Fanfic su artisti musicali > Arashi
Ricorda la storia  |      
Autore: Simphony    08/06/2010    4 recensioni
[Storia classificata V al contest "Passato, presente e futuro" indetto da vogue91 nel forum di EFP] Perché si sa, andare all'asilo quando si è piccoli è come affrontare una guerra. E quando trovi il bambino che ti risponde a grugniti, l'unica cosa che puoi fare è offrirgli un biscotto alla cannella!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick Autore: Simphony
Titolo: Biscotti
Fandom: Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari
Pairing (facoltativo): Ohno x Nino
Momento/i scelto/i: Passato, Presente, Futuro
Prompt scelto/i: Biscotti
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, semi AU
Trama: Perché si sa, andare all'asilo quando si è piccoli è come affrontare una guerra. E quando trovi il bambino che ti risponde a grugniti, l'unica cosa che puoi fare è offrirgli un biscotto alla cannella!
NdA (facoltative): Contrariamente alla realtà, Ohno e Ninomiya sono coetanei.

~ Biscotti


Passato


Quando frequentava l'asilo, Ohno era un bambino poco loquace.

Difficilmente parlava con i compagni e ancora più raramente partecipava ai giochi di gruppo.

Le maestre erano un po' preoccupate per il futuro sviluppo del bambino, in quanto il suo essere asociale e introverso avrebbe potuto impedirgli un sano relazionarsi nel mondo scolastico e lavorativo.

La madre comunque si interessava poco ai problemi sollevati dalle insegnanti. Aveva sempre pensato che il suo Satoshi fosse destinato a grandi cose.

Era pieno di fantasia e curiosità e nonostante la sua tenera età, conosceva molti più kanji dei suoi compagni. In ogni caso, Ohno aveva sempre dimostrato di essere ingegnoso, specialmente quando passava interi pomeriggio a giocare alle costruzioni.

Ma la cosa che il bambino amava di più fare era osservare la madre che cucinava i biscotti.

Gli piaceva sedersi in cucina, con suo bicchiere preferito colmo di latte vicino alle ciotole della madre e guardarla mentre mischiava gl'ingredienti.

Gli piaceva prendere di nascosto un cucchiaino e rubare un po' d'impasto quando lei era girata o impegnata in altro, giocando così a quel piccolo gioco segreto in cui la donna fingeva di non accorgersi di nulla e chiedergli se fosse stato un fantasmino goloso a rubare l'impasto.

Gli piaceva. E non aveva assolutamente bisogno di confrontarsi con nessun'altro.

Stava bene con sé stesso.


Questo era l'ingenuo pensiero di un bambino di sei anni.


E tale rimase fino al trasferimento di un nuovo bambino al suo stesso asilo, all'ultimo anno. Il padre viaggiava molto a causa del lavoro e anche per questo il piccolo non era riuscito a farsi nessun amico nelle città precedenti.

Ohno guardava quel bimbo con fare titubante, quasi furtivo, come se stesse analizzando una nuova preda che aveva osato sconfinare nel suo territorio.

Da qualche giorno era sempre seduto nel solito angolo, sul solito puff, a suonare la solita chitarra finta che faceva i soliti quattro suoni e non sapeva come fare ad avvicinarsi a lui senza mostrare la morbosa curiosità dei compagni e, possibilmente, evitare di ricevere un grugnito come risposta.

Il nuovo arrivato aveva una sorta di indifferente tristezza negli occhi. Voleva vederlo sorridere. Ci teneva tanto. Perché era sicuro che il suo sorriso fosse bello come gli occhi, nonostante questi fossero sempre velati da un leggero strato di solitudine.

In fondo, Ohno aveva la madre. E a giudicare dalla freddezza con cui quella di Kazunari lo andava a prendere tutti i giorni a scuola, Satoshi era convinto che il compagno non avesse nemmeno lei.

Sentiva quasi un disperato desiderio di aiutarlo.

Voleva vederlo ridere.

