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Autore: zero2757    03/06/2010    2 recensioni
Zero, insoddisfatto cacciatore di vampiri, fa parte di una associazione Hunter, coperta dalla major Cross Company Records. La sua vita, secondo lui, cade a pezzi ma grazie alla missione datagli dal Direttore Generale del CIVE ( Cacciatori Internazionali Vampiri di livello E ) si reca a Castle Point nell' Essex del West of England. Lì si spaccia per Donnie Bennett, spiantato Newyorkese in cerca di lavoro alla Bloody Kuran Records in competizione con la Cross Company Records sin da gli anni '70. Li conosce Yuuki, moglie di Kaname, insodisfatta di sé e del suo matrimonio. Dopo cinque giorni di resistenza, Zero e Yuuki crollano e passano notti di passione nell'Hotel dove Zero risiede. Ma i giorni lieti finiscono e Zero abbandona Yuuki.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lips and Tears

Chapter One


























Correva, cercava in tutti i modi di raggiungere quel livello E in fretta per finire il lavoro assegnatogli. Svolta a destra, un salto e, finalmente, riesce a bloccarlo. Testa, braccia e gambe erano inchiodate al terreno arido e scarno, gli occhi rossi fiammegiavano di una sete incontrollata.
I capelli lunghi e folti, color ebano rilucevano di una luce violastra incorniciando il viso di donna che, forse, un tempo era stato frutto di tanti cuori infranti. « Tu, Livello E. Ti sei macchiato di un orribile crimine e, adesso, sarò io a ... » ma il giovane cacciatore non riuscì a finire la frase perché la donna parlò con voce gutturale « giustiziarmi. Assai strano che un mio simile mi voglia morta, in fondo anche tu hai bisogno di nutrirti, giusto? » concluse ghignando. Ma il cacciatore non fu così stolto da risponderle, non aveva tempo per mettersi a discutere. Impugnò l'arma e, poggiando la pistola alla nuca, sparò e in meno di un secondo, il livello E, divenne fumo bianco che si dissolse nell'aria. L'eco che scaturì da quella piccola rivoltella fu incredibilmente assordante. Si rialzò e si diresse verso la macchina; finalmente il lavoro era concluso e per alcuni giorni si sarebbe rilassato.
Buttò la casacca di pelle nera nel bagagliaio per poi nascondere bene la pistola, salì dalla parte del guidatore e partì. Sfrecciava senza controllo per le stradine di campagna inglesi, senza il minimo rispetto per la quiete o per i suoi, suddetti, fratelli animali.
Sfiorava i centottanta chilometri orari, quando la Jaguar fu affiancata da una Mercedes: accostò. Il cacciatore scese dalla macchina, sapeva che l'avrebbero rintracciato facilmente. La figura che ne uscì era un uomo sulla cinquantina, vestito in modo eccentrico con camicia a fiori hawaiana e dei pantaloni alla zuava. I capelli color dell'oro erano fermati da un pon pon bianco dietro la nuca, i Ray-ban gli coprivano gli occhi. « Bel lavoro Zero » disse l'uomo « Semplice, veloce ed efficace. Non ti smentisci mai eh? » le labbra di Zero di arricciarono un poco. No, lui era cambiato profondamente e lo dimostrava il fatto che non portava più quella stupida divisa, adesso era un uomo non più un adolescente in preda alle sue crisi esistenziali o ormonali. « Neanche tu se è per questo, Kaien. Sei sempre più eccentrico ogni volta che ti vedo » rispose. Kaien si tolse gli occhiali mostrando gli occhi azzurri, un sorriso gli increspava le labbra. « Sei un pò maleducato, ma questo lo sai già, vero figliolo? » le parole pronunciate da Kaien erano nostalgiche a tal punto che anche gli occhi rivelarono la loro maliconia.
« Lo so. Senti, mi hanno affibbiato un'altra missione, vero? » e mentre le parole sfioravano le labbra di Zero per poi dissolversi nel vento, la sua mano destra finì per tuffarsi nei suoi capelli argentati. « Sì, codice 1229 » e detto questo, miracolosamente, la macchina ed il suo interlocutore sparirono. Una flebile risata per poi rimettersi in marcia. Zero guidò fino ad Humblenton dove si fermò davanti ad una piccola villetta arroccata. Quando fu dentro si levò la camicia per poi sprofondare nel divano in pelle nera; chiuse gli occhi solo per pochi secondi perché il telefono squillò:
« Pronto » disse con voce stanca « Tesoro, ti ho disturbato? » chiese la voce femminile dall'altro capo del telefono, in tono preoccupato. « No, tu non mi disturbi mai, lo sai bene. E' successo qualcosa? » ci fu un minuto di silenzio quando la donna riprese. « Zero, quando torni, definitivamente, a Londra? » domandò, ma con voce stanca. Zero, rispose: « Tra due settimane, lo sai. » La conversazione non durò più di un paio di minuti e quando fu finita, il letto, lo richiamava con accurata insistenza. Poche scale, una porta aperta e bum sul letto, Zero si addormentò non appena sfiorò la superficie ed i suoi sogni furono rapiti da due occhi color rosso-castano.

