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Autore: shaka    10/06/2010    3 recensioni
Non sempre il rapporto che ci lega ad una persona può essere definito, e l'amore non è per tutti
Il sole stava calando e lei si perse ad osservare la luce aranciata che rifletteva la superficie dell'acqua.
Il pensiero corse veloce al ragazzo nell'altra sala. Tom Kaulitz, l'amico, l'amante, il confidente, il rifugio, la passione, la rabbia. Tutto. E niente.
L'unica cosa di cui era certa era che Tom la attraeva, come un buco nero. Ogni volta che lei gli gravitava attorno finiva nelle sue spire e riusciva a liberarsene a fatica, solo dopo che aveva avuto tutte le attenzioni che le servivano.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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th DesclaimersI: i Tokio Hotel non mi appartengono, con questo mio scritto non intendo dare una rappresentazione veritiera della realtà, ma solo sfogare la mia immaginazione. Non c'è alcuno scopo di lucro in tutto quello che scrivo. Alexandra, invece, è una mia creazione e ci tengo. Molto.

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      Razorblade Kiss      

Arrivò al quarto piano della palazzina del centro di Amburgo arrancando.
L'ascensore, il maledetto, era rotto, una cosa che non era mai capitata in quel palazzo, come si era affrettato a spiegarle il portiere, e così si era ritrovata a fissare l'elegante scalinata di marmo coperta di moquette rossa, mentre l'uomo la salutava gentilmente.
La porta di fronte a lei non era illuminata, ma poteva chiaramente notare che era più scura delle altre … chissà poi come aveva fatto ad ottenere il permesso di montarne una color ebano quando tuttele altre porte sul pianerottolo erano color noce.
Doveva aver pagato.
Dopotutto era quello il suo modo di comportarsi: se voleva qualcosa lo prendeva, ma se non ci riusciva, cosa tra l'altro molto rara, aveva un conto in banca che gli permetteva di averlo comunque, in un modo o nell'altro.
Cosa la conducesse lì ogni volta che tornava ad Amburgo non era proprio chiaro, ma era sicuro come l'oro: se tornava nella sua città natale prima o poi passava dalla casa del momento e bussava.
Quella volta toccava ad un appartamento in un palazzo del centro, prima era stata nel cottage in campagna, nella casa studio con piscina, persino a Loitsche, dove però Simone si era premurata di farle sapere che non era la benvenuta.

Suonò il campanello e assunse un'aria scocciata, la sua solita aria.



Si stava preparando per infilarsi sotto la doccia, in vista della serata che suo fratello aveva organizzato per il compleanno della madre.
Gli aveva chiesto esplicitamente di lavarsi e di non azzardarsi a fare nemmeno un minuto di ritardo perchè quella serata avrebbe dovuto essere perfetta. Lui si era limitato ad una specie di grugnito di conferma.
L'apatia che lo accompagnava da qualche tempo ormai non voleva andarsene e, per quanto si sforzasse di sembrare allegro e rilassato, si era presto reso conto di come anche alcune fan si fossero accorte del suo atteggiamento.
Aprì il rubinetto e, mentre attendeva che l'acqua si scaldasse, il campanello di casa suonò.
Non si chiese nemmeno chi o cosa potesse essere, ma si limitò ad un'imprecazione a bassa voce: qualunque fosse il motivo per cui aveva squillato lui era stato interrotto e quindi era scocciato.

Andò ad aprire la porta premurandosi di indossare un accappatoio e la sua maschera perennemente imbronciata.



