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Autore: shining leviathan    03/06/2010    1 recensioni
gli anni passano e tu sei sempre lo stesso Vincent Valentine. ma se ci fosse un modo per vedere il vero te?
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Lucrecia Crescent, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dirge of Cerberus
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Tutto quello che so
è che il tempo è una cosa preziosa
Vedilo volare mentre i secondi passano
Vedilo passare fino alla fine del giorno
L’orologio fa passare la vita
è cosi falso
Non ero attento
Vedi il tempo volare fuori dalla finestra
Ho provato a fermarlo / ma non sapevo neanche
L’ho sprecato tutto solo per
Vederti andare via.

Linkin park In the end

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rientrò nel bar nel momento stesso in cui Yuffie spense le sue venti candeline, seguita da una scrosciante pioggia di auguri.

Non si curò di Cid, che respirando l’elio da un palloncino gli si era avvicinato nella speranza di vederlo ridere almeno una volta nella sua vita, e scostò la mano che il pilota gli aveva messo sulla spalla.

“ Ehi, Vince, va tutto bene?” domandò con la sua nuova voce da papera, e Vincent lo guardò brevemente. Scosse la testa, lasciando Cid perplesso mentre si allontanava da lui.

Salì al piano superiore per sfuggire al rumore e alla compagnia degli altri e si sedette sul davanzale della finestra in fondo al corridoio, osservando la strada sottostante perso nei suoi pensieri.

Non poteva credere che Reeve intendesse fare questo. Non pensava che gli estremi del suo gesto avrebbero preso un risvolto così pericoloso, rischiando di far coinvolgere perfetti innocenti in un baratro di dolore.

Dannato Hojo. Anche dopo la morte continuava a causare problemi, sfruttando le sue debolezze e quelle di Reeve.

Perché ormai era sicuro che il piano di Reeve centrasse con il compimento del suo destino, nel bene ma soprattutto nel male.

D’altronde le occasioni per redimere se stesso c’erano state, ma aveva preferito rinchiudersi trent’anni in una bara per non avvertire il peso dei propri peccati sulla pelle, rimandano ciò che inevitabilmente gli sarebbe capitato in futuro.

Ora il Fato gli stava facendo pagare il prezzo della sua accidia. E quel prezzo era decisamente salato:un morto sulla coscienza, l’allontanamento di coloro che stimava, la minaccia di un nemico che solo lui poteva contrastare. E alla fine avrebbe perso tutto comunque.

Gli incubi, la giovinezza, non si potevano di certo lavare via con un colpo di spugna.

Alzò il braccio con l’artiglio, osservando il riflesso distorto del proprio viso sulle superficie dorata, e pensò che non era cambiato molto da allora, e non solo in senso fisico.

Anni or sono aveva sottovalutato cose  che l’avrebbero poi condotto alla rovina, e in quel frangente stava di nuovo ripetendo lo stesso errore. Solo che questa volta le persone che ci sarebbero andate in mezzo sarebbero state infinitamente di più. E se Reeve avesse perso del tutto il senno non avrebbe avuto problemi a soppiantare l’ordine mondiale con l’esercito, costituendo, forse, una tirannide commerciale come la Shinra.

Un’evenienza del genere non doveva accadere.

Se c’era un modo per salvare le persone a lui care l’avrebbe fatto. Forse quello sarebbe stato il primo passo per perdonare le sue colpe.

E per vincere la sua battaglia contro il Fato.

Si alzò, profondamente convinto di ciò che stava per fare, quando un rumore di passi dalle scale lo fece voltare.

Yuffie aveva un’espressione cupa, in netta contrapposizione col colorato cappellino di carta assicurato con un laccio sotto il collo.

“ Vincent” disse incolore “ Cosa diamine ti è preso?”

Vincent abbassò lo sguardo, nascondendo il viso sotto il bavero scarlatto.

“ Non capisco di cosa tu stia parlando”

“ Non prendermi in giro Vincent!!” Vincent rialzò gli occhi, sorpreso da quella reazione.

“ Reeve è andato via con il naso rotto, e l’unica persona in sua compagnia eri tu! Perché Vincent? Perché fai così? Cosa ti sta succedendo?” la voce rabbiosa si ruppe tra i singhiozzi mentre pronunciava le ultime due domande e a Vincent si strinse il cuore.

