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Autore: jennybrava    06/06/2010    11 recensioni
- Sei tu la persona che voglio avere accanto stanotte. -
Ecco cos'è successo alla Capsule Corporation la notte prima del Cell Game.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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On Your Back
ON YOUR BACK ~ GOODNIGHT












Il battere dei tasti del computer le stava dando alla testa, l'odore di olio che si propagava in tutto il laboratorio le dava la nausea, il ticchettìo delle lancette dell'orologio le metteva ansia. Tutto, ogni singola cosa, la faceva sentire sotto pressione.
Era molto tardi, forse le undici passate, ma lei continuava a lavorare; rinchiusa in quell'immenso laboratorio. Appuntava formule, operava, batteva al computer; cercando di capire quale fosse il problema che le impediva la realizzazione del suo progetto, del favore che le avevano chiesto.
Si asciugò il sudore dalla fronte con la manica del camice da lavoro che indossava, sospirando e massaggiandosi la testa; desiderosa solo di chiudere gli occhi e di addormentarsi.
D'improvviso un braccio con in mano una tazza rossa colma di caffè le si parò davanti, proprio d'innanzi allo schermo del computer. Infastidita fece per protestare, quando si accorse che quel braccio apparteneva a suo padre. - Cara. - disse lui. - Ti ho portato una tazza di caffè. Prenditi una pausa.-
Alzò il volto, rivolgendogli un sorriso colmo di gratitudine. - Grazie mille, papà. - rispose. - Sei molto gentile. -
Afferrò la tazza, prendendo qualche sorso di quella bevanda che lei amava bere molto zuccherata. L'assoporò con molta calma, chiudendo gli occhi e cercando di rilassare la mente e i muscoli, tesi per il suo insistente nervosismo.
- E' tardi, Bulma. - proferì suo padre, osservando incuriosito il progetto a cui sua figlia stava lavorando instancabilmente giorno e notte da più di tre giorni.
L'androide C-16 giaceva inerme sulla barella in acciaio spesso; gli occhi chiusi e il cranio ancora allarmantemente aperto, dal quale si intravedevano una serie di complicati circuiti cerebrali. Era stato svestito della sua appariscente armatura verde e aveva attaccati a quasi tutto il suo corpo una gran quantità di sensori speciali.
Era quello il famoso progetto a cui stava lavorando Bulma Brief. - Il piccolo Trunks comincia ad innervosirsi e tu sei molto stanca. Non potresti finire il lavoro domani, cara? -
Bulma scosse la testa, decisa. - No! - ribattè, stizzita. - C-16 deve essere attivo entro domani stesso! Non posso riposarmi! -
- Ma non capisco! - aggiunse, visibilmente frustrata. C-16 era ormai del tutto riparato, non aveva nessuna mancanza; aveva compensato tutto quello di cui necessitava, riempostato i suo programmi di difesa, attacco, e modificato appena la scheda cerebrale, giusto per assicurarsi che quando si sarebbe svegliato non avrebbe corso il rischio di essere eliminata da lui. Era quasi tutto perfetto, ma vi era una sola piccola e minuscola pecca: aveva passato tutto il giorno davanti al computer nel tentativo di decifrare quel codice che le impediva l'asportazione di quella bomba, che due giorni prima, nell'analisi del corpo dell'androide, aveva scoperto per caso. Quella era bomba autodistruttiva e perciò pericolosa, non poteva lasciarla lì al suo posto. Non poteva proprio, era suo dovere di scenziata eliminare qualsiasi cosa dannosa.
- Non riesco a decifrare questo maledetto codice! - sbraitò. - Non ci riesco! -
Esasperata battè una mano sulla tastiera del computer, mordendosi le labbta per impedirsi di urlare.
D'un tratto lo schermo del computer si illuminò in rosso e una serie di cifre presero a vorticarle freneticamente in faccia, un migliaio di numeri e formule complicatissime. Con uno strillo si scansò dall'apparecchio, temendo il peggio, e osservò il lavorio di calcoli con il quale il computer si stava struggendo. Poi il calcolo si assestò e un lungo codice lampeggiante si stanziò sullo schermo.
Bulma, che non credeva ai propri occhi, si voltò di scattò, dirigendosi verso il corpo inerme dell'androide e prendendo ad armeggiare col i chip del cranio di quest'ultimo.
Suo padre la osservò per una buona manciata di minuti, mentre andava avanti ed indietro dal computer al corpo dell'androide; appuntandosi qualcosa, tagliando e ricollegando cavi.
Dopo circa dieci minuti, la vide togliersi i guanti da lavoro e alzare le braccia in alto. - Evvai! -
- Evvai, ce l'ho fatta! -
I sensori speciali si staccarono dal corpo dell'androide che riaprì gli occhi proprio in quel momento, osservandosi attorno in modo confuso. 
- Sono riuscita a ripararti C-16! - esclamò con allegria Bulma, vedendo che lo sguardo dell'androide, prontamente sedutosi, si era posato sulla sua figura.
- Sono riuscita a ripararti completamente! - e picchiettò il dito sul suo capo ormai completamente aggiustato.
- Ho apportato qualche modifica al tuo programma cerebrale, spero non ti dispiaccia. E sono riuscita anche a ricollegare interamente tutti i circuiti saltati. -
- Adesso sei perfetto. - concluse, rivolgendogli un sorriso.
L'androide annuì. - Ti ringrazio. - proferì, sinceramente grato. Il gattino nero saltò giù dalla spalla del Dottor Brief e si arrampicò sul braccio di C-16, strusciandosi contro il suo collo. Mentre lui gli accarezzava la testolina, Bulma si tolse il camice e gli occhiali da lavoro, buttandoli su una sedia e stiracchiandosi.
- Ti dispiace rimanere qui per la notte? - gli chiese Bulma, mentre suo padre spegneva lentamente le apparecchiature del laboratorio. - Verrei domani mattina per apportare alcune modifiche ai circuiti facciali. -
- O preferisci salire su' e dormire in una camera? - aggiunse. - Per caso dormite, voi cyborg? -
- Questo posto andrà benissimo. - rispose C-16, con la sua tipica voce calma.
- Perfetto. - ribattè Bulma, disattivando gli ultimi apparecchi del laboratorio e spegnendo il computer. Seguì il padre che si stava allontanando, aprendo la porta e spegnendo le luci a neon. - Allora a domani mattina. Buonanotte C-16. -
E, senza aspettare nessuna risposta, si chiuse la porta dietro.