Se lo trovò davanti in una veste decisamente insolita, ma comunque lo trovava irrimediabilmente sexy.
“Buongiorno Tom.”
“Alex … quando … come …”
Lei sorrise ed avanzò un poco sul pianerottolo, verso la porta aperta.
Sbirciò all'interno, notando che il disordine regnava sovrano là dentro, come sempre. Come quella volta che li aveva raggiunti in tour a Madrid e si era quasi rotta un piede, inciampando in un mucchio di roba non meglio identificata abbandonata sul pavimento del tour bus.
Si avvicinò ancora, mentre lui non dava segno di spostarsi.
“Non ho intenzione di restare qua fuori, non vorrei finire di nuovo su qualche rivista del cazzo.” commentò la ragazza avanzando decisa ed infilandosi dentro l'appartamento.
Il ragazzo si voltò lentamente, quasi sorpreso dall'azione di lei.
Chiuse la porta e poi si voltò per osservarla meglio: i pantaloni neri aderenti seguivano le sue gambe, mentre sopra portava un top viola legato al collo; una giacca nera pendeva dalla borsa nera che tenva a tracolla. Avanzava ancheggiando vistosamente, arrampicata su un paio di scarpe viola scamosciate molto, molto alte.
Tom la seguì, quasi ipnotizzato, mentre si dirigeva verso il divano di pelle nera e ci si accomodava, senza chiedere permesso.
“Kaulitz se non ti conoscessi penserei che non sei felice di vedermi qua …” disse togliendo le scarpe e raccogliendo le gambe sul divano.
“Alexandra, se non ti conoscessi ti chiederei perchè non hai chiamato per avvertirmi che saresti passata.” replicò il chitarrista avvicinandosi al divano.
“Mi sembrava carino farti una sorpresa …” spiegò lei con quella finta aria innocente che non le era mai venuta bene.
“E se fossi stato impegnato?” chiese lui, accomodandosi dalla parte opposta del divano.
“Ti saresti liberato.”
“E se ci fosse stato qui mio fratello?”
“Ci saremmo chiusi in un altra stanza, mentre lui era impegnato a fulminarmi con lo sguardo.” rispose Alex togliendosi la borsa dalla spalla.
“E se non avessi voglia di vederti?” chiese lui allungandole un posacenere vuoto.
“Mi chi vuoi prendere in giro Kaulitz?” rispose lei estraendo un pacchetto di sigarette dalla borsa.
“Sul tavolino dietro di te c'è l'accendino. E se fossi stato in dolce compagnia?”
“Avremmo fatto una cosa a tre.” replicò lei accendendo la sigaretta e spostando dietro l'orecchio una ciocca di capelli castani.

I taste death in every kiss we share
Every sundown seems to be the last we have
Your breath on my skin has the scent of our end
I'm drunk on your tears, Baby, can't you see it's hurting

Restarono in silenzio per qualche minuto, poi Tom riprese a parlare per primo.
“Allora, Alex, che ci fai qua?”
“Ti interessa?”
“Perchè fai la stronza con me?”
“Perchè è così che mi vuoi …” rispose lei ciccando nel posacenere e sistemandosi meglio sul divano.
“Non ti immagini nemmeno quanto …” replicò lui avvicinandosi piano, avanzando sul divano come fosse un gatto davanti ad un topolino.
La intrappolò tra il bracciolo e lo schienale, scendendo fino a sprofondare il volto nell'incavo del suo collo, aspirandone a fondo l'inebriante profumo. Agrumi e cannella, il solito costosissimo profumo Hermes.
Le slacciò il nodo dietro al collo, lasciando che il top cadesse in avanti, scoprendo il florido seno, coperto da un reggiseno a balconcino color carne.
Alexandra lo lasciò fare, socchiudendo gli occhi per godere appieno del tocco delle mani calde del chitarrista sulla sua pelle.
Ma Alex era abituata ad avere le redini del gioco quando era con lui, così lo fermò con una scusa.
“Kaulitz ho sete …”
“Scherzi, vero?”
Aprofittò del suo attimo di distrazione per scivolare giù dal divano ed avviarsi verso la cucina, fermandosi solo un attimo a metà strada, per sfilarsi del tutto il top e lanciarlo a lui.

Every time we touch we get closer to heaven
And at every sunrise our sins are forgiven
You on my skin this must be the end
The only way you can love me is to hurt me again
And again
And again
And again

Per Tom Alexandra era stata, ed era ancora, moltissime cose. Anche se l'unica cosa di cui era certo era che, in sua presenza, sentiva un sacco di confusione in testa.
Ogni volta che se la vedeva comparire davanti era come se il suo cervello prendesse una vacanza. Si odiava per come era in grado di dimenticarsi di tutto quando lei faceva le sue apparizioni, ma non poteva farne a meno.
Aveva fatto mezz'ora di ritardo ad un concerto quando lei si era presentata nell'albergo di Parigi in cui alloggiavano, poi aveva dato buca ad un pomeriggio di shopping nel centro di Milano che aveva promesso al gemello quando Alex li aveva raggiunti per la settimana della moda e poi …
Ne aveva combinate talmente tante con quella ragazza.
Una volta Simone li aveva persino sorpresi nel capanno degli attrezzi della villetta di Loitsche dove lui e Bill stavano passando qualche giorno di vancanza, alla fine dello Humanoid City Tour. Non aveva mai visto sua madre tanto arrabbiata come quella volta!



