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Autore: winnie343    08/06/2010    3 recensioni
La Scalata alle Dodici Case vista attraverso i pensieri di Milo. Una giornata vissuta nell'attesa con la sensazione continua che qualcosa di brutto accadrà.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una breve storia in 5 capitoli in cui si racconteranno le sensazioni di Milo durante la scalata dei Bronze, per il tipo di narrazione ho preso ispirazione dal modo in cui Marco Paolini racconta le sue storie, ovviamente lui è decisamente molto più bravo. Considerate questa storia un umile omaggio ad uno dei momenti più belli di Saint Seiya. Buona lettura

 

***

 

 

Un corpo. Il suo corpo. Riverso sul pavimento giace il suo amico, disteso sul pavimento ghiacciato. Il suo corpo è ghiacciato. Il suo volto, sereno, rilassato, non è mai stato così bello. Sul suo viso un sorriso. Cazzo amico mio. Non ricorda Milo di aver mai visto sorridere Camus. E ora? In morte sorride? Ma cosa c'e' da ridere Camus?Questa è la domanda che martella la testa di Milo. Il suo amico è morto sorridendo e lui non riesce a darsi pace. Camus non sorride mai! Ma ora si. Perchè? Perchè?Milo cerca di capire, si guarda intorno, ma non riesce a voltarsi. Non sa, non comprende cosa mai possa essere successo. Chi ha ucciso il cavaliere di Aquarius. Chi? Un uomo morto non sorride. E allora? Allora Milo non sa, non trova spiegazioni, non sa darsi pace. Lo scuote, tenta inutilmente di rianimarlo. Come se, con il suo semplice respiro potesse introdurre un alito di vita nel corpo ormai freddo del suo amico. Impossibile!Cazzo Camus, ma perchè sei morto?

 

***

 

L'aria. Manca l'aria e Milo si alza di scatto, ritrovandosi madido di sudore, seduto sul suo letto. Un sogno, solo un sogno. Possibile? Eppure sembrava così reale. Un suono lo ridesta dai suoi pensieri. Cazzo. La sveglia si è inceppata nuovamente. Tenta di spegnerla Milo. Inutilmente. Più e più volte spinge il bottone, nulla da fare. E allora? Non ci vuole un genio per capire che si può semplicemente staccare la spina. Si, d'accordo. Ma alzarsi dal letto per staccare un cavo non è da cavalieri. Eppure lo fa Milo. Ancora assonnato si alza e mestamente stacca la spina. Ora però non sa neanche più che ore sono. Che orribile risveglio. Qualcosa sa che ha disturbato il suo sonno, ma cosa? Un sogno? Un presentimento? Il vuoto. Possibile che al mondo esistano uomini che non riescano mai a ricordarsi ciò che sognano? Possibile. La colazione lo salverà. Non sa che ore sono Milo, ma sa che ha fame e ha voglia di mangiare. Ma questo non è un giorno qualunque. E' sicuro osservando il colore del cielo che qualcosa accadrà. Ne è certo. Dopo tanto tempo di nuovo al Santuario. Non solo lui. Tutti, o quasi. Chissà se mai la terra di Grecia rivedrà i cavalieri di Libra e Aries? Che importa? A chi importa? Di certo non a lui. Mu è simpatico? Forse. Ma che senso ha essere simpatici per uno che vive isolato dal resto del mondo? E Doko? E' talmente vecchio che tra poco sparirà per quanto si è ritirato. E come si fa a parlare con un uomo ristretto? Milo divaga e si perde nei suoi pensieri perchè non ha voglia di ragionare su quanto accadrà nel giorno che è appena cominciato. Ha fame, ma non mangerà da solo. Non oggi. Si alza e comincia a salire le scale. Le scale, le aveva dimenticate e ora, avanzando si domanda come ci sia riuscito. Infinite. Immense. Gli avversari, i nemici si sfiancano a percorrerle. Non solo loro. Passa per la nona casa senza curarsi di soffermarsi ad osservare. Vuota. Deserta da una vita. Aioros? Fondamentalmente un uomo buono che ha perso la ragione. Suo fratello? Un idiota completo. Simpatico però dopotutto. Sorridendo Milo entra nella Decima casa. E' talmente pulita che ci si potrebbe specchiare nei suoi pavimenti immacolati. Ma dove è Shura? Folle, sadico caprone. Milo lo sente, percepisce il cosmo dell'uomo. Lo sta osservando dall'alto. Del resto è quello che fa di solito Shura. Osserva. Se ne frega Scorpio. Passa oltre senza curarsi di chiedere permesso o di salutare. Ha fame e nulla lo fermerà. Finalmente arriva. L'undicesima casa è la sua meta. I croissant di Camus il suo vero obiettivo. Entra, non chiede, non saluta, non ne ha bisogno. Si siede di fronte a Camus e prendendo un cornetto dal tavolo comincia a mangiare. Finalmente. L'amico più caro si alza; non fa domande perchè già sa. Conosce i motivi che hanno spinto Milo a raggiungerlo. La ricerca della normalità è una meta ambita da tutti in questo momento. Camus non chiede, non ne ha bisogno. Versa del caffè nero in una tazza e la porge a Milo. Beve il cavaliere di Scorpio. Nero, senza zucchero. Così gli piace il caffè. Forte, vigoroso sena fronzoli.  Il silenzio impera. Per minuti, ore quasi. Non hanno bisogno di parlare i due uomini per comprendersi, eppure Milo oggi ne sente il bisogno. La necessità. Parlare con Camus. Dirsi qualcosa. Ma cosa? Qualunque cosa. Non ha importanza cosa. Qualunque va bene.

