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Autore: Esther Sparks    09/06/2010    3 recensioni
Questa nostra (quasi) normale storia d'amore. Titolo variato. Lui Robert. Lei Ester. Due vite agli antipodi in tutti i sensi. L'attore famoso e una moderna Mary Poppins. Si scontrano, si incontrano e si conoscono inseguendosi quasi tra Londra Italia e America
[...]Erano trascorsi solo due giorni dall’incontro con Robert e ne mancavano 3 per arrivare a venerdì.
Passavo da momenti di euforia ad altri di tristezza assoluta.
Temevo che da un momento all’altro lui disdicesse il nostro incontro o peggio che si limitasse a non presentarsi.
Ero tesa, nervosa e il secondo dopo scoppiettavo di felicità.
[...] Hope you enjoy it!
Genere: Poesia, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic - QNQNSA - CAP 1 CLASH

SBAM!

Caddi a terra rovesciando il cappuccino appena preso sulla mia giacca nuova. Al dolore al fondoschiena dovevo aggiungere l’orgoglio ferito per la figuraccia in mezzo alla strada. Non sapevo se mettermi a piangere o imprecare contro chi mi aveva spinto.

-          Razza d’idiota! Non puoi fare attenzione accidenti?!?!?

La mia lingua era stata piu’ veloce del mio cervello.

-          I’m really sorry… How do you feel?

Una mano tesa mi offrì aiuto per alzarmi facendomi sentire in colpa per la sfuriata. Fortuna avevo innescato automaticamente l’italiano.

Afferrai la mano e mi tirai su. Era un ragazzo. Gli occhiali scuri non riuscivano a nascondere l’espressione tra l’angosciato e il preoccupato. Gesù, stava peggio di me! E poi, occhiali da sole a fine febbraio… Decisamente il mondo è vario.

-          Scusami, davvero scusami… Posso fare qualcosa per farmi perdonare? Posso pagarti la tintoria…

Fissai sconsolata la mia giacca su cui spiccavano vistose macchie lasciate dal cappuccino. Sospirai. Sarebbe potuto capitare a chiunque, quel giorno evidentemente era il mio turno.

-          No, dai… Non ti preoccupare. Non è necessario…

Lui sembrava sempre più impacciato e in confusione. Mi fissava come se aspettasse chissà che e poi continuava a voltarsi a destra e sinistra. Bah…

-          Ti dispiace se ci spostiamo in un posto un po’ meno in vista?

Mi ritrovai ad annuire e a seguirlo allibita. Tutti a me gli psicolabili dovevano capitare?!?!? Accidenti.

-          Davvero non c’è di che preoccuparsi. E’ stato un incidente. Anche io potevo stare piu’ attenta. Ehi…

Il tizio non dava segno di ascoltare le mie proteste e veloce s’infilava in una stradina laterale nascosta. Iniziavo un po’ a preoccuparmi. La paranoia si stava impadronendo di me. E se avesse avuto cattive intenzioni? Se era un maniaco e io come una cretina lo stavo seguendo?

No, Ester, avanti, datti una calmata. Mica ti sta costringendo con la forza.

-          Ehm… senti, ritentai, puoi fermarti? Non mi serve tintoria o chissà che altro. Non mi devi nulla.

Lui si voltò e dopo essersi assicurato che nessuno ci prestasse attenzione mi rispose

-          Non è giusto che non ripaghi il casino che ho combinato…

La voce era quasi implorante e i suoi occhi liberi dalle lenti scure avevano l’espressione di un cucciolo spaventato. Erano azzurri o verdi? Ero sicura di conoscerli quegli occhi… Mi ritrovai ad annuire. Tenerezza 1 – Ragione 0. Sapevo che sarebbe finita così. Ma come facevo a resistergli?!?! Mi ricordava troppo… Anzi a guardarlo bene sembrava proprio… No, non poteva. Assolutamente.

Qualcuno in lontananza gridò

-          Oh, mio Dio! Ma quello è Robert Pattinson!!!

Il brusio iniziò a diffondersi e io non so come mi ritrovai a correre per mano ad un tizio che o era un pazzo considerato che al sentire le urla era schizzato come un razzo oppure… Oppure era proprio lui e io ero davvero una cretina… Gesù.

