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Autore: Lothiriel    06/09/2005    2 recensioni
Raccolta di one-shots… Leggete la premessa contenuta nel primo capitolo! [PS: se a qualcuno può interessare, il titolo che ho scelto è un verso della canzone di Beren e Luthien, scritta da Tolkien; tuttavia non ha alcun legame con quello che intendo raccontare…]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era verso l’imbrunire, quando davanti al solitario cavaliere si pararono le acque scure dell’Inondagrigio

Era verso l’imbrunire, quando davanti al solitario cavaliere si pararono le acque scure dell’Inondagrigio. Fece fermare il cavallo e si guardò intorno. Le tracce dell’antica Via del Sud si perdevano sulle rive dell’ampio fiume; sulla sponda opposta si potevano intravedere le rovine di una città, abbandonata da lungo tempo.

Boromir riconobbe l’antica Tharbad, che nel passato doveva la propria importanza all’imponente porto fluviale e al ponte, ormai crollato, su cui passava la strada che collegava Gondor al regno di Arnor nel nord. Si poteva ancora vedere chiaramente il punto in cui le arcate del ponte attraversavano le acque: grosse lastre di pietra affioravano qua e là, nel mezzo della corrente.

Spronando nuovamente il cavallo, il Capitano di Gondor si accinse a tentare il guado; i resti del ponte costituivano l’unica possibilità, per quanto pericolosa, di attraversare il fiume.

Il sole stava già appressandosi all’orizzonte, ma c’era ancora luce a sufficienza. Il cavallo, guidato da mano esperta, procedeva con estrema cautela sulle pietre scivolose, avanzando lentamente verso l’altra riva. D’un tratto però l’animale mancò un appoggio, perse l’equilibrio, lottò invano per qualche momento e poi cadde in acqua. Boromir riuscì a liberarsi rapidamente dalle staffe, e nuotando con forza raggiunse l’argine opposto.

Si trascinò all’asciutto, e rimase per un po’ a fissare il fiume che continuava a scorrere indifferente davanti ai suoi occhi. Ora aveva perduto la sua cavalcatura, e portare a compimento il viaggio si faceva di colpo ancora più difficile. Raggiungere a piedi un luogo distante centinaia di miglia, sconosciuto e ormai dimenticato da tutti se non nelle leggende, poteva apparire davvero un’impresa disperata.

Boromir scrollò le spalle e si alzò in piedi. Non si sarebbe certo lasciato abbattere da un qualsiasi contrattempo. Si era impegnato a trovare Imladris, e avrebbe mantenuto la parola data, a qualunque costo. Si sistemò per passare la notte fra le rovine di quello che doveva essere stato un forte, posto a sorveglianza del guado. Gli ultimi raggi del tramonto cadevano sulle pietre ancora calde per il sole estivo che aveva brillato tutta la giornata. Boromir si tolse il mantello completamente fradicio, e si sedette appoggiando la schiena contro il muro.

Stranamente, nonostante la stanchezza delle sue membra, il sonno tardava a venire. Lasciò vagare il proprio sguardo sulle vestigia della città deserta, presto inghiottite dalle ombre della notte. Alla sua mente affiorò il ricordo dello strano sogno che l’aveva spinto ad intraprendere il suo cammino.

“Cerca la spada che fu rotta…”; parole misteriose, incomprensibili tanto per lui quanto per suo fratello, a cui per primo tale sogno si era presentato. Nemmeno Denethor, la cui vasta conoscenza della storia di Gondor non era superata da nessuno, era stato in grado di dare loro una spiegazione. Sorrise per un istante ricordando la prontezza con cui Faramir si era offerto di mettersi alla ricerca di Imladris dove, aveva detto Denethor, dimorava Elrond il Mezz’Elfo, l’unico che avrebbe potuto sciogliere il significato di quelle oscure parole. Ma Boromir non poteva permettere al fratello minore di partire per un viaggio così incerto e pieno di pericoli; alla fine Faramir aveva dovuto cedere, e lasciarlo andare al suo posto.

Ora, nel dormiveglia, l’immagine del padre, seduto sul suo seggio con il viso nascosto nella mano, si delineava chiaramente nella mente di Boromir. A lungo Denethor aveva esitato, prima di concedergli il suo permesso; aveva accettato solo a malincuore, spinto dal momento di disperato bisogno in cui si trovava la città di Minas Tirith. Mentre scivolava nel sonno, il Capitano di Gondor si chiese perché questo ricordo gli apparisse ora di cattivo presagio.

L’ultima cosa che vide, prima di addormentarsi, fu una stella che brillava tremula ad occidente, come una lacrima d’argento nel cielo.

  
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