Alexandra recuperò una bottiglia di birra dal frigorifero e la stappò con calma, soffermandosi ad osservare la spoglia cucina dell'appartamento.
Il sole stava calando e lei si perse ad osservare la luce aranciata che rifletteva la superficie dell'acqua.
Il pensiero corse veloce al ragazzo nell'altra sala. Tom Kaulitz, l'amico, l'amante, il  confidente, il rifugio, la passione, la rabbia. Tutto. E niente.
L'unica cosa di cui era certa era che Tom la attraeva, come un buco nero. Ogni volta che lei gli gravitava attorno finiva nelle sue spire e riusciva a liberarsene a fatica, solo dopo che aveva avuto tutte le attenzioni che le servivano.
Prese un'altra bottiglia e la stappò. Non aveva bisogno di chiedere a Tom se volesse qualcosa: loro si capivano immediatamente.
Era cominciato tutto così, quando avevano girato il video di Zoom e lei faceva parte delle comparse.
Il set era il porto di Brema e per più di una settimana si erano incontrati per le riprese che venivano svolte solamente all'alba.
Già il secondo giorno si era presentata sul set con un thermos di caffè bollente e lo aveva porto a Tom senza dire nulla e senza aspettare che lui dicesse nulla.
Quando aveva lasciato il set per andare a prendere servizio allo Starbucks in cui lavorava durante il resto della giornata aveva trovato il thermos nella roulotte per il trucco, sulla consolle dove si era seduta quella mattina.
Quella routine si era ripetuta anche il giorno seguente e quello dopo ancora quando, finalmente, lei aveva trovato un biglietto accanto al thermos.
C'era un numero di telefono scritto sopra, ma lei non lo aveva preso.
E alla fine Tom, durante il party per festeggiare la fine delle riprese, l'aveva fermata e le aveva chiesto come potesse fare per sdebitarsi. Lei gli aveva dato appuntamento a Berlino, il fine settimana successivo, alle 14 in punto, all'incrocio tra Friedrichstraße e Behrenstrasse.

Your love is a razorblade kiss
Sweetest is the taste from your lips
Your love is a razorblade kiss
Sweetest is the taste from your lips

Oh the taste from your lips, my Darling
Taste from your lips, oh my Love

Tornò in salotto e lo trovò semisdraiato sul divano.
Gli allungò la birra e poi si accomodò ai suoi piedi, con il braccio pericolosamente vicino alle gambe di lui, ed il capo abbandonato sul braccio.
“Hai fatto acquisti ultimamente?” le chiese dopo aver bevuto in un sorso solo metà birra.
“Oh si, un giubbetto in pelle che tuo fratello mi strapperebbe di dosso, se solo non fosse di vera pelle.”
“Niente che ti strapperei di dosso io?”
Alex sorrise e lo fissò a lungo, prima di portarsi la bottiglia alla bocca e bere con fare sensuale.
Una goccia sfuggì alle sue labbra e Tom non perse tempo, asciugandola con le sue labbra.
Si sorprese quando lei si allontanò ridacchiando.
“Kaulitz ogni volta inizia così, lo sai vero?”
Lui sorrise sornione e poi scese dal divano per accucciarsi accanto a lei.
“In effetti è vero, beh, l'ultima volta però e iniziato con me che ti lanciavo popcorn nella scollatura della camicia, e poi li toglievo con la bocca.”
“Finchè non è entrato Bill e ha iniziato a sbraitare.”
“Come fa tutte le volte che entra in stanza mentre ci stiamo … intrattenendo.” mormorò lui, posandole la bottiglia gelata sul collo.

