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Autore: Tadokorocchi    01/06/2010    6 recensioni
L'esercito francese seguiva la sua condottiera, alla ricerca di un riparo dai nemici.
Si fidavano ciecamente della ragazza che aveva riconquistato molti dei territori caduti in mano agli inglesi e i loro alleati.
In molti avevano temuto di perdere per sempre la bellissima Francia, di cadere sotto il dominio dei rivali...
Ma la pulzella d'Orléans era arrivata a salvarli.
Nel nome di Dio e nel nome della Francia, da sola e così giovane, aveva ridato ad ogni soldato la speranza di poter vincere quella guerra che da troppi anni li stava distruggendo.
Come un miracolo, Jeanne, li stava guidando verso una probabile vittoria e tutti la rispettavano come il migliore dei generali.
Non aveva più importanza per l'esercito il fatto che sotto quell'armatura vi fosse una splendida ragazza: aveva dimostrato più e più volte, sul campo di battaglia e non, che sapeva essere forte e determinata come qualsiasi altro uomo, se non superiore.
[FranciaxJeanne D'ArcxInghilterra]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La pucelle d'Orléans
Titolo del Capitolo: Mon Dieu, Mon France
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi:  Jeanne D'Arc, Francis Bonnefoy (Francia), Arthur Kirkland (England).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico
Rating: Giallo
Avvertimenti: ///
Note: Questa long fic è una sfida. Una sfida ardua e contro la persona che temo di più, me stesso. (si sono egocentrico e narcisista, che ci  volete fare?)
Non sono mai stato in grado di scrivere molto, perchè sono sempre stato dell'idea che conta la qualità e non la quantità ma adesso voglio avere entrambe e cercare di scrivere la mia migliore ff.
Ho scelto di trattare della Guerra dei Cent'Anni perché credo che abbia profondamente cambiato i rapporti tra Francia e Inghilterra, nel bene e nel male.
Inoltre non è una parte di storia che so a memoria, quindi mi sta facendo piacere ristudiarla dopo un paio di anni e documentarmi in maniera approfondita su di essa.

Volevo però avvisare i lettori che, nonostante la mia sia una ff storica, cercherò di creare qualche piccolo compromesso per mandare avanti la trama che ho in mente. Ovviamente non farò alcuno strafalcione storico, non temete!

Concludo con il dedicare questa ff ad una persona che per me è di vitale importanza. E che si è anche messa a betare per me. <3
Per te, mon Angleterre.
Grazie di esistere.











Era sorta da poco l'alba ma non vi erano i caldi raggi di sole ad illuminare l'inizio di quel nuovo giorno.
La linea immaginaria dell'orizzonte era celata da nubi grandi e scure che si avvicinavano sempre più alla città grazie all'insolito vento che si librava in quell'aria di maggio.

La ritirata da Margny era stata improvvisa e costretta.
Jeanne non poteva immaginare di trovare una resistenza così ostinata in quella città, né tanto meno poteva pensare che sarebbero arrivati così tanti rinforzi dalle postazioni nemiche nelle vicinanze.
Era solo una ritirata, quella.
Una ritirata da una singola battaglia, non certo dalla guerra!
La pulzella lo ripeté nella propria mente più e più volte.
Sicuramente, molto presto, avrebbe ritentato un attacco a sorpresa e sarebbe stata in grado di piegare i suoi nemici.
D'altronde lei aveva Dio dalla sua parte, come poteva perdere?
A Parigi era andata male, ma di certo non l'avrebbe mai abbandonata...
Era stata ferita, ma era ancora viva.
Quello era già un segno che il Signore era ancora al suo fianco, pronto a sostenerla e incoraggiarla nella sacra missione di liberare la sua Francia.

Un tuono, sordo e terribile, rimbombò nel cielo.
Jeanne tirò le briglie del suo cavallo bianco, Lys.
Ricordava ancora il giorno in cui Francis glielo aveva regalato.

Si chiama Lys perché è bianco come un giglio.
E il bianco è il colore della purezza, ma Jeanne.
E giuro che tra tutte le cose che i miei occhi hanno visto non vi è mai stato niente di più puro del giglio che ho qui davanti a me.
Niente di più puro di te.

