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Autore: LyraB    10/06/2010    13 recensioni
Helia si girò e rigirò nel letto, poi si alzò: non voleva svegliare Sky e gli altri. Lentamente, uscì sul balcone. Alfea si stendeva, addormentata e silenziosa, sotto i suoi occhi. Faragonda aveva chiesto loro di rimanere, di stare accanto alle ragazze in un momento così terribile... ma Helia si chiedeva perché lui era rimasto. Dopotutto non doveva stare accanto a nessuna ragazza.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Helia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ci credi, puoi


Helia si svegliò di soprassalto, coperto di sudore freddo, mettendosi seduto.
- Ehi, amico, tutto a posto? -
Gli occhi azzurri di Sky lo fissavano preoccupati nel buio della stanza, sdraiato sulla brandina accanto alla sua.
- Tutto a posto. Un brutto sogno. - Disse Helia, tornando a dormire.
Magari fosse stato solo un brutto sogno.

Parco di Gardenia.
È una dolce sera d'estate, il sole è da poco sceso sotto l'orizzonte. In alto, sopra le cime degli alberi, stanno sei ragazze con luminose ali colorate. Di fronte a loro, quattro uomini galleggiano a mezz'aria, con i pesanti abiti neri che ondeggiano.
Sull'erba fresca, sei ragazzi con lunghi mantelli azzurri fissano la scena impietriti.
Uno degli stregoni scaglia il suo attacco. Una saetta cupa atterra una delle ragazze.
I suoi lunghi capelli dorati scintillano mentre precipita. Uno dei ragazzi si precipita ad afferrarla.

Onde sonore, gabbie di bit, fiamme, fluidi, rami ed esplosioni si accendono nel cielo.
Grida, incantesimi, urla di spavento... poi il fumo si dirada.

Uno degli stregoni ha catturato una delle fate.
Ha lunghi capelli color miele e un abito rosa e verde. Le altre ragazze sono impietrite. I ragazzi a terra non osano muoversi.

Uno degli stregoni afferra una delle luccicanti ali verdi e rosa e la strappa con tutte le sue forze.
Il grido della fata riempie il parco e sembra provenire dalla terra, dagli alberi e dai fiori che circondano il gruppo.
L'ala strappata sparisce in una cascata di scintille d'argento.

La ragazza tra le braccia dello stregone perde i sensi, ma lo stregone non è soddisfatto.
Ridendo, strappa anche l'altra ala. E mentre questa si disintegra in una cascata di polvere magica, lascia andare anche la ragazza.
Uno dei ragazzi, con lunghi capelli neri e lucenti occhi azzurri, la prende tra le braccia, stringendola al cuore.
Ma la ragazza non si riprende. Non risponde. Non si muove.

Tutti gli altri si stringono attorno a loro, mentre gli uomini vestiti di nero scompaiono con una risata terribile.

Helia ricordava come in un sogno i momenti che erano seguiti a quella sera.
La folle corsa ad Alfea, gli occhi di Faragonda che si riempivano di lacrime, la sua voce seria ma triste mentre diceva:
- Le ali sono il cuore di una fata. Senza ali non può vivere. -
Helia ricordava Bloom che si era gettata tra le braccia di Sky, singhiozzando. Ricordava il viso di Tecna, che sembrava non volerci credere.
Ma soprattutto ricordava il viso di Flora. Sembrava solo addormentata.
Certo, era strano vederla con l'abito rosa e verde scintillante, ma senza le luminose ali decorate di fiori.
Era strano... ma non gli sembrava possibile che fosse davvero...