Only inside I'm free
I'm tired of waiting
You've got to let me dream
inside you baby
I'm not afraid to feel
I want you to love me
Cause you are the one
Cause you are the one
Cause you are the one

La più spassosa era stata quando, dopo un concerto in Russia, Tom ed Alex erano rientrati in albergo e avevano assaltato il letto in meno di un secondo, accorgendosi solo dopo un po' che nello stesso letto, arrotolato nelle coperte, dormiva beato il cantante.
Bill si era svegliato a causa dei gemiti che I due non erano mai riusciti a trattenere, e per poco non era caduto dal letto, nel tentativo di fuggire dalla stanza.
Aveva tenuto il muso a Tom per due settimane, e non era nemmeno stata colpa del chitarrista, visto che era Bill ad aver sbagliato stanza rientrando dal concerto.
Prima di salutarlo Alex gli aveva confessato che in realtà lei di Bill si era accorta molto prima che il cantante si svegliasse e al solo pensiero della sfrontatezza della ragazza Tom era stato preso dall'irrefrenabile impulso di trascinarla in una sala riunioni al piano terra per un saluto intimo prima di lasciarla andare via.



“Pensavi a quella volta a Mosca?” gli chiese Alexandra buttando indietro il capo per sentire meglio il freddo della bottiglia sulla sua pelle.
“Dio mio! Quanto ci siamo divertiti?” rispose lui spostando la bottiglia e sostituendola con la sua mano.
“Bill un po' meno, siamo stati cattivelli.”
“Parla per te, io non ci tengo alle cose di gruppo, specie con mio fratello …”
“Ah, allora quando mi hai proposto l'orgia ad Amsterdam?”
“Andiamo Alex, non sarei mai andato fino in fondo …”
“Il Sex Gott in fondo è un tradizionalista …” commentò lei mettendosi in ginocchio davanti al chitarrista ed iniziando ad accarezzargli le spalle, sotto l'accappatoio.
Si sfiorarono languidamente per un tempo quasi infinito, fino a che Tom decise di annullare la distanza tra di loro baciandola con trasporto.
La sentì ridere e sapeva il perchè. Era stata una sfida in piena regola quella che lei gli aveva lanciato quel pomeriggio a Berlino, prima di spennarlo letteralmente lungo Friedrichstrasse.

“Scommettiamo che prima di sera mi pregherai di baciarti?” aveva detto lui, sfoderando la sua solita boria da macho.
“Scommettiamo che mai, in nessuna occasione, ti bacerò io per prima quando ci vedremo?” aveva replicato lei, scegliendo una borsa marrone con il logo della marca impresso a fuoco che Tom aveva pagato senza troppi indugi.

Alex si sdraiò per terra, trascinandosi dietro il chitarrista, ancora intento ad assaggiare la sua bocca con una voracità che le faceva eccitare tantissimo.
Con una mano lo stringeva a sè, mentre con l'altra si intrufolava sotto l'accappatoio, ormai aperto, visto che la cintura si era allentata.
Lo aveva eccitato, il che era abbastanza scontato. Il rapporto che avevano era puramente fisico e una delle poche certezze di Alexandra era che se lei e Tom Kaulitz erano in una stanza, ma anche in un luogo pubblico non troppo esposto, in effetti, prima o poi lui la baciava e finivano sempre e comunque a fare sesso. Ottimo sesso, pensò con una punta di orgoglio Alexandra, mentre con la mano scendeva a constatare che anche quella volta il Sex Gott si era eccitato sotto il suo tocco.
“Alex, aspetta, non so se sia giusto.”

Your love is a razorblade kiss
Sweetness is the taste from your lips
Your love is a razorblade kiss
Sweetest is the taste from your lips

