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Autore: YleV    06/06/2010    1 recensioni
'Attenta, è un ninfomane, potrebbe anche provarci!'
'E tu che ne sai?'
'Non sai chi è?'
Jul fece spallucce, facendole chiaramente capire che non lo sapeva e nemmeno le fregava granchè di chi fosse.
'No, ma dubito ci proverà, mi odia già a morte, per questo sento una sensazione stupenda dentro me!'
Fece un gesto teatrale e si allontanò, avvicinandosi al tavolo del ragazzo. Notò che era solo, non aveva nessun babysitter con sè, ma solo il suo iPhone e delle chiavi di un Audi. Scelta rischiosa per andare in un quartiere malfamato di Amburgo da cui uscirai almeno con un briciolo di droga in più.
Aveva entrambi gli oggetti poggiati sul tavolo di mogano rovinato, e teneva la schiena poggiata ai cuscinetti del divanetto, con le gambe spalancate, si manteneva in una posizione annoiata, e il suo sguardo, rivolto a quello fastidioso e divertito di Jul, appariva paziente, ma ancora per poco.
Si alzò un pò, poggiando i gomiti al tavolino e fissandola serio. 'Portami una Vodka Lemon.' ordinò, senza neanche l'ombra di un per favore.
Jul era la prima a non dire mai 'per favore' , ' grazie' o checchessia, ma pretendeva quasi, che gli altri fossero gentili e rispettassero il galateo in sua presenza.
'Prego, figurati, non c'è di chè!'
Il ragazzo emise una breve risata grutturale.
'Tu ci lavori qui. Nessuno è tenuto ad essere gentile.'
'Tu sei pagato per quello che fai, chi ti paga può anche non essere gentile. Ma sono certa che lo sia, altrimenti le tue belle chiappe d'oro non sarebbero così lucide.'
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In this age of grand illusion
You walked into my life
out of my dreams
I don't need another change
Still you forced away
into my scheme of things

I capelli appiccicati al viso, gli occhi gonfi e rossi e la fronte imperlata di sudore.
Così Kathrina aveva trovato Jul, la sera prima all'entrata del Black Paradise.
Era fatta, bastava guardarla e forse questa volta aveva esagerato;

 Jul sapeva sempre chi le passava la coca, e si fidava, contro volontà di Kathrina, quasi ciecamente di loro, come se loro fossero i loro protettori, ciascuno un padre, pronti a salvarla. Ma in quel caso, secondo lei, l'unica salvezza era passarle qualcosa di buono.

Jul, che in realtà si chiama Juliette, era arrivata ai suoi 19 anni senza una famiglia che davvero le desse regole, che la tenesse d'occhio, ma solo con una madre depressa, e un padre chissà dove, che aveva abbandonato lei e sua madre nel bel mezzo dei suoi 15 anni, quando il suo primo contatto con la droga lo aveva già avuto, grazie a qualche amicizia cattiva. Non era mai andata particolarmente d'accordo con nessuno dei suoi genitori, ma comunque spesso credeva di aver bisogno di regole, desiderava avere regole, ordini da rispettare, una vita sana, ma un attimo dopo affondava quella nostalgia in una sigaretta o una canna e mai nessuno le diceva che quello non risolveva i problemi.
Passava le sue giornate rientrando al mattino, facendo una doccia, poi una sfuriata con sua madre e poi usciva ancora, e la meta variava. Andava al parco per correre, con lo zaino in spalla, dentro cui teneva un ricambio della tuta, oppure andava a prendere un orrendo caffè acquoso, vagava per tutto il giorno e a sera finiva al Black Paradise, per servire se c'era gente o per fare nulla se vi erano pochi clienti, tanto la pagavano comunque, ma in entrambi i casi ogni sera prendeva per culo un vip diverso.