Il risveglio non fu brusco, anzi, tutt'altro. La sveglia segnava le undici di sera, si alzò e si diresse in bagno dove si concesse una lunga doccia. Non appena finì si guardò allo specchio, i capelli argentati un pò più lunghi di come li portava da adolescente, gli occhi viola che con il tempo erano diventati assai più intensi, con delle sfumature lillà che li rendevano più malinconici, la barba un pò ispida ma che alle donne piaceva toccare proprio per questo.
Sospirò. Vide un uomo di trent'anni appena, con un lavoro massacrante e poco soddisfatto di se stesso, in poce parole uno straccio. Solo un pallido ricordo del playboy che era stato. Si vestì velocemente indossando jeans neri Armani, canottiera bianca senza maniche e stivali neri. Il lavoro lo aspettava, prese il cappotto di pelle, chiuse a chiave il portone, salì in macchina e partì a tutta birra. Percorse la stessa strada del giorno precedente fino ad arrivare a Macclesfield. Arrivò di fronte ad un condominio, lasciò la Jaguar e si diresse verso questo. Superò con facilità i due scimmioni che vi stavano di fronte mostrando un cartellino di plastica rigida con su scritto solo quattro lettere: CIVE. Non appena attraversata l'immensa hall, Zero, si diresse verso l'ascensore che lo avrebbe portato nell laboratorio della Cross Company Records. Salì in ascensore e un minuto dopo si ritrovò nel mondo cibernetico di cui faceva parte; l'enorme portone in vetro che lo distanziava dal laboratorio, accanto ad esso una sotto specie di citofono touch. Premette il pollice destro su uno schermo illuminato di verde e, quando un avoce elettronica gli disse: « Riconoscimento CIVE, prego » Zero rispose: « Codice 1229. Cacciatore Internazionale Vampiri di livello E, Zero Kiryu » Con facilità le porte si aprirono e Zero camminò in mezzo a vari scienziati e prototipi di armi anti-vampiro. Si presentò difronte a lui un'altra porta in legno cesellato, bussò tre volte finché una voce-quasi- maschile non gli permise di entrare con un 'avanti'.
Il cacciatore entrò, la stanza era pittosto spoglia con una scrivania al centro, tre poltrone e, ad un angolo, un piccolo mobiletto che quasi certamente era stracolmo di scotch. « Cacciatore o, dovei dire, Zero ... la tua precedente missione è conclusa e, adesso, vorrei affidartene un'altra » disse il giovane uomo di sì e no venticinque anni posto dietro quella scrivania in mogano « Devi eliminare questa donna, se così si può chiamare » disse il Direttore Generale, spingendogli incontro una fotogafia « Il suo nome è ben noto tra i vampiri, infatti, ella è la loro sovrana. Tutti la ammirano e vogliono proteggerla, il suo nome è Yuuki Kuran. E' la sorella di Kaname Kuran, nonché sua sposa. Una cosa abominevole non trovi? Comunque, in questo momento si trova esattamente qui » disse, indicando la mappa sulla scrivania « Castle Point, Essex nel West of England. Hai dodici giorni dopo questa missione sarai libero per un bel pò di tempo, và e non deludere questo luogo » Zero si congedò, dopo poco era di nuovo seduto in macchina diretto verso la villetta. Prima di partire doveva mettere apposto alcune cose. Giunse a casa in poco meno di mezz'ora. Preparò il suo solito borsone che mise nel cofano della macchina, poi afferrò il telefono e compose il numero di casa. Uno, due, tre, quattro squilli, nessuno rispondeva. Be' poco importava, avrebbe avvisato quando sarebbe tornato a Londra a tempo debito. Uscì e si mise in viaggio, guidò per tutta la notte e quando giunse alla meta crollò in un sonno profondo.

