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Autore: death_princess    30/05/2010    0 recensioni
“Quando rimembro quella notte il mio viso s’illumina con un sorriso, mi ricordo il suo respiro vicino al mio collo, il sapore delle sue labbra, il suo profumo, le ciocche bionde che cadevano sulle mie guance mentre s’inchinava per baciarmi; non so come e perché sia tutto finito, temo addirittura che sia stato uno di quei sogni che ti rapiscono e quando ti svegli pensi che sia stato vero, ma poi scopri, non sempre però, che è stato frutto della tua immaginazione. No! Non può essere stato un sogno, è stato così reale, Valentino, il nome del sogno, è sparito!”.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo quattro - I nostri raggianti silenzi


Sembrava davvero deluso di come mi ero comportata, ammetto di aver agito con una cieca gelosia e non razionale, ma ormai non si può tornare indietro, a ogni modo dovevo rimediare. Passarono tre giorni e Valentino non si fece sentire, al suo posto veniva un altro ragazzo, quando gli chiedevo dove fosse Valentino, mi rispondeva che lavorava in ristorante e per il momento faceva lui le consegne a domicilio. Ero davvero mesta, quei tre giorni mi servirono da riflessione sulla nostra relazione, momentaneamente complicata, Valentino non è, senza altro, uno come molti che conobbi, con lui il mio cuore batteva fortemente, mi metteva in soggezione. Fu un nuvoloso mercoledì, arrivò il nuovo ragazzo con la consegna a domicilio, lo salutai da lontano, mentre era con Alex a parlare, lo vedevo man mano avvicinarsi a me: “ciao, sono venuto a darti una lettera da parte di Valentino, lui mi ha detto di dartela domani mattina, ma credo che sia meglio che tu la legga ora”, mi disse, porgendomi la lettera e se ne andò, esitai ad aprirla, presi un profondo respiro e finalmente la aprii, trovai scritto:

“Devo paragonarti a un giorno d'estate? 

Tu sei più amabile e moderata:

venti impetuosi scuotono gli incantevoli boccioli di maggio

e il corso dell'estate ha durata troppo breve;

talvolta l'occhio del cielo splende troppo intensamente,

e spesso il tuo volto aureo viene oscurato;

e ogni bellezza dalla bellezza talora declina,

Sciupata dal caso o dal mutevole corso della natura.

Ma la tua eterna estate non dovrà appassire,

perdere la bellezza che ti appartiene…

Ovviamente conosci questi versi a memoria, nonostante fossero stati dedicati a un giovanotto, li ho resi al femminile e la dedico a te, mia amata principessa, ma ti devo annunciare una cattiva notizia. Devo partire questa notte per l’Italia, la mia famiglia ha bisogno di me, mia madre è davvero malata. E’ molto probabile che non torni più a Perth, e tu dovrai comunque ritornare a Los Angeles fra quattro giorni, se ci tieni davvero a me, perdonami per tutti gli errori che ho commesso, e sappi che non sono venuto a trovarti quei giorni non per quello che è successo l’ultima volta, ma perché ho saputo che devo partire e non volevo ferirti, facendoti illudere che sarei rimasto con te per sempre. Se leggi questa lettera, vuol dire che sono già partito, perdonami Stacey, lo so che avresti voluto vedermi prima che io partissi, solo che avremmo sofferto ancora di più, non provare a contattarmi e dimenticami per favore, non sai quanto sto soffrendo mentre scrivo questa lettera, non ti ho mai mentito e ti ho sempre amata. Addio, ti amo!”.                     Valentino 

 