Non gli sembrava possibile di averla persa.
Poi era andato con Bloom e Sky a Linphea, per riportarla a casa.
Aveva pensato di arrivare in un palazzo coperto di fiori, con un giardino, delle fontane e decine di servitori... ma Flora non era una principessa, e lui lo sapeva.
Eppure, quando aveva visto la semplice casa con il tetto di paglia, con le rose rampicanti sulle pareti e con il vialetto costeggiato da fiori di ogni colore, si era sentito mancare. Come poteva essere accaduta una cosa del genere a una ragazza tanto dolce e tranquilla? Una ragazza che non chiedeva niente ma rendeva il mondo migliore, proprio come uno dei fiori di cui portava il nome?
Ma era stato quando aveva visto la bambina bionda che correva felice verso di loro, aspettandosi chissà quale sorpresa da parte degli amici di sua sorella, che si era reso conto che non ce la poteva fare. Aveva consegnato Flora tra le braccia di Sky ed era tornato correndo verso la foresta. Si era arrampicato sul primo albero e nell'ombra verde e oro dei suoi rami aveva pianto tutte le sue lacrime, singhiozzando in modo poco consono a un eroe di Fonterossa... ma in modo perfetto per un giovane che ha appena perso la ragazza che ama.
Era stato il sibilo del magicphone a riscuoterlo dal suo dolore. Sky e Bloom stavano tornando a casa. Avrebbe dovuto raggiungerli.
Era sceso dall'albero ed era tornato ad Alfea con loro, senza dire una parola.
Si girò e rigirò nel letto, poi si alzò. Non voleva svegliare Sky e gli altri.
Uscì sul balcone.
Alfea si stendeva, addormentata e silenziosa, sotto i suoi occhi.
Faragonda aveva chiesto loro di rimanere, di stare accanto alle ragazze in un momento così terribile... ma Helia si chiedeva perché lui era rimasto.
Dopotutto non doveva stare accanto a nessuna ragazza.
In fretta rientrò, prese le sue cose e lasciò un biglietto ai suoi amici.
Silenzioso e veloce come un'ombra, uscì da Alfea, deciso a non tornare mai più in un mondo colmo della magia, del profumo e dei ricordi della sua Flora.






- Buongiorno! - Disse la ragazza sul balcone della casa al pianterreno. Vent'anni, grandi occhi verdi e capelli color miele raccolti in due codini.
- Buongiorno. - Rispose il giovane sul vialetto, che rientrava con un sacchetto colmo di tele e pennelli.
- Non è una splendida giornata? - Chiese ancora la ragazza.
- Splendida davvero. La primavera è proprio vicina. -
- Angelica! - Gridò qualcuno da dentro.
- Arrivo! - rispose la ragazza – Devo andare! - Sorrise al ragazzo e rientrò.
Il giovane aprì la porta del condominio e salì all'ultimo piano.
Il minuscolo sottotetto era perfetto per un ragazzo solo. Era perfetto per lui, Helia il Solitario.

Lo chiamavano così, a Fonterossa, molto tempo prima. Helia il Solitario. Helia il Serio. Helia che non sorride mai.
Ed erano tutti soprannomi azzeccati, pensò amaramente Helia, riponendo tele e pennelli al loro posto. Non aveva amici e non sorrideva mai.
Aveva perfino deciso di lasciare Fonterossa, l'unico posto in cui fosse mai stato in compagnia.
E poi era arrivata lei.
Aveva conosciuto la forza di una squadra, l'entusiasmo di lavorare in gruppo, la bellezza di stare insieme ad altri ragazzi.
E aveva iniziato a ridere: rideva raramente, ma rideva di cuore.

Helia il Solitario era scomparso ed era diventato Helia il poeta, Helia l'artista... Helia l'innamorato.
E ora, mesi dopo quella maledetta sera di Gardenia, in quell'anonima cittadina terrestre, in quel minuscolo sottotetto, era tornato ad essere Helia il solitario.
La portinaia, una donna corpulenta e gentile, si prendeva cura di lui e si preoccupava che non avesse bisogno di niente, e tutti erano carini con lui.
Mentre diluiva i colori e prendeva una nuova tela, pensò alla figlia della portinaia, Angelica.
Era una ragazza semplice e dolce ed era l'unica persona con cui Helia parlava.
Mentre i pennelli correvano sulla tela, ricordò il loro primo incontro.
Stava rientrando con due buste colme e lei aveva aperto il portone aspettando che lui entrasse. Gli aveva sorriso con gli occhi che brillavano e gli aveva augurato un buon giorno. Helia non aveva risposto, ma lei aveva continuato a salutarlo per tutti i giorni che erano seguiti. Finché un giorno Angelica era salita per portargli uno spicchio della crostata di sua madre. Helia non voleva vedere gente, così non l'aveva nemmeno invitata ad entrare. Lei gli aveva passato il piatto, gli aveva sorriso e aveva tentato una conversazione.
Siccome lui non le era stato d'aiuto, Angelica aveva deciso di tornare a casa quasi subito.
- Io non so cosa ti sia successo. - Aveva detto sulla porta, quando già se ne stava andando. - Ma puoi farcela, puoi tirarti su. Se ci credi, puoi. -
Helia aveva chiuso la porta dietro di lei senza dire nulla, ma quelle parole gli erano rimaste dentro.
Così aveva comprato tele e pennelli e aveva ricominciato a dipingere.

