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Autore: Sleeper    03/06/2010    1 recensioni
Pianeta terra. Un lungo conflitto ha spazzato via una gran parte della civiltà umana. Il mondo, stravolto e deturpato dalle esplosioni e soffocato dal sangue dei soldati, è una creatura morente. In pochi sono sopravvissuti, i più fortunati e i cosidetti "Ghiaccioli", o soggetti posti in stato di congelamento in luoghi sicuri ed attrezzati. Una nuova alba ora sorge faticosa sulla terra: gli ultimi uomini lottano per la sopravvivenza in un mondo divenuto sterile. 7 brevi racconti, scatti di vite diverse.
Genere: Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nuova alba

Gettò nel carrello i due barattoli ammaccati, quasi con delusione. Gli scaffali vuoti odoravano di polvere e di giorni migliori. Sporadicamente gli spazi erano occupati da scatole arrugginite e bucate: prodotti ignorati nella loro inutilità. Trovare qualcosa da mangiare era raro. Spinse avanti l’ammasso cigolante di ferraglia, mentre percorreva il reparto “Ortaggi e primizie”, un sorrisino le increspò il volto: come se quel cartello fosse uno scherzo, piuttosto cattivo, a dire la verità. Una musichina sconosciuta riempiva l’aria refrigerata a puntino. Osservò attorno un attimo.

“Perché sembra così vuoto questo supermercato?” Petulante vocina alle sue spalle. Sbuffò un attimo, ravviandosi una ciocca ribelle. “Non sembra, questo supermercato è vuoto!” Brontolò alla curiosa interlocutrice, che si aggrappava alla sua maglietta, come una bambina spaventata. “Sai, dopo il Grande Scontro è rimasto ben poco da mangiare. Avresti dovuto vedere questo posto poco prima dello scoppio del conflitto, un carnaio: le persone affamate, sono terribili..” Terminò, la voce di chi si perde in un ricordo spiacevole. L’altra continuava a camminare, in silenzio, nascosta dietro alla sua schiena, come se avesse paura di qualcosa. Le luci forti e bianche illuminavano le piastrelle sporche e spaccate: per quanto si fosse ricercata la normale quotidianità si capiva come tutto era tragicamente cambiato, stravolto dalla follia degli uomini. La biondina prese fiato nuovamente, il disappunto della sua accompagnatrice non la fermò. “E adesso come si fa?” Era una domanda proprio stupida, girò nel reparto “Surgelati”  lo sguardo che indagava ogni cosa, una vana speranza di trovare un rimasuglio. Un paio di banchi ronzavano, violentemente illuminati dalle barre di neon. Erano completamente vuoti. “Come puoi vedere l’energia non ci manca, non ancora, ma è solo questione di tempo… Le esplosioni hanno devastato la terra. Ora è tutto sterile e ci ammaliamo ancora a causa delle radiazioni. Per quanto siano passati cinquant’ anni non ci sarà nessuna rinascita, come blaterano i Predicatori: siamo solo avviati verso un lento declino .” Commentò, si aggiustò la sciarpa attorno al collo, senza prestare attenzione alla reazione che aveva scatenato nella ragazza. La presa sul cotone della sua t-shirt si era rafforzata, tremava leggermente e tratteneva il respiro. “Non è vero! E’ una bugia…” Piagnucolò. L’altra sorrise, cinica e fredda. “Voi ex Ghiaccioli siete tutti così: per quanto vi si spieghi la disarmante situazione in cui siete stati scongelati non vi arrenderete mai!” Proseguì, trascinandosi dietro l’attonita figura. Il luogo pareva deserto a quell’ ora della sera, dietro le vetrate opache, lordate dal tempo. Continuò, ormai presa dal suo stesso, disastroso discorso. “Come si fa, mi chiedi. Beh, si sopravvive, cara mia. Facciamo quel che possiamo! Uh!” Sussultò ed allungò il braccio verso lo scaffale: un polveroso barattolo di ananas giaceva rovesciato sul fianco, appiccicoso. Constatò lo stato della preda: probabilmente era scaduto da qualche mese, più che discreto. Aveva una piccola perdita, alla base del contenitore di latta. Lo lanciò nel carrello insieme al cibo per gatti; non che avesse animali a casa. La ragazzina, sempre saldamente aggrappata al tessuto elastico,  lanciò uno sguardo famelico all’ illustrazione sull’ etichetta, inosservata. Gli occhi di un grigio liquido puntati sulla schiena della sua nuova amica, parlò nuovamente. “Ma non c’è nessuno che possa fare qualcosa?” La rossa osservò incuriosita quegli occhi indagatrici, come se appartenessero ad un alieno. “Ah, probabilmente sei rimasta ibernata troppo a lungo! Quelli che dovrebbero aiutarci stanno ancora discutendo su cosa sia etico o meno. Spendono paroloni sul concetto di Guerra, sulla Pace, loro che il conflitto lo hanno visto solamente dagli abitacoli sicuri delle loro navicelle!” concluse. Reparto “Pescati”,  non si fermò nemmeno ad osservare i banchi spenti o fiocamente illuminati, sarebbe stato troppo ottimista, perfino stupido, sperare che avessero pescato qualcosa in quel brodo mortalmente inquinato del mare. Le mancavano i bagni d’estate, nell’ acqua fresca e pulita. Ora chiunque tentasse di immergersi in quell’ acquitrino era fortunato se sopravviveva più a lungo dei canonici trenta secondi. “Pensa, ora siamo così fortunati da avere perfino un nuovo organo di polizia statale! Così potremo vivere sicuri quello che ci rimane della nostra misera vita!” Era sprezzante. Il mondo andava a rotoli, tutti morivano di fame, ma naturalmente ci si premurava di far rispettare quegli inutili fossili di leggi; come se servisse qualcosa! Sorrise alla ragazzina attonita, che la seguiva con difficoltà nella sua lunga filippica. “E naturalmente le prigioni sono stracolme. Ora si viene giustiziati per ogni più piccola inezia, giusto no?” Chiese, in tono puramente ironico e retorico, non si aspettava una risposta e questa non giunse. Nel frattempo, la coppia male assortita aveva raggiunto la fine della corsia. I corridoi si diramavano in ogni direzione. Le targhe penzolavano immobili dal soffitto: “Casalinghi”, “Cancelleria”, “Carni”. Fu proprio l’ultima insegna ad attrarre l’attenzione delle ragazze. Bastò un’ energica spinta al carrello per varcare l’invisibile confine fra i reparti di quel luogo fantasma. Improvvisamente un odore dimenticato riempì l’aria: un filo dolce, ma salato ed amaro, intervallato da teporini di brusco. La giovane donna si animò improvvisamente e prese a spingere forte il carrello, con impazienza. La piccola la seguiva, la mente impegnata: conosceva quell’ odore. Nonostante fosse rimasta cinquantacinque anni in una cella frigorifera, nutrita da acquose flebo. Era un profumo da acquolina in bocca, inspiegabile in un posto del genere, in un giorno come quello, di quell’ anno lontano. Si sforzò, ma la memoria aveva deciso, proprio in quel preciso istante, di fare cilecca. Lo stomaco le ribollì, con un tuono degno del più forte acquazzone primaverile. Il fisico la informò che la fame le si era risvegliata, pizzicata da quell’ odore, ma il suo raziocinio insisteva ed indugiava: come poteva esservi cibo fresco, in un luogo del genere?

