Nick
Autore (su EFP e sul forum, se differenti): Meli_mao
Titolo: Tu sei
la mia spina,
Haruhi.
Genere: Introspettivo,
Romantico e
a tratti anche Comico nello stile di Host club.
Rating: verde
Avvertimenti: One-Shot
Frase scelta: “Che
l’amore è forse
una cosa troppo delicata? Direi piuttosto che sia troppo rude e troppo
aspra,
ed infine troppo violenta; e punge come uno spino”.
Beta-Reading: No
Introduzione: “Mi
precipito,
inciampando su un buccia di banana che non so come è finita
sul mio tragitto,
ed il mio ruolo di Lord indiscusso, nel preciso e difficile incarico di
allungare la mano per porgere una rosa alle bellissime damigelle che
stanno per
varcare la porta del nostro paradiso, ora è stato compiuto
da Kaoru che trova anche
il tempo per lanciarmi un’occhiata
ironica.”
Una
dedica speciale a questa coppia che affascina sempre di più
e al loro mondo
divertente quanto bizzarro che tutti vorrebbero visitare.
Note
dell'Autore (facoltative): Dunque, la mia primissima
fanfic su Host Club, di cui ho appena visto la serie e me ne sono
innamorata.
Ho riso come poche volte in vita mia davvero, anime incantevole e ora
mi
dedicherò al manga. Che posso dire. Essendo la mia prima
fanfic su di loro
direi che stare IC è stato molto difficile, spero di esserci
riuscita perché
c’ho davvero provato. Il fatto è che devo ancora
entrare nei personaggi e
farli, diciamo, miei.
Sono per
la coppia
Tamaki/Haruhi è evidente, quindi non potevo che scrivere di
loro (anche perché,
dopo Mori-sempai, Tamaki è il mio preferito).
Giusto una precisazione: di
fatto, essendo Honey e Mori più grandi degli altri, come si
vede nel manga,
loro sarebbero già all’università
però partecipano
lo stesso ogni giorno al club.
L’ho specificato perché io ho scritto che ora
tocca a Tamaki diplomarsi,
quindi la presenza di loro due
forse non si sarebbe spiegata senza leggere il manga.
Per la questione frase è stata
l’ispiratrice direi, soprattutto perché forse
l’amore di Tamaki dovrà restare
nell’ombra fino a fine scuola se non vuole che le ragazze
dell’Host Club
scoprano che Haruhi è una donna.
Oltre a questo non ho
null’altro, quindi… Buona Lettura!
Tu sei la
mia
spina, Haruhi.
Il
sentimento che ho provato per Haruhi è sempre stato qualcosa
di incomprensibile
per me.
Amicizia, affetto,
legame, affiatamento…
indistintamente credo di avergli dato ogni possibile nome che mi
passava per la
testa, evitando accuratamente di chiamarlo correttamente, fino a quando
non sono andato
letteralmente a sbatterci contro.
Probabilmente
mi aspettavo qualcosa come uno striscione appeso sui cancelli della mia
residenza, circondato da rose rosse e magari con qualche fuoco
d’artificio. E
poi, a caratteri delicati e con un colore così purpureo da
risaltare sul
tessuto bianco, il termine “Amore”.
Perché
no, magari persino un disegnino stilizzato e una grossa freccia che
indicava
l’immagine della mia Haruhi.
Ammetto
di essere sempre così idiota in certa situazioni,
così ingenuo…
Forse
non l’avrei capito nemmeno in quel momento, continuando a
considerarlo uno
stupido scherzo di quei due gemelli pervertiti! Sarei corso da Kyoya e,
al suo
ennesimo disinteressamento, me ne sarei stato accucciato in un angolo
della
scuola (presumibilmente l’aula del mio
club) a disegnare cerchi per terra con le dita.
Si,
senza sortire alcun effetto nei compagni fin troppo abituati a quei
miei
comportamenti. Immagino che Mori-sempai avrebbe
distolto la compassione di Honey-chan
con una fetta di torta più grande; Kyoya sarebbe stato fin
troppo impegnato col
suo palmare per dedicarmi più di un’occhiata; i
gemelli… loro ne erano gli
artefici, quindi…
E alla
fine sarebbe arrivata lei, nell’uniforme ordinata e pulita.
Avrebbe chiesto il
motivo e infine avrebbe detto qualche frase cinica e fin troppo
realista che io
avrei interpretato male, o è meglio dire bene per me,
credendola la mia unica
sostenitrice.
E il
tutto sarebbe stato miracolosamente acqua passata, un’altra
di quelle cose da
archiviare nel profondo dei ricordi (s)piacevoli.
Fra
poco sarà il nostro ultimo semestre. Ultimo per noi sempai
ovviamente. Se solo
penso che Haruhi starà un altro anno ancora con Kaoru e
Hikaru! Posso solo
afferrare il fazzoletto coi denti e tirarlo con la mani, in preda ad un
esaurimento nervoso.
E poi,
la mia figliola che sorride a loro due con atteggiamento
accondiscendente?
Questo
potrebbe essere il finale triste e deprimente che io, The King, non mi
posso
permettere.