Il continuo bussare al finestrino fece sì che Zero si svegliasse. Si trovò davanti un uomo con occhi rossicci che vertevano sul marrone e capelli neri. Zero sapeva benissimo chi fosse ed era per questo che si era fermato davanti alla sua sede, mal celata a gli occhi. La Bloody Kuran Records era la major che concorreva al titolo di MUSICIAN MAJOR, assieme, naturalmente, alla Cross Company Records. Entrambe in conflitto sin da gli anni '70. Fortunatamente, Zero, si era premunito di lasciare ogni cosa riguardante il CIVE nella sua villetta, si era creato una nuova identità apposita per eliminare la donna, che da poco aveva notato, essere afianco al marito. « Mi scusi, ma cosa ci faceva addormentato nella sua auto; in una strada pericolosa come questa? » disse Kuran con un sorriso pacato disegnato sul volto. Prontamente il cacciatore rispose: « Sono Donnie Bennett, cercavo la Bloody Kuran Records e quando, finalmente, l'ho raggiunta sono crollato. Ho guidato per tutta la notte, sa vengo da New York ed ho arrancato per le strade inglesi allungo per trovarla. »
Il volto di Kaname era una maschera di cortesia, mentre la donna al suo fianco, coperta da un cappellino che si usavano negli anni trenta e vestita come una pin-up con un vestito bianco, guardava la scena come se fosse lontana anni luce. « Lei sa dove posso incontrare il direttore? » chiese in modo da non destare sospetti, Zero.
Una risatina si levò in aria, « Lo ha appena trovato, mr Bennett » rispose Kaname « e ditemi, cosa volete da me? » chiese in tono da finto amico, quest'ultimo. « Oh ma quale onore! Vorrei chiedervi un lavoro, se non vi spiace. La mia specializzazione consiste nel remixare le canzoni, aggingere effetti o suoni particolari.
Distorcere la muscica degli strumenti o la stessa voce del cantante » Kaname rimase colpito dal piccolo riassunto del suo interlocutore, così come era rimasta colpita sua moglie. Notava, attraverso il velo, che sua moglie era, quasi, irrequieta difronte all'uomo che aveva davanti, come se lo bramasse in tutti i sensi e la cosa lo infastidiva non poco, ma decise di provare. « Allora, mio caro Sr Bennett, lei è assunto » Zero, aveva notato l'irritazione di Kaname meglio di quanto egli potesse immaginare. Forse la moglie aveva qualcosa che non andava. « La ringrazio infinitamente! » rispose Zero, con falsa eccitazione nella voce. Dopo poco si ritrovarono nella sala remixaggio dell'azieanda e 'Donnie' incominciò il suo lavoro.