Mentre rifletteva Satoshi aprì il suo bento. Come dolce la madre gli aveva messo anche qualche biscotto che aveva cucinato il pomeriggio precedente.

Satoshi ebbe l'illuminazione: forse dandogli i biscotti Ninomiya Kazunari si sarebbe rivelato molto più socievole.

Si avvicinò lentamente all'angolo della depressione, con in mano due biscotti che teneva quasi impugnati come se fossero delle spade che lo avrebbe salvato da un drago.

Mentre strimpellava sulla chitarra finta, Ninomiya alzò lo sguardo dalle sue piccole dita e guardò Ohno.

<< Mi chiamo Satoshi. >> esordì gonfiando il petto e tenendo sempre avanti a sé i biscotti al cioccolato << Vuoi un biscotto? >>

Ninomiya rimase in silenzio più a lungo di quanto Satoshi avesse pensato, ma poi annuì e allungò la mano.

Si spostò dal puff per sedersi a terra, facendo cenno al nuovo amico di sedersi al suo fianco.

<< Mi chiamo Kazunari. >> borbottò imbarazzato senza guardarlo.

Finì il biscotto in quattro bocconi e riprese la chitarra finta.

<< Sai suonare? >> chiese Ninomiya continuando a fissare le corde.

<< No. >> rispose Ohno scuotendo la testa come per rimarcare il concetto << Ne vuoi un altro? >> domandò porgendogli il dolcetto.

<< Si grazie. >>

<< Potresti insegnarmi. >> gettò là Satoshi addentando il biscotto e sputacchiando briciole.

L'altro ridacchiò, continuando a fissare la chitarra.

<< Va bene. >> accettò.

Kazunari alzò la testa e gli sorrise. Ohno sorrise a sua volta, porgendogli il biscotto dell'amicizia.


Da quel giorno, Satoshi invitò spesso Kazunari a casa sua a giocare e a mangiare biscotti. Scoprì che i suoi preferiti erano quelli alla cannella.

E la madre, felice di vedere il figlio in compagnia, si prestava volentieri a quei lunghissimi pomeriggi dove le urla dei bambini che si immedesimavano nei loro eroi preferiti erano intervallate da brevi silenzi, causa merenda imminente.

Capitava sempre però che Ohno rimanesse mezzore intere a guardare la madre quando cucinava e, mentre l'odore della cannella gli entrava nelle narici, non poteva fare a meno di pensare a come Kazunari sarebbe stato felice da lì a poco tempo.

Gli piaceva vedere il suo volto sorridente quando suonava la chitarra per bambini e lui intonava le strofe degli anime che più gli piacevano.

Gli piaceva la sua compagnia. Nonostante fosse solo un bambino, capiva che quando stava con Kazunari tutto gli poteva sembrare più bello, anche i giochi con gli altri bambini.

Gli piaceva. Nulla di più.


Verso la metà del primo anno delle elementari le cose per la famiglia di Kazunari iniziarono a complicarsi.

La madre era stanca dei continui spostamenti che era costretta ad effettuare a causa del lavoro del marito e i litigi scoppiavano come tante bombe.

Chiesto il divorzio e ottenuto l'affidamento del figlio, decise di trasferirsi nella città natale, dai nonni.

Kazunari riuscì appena a salutare il suo suo amico. Poi salì sulla macchina e non lo vide più.


Così Ohno perse l'interesse per il genere umano che lo circondava. Aveva provato a relazionarsi con altri ragazzi durante l'arco delle elementari e aveva anche cercare di frequentare altre ragazze.

Ma nessuno riusciva a fargli trovare quella sensazione inebriante di tranquillità, non facevano altro che assillarlo o renderlo ancora più nervoso di quanto non lo fosse già di suo.

Gli anni passarono, il volto e il nome del ragazzo che gli aveva fatto battere il cuore scomparvero lentamente dalla sua memoria.

Eppure la cannella rimase inspiegabilmente il suo profumo preferito.