Proprio il giorno del suo compleanno doveva tirarle un simile smacco.

Si avvicinò alla ninja, posandole una mano sulla spalla.

Yuffie strizzò gli occhi per evitare alle lacrime di uscire, imbronciandosi in una smorfia sofferente.

“ Yuffie”

Una minuscola gocciolina d’acqua scese sulle gote della ragazza.

“ Yuffie, non è niente. Davvero, non hai motivo di preoccuparti” entrambi sapevano che non era vero, ma Vincent non voleva coinvolgerla nelle sue questioni.

Nonostante lei gli ripetesse sempre di parlare dei suoi problemi per poterli risolvere stavolta non poteva davvero.

Le regole erano state fissate in maniera che nessuno potesse interferire. E lui non voleva metterla in mezzo, con tutta la vita che aveva da vivere.

“ Non è vero” singhiozzò Yuffie indietreggiando. Vincent rimase con una mano a mezz’aria, sconvolto da ciò che stava succedendo.

“ Yuffie..”

“ Abbassa quella mano,per favore. Sei patetico”

Vincent la abbassò, risentito del fatto di essere chiamato patetico. Era una cosa che proprio non sopportava.

“ Sei strano, Vincent” disse la ragazza asciugandosi le lacrime “ Perché ti comporti in questo modo? Reeve era tuo amico” se già usava il passato per indicare Reeve voleva dire che aveva vagamente capito che qualcosa si era incrinato. Inevitabilmente, e questo le faceva paura.

“ Abbiamo discusso. È una cosa normale, tra persone si discute”

“ Con i pugni?”

“ Anche con i pugni, se necessario”

Yuffie si avvicinò, fissandolo con gli occhi lucidi.

Si buttò tra le sue braccia, stringendo i lembi del mantello.

“ Nessuno ti incolpa per quello che è successo a Shelke” mormorò piano “ Hai capito? Devi smetterla di assumerti colpe non tue”

Vincent sussultò.

“ Vince….”

“ Ne sei certa?”

Yuffie alzò lo sguardo, confusa.

“ Cosa intendi dire?”

Le iridi scarlatte di Vincent ricambiarono freddamente lo sguardo, sperando che Yuffie non leggesse ciò che era nascosto nel suo cuore.

Ma evidentemente per lei era un libro aperto.

Si staccò da lui, indietreggiando lentamente, sconvolta dal pensiero che l’aveva appena colpita.

Scosse la testa, mentre nuove lacrime abbandonavano i suoi occhi.

“ No”

“ …”

“ No, stai scherzando!” abbassò il capo, stringendo i pugni “ Tu non sei un assassino!”

“ Pensala come vuoi, ma ciò che sono non posso cambiarlo a parole”

“ Ma…ma.. ma perché??”

Non poteva dirglielo, o sarebbe voluta venire a tutti i costi. Doveva proteggerla, non voleva averla sulla coscienza come Lucrecia.

Per una volta avrebbe mentito a fin di bene.

“ Ti basti sapere che non la volevo più fra i piedi. Era solo una parassita, non meritava la vita. Ne la sua, ne quella di Lucrecia”

“ Sei un bugiardo”

Yuffie scattò verso di lui, scuotendolo per il mantello, urlandogli di tutto. Che non era un assassino e che non avrebbe mai potuto uccidere a sangue freddo quella che lei definiva ancora una bambina.

Vincent subiva, senza dare cenno di voler rispondere alle sue domande.

“ Perché mi racconti balle, Vincent?? Possibile che tu non voglia essere mai aiutato?? Cosa ti è successo, eh? Ti prego, guardami, parlami! Non stare fermo così, ti prego!!”

Doveva farla smettere, non resisteva alle sue suppliche. Non resisteva alla sofferenza del suo volto.

L’allontanò da se, bruscamente, e Yuffie indietreggiò come una bestia ferita.

“ Smettila” ringhiò Vincent “ Pensi che supplicandomi otterrai ciò che vuoi? Bhè, ti sbagli” e fece un passo verso la ninja.

“ Vuoi aiutarmi Yuffie? Allora levati dai piedi. non sopporto di trovarti sempre appiccicata a me, io so qual è il mio posto. Forse è ora che tu trovi il tuo e la smetta di assillarmi!!”

