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Autore: Banryu    07/06/2010    7 recensioni
Prima: un demone senza cuore, in cerca solo di accrescere il suo potere. Poi: un cambiamento, una risposta forse, ma cosa?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammina. Un passo dietro l’altro. Niente disturba il silenzio intorno a lui. L’unico rumore è quello dei suoi stessi passi.
Anche la sua mente è in silenzio, nessun pensiero insolito disturba quella quiete che lo contraddistingue. Al suo interno solo indifferenza, rabbia e una patina di freddezza a contenere attentamente il tutto. Pensieri egoisti di una mente ancora troppo giovane per riconoscere i veri valori, i mali minori, o le cose veramente importanti.
Lo sguardo perso di fronte a se, mai esso si è soffermato in un luogo o su un oggetto troppo vicino a lui. Sembra quasi che stia cercando instancabilmente qualcosa e, troppo impegnato in tale ricerca, non si accorga di quello che più gli è vicino per osservare invece attentamente l’infinito dell’orizzonte.
I passi lenti si susseguono irrefrenabili, ognuno col suo rumore sordo ogni volta che incontra la soffice erba di cui sono ricoperte le colline, come i battiti regolari del suo cuore.
Un inutile muscolo nel suo petto, lo ha sempre ritenuto tale. Incapace di vedere la di là di quello che la sua fredda mente gli ha sempre suggerito.
Ancora una volta i suoi occhi si spostano dall’orizzonte all’immenso cielo stellato, in cerca forse di una risposta?
Ma a quale domanda? Non è sicuro di saperlo, o forse non vuole semplicemente ammetterlo. Molte cose vengono schermate dal ghiaccio che avvolge il suo cuore solo per la comodità di non doversene preoccupare. Superiore a tutto. Così si ritiene e così è.
Con un ultimo sguardo al cielo si ripete la solita frase: ‘Io non ne ho bisogno. E’ stato lui a sbagliare. Tutto’. Come se ripetersi una bugia all’infinito possa un giorno trasformarla in verità. Con quella frase nella sua mente torna il silenzio, la solita rabbia repressa torna a ribollire silenziosa come la notte che lo avvolge senza mai però toccarlo.
Finalmente la sua inesorabile marcia si ferma. Dalla cresta della collina, sulla quale ora si trova, maestoso ed immobile almeno quanto immutabile, può vedere la valle che si stende ai suoi piedi. Non è molto grande, perché il bosco interrompe la sua discesa, ma basta a contenere due creature addormentate accanto ad un fuoco ormai quasi spento.
Il suo sguardo si sofferma solo un attimo su di loro. No, neanche loro contano per lui, nonostante lo accompagnino in ogni suo viaggio senza mai ribattere una qualunque delle sue decisioni.
Comincia lentamente la discesa della collina, diretto a quel piccolo bagliore in una notte per lui già chiara grazie alle miriadi di stelle in cielo e alla bella luna. Quello è comunque l’unico luogo dove lui tornerebbe, ma ovviamente questo il suo animo egoista ed immaturo non può ancora accettarlo, quindi si accontenta di rimanere in silenzio.
Arrivato accanto al fuoco i suoi occhi si spostano dal kappa al demone drago contro cui si è addormentato, per poi spostarsi di nuovo al cielo.
‘No, non ho bisogno di voi. Non ho bisogno di nessuno’.