Al Black Paradise, di vip ne passano in quantità industriale, e tutti vogliono la stessa cosa. Arrivano con le loro bodyguard, quando temono particolarmente per le loro chiappe d'oro, e quasi si aspettano un tappeto rosso quando varcano la porta di legno e vetro colorato dell'entrata. I loro bodyguard accanto a loro, sembrano delle macchine, il loro unico compito è camminare accanto ai personaggi e proteggerli da tutto. L'unica cosa da cui non riescono assolutamente a proteggerli è la loro fame di evasione. Perchè quella è evasione, perchè magari una striscia, due, e loro evadono dal loro mondo, dove il problema più grande è la scelta di una maglietta per un'intervista. Se non fosse stata evasione, non c'era un'altra grande scelta di motivazioni, ma Jul pensava fermamente che fosse perchè non sapevano più come spendere i loro soldi, dato che le risultava che l'opzione di spendere soldi per vestiti prettamente inutili, come giacche orride e pelose -che mai indosseresti per andare a comprare un caffè o altro- da 5000 euro, fosse già stata scelta.

Lei invece indossava il suo vestito preferito, quello nero e pieno di balze, con sotto delle Dr, Martens. Quel completo, per una ragazza che si limita a lavorare in un bar malmesso, è qualcosa di già abbastanza lussuoso.
Per tutta la sera, non aveva fatto altro che rimanere seduta da sola ad un tavolo, dato che Kathrina era con Hasen, il suo tipo, a pensare alla sua giornata, prima di arrivare al Black Paradise. Non c'era una grande affluenza di persone, il che le aveva permesso di starsene tranquillamente seduta lì con un bicchiere davanti, in attesa di qualcosa di divertente.
La prima striscia l'aveva già tirata su, ma già sentiva il bisogno di una nuova. Lo faceva quasi per passatempo, perchè quel posto, quella sua vita, erano così lugubri che forse anche per lei la droga era l'unica distrazione. Ma non era solo un divertimento, era una fuga, seppur idiota, ma lo era.
Perchè per fuggire esistono tanti modi, puoi fuggire con il corpo, con la mente, con entrambi, e Jul, essendo chiaramente limitata nella fuga fisica, fuggiva con la mente, per quanto ci riuscisse.
Quella mattina era andata a trovare Markus, un suo "protettore", perciò aveva deciso di vestirsi bene, secondo i suoi standard.
Markus era in ospedale, era andato in overdose due sere prima, ma miracolosamente lo avevano salvato. Quando varcò le porte scorrevoli dell'ospedale, si sentì avvolta da uno spessissimo strato di superficialità, emanata dagli sguardi dei presenti, che la fissavano quasi terrorizzati, che osservavano il suo abbigliamento, le sue occhiaie e il suo aspetto smunto quasi con terrore. Eppure quella mattina, non aveva fatto altro che prendere un caffè e fumarsi una sigaretta, sentendosi quasi pulita, almeno fino alla sera.
Quando chiese informazioni alla receptionist, quella quasi sembrava già sapere chi cercasse, ma le chiese il grado di parentela con il ragazzo, per farla passare. Mentì, fingendosi la sua ragazza, e quando finalmente riuscì a trovare la stanza di Markus, ci entrò e il ragazzo rise fragorosamente, per quanto ci riuscisse,  immaginando cosa aveva detto alla reception.
Jul rimase impressionata, era entrata in quella stanza luminosa, come piaceva a Markus, e lo aveva fissato insistentemente, fregandosene del suo ringhio infastidito che partiva dal petto.
Non gli aveva chiesto come stesse, perchè era palese che stesse male, seppure fosse salvo, ma guardava il suo viso, sciupato e stanco, certa che fosse peggio del suo.

Sono io quella, è come guardare me tra poco.

Lo aveva capito, si stava praticamente guardando, stanca e distrutta da una nemica, verso il quale lei provava solo dipendenza.
'Ti preoccupi per me, ma non per te.' le aveva detto all'improvviso Markus, distraendola dai suoi pensieri, e in quel tono sentiva quasi una supplica, quella di smettere, perchè per lui, Jul, era una sorellina da accudire, e la promessa che anche lui sarebbe stato meglio.
Così, era andata via pieni di buoni propositi, solo nel pomeriggio, ignorando le infermiere che dicevano che l'ora di visita era finito, ma pregandole di poter rimanere, promettendo che non avrebbe dato alcun fastidio.