***


- Oh Trunks, tesoro! - esclamò, precipitandosi verso il figlioletto fra le braccia della madre, che al suono della sua voce, scalciò allegramente e agitò le braccia. Lo prese in braccio, coccolandolo e stampandogli un bacio sulla fronte. - Trunks, la mamma è così dispiaciuta di averti trascurato tutto il giorno! -
- La mamma aveva tanto da fare, amore! - proferì, cullandolo. - Ma adesso la mamma è qui con te! -
- Oh cara, che avevi da fare da stare lontano tutto il giorno dal nostro piccino? - intervenne la sua di madre, avvicinandosi e accarezzando la guancia del nipotino con affetto.
- Dovevo terminare un progetto. - rispose semplicemente, sorridendo al figlioletto che la osservava con i suoi profodi occhietti azzurri. - Ma adesso è finito. -
- E' davvero tardi, Bulma. - osservò suo padre, sbirciando l'orologio del salotto della Capsule Corporation. - Forse faresti bene ad andare a dormire. -
- In effetti.. - si stiracchiò un braccio, sbadigliando; mentre il pirccolo Trunks scoppiava in una risatina. - .. i geni come me devono riposarsi. Cosa succederà se comincio ad andare a letto sempre così tardi? La mia bellezza potrebbe risentirne. -
E con una risata voltò le spalle ai suoi genitori. - Allora andrò a fare una bella dormita e porterò con me questa piccola peste. - e gli solleticò il pancino.
- Buonanotte mamma, buonanotte papà! - disse, dall'alto del corrimano della scala per i piani superiori.
Sentì le voci dei suoi genitori salutarla, mentre si allontanava fra i corridoi di quella immenza casa, alla ricerca della stanza sua e di suo figlio.
- Com'è che tu non ha sonno, piccolino? - gli chiese amorevolmente, svoltando un angolo. - Così sembra che sia solo io quella stanca in questa casa - 
I corridoi della Capsule Corporation era bui, infiniti e interminabili, tutti uguali fra loro. L'unica fonte di luce erano le vetrate che li costeggiavano, da dove si poteva osservare lo sconfinato cielo notturno della città dell'Ovest.
Vi era un'silenzio irreale lungo quei corridoi e, mentre chiccherava con il suo figlioletto, Bulma si ritrovò a pensare che quello che stava succedendo e che sarebbe successo aveva permutato l'allegria di quella casa. E quello non era giusto.
Niente sarebbe stato come prima.
E lo sapeva.
Con un sospiro si fermò, stringendosi al petto il piccolo Trunks. - Non hai proprio intenzione di prendere sonno, eh tesoro? - gli chiese dolcemente, sollevandolo in aria e osservandolo. - Così finirò per passare la notte in bianco.. uffa. - protestò con il mento arricciato. - Sei proprio uguale a quegli scimmioni dei Saiyan, Trunks! - esclamò. - Mangione e iperattivo proprio come loro! - Trunks scalciò, scoppiando a ridere. Bulma sorrise, intenerita. - Ma anche valoroso, coraggioso e forte. - aggiunse. - Proprio come quella zucca vuota di tuo padre. -
E lo sguardò le si velò, chiaramente preoccupato e in pensiero per quell'uomo che non vedeva da giorni.