Sorrise nel pensare a quelle parole così dolci, che Francis le aveva rivolto con un tenero sorriso e una leggera carezza.
Chiuse un secondo gli occhi e sentì ancora il calore confortante della mano di Francia sulla guancia sinistra, come se quella scena l'avesse appena vissuta.
Subito, però, riaprì gli occhi limpidi e guardò davanti a sé.
Vi era ancora molta strada da fare per riuscire ad arrivare al sicuro.
La pulzella si chinò leggermente in avanti per poter parlare nell'orecchio dell'animale che la stava portando in salvo.
Sapeva che poteva capirla perché l'aveva accompagnata in ogni battaglia per riconquistare i territori della sua Francia dalle mani degli Borgognoni e degli Inglesi, alleati per conquistare i territori e le città di Francia.

- Più veloce Lys! - sussurrò la giovane e il bel destriero, quasi avendo capito realmente le parole della sua padrona, cominciò a correre ancor di più, sfrecciando attraverso i campi.

L'esercito francese seguiva la sua condottiera, alla ricerca di un riparo dai nemici.
Si fidavano ciecamente della ragazza che aveva riconquistato molti dei territori caduti in mano agli inglesi e i loro alleati.
In molti avevano temuto di perdere per sempre la bellissima Francia, di cadere sotto il dominio dei rivali...
Ma la pulzella d'Orléans era arrivata a salvarli.
Nel nome di Dio e nel nome della Francia, da sola e così giovane, aveva ridato ad ogni soldato la speranza di poter vincere quella guerra che da troppi anni li stava distruggendo.
Come un miracolo, Jeanne, li stava guidando verso una probabile vittoria e tutti la rispettavano come il migliore dei generali.
Non aveva più importanza per l'esercito il fatto che sotto quell'armatura vi fosse una splendida ragazza: aveva dimostrato più e più volte, sul campo di battaglia e non, che sapeva essere forte e determinata come qualsiasi altro uomo, se non superiore.

Continuarono a correre verso la città di Compiègne, dove sarebbero stati messi al riparo dalle mura.
Gli inglesi non si sarebbero azzardati a spingersi fin dentro la città per continuare la battaglia, anche se li stavano rincorrendo per tentare di sconfiggerli durante la ritirata.

Altri tuoni riempirono con il loro fragore la volta celeste, il cui limpido colore era ormai stato sostituito da un grigio scurissimo.
Il temporale si avvicinava sempre più e i francesi continuavano la loro corsa verso Compiègne.
Jeanne era dovuta andare in quella missione senza Francis al suo fianco poiché la nazione era dovuta restare al fianco del proprio re.
Non che fosse la prima volta che la ragazza si ritrovasse a dover combattere senza Francia al suo fianco ma il suo supporto era sempre di fondamentale importanza per la giovane.

Jeanne si sistemò meglio sulla sella di Lys e tirò ancor di più le briglie per farle aumentare ulteriormente la velocità della cavalcata.
Sentiva i soldati inglesi alle sue spalle, ancora distanti, ma non troppo...
Un lampo illuminò il cielo e Jeanne, colta di sorpresa da quel bagliore, alzò il capo e guardò verso la fonte di luce.


- Correte più in fretta! Dobbiamo raggiungerli ed ucciderli! - urlò Arthur al suo esercito, misto a quello dei Borgognoni.

Lui, al contrario di Francis, era sceso in campo anche in quella battaglia.
Inghilterra non era il tipo da starsene con le mani in mano – o almeno l'inglese così aveva giudicato Francia, rimasto al fianco del suo sovrano invece di combattere con il suo stupido esercito di campagnoli – e guidava quella frenetica rincorsa spronando il suo agguerritissimo esercito.
Non gli avrebbe dato vita facile, non più.

Aveva conquistato mezza Francia e poi, all'improvviso, era arrivato quel messaggero di Dio dalla Lorena ed era finito tutto: le conquiste, le vittorie, la voglia di andare avanti.
Da quando Jeanne d'Arc aveva preso in mano le redini dell'esercito e del destino di Francia si era trovato nettamente in difficoltà.
Inoltre per Arthur il fatto di dover aver paura di una donna era fonte di umiliazione e rabbia.
Il suo popolo e il suo esercito non si sarebbero fatti sconfiggere mai e poi mai dai francesi, se l'era ripromesso più e più volte, eppure nel maggio del 1430 le sorti della guerra non volgevano più così a favore degli inglesi...