Quella frase fece rimpiangere ad Alex ogni decisione presa da quando era entrata nell'appartamento.
Lui si alzò, stingendosi addosso i lembi dell'accappatoio, un atteggiamento pudico che con lei non aveva mai avuto.
“Ok Kaulitz, quesa me la devi spiegare.”
“Non credo sia corretto. Ogni volta va così. Tu compari, scopiamo, a volte ti fermi un paio di giorni, oppure io ti seguo per poter stare con te, e poi ci salutiamo perchè tanto sappiamo che le nostre vite non potrebbero proseguire insieme.”
“Ed esattamente cosa c'è che non va in questo rapporto che ci lega da ormai … 4 anni a questa parte?”
“C'è che … tu hai qualcuno?”
“Che cazzo di domanda è Kaulitz?” chiese Alexandra realizzando poi il punto di arrivo del discorso del ragazzo.
“Sii sincera, tu ti vedi con qualcun'altro?”
“No. Tu?”
“Beh … ecco, io. Si, sto uscendo con una persona.”
Per Alex fu come ricevere un colpo al petto.
Si era chiesta molte volte che cosa legasse lei e Tom. Per un certo periodo si era anche messa in testa che fosse amore, ma in realtà con il tempo si era resa conto che quel rapporto non aveva nulla a che fare con l'amore. Era una cosa molto meno “elevata”: avevano lo stesso carattere diretto e poco incline al romanticismo, avevano un feeling incredibile ed erano come due calamite: se stavano vicini la conclusione era inevitabile. Però non era di certo amore. Era qualcosa di malato, forse di morboso, ma a loro andava bene, era sempre andata bene.
Lei non era il tipo da legami stabili, anche perchè non di rado si trovava lontano per lunghi periodi quando le offrivano un lavoro particolarmente allettante e poi, detto fuori dai denti, non molti si erano dimostrati in grado di poterle tenere testa.
Aveva bisogno di essere libera, quindi di solito le sue storie non funzionavano, ma quella con Kaulitz si era dimostrata una cosa più stabile di qualsiasi fidanzamento.
A volte compariva lei nella sua vita, altre volte succedeva il contrario, non si davano spiegazioni, si limitavano a stare bene insieme.
E invece ora …
“Cazzo Kaulitz, questa si che è una bomba!”
“Già, e non credo sia giusto nei confronti di questa persona …”
“Tom, sii serio: mi hai baciata e il tuo amichetto lì sotto è molto felice di vedermi. Pensi davvero che quello che hai fatto finora sia giusto nei confronti di questa persona?”

Your love is a razorblade kiss
Sweetness is the taste from your lips
Your love is a razorblade kiss
Sweetest is the taste from your lips

Alexandra se lo scostò di dosso in malo modo, tornando a sedersi sul divano.
“Mi dispiace per lei comunque.” commentò cercando il suo top.
“Perchè?”
“Perchè questa storia si baserà su una bugia, visto che mai le dirai che cosa è successo tra di noi.” commentò lei infilandosi il top.
“Voglio solo provare a dimostrare che so resistere e beh … se resisto a te sono a cavallo.”
“Kaulitz, ti do una notizia: hai appena ceduto. Comunque ricorda che dipende sempre da me. Se volessi ti farei crollare in meno di cinque minuti.”
“È una scommessa?”
“No. È solo una constatazione. Non mi va di passare per la troia che ti ha fatto cedere e ti ha condotto al tradimento. Abbi il coraggio delle tue azioni: vuoi scoparmi? Fallo. Non vuoi? Non farlo! Ma non farmi passare per la stronza che ti corrompe, mentre tu sei il bravo ragazzo irretito.” gridò Alexandra allaciandosi il top dietro al collo.
“Io …”
“Ci vediamo Kaulitz!” esclamò lei, recuperando borsa e giacca.



Rimase a guardarla sparire dietro la porta, arrabbiata e frustrata. Aveva tenuto i contatti con lei perchè non gli era possibile farne a meno. Era tutto ciò che lui desiderava: bella, con un carattere unico e molto più determinata di lui a non lasciarsi sottrare un briciolo della liberà che aveva.
A lui il rapporto che li legava era sempre stato bene ed era felice che anche a lei andasse bene così, ma con Elle le cose sembravano andargli bene, sentiva che lei era una persona su cui poteva contare e su cui poteva appoggiarsi, mentre Alex non aveva nemmeno idea di dove stesse e cosa facesse nel momento in cui lasciavano la stanza o il letto in cui avevano fatto sesso.
Era uno spirito libero e lui in quel momento voleva qualcosa di molto diverso, se ne era reso conto tardi forse e non era nemmeno sicuro che fosse ciò che desiderava, però al momento gli andava di viverla così. E non doveva renderne conto a nessuno.