 

-        E così oggi conoscerò il tuo allievo – sorride Milo. Involontariamente. Non per gioia, non per scherno. Per nervosismo. Forse.

-        Forse – quanto è complicato Camus. Mai una parola di troppo, ma sempre qualcuna in meno.

-        Non pensi che verrà?

-        Verrà – cazzo Camus, di qualcosa in più di una parola

-        E allora? - Milo diventa nervoso. Infastidito.

-        Non è ovvio?

-        Ovvio? - nulla è ovvio quando si parla con Camus. Ma tutto diventa semplice quando lui si degna di parlare.

-        Non è detto che riesca ad arrivare fino all'ottava casa – gli occhi di Camus sono freddi, incuranti, lontani.

-        Possibile che dopo tutti gli anni che hai dedicato a quel moccioso il tono della tua voce sia così atono? - a volte la freddezza di Camus spaventa Milo

-        Ognuno ha il proprio destino da seguire – lo sguardo di Camus è lontano. Distante. Assente.

-        Stronzate – la volgarità delle parole ha sempre irritato il cavaliere di Aquarius e Milo quando vuole sa essere volgare

-        Interessante!

-        Cosa? - incomprensibile Camus quando dice una sola parola

-        Il tuo modo di parlare, cosa ti disturba? - lo sguardo di Camus torna ad osservare Milo. Vigile. Presente.

-        Nulla. La giornata. Il Santuario. Il fatto che si debba combattere con dei mocciosi. Mi domando più che altro come sia possibile che questi ragazzini siano ancora vivi. Mi disturba. A te non disturba? - quando Milo è nervoso straparla. Diventa logorroico.

-        Affatto – i monosillabi di Camus innervosiscono Milo. Decisamente.

-        E perchè non ti disturba? – la voce diventa irritata. Nervosa e arrogante.

-        Perchè conosco il valore di Hyoga e non dubito che si sia meritato di giungere fin qui. - stranamente loquace Camus quando parla del suo allievo. Geloso?  Milo non è il suo amante perchè dovrebbe essere geloso?

-        Capisco. Di la verità. Quasi ti dispiace di vederli morire qui.

-        Forse – le parole non dette di Camus innervosiscono Milo.

-        Secondo te non sono dei nemici del Santuario. - forse, dopotutto, anche con le singole parole Camus si fa comprendere

-        Forse no. - Lo sguardo di Camus si perde nuovamente. Lontano. Nel vuoto

-        Gli ordini del Grande Sacerdote non si discutono. Fine della storia.

-        Fine della storia

Milo sente che il significato di “fine della storia” di Camus non è il suo significato. Dovrebbe approfondire. Chiarire. Ma non lo fa perchè è stanco, le conversazioni con il cavaliere di Aquarius lo sfiancano e lui ha bisogno di riposarsi. Un cenno del capo, un sorriso e Milo se ne va. O almeno quella è l'intenzione. Ma la percezione di un cosmo lo blocca. Osserva Camus, attentamente. Anche lui sa, conosce quel cosmo. Ma sul volto del cavaliere di Aquarius tutto ciò che trova è indifferenza. Possibile che neanche il ritorno di Mu susciti in lui una qualche reazione? Cosa ti passa per la mente amico mio?. Vorrebbe chiedere. Ma non lo fa. D'accordo, anche il cavaliere di Aries è al Santuario. E allora? Meglio, meno lavoro per loro. Sta per andarsene Milo. E' deciso. Convinto. Sicuro. Ma il suo intento si blocca di fronte al passaggio di Aioria. Senza salutare, il cavaliere di Leo supera i due uomini. Non un cenno del capo. Non un saluto. Solo vacuità dello sguardo e indifferenza. Milo osserva Camus. Possibile? Possibile. Questa volta nel bel volto del giovane francese Milo scorge un turbamento. Un attimo, un istante ed è già passato. E lui? Cosa ha provato? Che strano. Non può essere. Aioria è stato dal Grande Sacerdote. Milo non si domanda altro. E' un cavaliere e i suoi ordini li conosce. Niente domande. Saluta per l'ennesima volta Camus. Finalmente se ne va. Solo. Solitario. La giornata è appena iniziata eppure lui si sente stanco come se ne avesse vissute cento di queste giornate. Un immagine. Camus che sorride. Un evocazione. Impossibile. Una cosa impossibile. Camus non sorride mai!

 

 

  
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