Inghilterra ringhiò e sferzò un colpo al proprio cavallo: dovevano raggiungere Jeanne e distruggerla insieme al suo ormai esiguo esercito.
Vide un lampo e non riuscì a trattenere un ghigno.

- C'è aria di tempesta, puttana francese. - mormorò tra sé e sé.

Francis, affacciato alla finestra, guardava il cielo lampeggiare mentre piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere.
Non aveva mai odiato la pioggia - era troppo romantica per poterla odiare - ma negli ultimi cinquant'anni non la trovava più così piacevole perché gli ricordava quel dannato inglese che gli stava rovinando la vita.

Sfiorò con i polpastrelli il freddo vetro della finestra e sentì un brivido intenso percorrergli la schiena.
Non avrebbe voluto essere lì con il suo sovrano in quel momento, mentre Jeanne continuava a combattere per scacciare gli inglesi dal suolo francese.
Avrebbe desiderato trovarsi al fianco della pulzella e combattere in prima persona perché sapeva quanto fosse pericolosa la battaglia, conosceva bene incontro a quali rischi la giovane si gettava nel nome di Dio e avrebbe voluto essere lì a proteggerla.
Lei lo stava proteggendo, lo stava salvando.
Da quando era arrivata Jeanne, Francis sembrava essere rinato: nonostante le ferite che Arthur gli aveva inflitto era tornato a sorridere e a sperare di poter scacciare quel rozzo inglese, di poter tornare una nazione forte e prosperosa.
Ma in quell'istante lui non era al suo fianco...
Si stava odiando per quello e, sicuramente, quella strana sensazione non lo aiutava a potersi sentir meglio.


- Siamo quasi arrivati, siamo quasi al sicuro soldati! - urlò la pulzella.


Compiègne era sempre più vicina...
A solo un paio di chilometri Jeanne poteva scorgere le alte mura della città.
La pioggia cominciò a cadere lenta e gelida sugli eserciti ormai vicini l'uno alla salvezza, l'altro al contrattacco.

- Li stiamo riprendendo! Non lasciamo fuggire quei bastardi francesi!
Dobbiamo distruggerli! -

Inghilterra continuava ad incitare i suoi.
Mancava poco per raggiungere i francesi: una loro ritirata non gli avrebbe fatto comodo.
Sapeva bene che si sarebbero organizzati nuovamente e li avrebbero riaffrontati e non poteva rischiare di farli vincere ancora: doveva colpirli in quel momento di debolezza.
Doveva vincere!

Continuarono la rincorsa del nemico senza perdersi d'animo.
Una corsa disperata, sotto la pioggia che lentamente diventava sempre più fitta.

- Siamo arrivati! Siamo salvi, uomini! -
   
Jeanne rincuorò i suoi per poi ammutolirsi qualche istante dopo, nel rendersi conto che le mura della città erano state chiuse e lei e i suoi uomini erano ormai in trappola.
Guardò il cielo, sul volto un'espressione di paura e sconforto.


- Mi hai abbandonata, mio Signore? - chiese rivolta verso le nubi che vennero subito squarciate da un fulmine.
La saetta cadde poco lontano, dietro l'esercito inglese ormai troppo vicino a Jeanne e ai suoi uomini.

- Aprite le porte, aprite le porte in nome di Dio! - supplicò la pulzella, quasi disperata.

Non doveva – e soprattutto non voleva – permettere che altro sangue francese fosse sparso.
Già ne era stato versato troppo in quella guerra.
Sangue innocente, di donne, bambini, soldati...

Continuò a urlare e supplicare gli abitanti della città di aprire le porte e di trarre in salvo lei e il suo esercito ma non vi fu nulla da fare.
Erano in trappola.