Erano passati all'incira cinque giorni, il tempo stringeva, di occasioni per uccidere la moglie di Kuran ne aveva avute, ma all'ultimo minuto c'era sempre qualcuno che lo disturbava: Kaname Kuran. Si chiedeva spesso, nella sua stanza d'albergo, se il CIVE avrebbe fatto storie se avrebbe eliminato anche Kaname. Insomma sono o non sono marito e moglie? Non è giusto separare una coppia tanto affiatata, no?
La sveglia sul comodino segnava le tre di notte, quando Zero sentì bussare alla porta. L'aprì e si trovò davanti Yuuki nel suo stile pin-up, subito la donna si avventò sulle labbra di Zero che rimase stordito in un primo momento. Dopo aver interrotto il bacio, con fare affannato, « Non resistevo più» disse lei, era la prima volta che la sentiva parlare ed il suono della sua voce era come uno scampanellio che lo imprigionò. « Signora, cosa ci fate qui? » chiese Zero, assumendo il suo tono disinteressato. « Volevo vederti » affermò semplicemente ella. Un altro bacio e l'irrimediabile successe: si innamorarono l'uno dell'altra.

La figura assopita stesa al suo fianco continuava a tormentare Zero, cosa aveva fatto? Si era innamorato della donna che doveva uccidere, mancava solo un giorno. Un solo stupidissimo giorno da passare con lei prima dell'inevitabile. Le sue mani continuavano a tuffarsi nei capelli di lei, continuava a bramare le sue labbra, la sua anima, il suo corpo. Niente da fare, l'amore che provava per lei era forte, troppo. « Yuuki » le sussurrò all'orecchio. Un mugugno come risposta, « Yuuki, è tardi devi andare. Tuo marito sarà in pena per te » concluse con un tono d'amarezza. Dopo poco si ritrovò a lambire quei boccioli senza che se ne fosse accorto, sapore di sale si mischiò al miele. Stava piangendo. La strinse a sé, non voleva separarsene.

