I due si guardarono allo specchio, appena svegli, nella stanza da bagno.

A sinistra, il ragazzo dai capelli anarchici.

A destra,  l’altro, senza una ciocca fuori posto.

Light era lo studente modello, il giovane brillante e affascinante , a scuola non c’era anima che non sapesse il suo nome.

Accanto a lui L , il più grande detective esistente, di cui si parlava in ogni continente del mondo, eppure nessuno ne conosceva l’ identità.

Se fosse passato camminando per strada, nessuna ragazza si sarebbe voltata per ammirarlo.

A tenere legate due figure così opposte ma dal genio talmente simile, una catena con delle manette agli estremi, rispettivamente chiuse per intrappolare i polsi dei due. Non potevano separarsi nemmeno la notte.

Era quasi l’alba, ma loro avrebbero dovuto già essere in piedi da un pezzo, il caso Kira non poteva tollerare interruzioni di alcun genere.

Rimasero così per una ventina di secondi, a fissare l’uno l’immagine dell’altro proiettata nello specchio.

Poi Light rise lievemente. Diede una gomitata scherzosa al braccio di L, e si lavò la faccia.

Per qualche istante si dimenticò di essere Kira e si sentì finalmente in pace.

Il detective sembrò analizzare ogni singola mossa del ragazzo, poi dopo un’  insignificante pausa sorrise anche lui, senza motivo.

La situazione era assurda.

Stavano comunicando senza l’uso della parola, cosa che succede solamente quando due persone si conoscono da tantissimi anni, oppure quando sono molto affini.

Lo sguardo stanco di L incrociò quello di Light.

Sapevano entrambi che solo uno di loro sarebbe sopravvissuto allo scontro.

Finalmente L lo accettò, anche se avrebbe tanto desiderato evitare sacrifici di vite umane.

Kira sapeva di dover uccidere per portare a termine la sua missione, in questo caso non necessariamente un criminale. Avrebbe ucciso proprio il ragazzo che in quel momento gli stava sorridendo a pochi centimetri di distanza.

Sì, era necessario per salvarsi la pelle, ma non per questo sarebbe stato facile.

Senza riflettere, Light abbracciò L.

Quest’ultimo, dopo aver realizzato ciò che stava accadendo, ricambiò il gesto.

Tutti e due necessitavano di un attimo di conforto e incoraggiamento.

Furono momenti di calma e di incertezza allo stesso tempo.

Kira toccò per la prima volta i capelli dell’avversario, quei capelli così singolari che lo caratterizzavano, dandogli un’aria quasi buffa.

L appoggiò il mento sulla spalla di colui che, ne era certo, era il responsabile di tutti i decessi dei criminali avvenuti nell’ultimo periodo. Respirò profondamente, come per consolarsi.

“Forza, andiamo.”  ordinò il ragazzo dagli occhi neri.

“Sì è ora… anzi, è già anche troppo tardi, accidenti!”

Ripresero così la caccia al terribile assassino.

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