 

La corsa sembrava non avere fine. Io ormai ero senza fiato. Ogni stradina più nascosta era sua e sembrava conoscerle a menadito.

Non so come ma eravamo riusciti ad arrivare nei pressi di casa mia. Ok, fatto 30…

Lo strattonai costringendolo a bloccarsi e lo trascinai davanti alla porta di casa.

-          Abito qui. Su entra.

Avevo aperto la porta ma lui sembrava indeciso. Questo mi fece innervosire

-          Oh senti… Ti ho seguito nella folle corsa senza chiederti nulla. Non ho fiatato, non ho urlato quindi ora entra! Per favore.

Dovevo essere stata piuttosto convincente. Entrò.

Speravo di sfuggire ad Allegra. La mamma del bimbo cui facevo da nanny. Era una donna adorabile ma cercava di trovarmi un fidanzato da… beh, sempre. Cercai di fare piano per raggiungere le mie stanze. Ero quasi alla porta

-          Sei tu Ester?

-          Si…

-          Oh, bene. Senti, io devo uscire. Puoi andare tu a prendere Sebastiano a scuola oggi?

-          Si certamente.

Allegra fece la sua comparsa sulla soglia della cucina. A poco meno di 50 anni era ancora una bellissima donna. Molto curata e fine. Con ansia vidi dipingersi sul suo viso l’espressione! Il suo sorriso a metà tra il carezzevole e il malizioso che preannunciava solo scene imbarazzanti per la sottoscritta.

-          Oh, hai compagnia… Salve, Allegra.

-          Piacere, Robert…

-          Fantastico! Era ora che ti decidessi a frequentare qualcuno Ester e beh… Gran bella scelta!

Eccola che cominciava… L’ultima cosa che volevo era propria questa sommata alla sua propensione al tessere le mie lodi per farmi pubblicità… Mi sentivo un prodotto da supermercato. Era terribilmente imbarazzante.

-          Non farai tardi al tuo appuntamento?

-          Il mio… Oh, oh già hai ragione! E poi, vorrete star soli. Mi raccomando, trattala bene. E’ speciale questa ragazza.

Mi fece un occhiolino ammiccante e finalmente uscì.

Guardai Robert di sottecchi e vidi che stava cercando di trattenere una risata. Arrossi e dopo un sospiro di esasperazione lasciai che sfogasse la risata.

Lui non si fece certo pregare e partì a ridere fragorosamente. Accidenti, il cuore mi schizzò in gola. La sua risata spontanea era una meraviglia.

Lo portai in cucina e preparai del tea. La situazione aveva dell’incredibile. Robert Pattinson che beveva il tea nella mia cucina.

-          Quindi ti chiami Ester?

-          Già scusa, che maleducata… Nemmeno mi sono presentata.

-          Nemmeno io se è per questo. Mi sono limitato a rovesciarti addosso il cappuccino! Comunque io sono Robert P…

Lo interruppi prima che dicesse il suo cognome. Dopotutto nemmeno io gli avevo detto il mio e sembrava che il pronunciarlo gli costasse un enorme sforzo.

-          Lieta di fare la tua conoscenza Robert. Prendi anche zucchero e latte?

Fece cenno di sì con la testa. Nonostante la tensione si fosse allentata un po’ lui sembrava ancora indeciso se rilassarsi o meno. Non mi piaceva vederlo così afflitto.

-          Stai tranquillo. Non ho intenzione di sedurti e nemmeno di saltarti addosso o di tentare di farti mettere sotto da un taxi o di dare notizie ai paparazzi e nemmeno di fare la spia alle 4 belve la fuori. E per quel che riguarda Allegra non preoccuparti. Non ha idea di chi tu sia e se anche tu facessi il netturbino avrebbe provato ugualmente a vendermi bene.

Un sorriso davvero tranquillo e anche vagamente divertito gli comparve sul bel volto. Anche se bello era riduttivo… Poi si rabbuiò di nuovo. No…

-          Grazie. Ormai sono ossessionato da tutta questa storia.

-          Beh, per quel che può valere, mi dispiace davvero. Non deve essere facile.

Povero, sembrava sconfitto. 24 anni e una vita così incasinata.