Non vedeva Vegeta da molti giorni ormai, e sembrava che lui non si prendesse nemmeno la briga di venire a vedere il proprio figlio. Sembrava deciso a volersene completamente disinteressare.
Non aveva certo dimenticato l'incidente aereo di due settimane prima.
Forse non gli voleva neanche bene.
Il piccolo Trunks, notando lo sguardo intristito della madre, smise di scalciare e rimase ad osservarla, quasi incantato. Bulma poi l'attrasse a sè, e lo abbracciò stretto, quasi volesse aggrapparsi a quel bambino che era l'unico elemento che l'avrebbe tenuta legata a lui, qualunque fosse stata la sua decisione dopo quello che sarebbe successo domani.
- So' che diventerai un guerriero valoroso, coraggioso e forte.. che non si arrende mai. - gli sussurrò, con affetto. - Proprio come il tuo altro io del futuro e proprio come tuo padre. -
Lo scostò lievemente e lo osservò in quegli occhi uguali ai suoi. - Vero, Trunks? -
E, posandogli l'ennesimo bacio sulla nuca, ricominciò a camminare, svoltando un'altro angolo. - Spero proprio che il latte che ti ha dato la nonna ti basti, piccolo. Non avrai mica intenzione di svegliarmi alle cinque del mattino, vero Trunks? -
- Trunks! -
Dovette sbattere ripetutamente gli occhi per rendersi conto che, effettivamente, la figura affacciata su una delle vetrate che costeggiavano i corridoi est della Capsule Corporation, era il suo altro figlio. Quello venuto dal futuro per salvarli tutti.
Trunks sembrava sorpreso quanto lei: infondo chiunque sarebbe stato sorpreso.  - M-Mamma. -
- Che ci fai sveglio a quest'ora, tesoro? - l'apostrofò affettuosamente, raggiungendolo. - Non dovresti riposarti? -
Trunks, visibilmente imabarazzato, abbassò lo sguardo, colpevole. - Non ho molto sonno. -
- Oh, capisco. - rispose.
- Ma tu cosa ci fai qui, mamma? - le chiese il ragazzo, evidentemente incuriosito di vedere la madre girovagare per i corridoi a quell'ora.
- Ho appena finito di riparare C-16 e ho fatto tardi. - rispose, sorridendogli con orgoglio. - E poi questo piccoletto non ha proprio voglia di prendere sonno. -
E abbassarono entrambi lo sguardo sul piccolo Trunks che si stroppicciava con la mani un occhio mentre con l'altro gli osservava, incuriosito.
- Oh, Trunks. - esordì Bulma, all'improvviso. - Sai percaso dov'è tuo padre? In questi giorni non è mai in casa. -
- Papà? - chiese Trunks, sorpreso dalla domanda. - Adesso credo sia in.. -
Trunks non finì di rispondere, che il piccolo Trunks scoppiò in un pianto dirotto, agitandosi fra le braccia della madre.
- Cos'ha? - chiese il ragazzo, accigliando lo sguardo.
- Sonno. - disse Bulma, con un sorriso. - Finalmente. -
- Sarà meglio che lo porti a letto prima che svegli tutti. - proferì Bulma, cullando il bambino nel tentativo di arginare il suo pianto. - E tu faresti meglio ad andare a dormire. - sbottò, osservando l'altro figlio con severità. - Domani devi essere in ottima forma! -
Trunks annuì velocemente, a disagio. - Si.. vado subito.. scusami mamma. -
- Buonanotte, tesoro. - gli disse, prima di vederlo schizzare per le scale, verso la sua camera.


