Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Castiel    11/06/2010    4 recensioni
[RoyAi Day 2010] - Arrivederci, Signor Mustang -.
Lo pronunciò piano ma perfettamente udibile, e rimase in corridoio fino a che la schiena di Roy non ebbe varcato completamente la porta della sua stanza.
Rientrata nella sua camera, prese un bicchiere con un po' d'acqua e vi immerse il fiore, chiedendosi dove avrebbe potuto lasciarlo. Decise infine di porlo sul davanzale della finestra, al chiaro di luna, in ricordo di quella serata. Chiuse forte gli occhi e mormorò qualche frase a mezz'aria, sperando intensamente che, contro ogni logica, quella leggenda fosse vera. Poi si abbandonò sul letto, sprofondando lentamente nel sonno.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Non ho scritto questa fic a scopo di lucro e i personaggi non sono miei, ma della Sensei Arakawa of course :)




Si punse un dito con l'ago, ed istintivamente se lo portò alla bocca per lenire la piccola ferita. Una goccia di sangue cadde sulla camicia appena lavata, strappando a Riza una smorfia di disgusto. Mise l'indumento nella cesta dei panni sporchi e si diresse verso la lavanderia, pensando a quali compiti doveva ancora svolgere per quella sera. La cena era già stata servita e digerita, suo padre l'aveva congedata ed aveva già lavato i vestiti, perciò dopo quella cesta era libera. Raccolse un paio di calzini per terra, quando un rumore attirò la sua attenzione. La ragazza appoggiò i vestiti a terra e posò l'orecchio sulla porta dello studio, cercando di capire quale fosse la fonte e soprattutto il motivo di quella rottura della quiete. Dalla stanza, le provenivano chiare le voci di suo padre e dell'apprendista.
- Se uscirai da quella porta, non potrai più rientrarvi -.
- Signor Hawkeye, io...-
- Mi pare di aver capito che hai preso la tua decisione. Sei libero di andare. -.
Il giovane uscì poco dopo dallo studio, reprimendo l'istinto di sbattere violentemente la porta.
Riza mosse un passo verso di lui, fissando la sua schiena.
- L'ho sentita discutere con mio padre – spiegò, quasi dovesse giustificare la sua presenza in quella casa.
Il ragazzo si voltò ed asserì col capo.
- Vuole abbandonare gli studi? –
Concisa e dritta al punto, come al solito. Egli annuì di nuovo, guardandola negli occhi.
- Devo andare, questa nazione...-
- ...ha bisogno di lei. – terminò lei per entrambi.
Il ragazzo piegò leggermente il capo, senza staccare lo sguardo da lei. Quella ragazzina era capace di leggergli dentro come neanche lui ne era in grado. Nonostante lei fosse di qualche anno più giovane, pensava già come un'adulta. Mai dalla sua bocca aveva sentito desideri sciocchi e infantili, capricci o lamentele da bambina. Riza era molto più grande di ciò che il suo certificato di nascita diceva, forse per questo Roy si trovava così bene a parlare con lei dei suoi sogni. Lei era un'ottima ascoltatrice e non giudicava mai i suoi comportamenti, nemmeno i più sciocchi o volgari. Certo, le sue guance arrossate e il mezzo broncio che metteva quando il giovane le raccontava dell'appuntamento con Corinne al parco o della gita notturna in mezzo alla natura con Hannah sarebbero dovuti essere un rimprovero abbastanza convincente per lui, ma in quei frangenti Roy fingeva proprio di non accorgersene. Gli piaceva vedere Riza imbarazzata cercare di portare il discorso su un altro argomento, poteva quasi vederla supplicare con gli occhi l'arrivo di qualcosa che lo avrebbe invogliato a parlare d'altro. In quel momento però, Roy non aveva voglia di prenderla in giro: la determinatezza del suo sguardo e la fierezza con la quale gli domandava del suo imminente viaggio erano per il giovane fonte di rispetto. Si addolcì, comprendendo per la prima volta quanto Riza non fosse mai stata bambina: la spontaneità tipica dei piccoli non le era mai stata familiare. Ogni suo gesto era studiato nei dettagli, calcolato con occhio critico e preciso, frutto di una ferrea disciplina ricevuta dal padre. Ma allora con lui, in quei rari momenti in cui si facevano compagnia studiando in biblioteca, era sempre stata sincera? Oppure anche quello era il risultato di una riflessione, di un modo di essere forzato dalle circostanze?
Quel giorno, però, gli parve di notare una breccia nella sua solita compostezza: era dolore quello che leggeva nella sua voce?
Roy non seppe cosa rispondere. Lei come al solito aveva c'entrato in pieno il punto ed aggiungere altro sembrava superfluo.
- Tornerà, un giorno? –
Roy la guardò mentre puntava gli occhi dritti nei suoi. Notò una speranza silenziosa nei suoi occhi e sorrise involontariamente. La invitò a seguirlo ed insieme camminarono lentamente fino all'ingresso della casa. Qui si sedettero e per qualche minuto rimasero in silenzio, cullati dal rumore delle cicale che frinivano nel campo accanto alla casa.
- Sai, oggi ho comunicato la mia decisione anche a mia madre. ...Si è messa a piangere -.
Una nota d'amarezza nella voce costrinse la giovane a guardarlo negli occhi.
- L'ha rassicurata? Le ha detto che andrà tutto bene? –
- E come avrei potuto dirglielo, Riza? Sarei stato un gran bugiardo, non credi. In guerra sai quando vai ma non sai quando torni. E non sai nemmeno se lo farai. Io...non volevo mentirle -.
- Dirle che tornerà non equivale per forza ad una menzogna. Denota invece una grande forza d'animo ed un cieco desiderio di non farla soffrire -.
Il ragazzo la guardò perplesso, colpito.
- Credevo che la sincerità fosse uno dei valori in cui credi maggiormente -.
- Talvolta la verità fa troppo male, ed una persona non vuole sentirsela dire -.
- Non sentirla non renderà la verità meno dura –
- Dirla non farà tua madre più consapevole del pericolo che lei corre, ma solo più preoccupata. Far soffrire un genitore è una cosa terribile – rispose, tornando a guardare verso il cielo. Roy la imitò, fissando dubbioso quella coltre nera che li sovrastava.
- Credi davvero che mentirle sia la soluzione migliore? –
- Dico solo che sua madre ha diritto ad avere la speranza di rivedere suo figlio un giorno, e che lei dovrebbe alimentarla -.
Il giovane rimase in silenzio, chiudendo gli occhi. Quando si parlava di famiglia, Riza diventava sempre più sensibile e facile da ferire. Quando un giorno Roy aveva scherzato su di una possibile adozione della ragazzina da parte di suo padre, lei aveva reagito chiudendosi in camera tutto il pomeriggio. Ci erano volute tre ore poi per convincerla a scusarlo e per rimettere tutto a posto. Ed ora, vedendola affermare in tono così sicuro un concetto che lui era certo non essere tra i valori della ragazza lo lasciava un po' confuso. Un gesto nobile, mentire per non far soffrire gli altri, ma in quel modo tu devi accollarti tutte le responsabilità ed anche il fatto di non aver detto tutta la verità. Lei era davvero così forte da poter fare una cosa del genere? Lui probabilmente sarebbe crollato quanto prima. Si alzò, evitando lo sguardo della compagna accanto a sé e si inoltrò nella foresta correndo, lasciando una più che stupita Riza sola sui gradini diroccati della sua dimora.