Cammina. Un passo dietro l’altro. Niente disturba il silenzio intorno a lui. L’unico rumore è quello dei suoi stessi passi.
Come sempre è da solo. Procede lentamente tra gli alberi della foresta, lo sguardo come sempre perso davanti a se.
Anni sono passati, stagioni si sono susseguite, giorni sono trascorsi, e nulla in lui è cambiato, tutto è rimasto immutato. O almeno questo è quello di cui si è auto convinto, magari senza neanche accorgersene. La freddezza e l’autocontrollo sempre presenti nel suo animo hanno pensato a tutto, senza nemmeno dargli il tempo di assimilarlo.
Eppure in quegli occhi sempre persi all’orizzonte, in quell’animo sempre immerso nell’indifferenza, in quel cuore sempre coperto di ghiaccio, qualcosa è cambiato. Lentamente, con discrezione, una strana cosa alla quale non sa dare nome si è insinuata in lui, posizionandosi da qualche parte nel suo petto. Quell’inutile muscolo. Continua a battere lento e regolare, come i suoi passi nella foresta.
Poi, improvvisamente, una luce filtra tra le fitte fronde degli alberi. Viene dalla fine della foresta, forte, quasi abbagliante perfino per i suoi occhi ambrati, che si assottigliano leggermente via via che gli si avvicina. E’ un attimo. Il tempo di uscire dalla foresta ed abituarsi alla luce del sole.
Una brezza leggera si insinua tra i suoi capelli e nelle pieghe del kimono. Gli occhi mettono finalmente a fuoco la radura, l’erba verde, i fiori gialli e rosa. Silenzio, c’è ancora silenzio, nella sua mente ed intorno a lui.
Sposta lo sguardo al cielo, è celeste e qualche nuvola bianca lo attraversa, senza però interromperne la regolarità. Le guarda distrattamente. Raramente in quegli anni i suoi occhi hanno lasciato il cielo o l’orizzonte, come se la risposta alla sua domanda non fosse ancora arrivata.
Delle risate. Infrangono il silenzio come un cristallo che va in frantumi. Chiare e regolari inondano tutta la radura arrivando nitide e forti alle sue orecchie fini. Sposta lo sguardo in quella direzione, dalla quale adesso arrivano anche altri suoni. Due voci: una cristallina, fresca e solare; l’altra acuta e contrariata. Le riconosce.
Si muove in quella direzione. Lento, come sempre. Niente sembra cambiato all’esterno.
Poi i suoi occhi incontrano lei, quella bambina che ride sempre e non si lamenta mai. Sta correndo dietro al piccolo kappa, che cerca invano di sottrarsi al gioco trattenendo la briglia del demone drago.
Lui si avvicina ancora. Il kappa finalmente nota il suo odore e tira un sospiro di sollievo.
“Sesshomaru-sama!!” Grida sconsolato verso di lui. La bambina smette di correre intorno al kappa, fermandosi dietro di lui. Interrompe a metà anche la risata che stava facendo. Alza lo sguardo ed i suoi occhi color nocciola incontrano quelli ambrati del demone. In quel momento sul suo volto c’è sorpresa.
“Sesshomaru-sama!” Mentre lo dice si apre in un grande sorriso e poi, improvvisamente, gli corre incontro saltellando fino a fermarsi di fronte a lui. Lì lo guarda.
I suoi occhi sono così ingenui, gli occhi di una bambina che corre incontro al pericolo solo perché esso ha avuto riguardo di lei fino a quel momento. Quasi gli viene da sorridere. Ma non lo fa. Lui non sorride mai, tantomeno ad una bambina umana.
Poi lei, senza smettere un attimo di sorridergli, alza semplicemente il braccio destro, porgendogli un mazzo dei fiori di cui è piena la radura.
In quel momento non può evitarlo, è un attimo, ma sul suo volto appare un lieve sorriso.
“Andiamo, Rin.” Dice semplicemente sorpassandola per raggiungere il punto in cui si erano fermati poco prima il kappa ed il demone drago. La bambina, per nulla offesa o intimorita, lo segue tranquilla, sempre sorridendo e sempre con i suoi fiori in mano. Non è importante che lui non abbia preso i fiori, ma lo è che le abbia sorriso. Lei sa bene quanto rari siano quei momenti, e sa farne tesoro.
“Sesshomaru-sama! Dove siete stato questa volta? Perché mi lasciate sempre solo con quella bambina?! Non sono più il vostro umile vassallo?” Si lamenta intanto il kappa, fermo davanti al demone che l’ha appena raggiunto, stringendo il suo “bastone”. Silenzio. Ancora una volta regna il silenzio.
Il demone concede solo pochi attimi al suo servitore, poi torna a puntare lo sguardo verso chissà quale confine.
“E-ehm… N-non volevo sembrare impiccione, Sesshomaru-sama! I-io… Dove andiamo ora?” Il kappa si zittisce così, spaventato dalla possibilità di aver parlato troppo.
Ma il demone non gli bada e riprende la sua marcia. Ora anche la bambina li ha raggiunti e sta giusto dietro al suo signore. Canticchia qualcosa a mezza voce. Il kappa è rimasta fermo.
“Ehy Jaken! Stai rimanendo indietro, non vedi?” Gli urla dopo poco la bambina, cominciando a ridere nel vedere la faccia di quest’ultimo una volta ripresosi dalle sue paranoie.
Così anche lui li raggiunge, trascinandosi dietro Ah-Un, il demone drago. E così eccoli in marcia, tutti insieme.
Lo sguardo del primo è sempre lontano. Che cos’ha il suo cuore di diverso rispetto a prima? Che cosa lo fa sentire più leggero? Nessuna di queste domande hanno un significato per lui, che cerca solo una risposta.
Poi, come una ventata di aria ghiacciata in pieno viso, essa arriva, senza preavviso né avvertimento, chiara come la luce del sole dopo il buio della foresta, o come il tocco della piccola mano che si è appena aggrappata alla manica sinistra del suo kimono.
Sì, ora ho qualcosa da proteggere. E lo farò sempre, a costo della vita.
Solo ora, a distanza di anni e anni è riuscito finalmente a capire quelle ultime parole di suo padre.

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Buongiorno! Bene... essenso la mia prima fanfic è andata abbastanza bene.. ^^
Poi non so... giudicate voi.. =) Spero vi piaccia. Sicuramente io mi sono divertita a scriverla.. ^^
  
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