“Tamaki?!
L’orologio sta suonando le tre, preparati!” gli
ordini glaciali di Kyoya
arrivano alle mie orecchie come fossero una tromba. Mi riscuoto, e poi
all’improvviso realizzo in
che
situazione mi trovo.
La mia
brillante idea, quella maestosa genialità che la mia mente
sublime aveva
progettato, è stata sabotata.
Niente
più ambientazione Punk-rock ispirata ad un musicista di
nuova generazione che
la mia adorata Haruhi ha ascoltato alla radio nel week-end! E, vi
sorprenderà,
ma le mie ricerche hanno confermato quanto quel cantante sia molto
acclamato
dai plebei. Lo ammetto, aver spiato Haruhi come sempre è
stata una fonte di
ispirazione e di nuova conoscenza.
Al
momento credo però di essere completamente un blocco di
pietra, sconvolto
dall’accaduto.
Mi
avvicino al “Re nell’ombra” con sfida,
anche se poi il mio buon proposito di
fronteggiarlo svanisce nel momento in cui si sistema gli occhiali sul
naso con
noncuranza.
“Prima
che tu mi accusi, sappi che Haruhi non era affatto interessata a quel
genere,
come sempre hai frainteso la situazione!” esclama, chiudendo
di scatto il suo
libro dei conti e voltandomi bellamente le spalle.
Ovviamente
non ho realmente compreso quanto ha detto. Credo infatti che il suo vano tentativo di confondermi abbia
fatto centro, perché rimango come un allocco in mezzo
all’aula a fissare gi
altri già in postazione davanti all’entrata
che… o mio dio si sta aprendo!
Mi
precipito, inciampando su un buccia di banana che non so come
è finita sul mio
tragitto, ed il mio ruolo di Lord indiscusso, nel preciso e difficile
incarico
di allungare la mano per porgere una rosa alle bellissime damigelle che
stanno
per varcare la porta del nostro paradiso, ora è stato
compiuto da Kaoru che
trova anche il tempo per lanciarmi un’occhiata ironica.
Sono
ancora a terra, la mia faccia una maschera di rabbia, quando una voce
soave si
rivolge a me con calma:
“Tamaki-sempai, ti sei fatto male?” e quelle esili
e sottili dita che si
allungano per aiutarmi ad alzarmi.
Arrossito,
so di essere arrossito. E l’euforismo che provo mi riporta in
posizione eretta
senza il minimo sforzo, mentre lei mi fissa sbuffando, con una strana
espressione rassegnata.
“Haru-chan,
eri preoccupata per me?!” chiedo, ignorando
l’occhiata fulminea di Kyoya per
essermi permesso di darle della lei davanti alle clienti. Ma poco
importa, ora
come ora sono troppo emozionato.
Alla
fine afferro le sue mani delicatamente, avvicinandomi così
tanto che posso
distinguere quel rossore mal celato sopra un’espressione
fintamente
indifferente.
E
mentre tremo per l’ansia da risposta, proprio in quel
momento, Mori mi trascina
via come fossi un cane al guinzaglio. Il semplice movimento
“sistemo gli
occhiali” di Kyoya mi fa intuire che l’ordine
è venuto da lui.
“Tamaki-kun,
trovi che la mia pettinatura nuova sia carina?” mi chiede una
ragazza adorabile
accanto a me, osservandomi nell’atto di versare del
tè Shui-Hsien*, con attenzione.
A quel punto, facendo leva sul primo dovere da The
King, appoggio la tazzina sul tavolo e prendo fra le mani il viso della
giovane.
“Non ti avevo detto nulla a proposito? Perdona la
mia distrazione… il fatto è che il tuo viso tanto
delicato e angelico è
incantevole anche se i tuoi capelli fossero coperti da un cappuccio di
seta,
dolce creatura. Ma se vuoi un mio parere del tutto obbiettivo: il tuo
splendore
risalta su ogni altra fanciulla presente, con questa nuova
acconciatura!” e
aspetto che arrossisca e che le altre mie ospiti emettano piccoli
urletti di
approvazione ed emozione, con i tipici occhi a cuore e i sorrisi
sornioni.
Persino
quando le loro domande vanno più nel personale riesco a
ammaliarle col mio
fascino innato, dedicando nel frattempo un controllo accurato alle
azioni che
Haruhi compie per intrattenere le sue ospiti.
“Tamaki-kun,
tu invece?” e non ho la ben che minima idea di quale sia la
domanda di base,
troppo preso com’ero ad osservare il sorriso naturale della
mia figliola nel
raccontare fatti della sua infanzia.
“Io,
non saprei… ma aspetta, ripetimi la domanda con la tua voce
melodiosa ti prego,
ancora una volta e poi ti risponderò!”
Honey-sempai, in postazione poco lontano
da me, sorride nella mia direzione. Anche lui ha compreso quanto the
King sia
un esperto a rigirare la questione dalla sua parte.
“Quindi?”
e capisco… ero così sommerso nel mio orgoglio che
ho di nuovo dimenticato di
ascoltare la domanda.
Cerco
di balbettare qualcosa quando, fortunatamente, arriva la benedizione.