E mentre i colori scivolavano sulla tela, gli sembrava di non essere poi tanto solo.






Qualche mese più tardi, Angelica era salita nel sottotetto per portare al suo solitario amico una ciotola di biscotti, ma aveva trovato la porta aperta.
Titubante, l'aveva aperta. La luce d'oro che pioveva dalle finestre sul soffitto illuminava il monolocale ordinato e pulito.
In un angolo decine e decine di tele, nell'altro il cavalletto e i pennelli.
Angelica si avvicinò ai quadri: erano opere meravigliose: prati colmi di fiori, cieli stellati, spiagge, boschi, castelli, fanciulle dalle ali scintillanti, ragazzi con lunghi mantelli azzurri...
Ma il soggetto ricorrente era una ragazza dai lunghissimi capelli color miele, di solito vestita di rosa e verde. Sorrideva con gli occhi verdi che scintillavano, dormiva in un prato colmo di fiori, sedeva sul ramo di un albero intrecciando una corona di margherite...
Angelica sorrise tra sé. Helia doveva proprio esserne innamorato, si vedeva dal modo con cui l'aveva ritratta.
Sempre sorridendo, la ragazza tornò a guardarsi intorno.
Sul basso tavolino ovale, dentro il piatto su cui lei gli aveva portato la torta tanto tempo prima, c'era un biglietto. Fuori c'era una sola parola: Angelica.
La ragazza si sedette per terra e aprì il foglio di carta ruvida.
Erano solo poche parole, ma le arrivarono dritte al cuore.

Quello che trovi qui è tutto tuo. Tuo, dalla tela più grande al più piccolo pennello.
Diventa una donna meravigliosa e non perdere mai la tua magia.
Perché “se ci credi, puoi”.

Helia

Un'ondata di affetto per quel ragazzo triste e solitario sommerse Angelica.

E fu ancora più emozionata dal leggere la sua firma.
La grande H tracciata con la mano leggera ed elegante di un artista le dava ragione
Diceva che quello in cui lei credeva con l'anima e con cuore non era una sciocca fantasia. Era la realtà.

Anche se lo chiamavano nello stesso modo, lei sapeva che tra lei e tutti gli altri c'era una differenza.
Tutti avevano parlato con Elia, il ragazzo del sottotetto.

Lei aveva parlato con Helia... il ragazzo di Fonterossa.















Lo so, questa one-shot è abbastanza priva di senso.
Primo: forse non si capisce il fatto di Elia/Helia.
Infati anche Helia si pronuncia allo stesso modo di Elia, quindi in realtà a dirlo non cambia niente...
solo chi sapeva chi era il giovane artista solitario poteva pensare di chiamarlo Helia, e non Elia. Non so se si è capito. (;

Secondo: Dove è andato Helia alla fine? Perchè? E questa Angelica, che cosa sa?
Ci verrebbe fuori una long-fiction, ma non ho nessuna intenzione di continuarla.
Primo, perchè non penso di essere in grado di scrivere una storia lunga in questo fandom.
Secondo, perchè non penso che a qualcuno interesserebbe.
Terzo, perchè non riesco a pensare una storia con Helia ma senza Flora.

Dopotutto ho anche il suo nome come nickname qui su Epf, e questo perchè è il mio alter ego.
Occhi verdi, capelli castani, dolce, timida, sensibile, che non crede in sè stessa,
che ha paura di dire quello che prova e che adora i fiori.
Adoro Flora, e trovo che non ci sia un personaggio dei cartoni simile a me quanto lei.

Grazie a tutti per avere letto!

Flora


Post Scriptum: volevo ringraziare di cuore Luine per la sua recensione.
Innanzitutto non sapevo di Alfea (da brava ex classicista pensavo venisse da alpha, la lettera greca ^^)
e mi sono sentita molto ignorante, grazie per avermi fatto sapere questa cosa interessantissima!
Volevo dire anche che ho letto che Flora non era una principessa (su wikipedia inglese mi pare)...
e pensavo non lo fosse perchè non l'avevo mai sentito dire!
Grazie per la tua recensione!
   
 
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