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Autore: marty 95    03/06/2010    3 recensioni
" Mi spieghi perchè mi fissi da mezz' ora? " Cazzo, cazzo, cazzo. Abbassai la testa velocemente, mi sentivo la faccia bollente per la vergogna. Che figura di merda! Che grandissima figura di merda! " No, niente, credevo che avessi qualcosa di strano nei capelli... " risposi balbettando e cercando di essere convincente. " Ah " fece semplicemente lui, ma non riuscì a decifrare la sua espressione. Ritornò il silenzio per qualche minuto quando Nicolò torno a parlare. " Comunque potevi anche dirlo che stavi ammirando la mia indiscutibile bellezza! " No, io questo lo picchio, giuro che lo picchio. " Ma vaffanculo! " gli urlai mentre gli davo qualche pugno sulla spalla. Dal terzo capitolo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Giornata Uggiosa(parte uno)









L'aria fresca mi accarezzava il viso. Quanto era bello stare lì, con gli occhi chiusi,stesi sul prato verde, il mio prato verde. Era il mio luogo preferito, ma nessuno lo sapeva, forse perchè non c'era stato ancora qualcuno di tanto importante per me da meritarsi di raggiungere quella meravigliosa ed immensa collina sulla quale, qua e là, spuntavano splendidi fiori dai colori vari ma sempre bellissimi. Almeno lì era tutto perfetto, non avevo preoccupazioni, pensieri negativi e soprattutto potevo stare da sola. Sì esatto avete capito bene. Da sola. Molti potrebbero pensare " Questa è matta! Come si fa a preferire la solitudine alla compagnia dei propri amici? ". Questo discorso potrebbe anche essere appropriato, ma cosa fare se non si ha neanche un amico? Niente, assolutamente niente. O, per lo meno era ciò che facevo io. Non avevo amici, e non sapevo il perchè. Forse non piacevo alla gente o forse ero io che facevo di tutto per tenere chiunque lontano da me. Non ero mai stata una persona socievole, avevo sempre odiato i luoghi particolarmente affollati e mentre i miei coetanei andavano in discoteca io preferivo rimanere a casa a leggere un buon libro o ad ascoltare musica. Una secchiona, penserete voi. E invece no! Odiavo categoricamente quella parola, anche se me la sentivo ripetere alle spalle in continuazione da chiunque. Ed era quello ciò che odiavo: che la gente si permettesse di giudicare. " Ma cosa diamine potete saperne voi? " avrei voluto urlare, ma non mi sarei mai abbassata al loro livello. Semplicemente odiavo seguire la massa, Odiavo fare quello che facevano tutti. Non ero la tipa del " Tutti portano quelle scarpe? Ma allora lo faccio anch' io! " No! Assolutamente no! Io ero piuttosto quella del " Il resto dei miei coetanei (un inesorabile gruppo di idioti, specifichiamo) porta quella maglia? E chi se ne frega! ". Diciamo che preferivo distinguermi, essere originale, essere me stessa. Anche se diversa, o magari strana (perchè era così che alcuni mi definivano) ma io preferivo una semplice parola: unica. Improvvisamente ad interrompere i miei pensieri, fu una goccia d'acqua che mi bagnò la guancia leggermente arrossata. Adoravo la pioggia. Per me rappresentava, assieme al vento, la libertà, perchè cadeva dove voleva, senza dover chiedere permesso a nessuno. All'orizzonte cominciai ad intravedere qualche lampo. Forse er meglio tornare a casa. Se mia madre mi avesse visto un' altra volta bagnata fradicia, mi avrebbe cacciata sul serio. Cominciai a correre, attraversai la galleria del treno (necessario per raggiungere la mia collina) continuai così per circa 300 m fino a quando vidi la periferia di Roma. Cazzo, erano già le otto e 15! Alle 8 e 30 dovevo essere a casa per la cena. Quanto avrei voluto avere un' automobile, in quel momento, ma purtroppo mancava ancora 1 anno (più o meno) per avere l'età giusta per la patente. Uffa! In più aveva cominciato a piovere forte ed ero bagnata fradicia. Mi guardai intorno in cerca di una fermata di un bus, e fu allora che lo vidi. Era fermo lì, con la sua auto nuova rosso fiammante, in attesa che scattasse il verde al semaforo. Corsi più velocemente che potevo e per fortuna lo raggiunsi in tempo. Spalancai lo sportello e mi sedetti con poca grazia sul sedile di pelle nero che odorava ancora di nuovo. Alzai lo sguardo per osservare la faccia di colui che in quel momento avrebbe sicuramente voluto uccidermi. In fin dei conti una sana litigata con quella sottospecie di uomo, mi ci voleva davvero.








Angolino autrice



Salve a tutti!! Sono nuova ma prima di iscrivermi ho letto molte vostre storie alle quali mi sono davvero appassionata!! Ammetto che questo capitolo è un po' corto ma è solo un piccolo inizio, una specie di prologo e poi è diviso a metà. Vi prego se leggete lasciate una recensione perchè sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate! E' la prima volta che scrivo e quindi non so davvero come fare se non sento il parere di qualcuno! Ditemi se vi piace e se vale la pena continuare e se avete qualche consiglio è sicuramente ben accetto! Grazie 1000! P.s. Scusate se ci sono errori di battitura e anche qualche errore per l'html!(è la prima volta che lo uso)

  
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