~ Biscotti


Presente


Ohno era diventato il leader di uno dei più famosi gruppi J-Pop, ma certe abitudini proprio non le aveva perse.

A volte continuava a preferire la solitudine alla compagnia e continuava, quando aveva tempo, ad accompagnare la madre a fare la spesa e se non era impegnato nelle registrazioni, gli faceva piacere stare in sua compagnia proprio nella cucina dove aveva passato l'infanzia ad osservarla cucinare.

Dopo tanti anni, continuava a preferire i biscotti alla cannella a quelli al cioccolato. E sebbene la madre gli avesse ripetutamente spiegato che il suo cambiamento era dovuto ad un bambino conosciuto all'asilo, lui ancora stentava a crederci.

Aveva sempre pensato a sé stesso come ad un ragazzo piuttosto razionale, che preferisce i fatti scientifici alla fantasia campata per aria.

Eppure qualcosa gli diceva che la madre aveva ragione, che c'era qualcuno a cui era molto affezionato che occupava ancora un posto nel suo cuore.

Quel qualcuno gli aveva fatto battere il cuore con una tale intensità che gli sembrava impossibile poterlo eguagliare. Poteva quasi ricordare l'attesa logorante che lo attanagliava quando lo aspettava.

Non era quell'attesa scalpitante che ti prende quando aspetti il tuo telefilm preferito e pensi che la pubblicità non sia mai stata così lunga e che, alla fin fine, qualcuno cospiri contro di te.

Era diverso. E lui sapeva solo che nessuna delle persone che aveva frequentato fino a quel momento poteva riuscire in quell'impresa che lui stesso definiva titanica.

Sapeva di essere una persona complicata.
E sapeva che anche solo una persona altrettanto complicata poteva riuscire a comprenderlo fino in fondo.

Ma gli andava bene così. Non aveva né voglia né tempo da perdere a cercare di capire qualcuno che non gli avrebbe fatto provare le stesse emozioni.

Stava ragionando per i fatti suoi, intento a mangiare biscotti nella casa d'infanzia quando Nino proruppe in cucina.

<< Riida. >> esordì seriamente << Abbiamo un problema. >>

L'altro lo guardò. Il compagno sembrava seriamente stravolto. Piccoli particolari glielo potevano far capire anche solo gettandogli una veloce occhiata.

Non si era pettinato i capelli, i jeans erano quelli che odiava e le scarpe erano quelle che lui stesso aveva giurato di buttare perché convinto che portassero sfortuna. La maglietta non era stirata e il suo volto poco curato.

Ma sapeva anche che Nino poteva sembrare “seriamente sconvolto” anche per delle sciocchezze.

<< Che succede? >> domandò azzannando un altro biscotto e guardandolo di traverso e senza dargli troppo peso << Sei indeciso su quale videogioco comprare? >> lo prese in giro sorridendogli.

<< Spiritoso, Riida. Davvero simpatico. >> l'altro sbuffò << Non riesco a trovare il mio plettro preferito per la chitarra. L'ho lasciato qua? >> chiese a sua volta allungando una mano verso la busta dei biscotti e prendendone una manciata.

Satoshi scosse la testa, lentamente.

<< Non che io sappia. Non vengo a trovare mia madre da mesi. E tu con me. A proposito, chi ti ha fatto entrare? Sono solo a casa. >>

<< Con le chiavi, è ovvio! Dove vivi Riida? >>

Nino alzò il mazzo di chiavi, dove spiccava un doppione di quella di casa Ohno. Satoshi scosse la testa, sorridendo.

Il fatto che Nino gli avesse copiato le chiavi di casa senza dirglielo non gl'interessava. In fondo lui era il benvenuto ovunque si trovasse.

Stare con Nino lo faceva stare bene, si sentiva tranquillo in sui presenza.

Non aveva pensieri negativi in sui compagnia. Riusciva a placare le sue insicurezze, anche solo rimanendo in silenzio davanti a lui, a rimuginare su delle questioni quasi inutili.