Francis era ancora alla finestra.
Sentiva il suo re, molto cambiato da dopo l'incoronazione a Reims, discorrere con qualcuno nella stanza adiacente a quella dove lui stesso si trovava.
Non prestò attenzione a quelle parole, gli sembravano troppo lontane e ovattate per dargli un peso...
L'unico peso che riusciva a sentire in quel momento era sul suo cuore.
Quella stana sensazione ancora non andava via e Francia continuava a guardare il cielo, ormai completamene nero.
Stringeva tra le mani il piccolo crocifisso d'oro che la sua amata Jeanne gli aveva donato prima di andare a riconquistare Parigi.
Un'impresa, purtroppo, fallita dove la pulzella aveva anche rischiato la vita.

La pioggia scendeva copiosa e i rombi dei tuoni facevano tremare i vetri delle finestre; fu solo quando vide una saetta che Francis capì cosa fosse quel peso che tanto gli opprimeva il petto.
Si accorse solo pochi istanti più tardi che la piccola catenina che reggeva il ciondolo della pulzella si era spezzata, rimanendogli in mano.
Il brutto presentimento divenne quindi per Francia una terribile certezza...

- Jeanne... Jeanne! - urlò.


Arthur e i suoi soldati avevano ormai raggiunto i francesi e stavano ingaggiando con loro una tremenda battaglia.
Erano già in molti quelli caduti in terra, ormai privi di vita, sotto i colpi degli inglesi.
Jeanne si trovava ancora vicino l'ingresso delle mura.
Tremava leggermente, tenendo però con presa salda, quasi disperata, il suo stendardo in una mano e le briglie del suo cavallo nell'altra.

- Catturatela, catturatela! - gridò Inghilterra e alcuni dei suoi uomini chiusero in cerchio la ragazza, non dandole alcuna via di fuga.

Era in trappola, ormai nelle mani del nemico.

- Mio Signore, aiutami! Aiutaci! - invocò ancora la pulzella, ma l'aiuto di Dio non arrivò.

L'unica risposta del cielo fu un altro, assordante, tuono.
Gli uomini che l'avevano circondata le puntarono contro le armi: lance e spade affilatissime.
La pulzella sfoderò la propria spada, brandendola in aria.
Probabilmente sperava ancora in un qualche miracolo...
Con sua enorme sorpresa però invece di colpire lei, i soldati nemici attaccarono il suo destriero, ferendolo sulle due zampe anteriori con le lance.

- Lys! Lys! - urlò la ragazza mentre sentiva il cavallo piegarsi in avanti.


Non fece in tempo a cadere insieme alla compagna che fu strattonata e disarcionata dal suo cavallo, cadendo rovinosamente sulla terra bagnata dalla pioggia e dal sangue dei suoi uomini.
Guardò verso Lys, piegata ormai a terra.
La sentiva nitrire e soffrire per quelle ferite.

Supplicò ancora a gran voce un aiuto divino mentre cercò di rialzarsi da terra, facendo leva sul suo stendardo.

Ecco lo stendardo che mi hai richiesto, Jeanne...

Era stato Francia in persona a donarglielo, proprio come la sua amata Lys.
Era bianco, proprio come il suo cavallo, con rappresentati dei gigli d'oro simbolo della sua amata nazione.
Non lo aveva lasciato mai, in nessuna missione.
Per lei era anche più importante della spada che le serviva come difesa.

Era in piedi, ancora circondata dai nemici.
Due scesero da cavallo e le si avvicinarono puntandole, ancora una volta, le armi addosso.

- Puttana francese sei in trappola! - la derisero i nemici.

Ma la ragazza non rispose a quelle provocazioni.
Un altro fulmine cadde in terra, seguito poi dal sordo rumore di un tuono.

Fu questione di pochi secondi.
La pulzella si ritrovò nuovamente a terra, con il candido viso schiacciato nel fango e i nemici sopra di lei, che ancora le urlavano insulti.
La forza le venne a mancare e lasciò cadere il suo stendardo senza rendersene conto.
Era ormai in trappola, prigioniera nelle mani del nemico...
Riuscì solo a voltare leggermente il viso e ad osservare il suo candido stendardo ormai sporco di fango e sangue.

- Mon Dieu, mon France... - riuscì a sussurrare con un filo di voce.



Jeanne D'Arc fu catturata il 23 Maggio del 1430.


  
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