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Autore: Beliar    05/06/2010    1 recensioni
Un locale ch'è anche uno specchio e dal quale non si può uscire se, prima, non si ha guardato il proprio riflesso.
Questa storia è un punto interrogativo anche - e soprattutto - per me.
Autrice: Beesp
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lo Specchio
[Prompt: #92 – Specchio]

È un silenzioso richiamo d’aiuto.

Dicono che un suicida si riconosca dagli atteggiamenti che assume negli ultimi giorni della sua vita, e che per fermarlo bisogni dimostrare di accorgersene.

Indossò una maglietta a mezze maniche, che poi sostituì con una più lunga e colorata, e ancora una volta una canotta bianca e una camicia sbottonata arancione.
Assieme a queste, tentò svariati modi di sorridere e continue parlantine veloci che permettessero d’ammaliare.
Perché quell’oggi doveva conquistare un amico.
Che la guardasse – che leggesse la sua intera esistenza negli occhi, pietà!
Se mai fosse esistito un Dio, si disse, sarebbe stato il momento di mostrarsi a lei nella sua magnanimità.
Una borsa con un libro, mezz’ora d’anticipo, e un pacchetto di fazzoletti; il cellulare, la foto dell’attore preferito e la citazione che trasporta con sé da una vita.

Siamo così impulsivi.

C’era un forte odore di pietanze nel locale, spezie dai sapori penetranti. L’inconfondibile aroma d’arance mischiato a quello di pipa, a fumarla era un ragazzo poco più grande di lei con degli occhi antichi verde foresta e una vita spenta alle spalle: si considerava lì come spettatore, era evidente, per comprendere cosa si provasse a sentire il vento sul volto, e quelle sensazioni simili.
Il classico uomo d’affari era vulnerabile, quel giorno. Era accartocciato su una sedia, mangiucchiava qualcosa dall’aria poco invitante, tutto grigio più del solito e con il cellulare aperto e rotto, dall’altro lato del tavolo; la cravatta l’aveva appoggiata accanto a sé, sulla giacca blu scuro, e aveva arrotolato le maniche della candida camicia.
Era una visione così strana e così spenta… avrebbe voluto fermarsi lì, cercare il suo amico tra le pieghe della fronte del signore e la stanchezza di una giornata di lavoro.

Forse s’era pentito, forse anche lui poteva salvarsi.

Ma proseguì, col collo allungato a trovare con lo sguardo ciò per cui aveva varcato la soglia del locale.

La donna più bella che avesse mai visto rideva con il dolore più grande del mondo sul viso.

L’uomo più saggio era accucciato a contare i minuti, dondolandosi.

Ancor prima che il cameriere glielo indicasse, sapeva già quale fosse il suo posto. Tra un uomo pieno di vita che voleva morire, e una donna morta che voleva vivere.
Battibeccavano a proposito di un film e non si accorsero della presenza della ragazza. Le ricordarono, per qualche strano motivo, i suoi genitori. Che, spesso, erano più concentrati sulle loro parole che sugli sguardi della figlia e i pochi – e importanti – pensieri che rivolgeva loro.

“Serve qualcosa?” Le domandò educato un omino pallido pallido poco lontano.
“Oh, io sto cercando un amico; ne ha visto uno per caso?”
“Spiacente, ragazza mia – scosse la testa veramente dispiaciuto – ma qui, come fuori, è complicato averne uno”.
“Non è che lei sappia quale sia il motivo?”
“Non te ne sei accorta, cara, cara ragazza?”
“Di cosa, mi scusi?”
“Che qui quello che ci accomuna tutti è l’essere troppo concentrati su noi stessi per possedere qualcosa”.
D’un tratto l’uomo con un sorriso sparì e il cameriere che camminava tra i tavoli applaudì leggermente, ammirato.
“Non è facile accettarlo, sai?” Sospirò verso di lei, riprendendo il suo lavoro e rigettandosi il tovagliolo ricamato sul braccio.






















Angolo dell’autrice: Ho scelto lo specchio perché per uscire dal locale bisogna, a ogni costo, scoprirsi. E come si fa a conoscere se stessi se non con uno specchio – e non intendo soltanto quello materiale.
Cosa ne dite?
Beh, spero che riuscirò a scriverne un seguito.
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Aggiornamento (05.06.2010): è deciso, questa storia sarà una raccolta. O una long-fic. Dipende dai punti di visti. Di Flash-fic e, al massimo, di long-fic. Per chiarire, questo primo pezzo si chiamerà “Lo specchio”, in onore del front e, a breve, ne arriverà un’altra.
Spero che mi seguirete, a presto.
  
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