Un silenzio tombale piombò fra loro.

Vincent evitò lo sguardo supplicante di quegli occhi di onice che minacciavano di scoppiare in un pianto disperato, e si voltò verso la finestra, aspettando la prevedibile reazione di Yuffie.

È solo per proteggerti, cerca di capirmi. Forse un giorno mi perdonerai.

Irrigidì la schiena, sentendo arrivare quella raffica d’odio direttamente nelle orecchie.

“ Tu.. tu non… NON PUOI FARMI QUESTO!!!” non riusciva nemmeno a formulare un pensiero coerente e gli urlava tutto quello che la sua lingua srotolava nell’aria “ IO VOLEVO SOLO UNA POSSIBILITà!!!! PERCHè NON CAPISCI?? IO VOLEVO SOLO CHE TU FOSSI FELICE!!”

Meglio la tua della mia. Io non sarò mai realmente felice.

“ NON HAI NEMMENO IL CORAGGIO DI GUARDARMI IN FACCIA??”

“ Basta, Yuffie”

“ Decido io quando piantarla! Non sei mio padre!!”

Lo schiaffo partì troppo in fretta, prima della sorpresa di entrambi. Il suono secco fu l’unica cosa che si udì, di sotto il chiacchiericcio continuava senza interruzioni.

La faccia di Yuffie fu spinta da un lato, mentre un bruciore sordo le invadeva la guancia. Ma più doloroso fu il gesto. Portò lentamente la mano al viso, alzando lo sguardo allucinato sull’uomo. Un uomo estraneo che non poteva essere il Vincent che aveva conosciuto.

Le sue labbra sussultarono, improvvisamente scosse da piccoli singhiozzi.

Vincent si pentì all’istante di ciò che aveva fatto.

“ Yuffie..” non così, non in questo modo voleva perderla “ Mi dispiace. Io..”

“ Sta zitto!!” urlò lei indietreggiando “ Non mi toccare!”

“ NON dire quella parola!! Pensi che con un “ mi dispiace” possa tornare tutto come era prima? E invece no!”

La sua stessa voce rimbombò nelle sue orecchie, ripetendo in un eco infinito le parole di rabbia cieca con cui aveva aggredito Lucretia. Alla fine aveva ragione.

Con le sue scuse non poteva sperare di cancellare ciò che era successo. I pezzi ridotti in cenere del cuore di Yuffie non potevano essere riattaccati. Doveva sopravvivere un’altra volta ai suoi errori.

Non volevo che finisse così dannazione! Avrei voluto tornare. L’avrei fatto per lei.

Era troppo tardi.

Abbassò gli occhi per non vedere la ninja scappare via da lui. Voleva conservare un suo ricordo sorridente e allegro, non una Yuffie in lacrime per la sua stupidità.

Non potè impedirsi, però, questa tortura.

E mentre lei scompariva giù dalle scale un’amara verità si fece spazio nella sua mente.

Non l’avrebbe mai più rivista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Così..” mormorò Cloud “ E’ questo il motivo per cui sei scomparso?”

La festa era finita da un pezzo.

Tutti gli invitati se ne erano andati, e anche Yuffie. Borbottando che aveva della commissioni da sbrigare.

Stranamente, la sua guancia sinistra si era gonfiata fino ad assumere toni bluastri.

Vincent si sarebbe seppellito vivo per averle fatto una cosa del genere.

In quel momento lui e Cloud erano seduti ad un tavolo del bar, uno di fronte all’altro. La scarsa luce di una lampadina scolorita conferiva alla scena un’aria da bisca del porto.

“ Sì” rispose Vincent poggiando la Cerberus sul tavolo e Cloud si allungò dalla sua sedia per stringere la canna dorata.

“ Mh” se la rigirò fra le dita, facendola roteare come un giocattolo sul piano di legno. Le impronte digitali rimasero impresse sul calcio dell’arma, come minuscoli  fili di ragnatela.

“ Cosa intendi fare ora?” glielo domandò senza guardarlo, fissando il Cerbero della catena brillare opaco alla luce delle lampade.

Vincent scosse la testa, incrociando le braccia la petto.