« Bennett, come va con la canzone di Shiki? » chiese Hanabusa, il direttore del suo reparto. « Credo che sia meglio che la base la lasciassimo in questo modo, mentre la voce ... ecco in questo punto » indicò un punto sullo schermo « dovrebbe distorcersi lievemente. Cosa ne pensa sr Direttore? » Hanabusa lo guardò. « Bel lavoro Bennett, complimenti » disse e si congedò. Il direttore in questione era un uomo di trentun anni con capelli color del grano ed occhi azzurri, non era un tipo particolarmente socievole ma sapeva riconoscere un talento nel suo campo e, 'Donnie', secondo lui ne aveva da vendere.
Zero rimase in quella stanzetta fissando il vuoto. Cosa doveva fare? Nessuono lo sapeva, neppure lui lo sapeva! Era confuso, i suoi sentimenti per Yuuki erano sinceri ma c'era un fattore che doveva prendere in considerazione ed era .... « Donnie » i suoi pensieri furono interrotti, la voce che lo chiamò era lo scampanellio che amava tanto. Si alzò in piedi e con un lieve cenno del capo salutò la 'Signora Kuran', « Cosa posso fare per voi? » chiese Zero, Yuuki sembrò sorpresa del suo repentino cambio di atteggiamento nei suoi confronti. « Donnie, ma cosa ti ... » non finì la frase « Prende? » proseguì Zero al posto suo, il suo tono era freddo. Una risatina, amara, triste. « Non posso amarti, Yuuki » disse, mentre la mano destra gli copriva il volto. « Non posso amarti » ripeté monocorde, « Non ... non capisco, perché mi dici questo? » chiese lei credendo, sperando che tutto quello che l'uomo le diceva fosse una menzogna. Lui era l'unica cosa buona che le era capitata nella vita, dopo essere stata costretta a sposare un uomo che non amava, nonché suo fratello, dopo aver vissuto con lui la sua falsa gentilezza, dopo avergli concesso il controllo della sua vita. Donnie non poteva lasciarla, non doveva. « Hai un'altra donna? » chiese schietta. Lui si tolse la mano dal volto. Mentire, forse in questo caso non era proprio mentire, o farle credere che non l'amava era la cosa più giusta da fare. « Sì, Yuuki, ho un'altra donna » lo disse in tono freddo, duro. Lo fece affinché lei capisse che tra loro era finita che non ci sarebbe più stato nessun legame.
A Yuuki sembrò che il mondo le cadesse addosso. Zero riuscì a vedere ciò che davvero provava attraverso quegl'occhi che lo guardavano, ogni volta che erano soli, in modo malizioso e ... vero.
« La ami? » sapeva cosa stava facendo, voleva metterlo alle strette. Voleva sfidarlo per farlo ricadere tra le sue braccia peccaminose, « Sì, la amo con tutto il mio essere » un'altro pezzo di cuore si frantumò nel petto della donna. « Bene, allora quando è così ... addio Donnie » fece per voltarsi ma fu fermata, « C'è ... una cosa che devo dirti » incomincò Zero per poi scendere lentamente sul collo diafano di Yuuki, e quando le sue labbra si posarono su di esso il battito accellerato del cuore di quest'ultima aumentò. Le labbra furono sostituite dai denti che ne lacerarono la carne, un gemito sorpreso fuoriuscì dalle labbra della giovane. Zero beveva ingordo il sangue di Yuuki, mentre tantissime scene gli passavano davanti a velocità sorprendente. Immagini di una bambina che gioca con il fratello, di un'adolescente che frequenta una scuola pubblica, che si confida con le sua migliore amica e cognata Yori, un matrimonio infelice, una vita rovinata.
Finì di bere, un rivolo di sangue scendeva da un lato della bocca. Gli occhi rossi andavano man mano svanendo, riacquistando il loro colore originario. Yuuki era senza parole. Lui era un vampiro, uno di loro. « Addio, Yuuki » e detto questo, Zero, si asciugò con una manica il sangue e si inoltrò nel corridoio che portava dal direttore.