***



Depositò il bambino nella sua culla, coprendolo con il lenzuolo e accarezzandogli i capelli glicine; sussurrandogli qualche parola dolce di una ninnananna.
Lo osservò chiudere gli occhi, sbatterli nel tentativo di restare sveglio, finchè non li chiuse definitivamente, abbandonandosi fra le braccia del sonno.
Sorrise, socchiudendo le palpebre e perdendosi nella contemplazione del figlio che dormiva, osservandolo respirare, stendere e chiudere la manina a pugno.
Era quello il più bello spettacolo del mondo.
E non importava cosa sarebbe successo domani; lei aveva suo figlio, la creatura più meravigliosa dell'universo, e quello le bastava.
Lo baciò sui capelli e spense la luce di quella cameretta annessa alla sua, socchiudendo la porta e passandosi una mano frai capelli umidi e freschi.
Quella era una notte senza stelle.
Camminò avanti e indietro per tutta la sua stanza, indecisa, preoccupata, ansiosa. Non sapeva cosa fare nè se doveva fare qualcosa; era in quello stadio di nervosismo che le impediva di fare qualsiasi cosa, di pensare e anche di addormentarsi.
Avrebbe voluto tanto addormentarsi, ma non aveva sonno, e se lo aveva era conscia che non sarebbe riuscita a dormire.
Era fatta così lei: se c'èra qualcosa che la preoccupava, la cosa doveva surclassare ogni suo singolo diritto e dovere. Doveva risolvere la cosa, altrimenti questa avrebbe finito col impedirle lo svolgere di ogni sua più quotidiana mansione, come quella di dormire.
E adesso in testa aveva solo una cosa.
Una persona.
E finchè lei non fosse riuscita a risolverla, sapeva che non sarebbe riuscita a dormire.
Doveva vederlo.
Indossò la sua vestaglia e timidamente uscì dalla sua stanza, lasciando suo figlio da solo e avvenuturandosi di nuovo fra i lunghi corridoi della Capsule Corporation.