“ Non lo so”

L’unico motivo per cui aveva raccontato tutto a Cloud era che confidava nella sua discrezione. Per quanto gli costasse ammetterlo erano più simili di quanto pensasse, con l’unica differenza che il Soldier era riuscito a emergere dalla sua psicosi autodistruttiva. Lui non ci si era mai soffermato in effetti. Gli sembrava tutto così scontato prima che il delirio lo prendesse.

Cloud sospirò, facendo scivolare l’ arma verso il padrone.

“ Dovresti provare”

“ A fare cosa?”

“ A fermarlo”

Vincent sciolse le braccia, posando quasi con affetto la mano sulla Cerberus. I suoi occhi rossi si spensero ulteriormente.

“ Non saprei da che parte cominciare. Sono troppo vecchio per fare queste cose” poi, per rimediare alla sciocchezza appena pronunciata ,disse “ Sono stanco di lottare per qualcosa oltre la mia portata” e spinse la pistola verso Cloud, come se ciò significasse un rifiuto.

Il biondo fissò la Cerberus, e infine Vincent. Non sembrava adirato.

Era semplicemente calmo.

“ Oltre la tua portata? Hai combattuto minacce cento volte peggiori. La verità è che hai paura, perché stavolta riguarda te stesso”

Il Turk si distrasse un momento a sentire le suppliche di Denzel al piano superiore. La voce di Tifa, che gli ordinava con dolcezza e fermezza di andare a letto lo chetarono subito.

“ Sei fortunato” constatò e stavolta Cloud assunse un’espressione sorpresa.

“ Fortunato?”

“ Hai qualcuno da cui tornare” il pensiero di Yuffie lo colpì come lo schiaffo che le aveva dato, se non con più violenza. Ripensò alle sue lacrime, al suo dolore e con una morsa allo stomaco si accorse che lui era solo ora.

Non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarlo, alla fine.

Anche se aveva il viso abbassato, Cloud potè notare una scintilla nuova nello sguardo di Vincent e spinse nuovamente la Cerberus fino alla mano del vampiro.

“ Lo farai?”

Vincent chiuse gli occhi.

Ora sapeva cosa doveva fare.

 

 

 

( attenzione: pezzo estremamente introspettivo)

 

 

 

 

 

 

Le nebbie di tutte le cose perse o mai arrivate a ciò che in origine dovevano diventare.

Un bruco esce dal bozzolo per diventare farfalla.

Un bambino diventa adulto.

Il limbo di una vita a metà, il tuo tormento più grande è anche il tuo amore più grande.

 

 

Tu..

 

 

 

 

Lei…

Loro…

 

 

 

Passato..

 

 

 

Presente….

 

 

 

 

Dove sei?

Chi stai cercando?

Lucretia..

Non credo proprio.

 

 

 

 

Chi sei?

Il vero te.

Sei così vecchio. Io non posso essere così.

Lo sei. Ti prego, ti prego aiutami.

 

 

 

Piangi? Perché?

…..

Perché? Cosa vuoi?

Essere libero. Libero dalle catene di un’esistenza a metà.

 

 

 

Come posso aiutarti?

Puoi farlo solo se vinci. Vinci ,Vincent, fallo per lei.

E per me.

Sì…anche per te….

 

 

 

 

Il vento di quella notte gli sferzò il viso, il sale umido delle onde si appiccicò ai suoi capelli.

Quanto tempo era passato?

Quella sabbia bianca pareva non essere stata toccata dagli anni ne dalla rovina.

Se non fosse stato in quella situazione avrebbe cercato il sorriso di Grimoire un’altra volta, avrebbe ascoltato una storia, la sua storia, il lieto fine che non avrà.

Poggiòa il quadro contro la prua di una barca di pescatoti abbandonata sulla battigia. I capelli del se stesso erano canuti come l’ovatta. Lo prendeva in giro nel suo ghigno malvagio.

Ma presto sarebbe finita.

Lì ,dove la storia di Vincent Valentine era cominciata per volere dello stesso Fato che ora lo metteva alla prova.

Prima però doveva fare una cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Dai questo a Yuffie da parte mia” disse Vincent mettendo nelle mani di Cloud un involto di carta.

“ Digli che non volevo ferirla. Lei è la cosa più importante per me, non volevo condannarla”

Cloud annuì.