***

Come sempre Tom era in ritardo. Bill lo aveva aspettato per dieci minuti buoni in macchina prima di decidersi a salire; con tutta probabilità lo avrebbe trovato addormentato sul divano, o sotto la doccia, se avesse avuto più fortuna.
Scese dal nuovo suv e si avviò verso l'ingresso della palazzina in cui Tom si era trasferito da quasi un anno da solo.
Notò il cartello guasto sull'ascensore ed imprecò a bassa voce, facendo cenno al portiere di non scomodarsi: conosceva la strada.
Sul secondo pianerottolo incorciò una ragazza e la salutò cortesemente, senza ricevere alcuna risposta: doveva essere arrabbiata o molto in ritardo, vista la fretta che aveva.
Bill fece per voltarsi quando il puzzle nella sua testa si ricompose velocemente, accendendogli una lampadina.
“Alexandra?!” chiamò il cantante, ma lei era già molti scalini più sotto.
Rimase impietrito sulle scale un paio di minuti prima di riscuotersi e salire a passo di carica le rampe che lo dividevano dal fratello che, evidentemente, non era nè addormentato, nè sotto la doccia: al massimo poteva essere sdraiato nel suo letto o sul divano, intento a fumarsi la sigaretta post-scopata. Non aveva pensato all'ipotesi ritardo-a-causa-di-Alexandra semplicemente perchè erano almeno sei mesi che di lei non sentiva più parlare, e poi da qualche settimana vedeva Tom felice con la loro costumista.
Arrivò alla porta e la spalancò, senza nememno preoccuparsi di bussare. Fu sorpreso di trovarlo in accappatoio, seduto per terra, con la testa tra le mani intento a … piangere.

***

“Alex resisti, ti prego!”
“Signorina non urli, per favore …Ora la portiamo in ospedale, la prego chiami i parenti della sua amica, ci vediamo lì. Però non si allarmi, non sembra tanto grave.”
Quando si riprese, almeno venti minuti dopo, Maria recuperò il cellulare della sua collega, iniziando a scorrere la rubrica. Sapeva che la madre era morta qualche anno prima, mentre il padre non era in Germania in quei giorni, quindi anche chiamandolo non avrebbe fatto altro che metterlo in ansia. Scorse ancora, ricordando imprevvisamente che Alexandra le aveva parlato qualche volta di una persona, un amico, ma non era sicura che i rapporti tra loro fossero mai stati chiari. Tom. Cercò il nome e fece partire la chiamata senza pensarci su troppo.
Trovò la segreteria e lasciò un messaggio, sperando che servisse a qualcosa, poi aprì la porta dell'appartamento ed andò quasi a sbattere contro qualcuno.
“C'è Alexandra?” chiese lo sconosciuto con voce profonda.
“No, lei chi è?”
“Tom.”
Maria sorrise sentendo quel nome, ma poi si rabbuiò quando lui le porse la mano dove la ragazza notò l'anellino dorato che gli circondava l'anulare.
“Devo andare ora, Alex è svenuta e ha rotto il box doccia con la faccia.” disse lasciandogli la mano e voltandosi per chiudere la porta.
“Mia moglie mi ha appena detto che aspetta un bambino.” disse lu improvvisamente, facendo trasalire Maria.
“Però io … non voglio, non la amo e l'ho tradita, persino prima di incominciare la nostra storia. Aveva ragione Alexandra, avrei dovuto prendermi le mie responsabilità quando non rischiavo così tanto. Ora scusami e, ti prego. Non dirle che sono passato.”
Aveva parlato così velocemente che Maria non era riuscita ad aprire bocca.
“Dio come siete uguali … due infelici cronici. Non glielo dirò, ma sappi che quando chi ci sta accanto è infelice ce ne accorgiamo. Tua moglie lo sopporterà, ma tuo figlio?” fu la replica sibillina di Maria che poi se ne andò, lasciandolo impalato davanti alla porta di casa.

***

“Tom Kaulitz chiede il divorzio alla moglie incinta di 5 mesi.”
Alexandra buttò altrove il giornale, irritata dal titolo e dal mazzo di fiori che le avevano consegnato poco prima, con un biglietto che solo quell'imbecille avrebbe potuto scrivere.

“Alla mia unica ed infelice metà. A colei che è destinata ad essere sola, così come lo sono io.”

N.d.A.

La mia prima one shot ... spero che valga la pena di leggerla. La canzone che da il titolo alla fanfiction è "Razorblade Kiss" degli H.I.M., così come il resto del testo infilato qua e là nella fanfiction.

L'ispirazione è venuta in un momento non molto felice e credo che si noti dal tono non propriamente positivo e dalle emozioni che i protagonisti provano. Cosa volete farci la vita non è tutta rose e fiori e, ora come ora, mi sentivo di parlare di spine, appuntite, dolorose e terribili spine.

  
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