***


Non aveva mai pensato alla possibilità di poter perdere.
Non poteva pensare una cosa del genere.
Eppure lui aveva perso, aveva fallito, così tante volte che adesso dubitava se il giorno dopo sarebbe riuscito a vincere. Se sarebbe riuscitto a sconfiggere quel mostro.
Era la prima volta che certi pensieri gli attraversavano la testa: non aveva mai dubitato del suo potenziale, nè mai aveva pensato alla possibilità di poter perdere uno scontro.
Eppure quell'idea gli si era insinuata nel cervello, così velocemente tanto da coglierlo di sorpresa, e adesso non riusciva a smetterci di pensare.
E se avesse fallito?
E se avesse perso?
Cosa sarebbe successo, dopo?
Osservò fuori dalla finestra quel cielo scuro e buio, privo di stelle; buio quanto i suoi occhi e quanto il suo futuro.  
Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto affrontare il giorno dopo e mai nella sua vita, mai, si era sentito tanto debole e vulnerabile come adesso. Mai.
Sentì bussare alla porta, due suoni lievi e semplici; che lo distrasse appena dalla contemplazione del cielo notturno del mese di Maggio. Nei quasi quattro anni della sua permanenza in quella casa aveva imparato che ogni membro di quella famiglia terrestre aveva un modo diverso di presentarsi e bussare alla sua camera. Quel bussare di prima poteva appartenere solo ad una persona particolare.
Solo lei bussava due volte e apriva uno spiraglio di porta, sporgendo il capo quasi con timore.
Sentì i suoi passi nella stanza e il rumore della porta che si chiudeva con un click, dunque avvertire la sua presenza dietro, a qualche metro da lui.
Anche se distante da lui, poteva percepire chiaramente l'aroma di albicocca che emanava.
Doveva essersi fatta una doccia.
La conosceva davvero così bene?
- Ho appena messo il piccolo Trunks a dormire. - disse Bulma Brief, entrando nella stanza incoraggiata dal silenzio dell'uomo.
Era tempo che non entrava in quella stanza: era rimasto tutto così com'èra. Non era cambiato assolutamente niente; la camera di Vegeta era rimasta esattamente fredda e spoglia come tre anni prima. Solo i suoi abiti riposti nell'armadio davano un tocco in più di familiarità.
Resasi conto di essere immersa nel buio più totale, si diresse verso l'interruttore della luce quando la sua voce, forte e perentoria, la bloccò proprio nell'istante in cui stava per accendere la luce.
- Non farlo. -
Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, spaesata.
Era spaesata dal suo comportamento, dal suo atteggiamento.
Non ci capiva più niente.
Il suo silenzio la mandava in confusione: la sua presenza la disturbava? oppure no?
Cosa doveva pensare, e cosa doveva fare?
- Dovresti dormire, Vegeta. - lo rimproverò, perforandogli la schiena con lo sguardo. - E' molto tardi e domani devi svegliarti presto. -
Non le rispose e lei sbattè gli occhi, sinceramente preoccupata dal suo atteggiamento.
- Tanto domani andrà tutto bene, no? - doveva andare tutto bene. - Goku riuscirà a salvarci tutti. Sai, si è allenato tanto in questi giorni e non può fallire. - non poteva fallire.
Ma infondo, chi avrebbe assicurato loro che sarebbero stati ancora vivi, al calare del sole del giorno dopo?
Chi avrebbe assicurato loro che avrebbero potuto continuare a vivere le loro vite?
Chi le avrebbe assicurato un futuro?
- O mi sbaglio? -
Le parole dovevano servire ad incoraggiarlo, ad incoraggiarli, ma servirono soltanto a mandarla ancora di più nell'angoscia più nera. Tutte le sue certezze, al suono di quelle ultime parole, crollarono come castelli di sabbia colpiti dalle onde.
Si sentiva vulnerabile, priva di quell'ardore che da ragazzina la contraddistingueva, priva di quel coraggio e di quel senso del pericolo che l'aveva fatta diventare come era adesso.