Suonò il suo cellulare e mi ritirai discretamente lasciandolo ai suoi affari. Andai in bagno. Lo specchio rifletteva il mio viso ma in quel momento non lo riconoscevo. Era strano. Pensavo a chi c’era a due passi da me e non me ne capacitavo. Non pensavo potesse accadere a me. Mi sciacquai cercando di darmi un contegno. Ero sull’orlo delle lacrime. Tornai di là.

Stava sorseggiando il tea mentre si guardava attorno.

-          Era il mio agente… Verrà a prendermi tra mezz’ora. Mi dispiace per il disturbo.

-          Ma figurati…

Come se potesse dispiacermi una cosa del genere. Lui non aveva idea di come mi sentivo. Io stessa faticavo a capirlo.

Seguivo la sua carriera da… beh sempre.

Avevo cd della sua musica, della musica che gli piaceva. Mi ero scaricata le sue interviste. Conservavo gelosamente i dvd dei suoi film. Un suo poster era appeso all’interno dell’anta del mio armadio perché nessuno potesse vederlo. A ben vedere era un po’ patetico. Ma non avevo mai fatto male a nessuno e non pretendevo niente. Facevo tutto da sola e in silenzio.

Ascoltavo la sua vita e scrivevo per lui, di lui. Era il mio ignaro amico di penna. Avevo scritto pagine e pagine di diari nei quali mi confidavo, gli raccontavo di me e della mia vita e commentavo le notizie su di lui e ciò che lo riguardava.

Lo ammiravo davvero. Ero una fan piuttosto tranquilla e silenziosa. Ma ritrovarmelo davanti in carne e ossa mi stava stravolgendo. Dovevo impegnarmi per ricordare come si faceva a respirare.

Mi venne la tentazione di scappare. Scappare lontano prima che lui sparisse dietro la porta di casa mia. Meglio non avere nulla che avere qualcosa di cui poi sentire la mancanza. Anche solo di chiacchiere inutili e una giacca macchiata e una corsa a perdifiato mano nella mano.

Non potevo permettere che si portasse via un pezzo di me.

Si muoveva silenzioso per la stanza curiosando in giro.

-          E’ il tuo fratellino?

Mi chiese indicando una foto che ritraeva me e Sebastiano. Adoravo quell’immagine che ci ritraeva mentre giocavamo a wrestling a Hyde Park con il nostro cane che tentava d’infilarsi in mezzo.

-          No, sono la sua nanny! Ma lo adoro come fosse il mio fratellino. Sono 2 anni che sto con loro.

-          Le mie tate non sono mai state tanto giovani e dinamiche…

-          Beh, ok che non sono decrepita ma ho 28 anni.

La sorpresa si fece largo sul suo viso-

-          Ma se sembri piu’ giovane di me!

-          La fortuna di non avere le luci della ribalta puntate contro. Mantiene la pelle giovane!

Ecco, io e la mia boccaccia. A volte le parole mi uscivano prima di ragionarci. Fortunatamente lui scoppiò a ridere. La sua presenza riempiva la casa. Maledizione. Non andava bene così.

Gli tirai una linguaccia mentre arrossivo per l’ennesima volta quel giorno. Sembravo una ragazzina alla prima cotta.

Le note di Brown Eyed Girl si diffusero nella stanza. Corsi alla mia borsa per recuperare il cellulare.

-          Hello!

Allegra mi offriva la serata libera dal mio turno di baby-sitting nel caso in cui io e Robert avessimo voluto cenare assieme. La ringraziai assicurandole che davvero non era necessario perché Robert aveva altri programmi e sì, gliel’avrei salutato e certamente se le cose fossero cambiate l’avrei avvisata. E ovviamente sarebbe stato il bene accetto a cena ogni volta che l’avesse voluto.

Dio, volevo sprofondare. Lui aveva sentito tutta la conversazione e dal ghigno stava passando nuovamente al ridere senza alcun ritegno. Accidenti, accidenti, accidenti!

Che avevo fatto, l’abbonamento alle situazioni imbarazzanti?!

-          Così, ti piace Van Morrison?

Mi chiese prendendo un respiro e cercando di ricomporsi. Adoravo Van Morrison! Le sue canzoni erano da sempre la colonna sonora della mia vita. Le sue parole cullavano le mie notti.

-          Lo adoro.

-          Anche io!

Lo sapevo bene.

-          Quindi, mi chiedevo… Ti va di venire a sentire degli amici che suonano delle cover di Van?