Ma gli piaceva ugualmente.

In verità, la prima volta che lo aveva visto alla formazione degli Arashi, aveva sentito un brivido lungo la schiena, di quelli che ti vengono quando sei convinto di aver già visto o sentito quella persona.

Aveva sempre provato una sorta di morbosa attenzione verso Nino.

Attenzione che era ricambiata, almeno secondo quello che si poteva osservare guardando i vari sketch che erano soliti regalare ai concerti o ai talk show.

Eppure Satoshi sentiva sempre una sorta di indifferenza nei suoi confronti, come se l'altro non fosse esattamente convinto di tutto quello che faceva. Kazunari gli era sempre piaciuto. Negli anni aveva sviluppato un amore quasi incontrollato nei suoi confronti.

Gli piaceva quando gli sorrideva, gli piaceva quando era imbronciato, gli piaceva anche quando era un po' arrabbiato.

Era innamorato.
E sentire i compagni che cercavano di farlo desistere perché Ninomiya era veramente una persona complicata non lo aveva aiutato.

Anzi, più lo conosceva, più si convinceva del fatto che il giovane era proprio una persona splendida.

E il fatto che adorasse come lui i biscotti alla cannella era stato, alla fin fine, il colpo di grazia.

La sua assenza lo faceva stare male. La sua assenza lo distraeva. La sua assenza lo rendeva nervoso.

Nino invece, nonostante fosse pieno di sfaccettature, nonostante fosse viziato, anche a causa sua, nonostante fosse ogni tanto iroso, era in grado di placare il tornado che aveva dentro di sé.

Semplicemente, lo amava.

Nino stava straparlando. E forse fu sentirlo esclamare “Riida” a voce troppo alta che lo riscosse dai suoi distruttivi pensieri.

<< Scusa. Non ti stavo ascoltando. >> rispose cercando di evitare d'incrociare lo sguardo infuocato dell'amico.

<< Ti stavo dicendo Riida che non so assolutamente dove altro potrebbe essere. >>

<< Hai provato a cercare nel bauletto sulla tua scrivania? Di solito lo trovo sempre là quando lo perdi. >>

Il giovane ci pensò su qualche secondo, secondi che Ohno impiegò per scuotere leggermente la testa.

<< No. Andiamo a vedere. >> lo afferrò per i polsi e lo alzò in piedi.

<< Cosa? Io devo... >>

<< Riida è importantissimo. >> lo interruppe l'altro serio << Senza plettro non suono più nulla, promesso. >>

<< Nino, devo fare... >>

<< Forza, abbiamo 4 minuti prima che arrivi il prossimo treno! >> esclamò uscendo da casa di corsa.

<< La stazione dista 2 chilometri! >>

Ohno si affacciò alla tromba delle scale, quasi disperato.

<< Muoviti invece di perdere tempo. >> urlò Nino, ormai arrivato al portone.

Il leader si voltò indietro, chiuse il portone e lo rincorse.


*°*


A casa Ninomiya si trovavano due giovani cantanti stravolti e stesi sul pavimento, con intorno a loro tre bottiglie d'acqua quasi vuote.

<< Ti odio quando fai così. >> ansimò Ohno cercando di alzarsi, senza successo, sulle braccia.

<< Lo so. >> rise l'altro rotolandogli addosso.

Appoggiò la testa sul petto dell'altro, prendendo dei profondi respiri e socchiudendo gli occhi.

<< Riida, il tuo cuore batte velocissimo. >> sussurrò piano.

Ohno spostò la testa ed evitò di guardarlo. Certo che gli batteva il cuore. Era anche rosso come un pomodoro.

<< Sono affannato per la corsa. >> mugolò il leader in risposta.

<< Certo, è ovvio. >> ridacchiò piano Nino.

L'altro rimase in silenzio. Chiuse gli occhi. E per quanto gli era possibile, si beò di quella presenza tranquilla su di sé per tutto il tempo che poteva permettersi.

