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Autore: SLAPPYplatypus    02/06/2010    2 recensioni
Ispirata da When It's Time (To Say "I Love You"). Queste introduzioni sono un incubo, davvero. dico solo che è una cosa smielata, perchè oggi mi piace quella canzone :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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Era giugno, una calda nottata di giugno, come spesso lo sono Mankato, nel Minnesota. Non che ti desse fastidio, il caldo, dopo un po' ci si abitua, quando si abita in California. Era molto tardi, o meglio molto presto. E tu saresti dovuto essere a dormicchiare sul pavimento di qualche casa, assime a Mike e Tré. Ma tu sentivi che non saresti riuscito a dormire, se prima non avessi fatto ciò che, diciamocelo, era il vero motivo del vostro prolungato tour in quello Stato, decisamente privo di ogni interesse. Per chiunque, ma non per te.

No, il tuo interesse stava dormendo, adesso: precisamente al secondo piano della villetta che ti si alzava di fronte. Una piccola villetta rosa pallido, amabile alla vista di chiunque, abitata da due simpatici coniugi e lei. Lei, che piano piano stava diventando la ragione di tutto. Lei, il metro secondo il quale prendevi le tue decisioni.

Tu dovevi dirglielo, Tré te lo aveva detto chiaro e tondo la terza volta che ti aveva sentito pronunciare il suo nome. E adesso, stavi iniziando ad annoiare anche Mike, dovevi farlo.

Stavi percorrendo tutto il giardinetto che circondava la casa, con le mani affondate nelle tasche e un mare di pensieri per la testa. E se non le interessavi? E se ti avesse trovato ridicolo? Non avresti potuto sopportare una delusione, non da lei. Tutte quelle supposizioni certo non ti facevano sentire meglio, dovevi dirglielo e basta. E dovevi farlo nel migliore dei modi.

Afferrasti un piccolo sassolino, vicino al tuo piede. Lo stringevi tra le mani, mentre riponevi in esso tutte le speranze che ti affollavano la mente. Prendendo un leggero slancio, lo lanciasti contro la sua finestra, facendo bene attenzione a non rompere il vetro, mai un vetro ti era sembrato così fragile.

Dopo qualche secondo, lei si sporse dalla finestra. Anche così era bellissima, con una canottiera grigia e i sottili dreadlock scompigliati attorno al viso. Stava dormendo, e tu l'avevi svegliata. Ma non era arrabbiata, ti sorrideva con il sorriso più dolce che potessi mai sperare di vedere. Forse, dopotutto, una speranza piccola piccola potevi averla..

«Posso parlarti?» sussurrasti, certo di essere sentito lassù.

«Certo che puoi. Scendo subito.» rispose. La speranza cresceva sempre di più nel tuo cuore, fino ad inghiottirlo in un oceano.

Scese velocemente, non come nei film, quando la ragazza fa aspettare ore per farsi bella. Lei scese così come si trovava, e tu non potevi chiedere di meglio.

Ti schiaristi la voce, e cominciasti a parlare. Ti eri preparato un lunghissimo e pallosissimo discorso per l'occasione, ma l'avevi dimenticato alla vista del suo volto. «E' difficile da spiegare, è come se le parole rimanessero intrappolate nella mia mente. Non ho nemmeno avuto il tempo di capire come mi senta, e scusa se non mi prendo il tempo per sentirmi come mi sento. Perchè.. dal primo giorno in cui tu sei entrata nella mia vita, il mio tempo scorre attorno a te, tu possiedi il mio tempo. Ma poi io ho bisogno della tua voce, devo sentirti parlare, Adrienne, la tua voce è una chiave per aprire tutto l'amore che è chiuso in me, quindi, dimmi quando è il momento di dire "ti amo". Tutto ciò che voglio è che tu capisca che, quando prendo la tua mano, non è perchè ti voglio bene, è perchè ti amo. In tutto il mondo ci sono troppi dubbi, adesso io non ne ho nessuno. Ho capito ciò che dovevo capire, ti amo. Mi sento solo per tutti quei perdenti che non prenderanno mai una pausa, non fermeranno mai il tempo per un minuto per dire "ti amo", o ciò che stanno pensando, ma si nascondono e basta. E non avranno mai qualcuno come te, che li guidi e li aiuti durante tutto il percorso, per-» tu saresti andato avanti, ormai non riuscivi più a fermarti.

Ma Adie ti guardava con gli occhi nocciola lucidi, e bisbigliò un sottile «Sscch.». Fu quello, che ti bloccò. Cosa voleva dire? Prima che la tua mente si lanciasse in folli supposizioni, lei ti si avvicinò, e ti baciò. Le uniche cose che riuscivi a percepire furono le sue labbra calde, e qualcosa di bagnato sulla sua guancia.

 

   
 
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