“ Buona fortuna, Vincent Valentine”

 

 

 

 

 

 

 

 

Correva per le strade buie, umide dell’atmosfera autunnale di novembre.

La polvere ricopriva l’asfalto, le case erano scure quanto la notte.

La base della WRO svettò nel cuore oscuro di Edge con uno scintillio di luce verde.

Era ora.

Al portone c’erano due guardie, niente di più semplice.

Attirate dallo scalpiccio di passi, imbracciarono velocemente i fucili.

“ Chi è là?”

Uno sparo fu l’ultima risposta alla sua domanda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Siamo quasi pronti, signore”

L’assistente sistemò gli ultimi filamenti sul corpo nudo di Shelke prima di immergerla in un tubo contenente un liquido verdastro.

Reeve era nauseato, un po’ dall’odore di decomposizione, un po’ da ciò che stava per fare, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse la cosa più giusta.

Per lui.

La sua sofferenza ,dopo la morte della ragazza, l’aveva ridotto all’ombra di se stesso desiderando una morte che non arrivava. Ogni cosa in quella vita gli pareva vuota, ormai. Bramava di vederla nei suoi sogni  per portarlo dove non sarebbe più stato solo. Ma ora lei sarebbe tornata. Si avvicinò al vetro, sorridendo suo malgrado all’immagine distorta di se stesso in contrapposizione a quella piccola dea che presto sarebbe tornata per essere sua. Sua e di nessun altro.

“Portate le cavie” ordinò con la voce tremante di emozione. La ragazza si alzò dalla sedia vicino la monitor e chinò il capo, dando segno di aver recepito.

“ Subito, signore”

L’allarme.

Reeve scattò, fissando la lucetta rossa illuminare a intermittenza il laboratorio.

“ Che succede?” urlò quando lo schermo della sicurezza si accese in uno dei tanti computer.

“È  Valentine signore! Sta cercando di entrare nella zona K” un eco di spari e delle urla di dolore.

Zona K. Dove si trovava in quel momento!

L’ira deformò i lineamenti dell’uomo.

“ Non fatelo entrare!! Respingetelo”

Vide un’ombra rossa e la comunicazione interrompersi.

“ Dannazione!!”

Si voltò verso l’assistente, tremante.

“ Fa partire la macchina!”

“ No! Non l’abbiamo ancora testata, può essere pericolosa!”

Reeve ringhiò e spinse la ragazza buttandola a terra, poi si avvicinò al pannello e premette alcuni tasti. Il liquido in cui galleggiava la figura di Shelke cominciò a ribollire, mentre l’uomo la fissava trionfante.

Rise brevemente, ma il sibilo di un proiettile gli fece morire il sorriso sulle labbra.

 

 

 

 

Si conficcò nel macchinario, con un suono sordo e uno scoppiettio di scintille. Lo scheletro cominciò a prendere fuoco dall’interno, nelle ventole che trasmisero le fiamme a tutta la struttura come il sangue nelle vene.

Un fumo nerastro gli coprì gli occhi, e mulinò le mani nel disperato tentativo di crearsi uno spazio visivo.

“ NO SHELKE!”

Un’esplosione, che lo scaraventò contro il muro. Pezzi di ferro che gli entrano nel braccio. Una brace viva a deturpargli il viso.

Urlò, non per il dolore.

Urlò perché quel maledetto bastardo gliel’aveva portata via un’altra volta, e stavolta per sempre.

Raggomitolato a terra, cieco, pazzo di rabbia, vide solo le sue inconfondibili scarpe avvicinarsi a passi lenti sul pavimento.

L’allarme non dava tregua alle sue povere orecchie.

“È finita, Reeve”

Alzò lo sguardo, lo vide con un’espressione indecifrabile sul volto. Pietà nei suoi occhi color sangue. L’arma puntata contro la sua tempia, invece, sembra voler dire altro.

Ma nonostante tutto, aveva  solo voglia di ridere.  

“ Ma sì” sghignazzò mentre un rivolo vermiglio gli coprì l’occhio “ Uccidimi. Uccidimi come hai fatto con lei. non è per questo che sei qui?”

Lo vide esitare.

Le palpebre pallide si abbassarono.

Così come la sua Cerberus.

“ Ingenuo” pensò Reeve estraendo la sua pistola dal fodero sotto il mantello.

