Scrivo sul retro di scontrino
piegato,
sdraiata sul
prato
col cielo nella
testa
e la testa nel
pallone.
Sembrava
poetico
sull’erba
bagnata
la mano
inesperta
la bocca
aperta
la vita alla
scoperta;
ma guardala,
guardala,
com’è
patetico
ora
sulla terra
melmosa
la mano
appiccicosa
la bocca
corrosa
la vita
studiata
apprezzata
gettata.
E scrivere,
scrivere
senza
pensare.
E vivere,
vivere
senza
respirare,
ch’è bello non
coglierlo
l’attimo che
fugge,
ch’è bello sprecarlo
a guardarsi
fuggire.
E ridere,
ridere
senza
motivo.
E piangere,
piangere,
perché forse ora
vivo.
E vivo e mi
godo,
mi scopro, mi
rinnovo.
Divertente, non
trovi?,
guardare il
sole,
chiudere gli
occhi
e vederci
blu.
Divertente, non
credi?,
colorarsi le
mani,
sporcarsi la
faccia,
far finta che tutto sia
gioco,
poi tornare a
casa
e giocare, giocare a chi
crede di più
che sia bello – ma bello?
–
viver
così,
come
viene,
se
viene,
e, se
viene,
chissà cosa
viene.
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Scritto davvero sul retro di uno scontrino piegato, non su un prato, ma sì, con la testa nel pallone.
Non è nulla di che, anzi; a tratti mi piace, a tratti no, ma mi piace quello che ci ho scritto dentro e spero che il significato si colga abbastanza. Voleva essere una poesia, ma nemmeno io credo lo sia sul serio.
Anche questa la dedico a te, Luka, con tutto il bene che ti voglio e la stima che ho per te.