Mentre leggevo, lacrimai sulla lettera e l’inchiostro dell’ultima frase (“Addio, ti amo”) sbavò. Mi vennero in mente però le parole di George, mentre mi consegnava la lettera, mi batté il cuore e corsi subito a chiamarlo, fortunatamente lo bloccai prima di andare via. “George, aspetta!” “sì, dimmi” mi disse lui, sulla moto. “Mi porteresti da Valentino?”, “io, non saprei dove sia ora, si è appena licenziato, e tra l’altro non avrei dovuto darti quella lettera, ma mi dispiaceva lasciarlo partire senza dirtelo prima, sapendo quanto proviate affetto l’uno per l’altra, lui mi ha raccontato tutto, era così triste, poverino, in quei cinque anni trascorsi con lui non l’ho mai visto così innamorato e così depresso come lo era stamattina” mi rispose scontento. “Ti prego, sei la mia unica speranza, dimmi dove potrebbe essere?” gli chiesi angosciata. “Ti porterò fino a quel posto e me ne andrò, al ritorno pensaci tu, però, d’accordo?” “affare fatto! Grazie mille”. “Monta su!” mi disse. Andai con lui in moto per circa mezz’ora: “Allora, cosa ti ha detto di me?” “mah, mi ha raccontato come si è innamorato solo che non voleva ammettere che è stato un colpo di fulmine, e poi mi ha detto che avete molto in comune, fino a cinque giorni fa era così convinto che niente vi possa mai separare, e come non detto!”. “Credi che mi ami sul serio?” “ti assicuro che Valentino non è uno di quei ragazzi che vogliono solo divertirsi, è un tipo serio e un po’ troppo romantico”…Dopo alcuni minuti arrivammo a destinazione. Era in un hotel a tre stelle, che si chiamava “Sheraton”, George se ne andò ed io chiesi di Valentino alla reception, fu lì che seppi il suo nome completo, Valentino Montecchi, rimasi senza parole, non ci credevo, ha lo stesso cognome di Romeo di Shakespeare! Una coincidenza? In fondo la famiglia Montecchi era molto famosa a Verona. “Lo può trovare nella camera cento ventitré all’ottavo piano, l’ascensore è da quella parte” disse indicandolo. Presi l’ascensore, mi batteva fortemente il cuore, arrivai all’ottavo piano, finalmente ero davanti alla sua porta, presi un profondo respiro e affrettai a bussare. Aprì la camera, era a petto nudo, in pantaloncini color azzurro hawaiano, in ciabatte, capelli sciolti e a dire il vero erano un po’ crespi, ma avevano un fascino tutto loro. Mi guardò per un attimo, che sembrò non finire più, era come se il tempo si fosse interrotto, tutte le persone al mondo fossero lì, fermi come spettatori in un teatro Elizabettiano e noi protagonisti di quest’opera. “Oh, ero sicuro che non ti avrei più rivista, è la cosa più meravigliosa che mi sia successa in venticinque anni di vita”, “posso entrare?”, “certo”. “Tesoro, accomodati, vado a chiudere il rubinetto che ho lasciato in bagno, volevo farmi la doccia”…Tornò in un attimo. “E così, stasera parti?”, “ah, hai letto la lettera! Dio, George!” scosse la testa sbuffando. Scoppiai a piangere, “ecco, è quello che temevo!” si avvicinò a me abbracciandomi. “Ti ricordi alla festa di Jane? Quando mi hai detto che non mi avresti mai lasciato, né ferita, ora lo stai facendo, perché?”. Deglutì e si giustificò “Non può funzionare, ci dividono due continenti, e poi c’è una cosa che sin dal primo giorno in cui ho confessato il mio amore per te, e forse è questo il motivo più valido, dopo quello della mia famiglia, per non restare”. “Che cos’è? Dimmelo!” “Non posso, rovinerei tante cose, forse è meglio se tutto finisce così senza rimorsi e senza dolori”. “Senza rimorsi, né dolori! Certo, ci puoi contare, pensavo che tu fossi la cura delle ferite del passato, tracce di persone che mi spezzarono il cuore” mi asciugai le lacrime. Era lì a sentirmi, riflettendo, non guardandomi negli occhi mi rispose: “parto fra sei ore, vorrei passare quegli ultimi attimi con te, in modo da non dimenticarti e averti come un dolce ricordo, Stacey, non giudicarmi come un ragazzo che vuole solo divertirsi, egoista, che vuole farti stare male. Sappi che non è assolutamente vero, io ti amo, adoro sentire il profumo dei tuoi capelli alla fragola, il sapore delle tue morbide labbra, i tuoi capelli biondi e mossi, e sono sempre soddisfatto di sentire il tuo cuore battere quando ti bacio, sai, è una delle sensazioni più belle al mondo, quando mi viene la pelle d’oca mentre mi passi una tenera mano sul petto, accarezzandolo, amo quei silenzi raggianti del nostro amore infinito”. Avvicinò le sue labbra alle mie bagnandole, sfiorò con le sue dita le mie guance, asciugandomi le lacrime, sentii il suo profondo e caldo respiro vicino al collo, aveva gli occhi quasi lacrimanti. Avvertii il suo cuore battere molto lentamente: “Il tuo cuore batte piano, come mai?” gli chiesi appoggiando la mia testa sul suo petto, si staccò dal mio collo e mi guardò, inghiottì: “Mah, non so, magari perché sono troppo stressato gli ultimi giorni”. Mi alzai dal divano e andai a prendere una bottiglia d’acqua per bere, quando tornai, lo vidi fumare: “Fumi?” chiesi stupita. “Avevo smesso, ma ora sono abbastanza giustificato, il dottore me lo sconsiglia sempre, soprattutto perché sono asmatico”. Mi sedetti sulle sue gambe, presi dolcemente la sigaretta dalla sua mano: “Allora non farlo, non è la migliore soluzione, sai”, “ma è sempre una