Rose a Barcellona?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rose!” chiamò il Dottore, leggermente spazientito, lo sguardo sulla console del Tardis. “Sei pronta?” Erano atterrati da circa un’ora e da mezz’ora la ragazza era sparita all’interno del guardaroba per cambiarsi.Ok che era enorme e si rischiava di perdersi all’interno ma ora si esagerava.

Barcellona. Il pianeta Barcellona. Anno 6009. Martedì 15 Luglio. Una soleggiata mattina d’estate. Ce l’aveva fatta alla fine. L’aveva portata dove le aveva promesso tanto tempo fa, una vita fa, poteva dire. Anche se ricordava quel momento come se fosse accaduto il giorno prima.

Grande memoria da Signore del Tempo.

E ne avevano passate tante, da allora, lui e Rose. Si erano persi e ritrovati, per poi perdersi di nuovo. E poi lei l’aveva ritrovato ancora una volta. E stavolta non gli aveva permesso di lasciarla indietro. Lui non aveva avuto da ribattere. Non avrebbe potuto. La sua costanza era da ammirare. E se è possibile ora l’amava anche più di prima. Più di quanto avrebbe mai immaginato di poter amare qualcuno.
Era riuscito a dirglielo una volta. Una sola meravigliosa volta. Ricordava anche quel momento. Si erano appena ritrovati.
L’aveva vista, in fondo ad una via deserta, bella e sorridente. Subito aveva creduto che fosse un miraggio poi lei aveva iniziato a correre nella sua direzione. E aveva capito che stava succedendo veramente. E quella volta nessun Dalek aveva interrotto la loro riunione.
Era stato bello tenerla di nuovo tra le braccia dopo un tempo che gli era parso infinito. E per un attimo aveva dimenticato tutto il resto. E per quel breve, scintillante momento aveva persino dimenticato chi era e gli e l’aveva detto, finalmente.

“Ti amo.”

In seguito era arrivato il tempo delle domande. Cosa ci faceva lì e perché.. ma soprattutto come c’era riuscita. Lei aveva sorriso e aveva alzato le spalle, dicendo che era stato tutto merito di John. John. John Smith. Il sé stesso umano con cui l’aveva lasciata. E con cui sperava avesse potuto essere felice. Così, di riflesso sarebbe stato felice anche lui.
Ma, a quanto pare, si era sbagliato. E, dopo un mese, non era ancora sicuro di esserne contento.

“Sono qui.” Disse una voce squillante alle sue spalle, distogliendolo dai suoi pensieri. Si voltò sorridente e il “finalmente” che stava per dire gli si smorzò in gola.
Rose stava in piedi di fronte a lui, fasciata in un bikini blu che le donava magnificamente e che non ricordava facesse parte dell’immenso guardaroba che aveva. I capelli erano sciolti sulle spalle e alla vita aveva legato un pareo dello stesso colore del costume, con delle perline che scintillavano ad ogni movimento.
Il Dottore era rimasto letteralmente senza fiato. Si appoggiò alla console, fingendo indifferenza. I cuori gli martellavano nel petto e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Non l’aveva mai vista in costume da bagno. Beh non l’aveva mai vista con addosso qualcosa di diverso da magliette, jeans e scarpe da ginnastica. E non era preparato a quella..visione.
Specialmente ora.

“Come sto?” domandò lei, sorridendo. Se si era accorta della reazione di lui, di certo non l’aveva dato a vedere.
Il Dottore deglutì a vuoto un paio di volte, cercando le parole adatte da dire ma il suo cervello sembrava non funzionare molto bene, in quel momento.
Si passò le dita tra i capelli, cercando di darsi un tono.
“Bene..davvero..bene..” balbettò con voce sottile. Si raddrizzò sulla console, fingendo un controllo che in realtà era ben lontano dall’avere. “Davvero incantevole.” Disse alla fine, ritrovando un minimo di razionalità.
Rose gli sorrise di nuovo, radiosa. “Andiamo allora!” cinguettò e, senza attendere risposta lo prese sotto braccio, trascinandolo fuori.

Il Tardis era atterrato su una piccola spiaggia deserta, in una baia nascosta e tranquilla circondata da alte rocce. La sabbia era finissima e dorata, mentre il cielo, dove splendevano ben due soli rosso fuoco, era di un’accesa tonalità aranciata. L’oceano di fronte a loro invece era sorprendentemente blu e trasparente. L’acqua aveva tutta l’aria di essere gelida.