Purtroppo dovette dare molte spiegazioni sia a Kaname sia al Direttore Generale, ma alla fin fine andò bene. Gli diedero un anno sabbatico.
Nella sua villetta si apprestava a trasferirsi finalmente a Londra, stava rimettendo in valigia la felpa nera quando una foto cadde dal comodino. La cornice era dorata e la foto all'interno mostrava una giovane coppia di sposi, lui e sua moglie Maria.
Maria era davvero incantevole nel suo abito blù elettrico ed il bouquet di rose blù e bianche, lui, invece, con il suo smoking nero stile ottocento aveva un'aria scocciata. Sorrise, si erano conosciuti ad un concerto dei Depeche Mode ed era sbocciato l'amore. Lei molto eccentrica, con tutte le sue pettinature particolari e vestiti ottocenteschi. Lui molto serio, con pantaloni e giacca di pelle. Insomma due opposti che si sono attratti. A quel punto una lacrima solitaria percorse la guancia di Zero e i ricordi tornarono prepotenti. Il fidanzamento in casa, le continue litigate con suo padre, Kaien, sul fatto che fosse stata l'unica donna che gli avessa preso il cuore, i cinque anni di fidanzamento in cui la possessività da parte di entrambi era qualcosa di unico, quasi dolce. Il matrimonio, quando loro avevano solo venticinque anni, il primo figlio; Akazuki e il secondo, una bellissima bambina, Rima. Cosa aveva fatto della sua vita? Un casino! Aveva dimenticato l'amore che provava per sua moglie, per i suoi figli, per il suo lavoro per cosa? Per una storia durata undici giorni tra il sì e il no. Coglione, coglione, coglione! Ecco cos'era, un coglione! Finì di fare le valige, di fretta uscì dalla casa e partì. Guidò come un pazzo finché non scorse le luci di Londra nel cuore notturno del silenzio, straziato dal rombo del motore della sua auto. Non appena arrivò a destinazione corse su per le scale dell'appartamento e bussò. Una, due, tre volte. Alla fine il volto assonnato di sua moglie apparì da dietro la porta. L'abbracciò di slancio e lei contraccambiò. Calde lacrime solcavano il viso di lui e di lei, « Mi sei mancata » disse Zero con voce leggermente tremante, Maria lo strinse più a sé dicendo solo: « Anche tu »
Si baciarono, in quel momento erano solo labbra e lacrime, ma solo allora Zero capì. Sì, amava Yuuki ma il suo amore era paragonabile a quello di un fratello per una sorella. Aveva confuso i sentimenti che provava per sua moglie con quelli che provava per Yuuki. Aveva fatto una cavolata, l'aveva illusa, le aveva dato false speranze e per questo si sentiva in colpa. Credeva di non sopportare più Maria, credeva che sarebbe, addirittura, arrivato a chiedere il divorzio, ma, grazie a questa esperienza, aveva capito quanto l'amava e che non né averebbe potuto fare a meno. Né di lei, né dei suoi figli. Quando il bacio finì, entrambi si guardarono negli occhi sempre più passionali. Maria chiuse la porta. « Zero, ti devo dire una cosa. Ricordi quando, un mese fa, sei partito per dare la caccia a quel livello E? » chiese Maria titubante, Zero annuì « Be', circa una settimana fa sono andata in ospedale per far presente al Dr Icijo i miei sbalzi d'umore, le voglie improvvise di qualcosa, dei conati di vomito la mattina ed è uscito fuori che ... sono incinta! » finì Maria. Zero la prese tra le braccia e la portò in camera. « Non hai idea di quanto io sia felice, Maria » e detto questo la portò sotto si sé, dovevano festeggiare.

Alcuni giorni dopo Zero lesse sul giornale che la moglie di Kaname Kuran si era tolta prematuramente la vita. La notizia lo sconvolse inizialmente ma, subito dopo, si ricordò che il Direttore Generale aveva mandato Yagari, suo maestro sin dai tempi dell'adolescenza, a concludere il suo lavoro. Nel giornale, il TIMES, vi era scritto che era stata sepolta nel cimitero di Abney Park. Bevve la sua tazza di caffé, salutò sua moglie e i suoi figli ed uscì. Non appena giunse davanti al cimitero, notò che una donna che era la copia spiccicata di Yuuki, mentre usciva dal cimitero seguita da un uomo che le teneva teneramente la mano. Dopo che se ne furono andati, Zero, poté entrare nel cimitero. Una stradina sterrata che si diramava in varie direzioni si presentò davanti a Zero, incominciò a camminare. Quel cimitero era quasi un labirinto costellato di lapidi e natura.
Svoltò un paio di volte finché non arrivò difronte ad un angelo di marmo con ali spiegate e il volto verso l'alto. Sul piedistallo vi era la scritta:



YUUKI KURAN
06/09/85
10/11/10
E' UNA BELLA PRIGIONE, IL MONDO




Sorrise, aveva ragione. Posò la rosa bianca sulle mani dell'angelo, protese in avanti. « Mi dispiace » e con questa frase si congedò, sparendo tra gli alberi e le lapidi. Ma un qualcosa di strano successe: una figura con lunghi capelli castani ed una sottoveste bianca guardava con aria afflitta la zona dove era sparita la figura di Zero. Sorrise, un leggero vento salì.




Owari





Correttezza grammaticale, sintassi e lessico: 7,1 punti
Stile e forma: 7,9 punti
Originalità: 9,7 punti
IC dei personaggi: 7,7 punti
Attinenza alla traccia: 5 punti
Giudizio personale: 3 punti

Totale: 40,4 punti






   
 
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