soluzione” mi disse. “Sarà difficile dimenticarti!” gli sussurrai all’orecchio abbracciandolo, seduta sulle sue gambe, “ancora di più per me”. “Io mollo tutto e vengo con te, non riuscirò a vivere senza di te”, “mancano due ore e andrò all’aeroporto, vieni con me lì?”, “no, non ci riuscirò, rimango con gli altri”, “non piangere” disse ciò perché sentì le mie lacrime sulla sua spalla sinistra. “Non ci riesco, non ci riesco, ti prego, resta con me!” piansi ininterrottamente. “Per favore, Stacey, sto male se ti lascio in queste condizioni”, “ed io allora?”, “su, dai, non piangere” mi pregò e mi diede un bacio a stampo in bocca, “giuro, ti scriverò!” mi giurò per calmarmi, “non credo nei rapporti a distanza, e poi mi hai già giurato su altre cose e ora parti” gli ricordai. Mi sollevò e mi fece sdraiare sul divano, si sedette per terra vicino a me, abbracciandomi, mi disse “ti ricordi quando mi hai baciato al tramonto, il mattino, la sera, il pomeriggio e dormendo? Ora smettila di piangere” mi baciò intensamente come mai prima, non riuscii quasi a respirare, si scollò gradualmente e passò a carezzare il collo, lo baciò così passionalmente che mi rimase il segno, si alzò a “oziare” sul divano anche lui, ci guardammo negli occhi: “Mi perdonerai?” mi chiese, “non lo so”, “ora devo cambiarmi e uscire, vieni con me all’aeroporto!” si alzò dal divano. Ero seduta sul divano con le gambe piegate, il naso rosso, gli occhi lacrimanti e guardavo per terra, lui cambiandosi, mi rivolgeva lo sguardo angosciosamente. “Ho già preparato la valigia” precisò, disse questo solo per togliere l’atmosfera depressiva che era venuta a crearsi, “ho notato!” gli risposi, finì di vestirsi, portò la valigia fino alla porta della camera, si avvicinò a me, si mise per terra, prese la sua maglietta e mi chiese “mettiti questa, in modo da non dimenticarti di me”, mi abbracciò, ma lo evitai, “che hai? Stacey, non posso lasciarti così, sorridi, rispondimi per favore”, non gli rispondevo, cadevano lacrime dai miei occhi, guardavo per terra ed ero in pessima forma. “Stacey, Stacey, tesoro, dì qualcosa! Dammi un segno di vita!” iniziò a preoccuparsi, non riuscii a respirare, ero sul punto di svenire, mi alzai dal divano e andai in bagno, lui mi corse dietro, vomitai, così decise a entrare in bagno. “Amore, che ti prende? Mi stai facendo preoccupare sul serio, devo andare altrimenti perdo l’aereo, ma non posso se stai così!”. Finalmente pronunciai qualcosa “ce la farò, ora!”. Uscimmo dal bagno, dall’albergo, eravamo nel bel mezzo di Perth, “addio” si abbassò per volgermi lo sguardo, e fu in quel momento che per la prima volta lo vidi lacrimare: “Non voglio vivere con la coscienza sporca, non voglio dormire la notte credendo di averti spezzato il cuore, non voglio finire per essere odiato da te, scusami”, lo abbracciai e gli diedi il nostro ultimo bacio, gli sorrisi e mentii: “Sto bene, ci scriveremo, e ci rivedremo, ne sono certa, ti amo, Vale, con tutto il mio cuore, addio, signor Montecchi”, mi sorrise, tolse dalle sue tasche un pacchetto, lo aprì, e mi mostrò l’interno, “accettalo!”, mi mise l’anello d’oro bianco al dito, mi baciò la fronte e prese un taxi. Man mano vedi quel taxi allontanarsi, fino a scomparire, non piansi, ma ebbi un dolore da ardere il mio cuore, è così la vita, ci mentiamo per stare bene. Tornai all’appartamento, finimmo il nostro progetto, nessuno osava chiedermi di Valentino, io feci finta di continuare ad andare avanti senza rimorsi passati, non l’ho mai dimenticato. Riesci quasi a sentire i dettagli, quelli che non hai mai pensato di esprimere con le parole. Frammenti che si fanno sentire, anche se non vorresti. Li metti insieme e trovi il sapore di una persona, e capisci quanto ti mancano; e quanto odi che te li ha portati via. Se dimenticare una persona, vuole dire andare avanti e aspettare che il tempo vi separi abbastanza da avere i suoi ricordi sfuocati, come posso dimenticarlo se con lui non percepivo il tempo, con lui esso si era fermato.

Devo credere in un mondo fuori dalla mia mente, devo convincermi che le mie azioni hanno ancora un senso, anche se non lo sento, devo dimenticare, sebbene riesca a ricordarmi tutto. Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo, io non sono diversa, tutti hanno tristi ricordi appartenenti al passato, solo che lui è sempre rimasto il mio presente! Eccomi alla fine del mio disperato racconto, ma non è finito, perché sono alla ricerca di Valentino, sono passati quattro anni, mi ha scritto solo dopo due, e poche lettere. Il motivo per cui lo cerco è l’ultima lettera:

“Non ho smesso di amarti, ti ricordo ogni giorno e ogni notte ti sogno, dobbiamo rivederci, Stacey, non so come e quando, ma sono sicuro che presto assaporerò di nuovo le tue morbide labbra, e come disse il nostro tanto ammirato Shakespeare: Amore, il quale mi ha spinto a cercarti: egli mi ha prestato il suo consiglio, ed io gli ho prestato gli occhi. Io non sono un pilota: ma se tu fossi lontana da me, quanto la deserta spiaggia che è bagnata dal più lontano mare, per una merce preziosa come te, mi avventurerei sopra una nave. Dal tuo amato Valentino, scrivimi!”     

 




   
 
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