“E’ bellissimo.” Mormorò lei, estasiata. Si chinò, raccogliendo in una mano un po’ della sabbia, che scivolò lieve tra le dita. “Davvero bellissimo.” Ripetè.
Il Dottore sorrise. Era bello vederla così felice. Avrebbe potuto esserlo anche lui ma non riusciva a goderne fino in fondo.
C’era una sorta di malinconia che lo accompagnava sempre, che gli faceva sembrare non esattamente giusto quello che stava succedendo. Che gli faceva dubitare che il posto di Rose fosse davvero accanto a lui. La maggior parte delle volte cercava di non pensarci e ci riusciva a volte ma inaspettatamente poi quel dubbio tornava a tormentarlo.
Inoltre c’era sempre il fatto che non sarebbe stato per sempre. E a nulla erano valsi i tentativi di lei di fargli capire che anche per gli umani non era per sempre.

“Dottore, non vieni?” ancora una volta fu la voce di lei a distoglierlo da quei cupi pensieri. Rose si era alzata e lo guardava, in piedi di fronte a lui.
“Dove?” chiese, forse un po’ ingenuamente.
“In acqua.” Rispose lei, come se la cosa fosse ovvia. “Ma prima dovresti togliere tutti quegli abiti che hai addosso…”
E arrossì violentemente, quando si rese conto di quello che aveva appena detto. “Cioè..voglio dire..per..nuotare..”
Lui fece un passo indietro inconsapevolmente, leggermente in imbarazzo. La tensione in quel momento era palpabile.
“Oh no io non faccio questo genere..di cose..” rispose, cercando di apparire convincente. In realtà per lui l’acqua non rappresentava di certo un problema. Anzi era pure un ottimo nuotatore. “Ma tu vai. Ma fa attenzione all’acqua..”
“Che intendi dire?”
Il Dottore la fissò un istante, incerto. Poi scosse il capo. In fondo non era nulla di pericoloso.
“Nulla, solo che è molto fredda…” sorrise.
Ma Rose non si lasciò convincere così facilmente. Avanzò sulla spiaggia, avvicinandosi alla riva. L’acqua le sfiorò i piedi e le caviglie, facendola rabbrividire.
Ok aveva ragione. L’acqua era davvero fredda. Si voltò a guardarlo. “Oh andiamo!” lo prese in giro, ridendo. “Vieni anche tu! Non avrai paura vero?”

Quelle parole fecero scattare qualcosa dentro di lui. Aveva paura, certo. Ma di lasciarsi andare. Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto, per una sola volta? Se avesse lasciato da parte la consueta razionalità. Se si fosse tolto per un attimo il peso del mondo dalle spalle e fosse stato solo..una persona normale. L’universo non sarebbe finito se per un unico istante avesse dimenticato ciò che era. Non perse molto tempo a pensarci. Con un gesto rapito tolse le Converse e, altrettanto velocemente anche la giacca e la cravatta finirono sulla sabbia. Lanciò uno sguardo di sfida a Rose. “Ora vedremo.! Mormorò, più a sé stesso che a lei.

Successe tutto così rapidamente che Rose quasi non se ne accorse. Lo vide avanzare verso di lei, con quello sguardo giocoso e un po’ folle che ormai non vedeva da secoli. E in un attimo si ritrovò avvolta dalle sue braccia mentre lui la trascinava in acqua. Cerò invano di divincolarsi ma la sua stretta era ferrea. Quand’era diventato così forte? O lo era sempre stato?
“Lasciami andare!” gridò, continuando a dibattersi ma suonava poco convincente persino a lei. In fondo si stava divertendo, godendo di quell’attimo di follia che aveva tanto amato in lui, e che ormai capitava così di rado. Anzi, per essere precisi negli ultimi mesi non era più successo e lui era stato sempre così serio.
“Scordatelo” ribattè lui, ridendo. E finirono dentro. Al contatto con l’acqua Rose avvertì una strana sensazione. Non era solo il freddo, come si era aspettata ma qualcosa di diverso. Qualcosa che le ottenebrava i sensi. Chiuse gli occhi, beandosi in quella sensazione. L’unica consapevolezza erano le braccia del Dottore che l’avvolgevano e la sua voce, che la chiamava.

“Rose..Rose..” come in quel sogno, di tanto tempo fa. Ma ora avvertiva anche una certa urgenza, nel suo tono. Riaprì gli occhi dopo quelli che riteneva pochi secondi e quasi si scontrò con lo sguardo preoccupato di lui, il suo viso a pochi centimetri.
Si aggrappò al suo collo, sbattendo gli occhi un paio di volte. Erano ancora in acqua.
“Cos’è successo?” chiese, ancora un po' intontita. Quella sensazione di benessere non accennava ad andarsene anzi si sentiva come liberata da ogni freno. Ed era tutt'altro che spiacevole.
“Stai bene?” domandò lui, ignorando la sua domanda.
Rose annuì e si strinse a lui. Era raro vederlo così, con solo la camicia addosso che, una volta bagnata gli aderiva al petto come una seconda pelle. E i capelli, che ricadevano a ciuffi ribelli sulla fronte. Lui che di solito era così perfetto ora era così..invitante.