“Ma
come, non dirci che non sei mai stato innamorato!” esclama
una di loro,
sorseggiando il tè con un leggero rossore.
“Innamorato?”
chiedo, puntando lo sguardo su Haruhi.
“Esattamente!
Dicci, Tamaki-kun, come ti ha colpito l’amore?”
Se
potessi scappare lo farei ora. Non so perché, ma ho
l’impressione che sia
piombato un silenzio esageratamente imbarazzante nella stanza. Forse
soffro di
manie di persecuzione, ma mi pare che tutti abbiano i padiglioni
auricolari più
grandi del solito.
E,
sarà quello sicuramente, ma proprio non riesco a formulare
una frase sensata.
Una di quelle esclamazioni ridondanti e dai contenuti ripetitivi che
tuttavia
hanno tanto successo.
Vedo
solo lei, il suo sguardo sincero fisso su di me con quei suoi occhi
marroni.
Non sorride, non si muove. Seria e indubbiamente interessata.
Se
l’amore avesse un volto, sarebbe il suo. Se avesse una voce,
sarebbe la sua. Se
avesse un tocco, sarebbe quello delicato di lei.
Delicato…
e rido, dandomi dello stupido.
“Che
l’amore è forse una cosa troppo delicata? Direi
piuttosto che sia troppo rude e
troppo aspra, ed infine troppo violenta; e punge come uno spino!
L’amore mi fa
questo effetto, alquanto doloroso!”.
Eccola,
la mia dichiarazione, con una citazione colta presa per
l’occasione, che fingo
forgiata da me.
Che frase
complicata. Non sento nemmeno le esaltazioni rumorose delle ospiti,
né gli
sbuffi dei gemelli che stavano giusto aspettando una mia figuraccia;
neppure i
complimenti di Honey e il semplice annuire di Mori.
Null’altro che lei, di
fronte a me, e il suo sorrido.
Non
serve affatto quello striscione di seta, circondato da rose e fuochi
d’artificio. Nemmeno la scritta purpurea e la freccia con la
sua immagine. Io
so perfettamente di essere innamorato di lei, e per ora è
già troppo questo.
La
consapevolezza violenta della verità e
dell’inevitabile e interminabile attesa.
L’host club è la famiglia, e la famiglia viene
prima. Il mio sentimento, ormai
sbocciato, aspetterà nel silenzio, come uno spina conficcata
nella schiena il
cui dolore ha il solo scopo di ricordarmi che è ancora
lì.
Tu sei
la mia spina, Haruhi… la spina rude e aspra che punge la mia
anima, ma di cui
io non posso fare a meno.
*Qualità di tè Oolong, fra le
più rare e
particolari del mondo. (da wikipedia)
Questa
storia si è classificata Sesta al contest indetto da Mayumi_san, “Shakespeare
Contest [Multifandom & Originali]”.
Riporto
qui il giudizio, con un
grazie rivolto alla giudice per il bellissimo contest indetto.
E
un
grazie anche a Shurei che ha fatto
i
bellissimi (il mio bellissimo) banners!
E
ringrazio in anticipo chi avrà la pazienza di leggere e
magari commentare!
Correttezza
grammaticale, sintassi e lessico: 9,2 punti
Stile
e forma: 9,6
punti
Originalità:
8,7
punti
IC
dei personaggi:
9,8 punti
Attinenza
alla traccia:
5 punti
Giudizio
personale:
4,8 punti
Totale: 47,1 punti
Commento
della giudice:
La storia dimostra una più che buona conoscenza
grammaticale, eccezion fatta
per alcuni errori; ad esempio, dopo i puntini di sospensione la lettera
può
andare sia minuscola che maiuscola, la differenza tra l’una e
l’altra forma è
tuttavia molto sottile: Tu sei la mia
spina, Haruhi… la spina rude e aspra che punge la mia anima,
ma di cui io non
posso fare a meno.e capisco… ero così sommerso
nel mio orgoglio che ho di nuovo
dimenticato di ascoltare la domanda. Qui,
invece, c’avrei visto
meglio un punto fermo, oppure solamente una lettera maiuscola a seguito
dei due
punti; le due frasi infatti non sono legate in maniera poi
così inscindibile.
In questo caso, lasciare la minuscola sta più che bene,
perché la sospensione
della frase indica un’incertezza, un ripensamento, in qualche
modo c’è una
connessione tra le due proposizioni.
Evitando
accuratamente di chiamarlo correttamente, fino a quando
non sono andato letteralmente a sbatterci contro, qui
è palese la ripetizione
di tutti quegli avverbi in -mente, che appesantiscono la lettura della
frase.
Inoltre - ma ciò non ti ha detratto punti in alcun modo - la
parola senpai
in quanto giapponese si scrive
con la “n”, sebbene per noi italiani sia un
abominio inammissibile.
Originalità
abbastanza buona, seppur non particolarmente sorprendente, e IC dei
personaggi
molto azzeccato: solo in alcuni punti Tamaki mi è parso
troppo romantico e
sentimentalista; per concludere, un’attinenza alla traccia
più che
soddisfacente.