Ma infondo lei adesso non poteva fare niente, non aveva niente in mano; nè forza sovraumana, poteri speciali o velocità innata. Infondo era solo una semplice terrestre che sperava di non vedere infranto il suo sogno di un futuro felice.
- Domani moriremo tutti, Vegeta? - gli chiese.
Voleva una risposta, esigeva una risposta.
Doveva averla una risposta, altrimenti non sarebbe riuscita a dormire. Cosa sarebbe successo domani? Cosa?
E poi lo abbracciò.
Era mesi che non sentiva il suo calore accanto al suo, che non sentiva il suo corpo accanto al suo.
Le era mancato.
Vegeta si irrigidì lievemente, colto alla sprovvista. Strinse di più le braccia al petto, improvvisamente irrequieto.
- Domani forse moriremo tutti, lo sai, vero Vegeta? -
Sentiva ancora le sue braccia attorno alla schiena: la sua stretta era debole, gli sarebbe bastato un minimo movimento di spalle e l'avrebbe facilmente scostata.
Ma non lo fece.
Non fece assolutamente niente, continuò ad osservare il cielo senza stelle di quella notte.
- E se succedesse? - la sentì dire, chiaramente turbata. Sentiva il suo respiro affannato, il movimento del suo petto, dei suoi seni, contro la sua schiena. Ansioso e preoccupato.
Come lui.
- E se davvero morissimo tutti, Vegeta? -
Ora la sentiva piangere, i suoi singhiozzi deboli si infrangevano contro la sua schiena. Non la poteva vedere, ma immaginava le lacrime che le rigavano le guancie. - E se morissimo anche io e Trunks, Vegeta? -
- Non ci sarà il tuo Kakaroth a proteggervi? - le disse, chiaramente scocciato.
La sentì ridere, a bassa voce; una risatina incerta, soffocata dal pianto liberatorio nel quale si era lasciata andare per scaricare la tensione.
- Goku è un grande amico, Vegeta. - ribattè, con voce ancora spezzata. - Ma è solo questo e basta. - aggiunse. - Goku non è l'uomo che mi ha donato il piccolo Trunks nè l'uomo a cui io ho donato il mio cuore. -
- Sei tu la persona che voglio avere accanto stanotte. -
Si irrigidì, colpito dalla parole che la terrestre aveva osato rivorgergli. Sentì la sua stretta farsi più salda, sentì il suo respiro fattosi calmo, sentì la sua voce delicata che gli sussurrava all'orecchio. La sentiva accanto a sè.
Sentiva tutto di lei.
- Domani forse moriremo tutti, Vegeta. - ripetè, cercando di misurare le parole. - E vorrei che stanotte tu stessi con me. -
- Non lo vuoi anche tu, Vegeta? - gli chiese, con voce vellutata. - Non vuoi anche tu stare con me, stanotte? -
Non le servì vederlo, immersi nel buio di quella stanza, per sentirlo voltarsi e per sentire le sue mani posarsi prepotentemente sui suoi fianchi. Non le servì vederlo per poterlo baciare, per poterlo abbracciare, per poterlo stringere a sè con forza.
Uniti in un abbraccio, vicino a quella finestra, immersi in quel buio di quella stanza vuota e fredda che al loro contatto sembrò esplodere.
Non le servì vederlo per potergli sussurrare all'orecchio.
- Buonanotte, Vegeta. -



***







Nda:
Sono tornata con una nuova fanfiction che come vedete è ambientata la notte prima del Cell Game.
Riguardandomi qualche vecchia puntata della serie Z mi è tornata la voglia di scrivere qualcosina su Dragonball, e così ecco questa One-Shot. E abbastanza breve, e sinceramente non ne sono molto soddisfatta, avrei voluto renderla più romantica e travolgente ma mi è parso corretto descrivere ogni cosa della sera prima del Cell Game, e non solo l'approccio fra Bulma e Vegeta.
Ringrazio coloro che hanno recensito "Another Day"; ovvero Deby92, giuisiemo291 e Luna_07. Grazie mille per i compliementi ^^
Sprro che questa storia vi sia piaciuta!








   
 
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