Tutto ciò non va bene. Fu invece il pensiero del Dottore quando lei aumentò la stretta. Ma il problema maggiore era che si era totalmente sbagliato. Aveva confidato troppo nella sua resistenza. Invece quel contatto ravvicinato stava risvegliando in lui emozioni e sensazioni che credeva dimenticate. Questo e le proprietà dell'acqua.

Oh Rose che mi stai facendo.

Mai in tutta la sua vita aveva provato qualcosa di così forte per una donna. Aveva voluto bene a tute le compagne che aveva avuto. Con qualcuna era stato pericolosamente vicino ad andare oltre.
Con Rose ora aveva abbondantemente superato quel limite che si era autoimposto nel corso degli anni. E la cosa peggiore era che in fondo questo lo rendeva felice. Felice e totalmente sbagliato.
“Forse dovremmo uscire.” mormorò, per nulla convincente, allontanandola un poco.
Rose scosse il capo. Si avvicinò con il viso al suo, le dita gli accarezzavano i capelli sulla nuca. E anche l'ultima barriera crollò. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.

Inclinò leggermente il viso e la baciò. Quando le sue labbra toccarono quelle di lei sentì qualcosa esplodergli dentro. Emozioni che appartenevano a tempi lontani ora tornavano prepotentemente a galla, lasciandolo senza fiato. Stava perdendo il controllo del proprio corpo.
Le mani scivolarono sulla schiena bagnata di lei e Rose gli si avvinghiò contro, ricambiandolo con passione. Sentiva le sue dita attraverso la stoffa leggera della camicia e la sua lingua farsi strada nella sua bocca.
Avrebbero potuto fare l’amore lì, in mezzo all’acqua, in quel momento. E non ci sarebbe stato nessuno a fermarli. Lei non l’avrebbe fatto di certo. Ma poteva lasciarsi andare fino a quel punto? Poteva davvero farle questo?

Oh no.

Quel briciolo di razionalità che gli era rimasto iniziò a farsi strada nel suo cervello, come una tenue luce in fondo a un tunnel. E quel breve, ma intenso attimo di follia ebbe termine.
Si staccò da lei ansimando e riaprì gli occhi. Notò subito la sua espressione sorpresa e un po’ delusa per quell’interruzione ma cercò di non pensarci. Altrimenti sarebbe stato perduto.
Si sentiva già sufficientemente in colpa per quel bacio. Ma l’avrebbe rifatto altre mille volte.
In silenzio uscirono dall’acqua. Rose era ancora abbracciata a lui e lui la lasciò fare. Giunti sulla riva attese che lei riprendesse l’equilibrio e il controllo del proprio corpo e poi tornarono al Tardis, tenendosi per mano.
Lei non aveva detto una parola.

Più o meno mezz’ora dopo il Dottore era di nuovo perfettamente vestito e di nuovo padrone di sé. Stava in piedi di fronte la console, armeggiando distrattamente con i pulsanti. Stava aspettando che anche Rose si cambiasse per ripartire ma la sua mente era altrove. Era ancora sulla spiaggia, in mezzo all’acqua. Era ancora a quel bacio che si erano scambiati. Poteva un bacio averlo sconvolto così tanto? Era stato incredibile. E così vicino a superare anche quell’ultima barriera difensiva che si era imposto. Probabilmente ora lei lo odiava per essersi fermato.

Passi leggeri dietro di lui lo avvisarono del suo ritorno. Si voltò, assumendo la sua espressione più tranquilla e sorridente. Rose si fermò a qualche metro da lui. Era tornata la Rose che conosceva, vestita con semplici jeans e maglietta.
Si sentì sollevato quando lei gli sorrise, un po’ timidamente, forse. Gli si avvicinò. Rimase un istante a guardarlo in silenzio.
“Senti..” disse lei alla fine, rompendo il silenzio. Esitò, abbassando gli occhi. “Riguardo a quello che è successo..”
“Mi dispiace..” la interruppe lui. “Non avrei dovuto..”
Rose gli posò un dito sulle labbra.
“E’ stato bello..” gli disse dolcemente. Lo vide sorridere.
“Anche per me..” mormorò lui.
E non ci fu bisogno d’altro. Tutto era di nuovo come prima. O quasi. O forse anche meglio di prima.
Lei gli si avvicinò, sfiorandogli il braccio con la mano. Appoggiò lievemente la testa sulla sua spalle.

“Allora, dove andiamo ora?” chiese. “Dove vuoi Rose, dove vuoi.”

   
 
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