Un urlo e si avventò contro di lui.

Un fruscio di mantello rosso.

Due spari.

Poi solo più fumo.

E morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

La guerra è finita…. Ma non ho ancora vinto…

 

 

 

 

 

 

Il rumore delle onde nelle orecchie diventava sempre più assordante, sbattendo contro gli scogli neri illuminati dalla pallida luna.

Si godè la quiete dopo la tempesta, seduto davanti al suo omonimo ritratto.

La Cerberus giace di fianco a lui sulla sabbia, coperta dall’artiglio come un pulcino sotto il ventre accogliente della mamma. L’altra mano era stretta sul suo petto.

La portò di nuovo agli occhi, vedendo il guanto nero coperto di sangue. Sospirò.

Non era stato abbastanza attento, pensò fissando nuovamente la sua metà che sorrideva beffarda.

Un alito di brezza lo fece rabbrividire.

“ Valentine, è da un po’ che non ci si vede”

Non si voltò, sapeva a chi appartenevano i passi strascicati sulla sabbia.

“ Hojo”

Passato

Lo scienziato sorrise sistemandosi gli occhialini.

“ Sono felice di rivederti” lo prese in giro, soffocando le sue stridule risatine con la mano, ma Vincent non ci fece caso.

“ Sai, pensavo che saresti crollato dopo ciò che ti aveva detto al dottoressa Crescent. Ma mi hai sorpreso. Nonostante i mie tentativi sei andato avanti, anche dopo la morte di quella larva”

Presente

“ Tu non sai nulla di me”

“ Vero. Ma di una cosa sono certo.” Spalancò le braccia esclamando gaio “ Hai perso”

“ No” 

Tu

“ Non ancora” si alzò e Hojo scosse la testa.

“ Povero Vincent. I tuoi amici non ti hanno aiutato, eh?”

Loro

Vincent si voltò a guardarlo per la prima volta, non con odio. Sembrava una cosa simile alla commiserazione. Il vecchio sussultò davanti al sorriso che si aprì sulle labbra del Turk.

“ Qui ti sbagli”

Yuffie

Cloud

Tutti.

 loro c’erano sempre stati.

“ Lucretia”

Lei

Una smorfia si dipinse sulla faccia del vecchio.

“ Cosa?”

Vincent scrollò le spalle, impugnando al Cerberus. Il ritratto lo fissava con trepidazione.

Tu

“ Che vuoi fare?”

Prese la mira, dritto la cuore di se stesso fittizio.

“ FERMO!”

Aveva vinto.

“ NOOO!!”

“ Ora sono libero”

BANG!!

 

 

 

 

 

Silenzio, mentre un’anima si levava in cielo.

 

 

 

 

 

Il rubino si crepò improvvisamente e a Yuffie parve di sentire un lancia che si infilzava nel suo cuore.

Cadde in ginocchio, urlando. Le sue urla attirarono Tifa.

“ Yuffie!” escalmò preoccupata, scuotendola per le spalle. “ Cosa c’è, cosa ti succede?”

Il ciondolo attorno al suo collo si spense.

“ Vincent… Vincent” gemette, prima di sciogliersi in un pianto disperato.

Tifa la strinse a se, mentre il suo petto si bagnava delle lacrime della giovane di Wutai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi!! Il prossimo capitolo sarà una specie di epilogo dove spiegherò alcuni punti in sospeso.

Come avrete capito Vincent è morto, ma libero dalla sua maledizione.

T_T poverino.

 

The one winged angel

 

 

La ficcy è finita, ma sono contenta che ti sia piaciuta!! Il tuo parere mi è sempre gradito. Ti piaceva la coppia Vin Lucry no? Nell’epilogo allora sarai accontenta, ma sarà molto più corto di questo. Ciao, grazie del tuo sostegno.

 

 

 

Zack_fair

Grazie per avere seguito la mia fic, l’ho apprezzato molto davvero ^_^ ci vediamo al prossimo capitolo.

 

 

Vinnie_phoo

 

Grassie! Mi fa molto piacere che ti piaccia, davvero. Vincentuccio purtroppo non è riuscito a vivere, ma almeno è libero! Spero che ti sia piaciuto questo capitolo!!

 

Ciao!!! A prestissimo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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