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Autore: Glance    09/06/2010    1 recensioni
Quale è il colore della mediocrità? Forse è il grigio quello che le si addice di più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quale è il colore della mediocrità?
Forse è il grigio quello che le si addice di più.
Alle volte più scuro, altre volte più chiaro, ma non si discosta mai dal risultato della mescolanza tra ciò che è nettamente bianco e completamente nero.
Così, anche quella vita si era tinta un po’ alla volta, giorno dopo giorno, di quel colore. Il colore della mediocrità, di chi non spicca, non eccelle, non è rilevante nell’aspetto, nelle parole o in quello che fa, né per se stesso né, tanto meno, per gli altri.
I suoi occhi erano cerchiati di grigio, i suoi vestiti grigi, le sue scarpe, le pareti della sua casa, del suo quartiere.
L’aria inquinata di quella città e persino la sua pelle.
Anche i capelli cominciavano ad esserlo.
Un lavoro anonimo e monotono, dallo stipendio mediocre.
Alla fine mediocrità aveva finito per essere il suo nome ed era cominciato lo strano fenomeno che da un po’ di tempo aveva notato.
Sembrava che scomparisse, andava dissolvendosi pian piano. Prima le dita della mano che non riuscivano a trattenere il biglietto del tram. Poi la mano stessa.
Camminare tra la disattenzione del resto di quel mondo con la sua vita.
Quella che aveva sempre rincorso osservandola in gambe snelle e lunghe, in quei capelli lisci e dal colore definito.
Passi veloci e sguardi superbi, distaccati, troppo intenti a guardare altrove per poter vedere ciò che non brilla, non spicca, così anonimo in un mondo scintillante di colori.
Ma tutto brilla alla luce di fuochi fatui.
Il gusto di osservare il proprio riflesso nel riflesso che rimanda una vetrina, chissà che sapore aveva.
Quale sensazione sentire gli sguardi addosso, ammirati?
Ma il grigio non ti lascia scampo, non ti abbandona, ti si attacca addosso e non ti lascia respirare fino a soffocarti, fino a cancellare ogni altra traccia di colore, infestando, fino a farti scomparire.
Essere preda del grigio ti rende un’ombra anonima, tra tante altre ombre.
Un’altra gara senza fine tra la luce e il buio.
E un nuovo giorno a sancire un’altra vittoria della luce, che correrà cercando di distanziare il buio, ma fra qualche ora lui avrà la sua rivincita.
E anche la sua sarà una corsa inutile che si concluderà in un'altra gara persa.
Luce ed ombra, giorno e notte, nel gioco perpetuo del trascorrere del tempo.
Ed era l’illusione di un nuovo giorno che illuminava il solito completo grigio.
Un’altra mattina del medesimo percorso.
Parte di quante mattine e quante sere erano passate nell’attesa di quel tram ai piedi della stessa fermata, ma mai una volta il controllore aveva neanche accennato a spostare il suo sguardo su un paio di occhi anonimi cerchiati di grigio.
Nessuno guarda il grigio, nessuno nota il grigio, se non quando in cielo colora le nuvole che annunciano pioggia che andrà a rovinare i piani di qualcuno.
Di sicuro quel colore aveva rovinato i suoi di piani, di tutta la sua vita.
Gliela aveva rubata.
Qualcuno avrebbe dovuto dichiarare fuori legge quel colore. Tropo pericoloso, se decideva di prenderti in ostaggio non c’era riscatto che potesse liberarti.
I giorni sanno passare tutti uguali nella loro monotonia portando via con se piedi, gambe, braccia, occhi, bocca.
Un viso di cui non si ricordano più i contorni.
Forse un tempo la luce di un sorriso lo aveva illuminato.
Prima, quanti mesi o anni? Prima che tutto diventasse preda del grigio. Prima che tutto scomparisse.
  
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