Si teneva aggrappata all’ altra, con insistenza,  mentre, la chioma liscia e rossa che rimbalzava sulle spalle magre, cominciava a correre verso la fine del corridoio deserto. Brusio di persone, sfrigolio odoroso. La corsia terminava in uno spiazzo di piastrelle, identiche alle altre. Il soffitto profondo era intervallato dalla virulenta luce dei neon, che vibravano candidi. La piccola riconobbe, con orrore, l’odore. Era carne. Cotta, cruda, ma sempre carne. Si pigiò una mano sulla bocca per non rimettere, indietreggiò di un paio di passi. Venti persone o forse più, vestite di stracci, si aggiravano fra i banchi stracolmi di ghiaccio tinto del rosso del sangue. I sopravvissuti del conflitto si affrettavano a scegliere i vari prodotti, muniti di buste trasparenti, in un angolo alcuni si adoperavano attorno ad una griglia, larga e bassa.

“Fortunatamente siamo arrivate in tempo! Solitamente a quest’ ora non rimane niente! Probabilmente le carceri erano eccessivamente piene.. Vieni avanti..” La donna si avviò, sorridente, gli occhi famelici piantati sulle carni turgide ed insanguinate, adagiate morbidamente fra il ghiaccio ed il grigio delle ossa spezzate. La ragazza la seguì, mantenendosi a debita distanza, gli occhi piantati su quella targa rossa che ciondolava a qualche metro dal banco refrigerato.

“Offerta! Un etto di carne umana per soli 25 cents. Condannati alla pena capitale e vittime d’incidenti.”        

  
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