Quando era uscita, aveva un sorriso luminoso che le riempiva il viso, e all'entrata tutti sembravano quasi meno impauriti da lei.
Jul metteva paura, aveva uno sguardo freddo e duro, affilato come una lamina, ed era bella, sciupata ma bella. Sembrava quasi una bambola di ceramica, lei e i suoi capelli lisci e biondi, spettinati, secchi, gli occhi di un nero intenso, contornati da make-up nero, scuro più che poteva, e contornati inevitabilmente da un chiaro segno della sua vita. Non erano i suoi occhi in sè per sè a terrorizzare, ma come li usava, naturalmente, erano molto belli, ma erano dolci, e lei non li voleva così, lei voleva che tutti ne avessero terrore, perchè in tal caso tutti le sarebbero stati alla larga. Con tanta pratica, era riuscita a crearsi i suoi modi di guardare e lasciarsi guardare, e di fatti mai nessun ragazzo aveva osato fare più di un apprezzamento con i suoi amici, lasciandola crogiolarsi nel suo guscio, lasciando che tutti pensassero che fosse strana, ma bella, sola, ma bella, inarrivabile, ma pur sempre, bellissima. L'unica che era riuscita ad avvicinarla era Kathrina. Jul aveva accettato la sua presenza nella sua vita, solo quando aveva capito che lei sapeva. Tutti sapevano in cosa fosse coinvolta, ma mai nessuno capiva davvero, tutti si limitavano a chiamarla drogata, a sparlare, mentre Kathtina sapeva cosa faceva perchè le bastava guardarla quando -ai tempi, raramente- tirava per capire, per sgridarla. Kathrina, era l'unica che non si lasciava mettere in soggezzione da Jul e dal suo muro.

Si alzò, andando dietro il bancone e trovando una Coca Cola, che si versò dentro un bicchiere di vetro. Amava la CocaCola,  più perchè non aveva nulla che potesse mandarla in coma, in overdose, perchè non le provocava alcuna malattia mortale, l'amava perchè della sua vita, era l'unica cosa sana. Odiava l'alcool, seppur rare volte un bicchiere lo beveva, e seppur il suo odore non le facesse ribrezzo si imponeva di non berlo, perchè voleva salvarsi. Era un controsenso, si drogava, fumava, dormiva poco, ma temeva la sbronza, e il troppo alcool, come se già il resto non fosse abbastanza per morire.

Quando rialzò lo sguardo, sentì il campanellino dell'entrata suonare, mischiandosi alle voci e alla musica rock che rimbombava nel locale. Non sapeva come diavolo avesse fatto a sentirlo, ma la sua testa meccanicamente aveva rivolto una sguardo alla porta. Il suo sguardo era diventato annoiato notando il ragazzo vestito con abiti larghissimi, fascia sulla fronte e occhiali, come se con degli occhiali da sole, portati alle undici di sera, passasse inosservato.