Dopo qualche minuto Nino si alzò in piedi.

<< Bene. Andiamo a cercare il plettro. >> commentò dirigendosi verso la cucina.

Ohno si alzò sui gomiti, inarcando un sopracciglio.

<< In cucina? >> chiese rimanendo fermo dove si trovava. Nino non gli rispose ed entrò in cucina. Riida sospirò e si alzò in piedi, chiedendosi che cosa stesse tramando quella testaccia imprevedibile.

Entrato nella sala, Satoshi si ritrovò Nino davanti a lui con un sacchetto di biscotti, fermato da un nastro rosso.

<< Riida, questi sono per te. Non so come sono venuti. Ma ti prego di accettarli. >> il giovane s'inchinò, porgendogli il sacchetto.

Satoshi lo prese, senza sapere che dire. La cucina odorava di cannella. Il sacchetto odorava di cannella. Nino, specialmente il suo Nino, odorava di cannella.

Aveva gli occhi lucidi. Ma non poteva piangere per una cosa così maledettamente romantica.

Non doveva fargli capire che gli piaceva. Non doveva fargli capire che anche dei semplici biscotti cucinati da lui lo facevano emozionare.

Avrebbe rovinato tutto quanto. Non voleva perdere quel rapporto che con tanta fatica aveva instaurato con Nino.

Era sempre scorbutico all'inizio, non faceva altro che starsene nel suo angolo a suonare la chitarra. E lui allora si era avvicinato cercando di fare amicizia e...

Ohno interruppe i suoi torbidi pensieri guardando di traverso Nino davanti a lui, ancora inchinato in attesa di una risposta.

<< Nino, ma tu hai frequentato un asilo a Tokyo? >> domandò.

L'altro si alzò eretto, senza capire.

<< Pochissimo tempo. A metà della prima elementare me ne sono andato. >> lo guardò, seriamente preoccupato per quella domanda che non c'entrava nulla << Come mai? >>

Satoshi rimase in silenzio qualche altro secondo.

<< Devo fare una telefonata. Scusa un attimo. Torno subito. >>

Il leader uscì di corsa in strada. Prese con mano malferma il suo telefono cellulare e chiamò immediatamente la madre.

Le dita gli tremavano. Non riusciva a comporre i numeri. Tutto gli sembrava assolutamente impossibile.

<< Satoshi. >> rispose la voce di una donna un po' stupita << E' successo qualcosa? >>

<< E' Nino, vero? >> esordì lui senza riuscire a contenersi << Quel bambino che mi ha fatto cambiare idea sui biscotti. E' lui, vero? >> chiese quasi in trepidante attesa.

La donna all'altro capo del telefono rimase in silenzio. Più a lungo di quanto in realtà Ohno volesse.

<< Mi sono sempre chiesta come facessi a stare al suo fianco senza ricordarti nulla. >> fu la sola risposta che ottenne.

<< Grazie. >> sussurrò il giovane.

Riida tornò in casa e strinse Nino in un abbraccio.

<< Io non ho ancora imparato a suonare la chitarra. >> sussurrò all'orecchio << Mi puoi insegni Kazunari? >>

Nino sorrise, ricambiando l'abbraccio.

<< Solo se mi dai un biscotto alla cannella, Riida. >> rispose l'altro << Mi chiedevo quando mi avresti riconosciuto. >> sospirò appoggiando la fronte contro la spalla del ragazzo << E' tanto tempo che ti aspetto. >>

<< Perdonami. Ma posso dirti una cosa? >> chiese piano guardandolo negli occhi.

L'altro annuì.

<< Mi piaci. >>

Finalmente il tumulto nel cuore di Satoshi si era calmato definitivamente. Finalmente aveva trovato la sua metà.
Finalmente, era di nuovo con la persona che amava.


Fine

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arashi / Vai alla pagina dell'autore: Simphony