Credo che la mia bocca fosse finita sotto il lavandino oppure si fosse volatilizzata e con lei la mia voce. Deglutii a vuoto varie volte perdendomi in quelle iridi azzurre che attendevano una risposta.

Non stava succedendo davvero. Era un sogno e mi sarei svegliata. Non volevo svegliarmi. Beh, almeno dovevo vedere come proseguiva no? Speravo di ricordarmelo tutto.

Respira Ester.

-          Io… A me piacerebbe molto. Ma, voglio dire, per te non sarebbe un problema? Davvero non vorrei crearti noie. Già hai i giornalisti che non ti danno tregua, le fans che ti assaltano. Ecco io… Scus

-          Ti prego, non scusarti di nulla e posso assicurarti che no, non sarebbe un problema per me. E’ raro trovare qualcuno che mi dia soddisfazione in questa passione e questi amici sono davvero bravi ed è una piccola cosa per sdebitarmi per tutto l’aiuto di oggi… I problemi in caso li ho creati io a te.

Mi venne vicino. Stavo per piangere. Ero un’idiota. Lui era il mio sogno e stavo buttando all’aria la possibilità di conoscerlo meglio anche se si trattava di pura cortesia.

-          Tutto bene?

Era troppo vicino e preoccupato. Riprenditi maledizione, non hai 15 anni!

-          Si… No… Insomma sto bene. Beh, grazie allora. Vengo molto volentieri. Sarebbe proprio una cosa carina.

Ci accordammo per il venerdì.

 

Erano passati esattamente 30 m quando il suo agente bussò alla porta. Si presentò e molto sgarbatamente mi chiese se una foto con autografo del vampiro più famoso al mondo mi andasse bene come ringraziamento e per non raccontare in giro l’accaduto. La rabbia montò velocemente e altrettanto rapidamente mi uscirono parole velenose in risposta.

-          Decisamente non voglio nessun autografo anzi, niente di niente,  da nessun vampiro considerato che qui non ne vedo e se non gliel’hanno ancora detto beh… non esistono! Robert aveva bisogno di una mano e sono lieta di avergliela data. Fine. Ora se mi vuole scusare ho da fare. Sa trovare la porta da solo o le disegno una piantina con il sangue? Il suo ovviamente…

Non sopportavo l’arroganza e la prepotenza. E poi come si permetteva di trattare Robert come fosse una cosa? Che era solo merce per fare soldi?! Che tristezza. Mr. Cortesia uscì di scena e io accompagnai Robert alla porta. Era in chiaro imbarazzo.

-          Mi spiace, mi vergogno per lui. Non si è mai comportato così…

-          Su… Credo di essermela cavata da sola. Non preoccuparti. Di solito non sono così brutale.

-          Beh, se l’è cercata.

Eravamo sulla soglia. Gli occhiali da sole tornati a nascondere quegli occhi che mi piacevano tanto. Il momento del saluto. Terribile. Stemperato solo dalla consapevolezza di rivederlo da lì a qualche giorno. Sembrava esitare…

-          Grazie ancora. Per tutto. Per non

-          Esserti saltata addosso? Conclusi irriverente io per lui fecendolo sorridere di nuovo.

-          Pensavo più a grazie per non avermi trattato come un fenomeno da baraccone ma forse non cambia molto. In effetti il passo successivo contempla il saltarmi addosso.

Ridemmo insieme. Sdrammatizzando una situazione che viveva così male.

-          Beh, non mi risulta tu abbia 4 orecchie e 5 piedi… Pertanto rientri ancora in ciò che io catalogo come “ASSOLUTAMENTE NORMALE”. Ora, prima che il tuo agente mi dissangui solo con lo sguardo, forse è il caso che tu vada.

Mi sorrise. Un sorriso tenero appena accennato. Quel sorriso che fino ad allora avevo visto solo su riviste o internet.

Resta ancora avrei voluto dirgli. Ma lo lasciai andare con la promessa

-          Ci vediamo venerdì.

Guardai la macchina scura allontanarsi fino a che svoltò l’angolo e scomparve alla mia vista. Il mio cuore era impazzito. Lo sentivo in gola, nello stomaco correre come un cavallo imbizzarrito, come un fiume quando sta per spiccare il salto e diventare cascata.

Come sarei sopravvissuta fino a venerdì?

  
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