Si sedette al tavolo in cui le aveva preso posto un attimo prima. Attirò l'attenzione di Jul alzando una mano e indicandole di avvicinarsi. Aveva uno sguardo di sufficienza, come se lui fosse superiore all'intera popolazione mondiale. Jul lo trovava particolarmente idiota, solo a giudicare dai suoi movimenti, dai suoi sguardi, lo vedeva muoversi come se tutti fossero ai suoi piedi e lui stesse pazientando abbastanza.
Jul, naturalmente, decise di non dargli corda, anzi, sorseggiò lentamente la sua CocaCola, dicendogli che arrivava subito, facendogli notare che era umana, che aveva sete e quindi beveva, ignorando il limite della sua pazienza. Addirittura si mise a parlottare con Kathrina, quando tornò assieme ad Hasen, che la salutò affettuosamente.
'Che combini?'
'Mi diverto.' sogghignò.
'Un vip?'
'Sì. Lo vedi il fallito con il paracadute al posto dei vestiti? Bene, si aspetta che corra da lui a chiedergli le ordinazioni, leccandogli il culo.'
Kathrina rise, divertita dall'amica.
'Attenta, è un ninfomane, potrebbe anche provarci!'
'E tu che ne sai?'
'Non sai chi è?'
Jul fece spallucce, facendole chiaramente capire che non lo sapeva e nemmeno le fregava granchè di chi fosse.
'No, ma dubito ci proverà, mi odia già a morte, per questo sento una sensazione stupenda dentro me!'
Fece un gesto teatrale e si allontanò, avvicinandosi al tavolo del ragazzo. Notò che era solo, non aveva nessun babysitter con sè, ma solo il suo iPhone e delle chiavi di un Audi. Scelta rischiosa per andare in un quartiere malfamato di Amburgo da cui uscirai almeno con un briciolo di droga in più.
Aveva entrambi gli oggetti poggiati sul tavolo di mogano rovinato, e teneva la schiena poggiata ai cuscinetti del divanetto, con le gambe spalancate, si manteneva in una posizione annoiata, e il suo sguardo, rivolto a quello fastidioso e divertito di Jul, appariva paziente, ma ancora per poco.
Si alzò un pò, poggiando i gomiti al tavolino e fissandola serio.
'Portami una Vodka Lemon.' ordinò, senza neanche l'ombra di un per favore.
Jul era la prima a non dire mai 'per favore' , ' grazie' o checchessia, ma pretendeva quasi, che gli altri fossero gentili e rispettassero il galateo in sua presenza.
'Prego, figurati, non c'è di chè!'
Il ragazzo emise una breve risata grutturale.
'Tu ci lavori qui. Nessuno è tenuto ad essere gentile.'
'Tu sei pagato per quello che fai, chi ti paga può anche non essere gentile. Ma sono certa che lo sia, altrimenti le tue belle chiappe d'oro non sarebbero così lucide.'
Rimase fermo a guardarla, divertita, mentre si allontanava dietro il bancone e preparava la Vodka Lemon per lui. I suoi movimenti erano goffi, diceva parolacce ogniqualvolta qualcosa le cadesse o sfuggisse di mano, e ogni due minuti si buttava i capelli indietro con un movimento veloce della testa. Rimaneva sempre con un sopracciglio alzato e mai incontrava gli sguardi che le rivolgevano.
Non era difficile notare i particolari su di lei, più cercava di tenerli nascosti, più questi venivano a galla.

Si riavvicinò ancheggiando, gesto ormai del tutto naturale e poggiò il bicchiere di Vodka sul tavolino, davanti al ragazzo.
Si chiese perchè sprecasse tempo in preliminari. Non poteva farsi e poi andarsene, subito? Dopotutto, voleva quello, lo aveva già visto al Black Paradise, e non era stata una bella scena vedere un ragazzino del genere, con una faccia da bambino, tirare su e poi abbandonarsi sul divanetto, vicino ad altri ragazzi, che definiva suoi amici, o forse colleghi a giudicare dalla quantità di soldi che valevano presi singolarmente e dalle guardie che li avevano accompagnati. Questi se ne stavano ai loro posti, indiscreti a far finta che non stesse succedendo nulla. Jul trovava disgustosa quella loro indifferenza.

Non dovevano proteggerli?

Quelli rimanevano invece a un tavolino a parte, e i loro sguardi saettavano al tavolo dei 'fatti'- come Jul li chiamava, non sapendo dare un altro nome- solo quando qualcuno osava avvicinarsi. Doveva ammettere che essendo la prima volta che serviva quel tipo le stava andando abbastanza bene, data l'assenza delle babysitter; quando le sue colleghe si avvicinavano a quei tipi, si sentiva addirittura lei infastidita per loro per quegli sguardi insistenti puntati proprio su di loro. Le era capitato con qualsiasi vip, ma quei bodyguard erano nettamente più irritanti.
Ovviamente sapeva chi fossero quelli da proteggere, la band da proteggere ma mai gli era importato, chi era il chitarrista, chi il bassista, che suonassero, dove, quando, da quanto tempo, l'unica cosa che sapeva era che odiava il loro genere, li credeva una boyband e sapeva che migliaia di ragazzine, ragazze, donne impazzivano per loro. Ma non lei.
'Grazie' disse Jul al posto suo, rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
'Figurati.' rispose questo, bevendo tranquillamente la sua bevanda.
Jul girò i tacchi e si incamminò, ignorando tutto il resto.
'Aspetta!' le urlò.
'Sì?'
'Sai da chi posso comprare qualcosa?'
Jul si guardò intorno, poi indicò un ragazzo in fondo al locale, circondato da ragazze di ogni tipo, non era Markus, ma meglio di niente.
'Quello con la maglia a righe. Naturalmente, io non ti ho detto nulla.'
Il ragazzo annuì e Jul lo mollò lì, raggiungendo Kathrine.

  
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