Appoggiò le mani sulle ginocchia, respirando a fatica. Chissà come aveva interpretato Riza quel gesto. L'avrebbe trovata ancora sulla soglia ad aspettarlo o gli avrebbe chiuso la porta in faccia per sempre? Non c'era tempo per una risposta. Si avvicinò alla riva del lago, cercando attentamente nell'erba. Con il buio ormai calato faticava a vedere, ma non si dette per vinto. Svariati minuti dopo un luccichio attirò il suo sguardo, e d'improvviso capì che ciò che stava cercando era proprio davanti ai suoi occhi. Si chinò per guardarlo meglio: era il fiordaliso più bello che avesse mai visto. Quelle sfumature ambrate gli ricordavano tanto gli occhi di Riza e per farli sorridere per un'ultima volta avrebbe fatto di tutto. La loro amicizia valeva qualsiasi gesto sconsiderato e decisamente fuori dal suo stile. Raccolse il fiore facendo attenzione a non strappare i petali e percorse la strada a ritroso, riprendendo a correre.

Arrivato appena dietro alla casa, nascose le mani dietro la schiena. Proseguì calmo per il vialetto silenzioso mentre il suo respiro tornava a farsi regolare e voltò l'angolo. Ebbe un moto di sconforto nell'accorgersi che i gradini della casa erano deserti e di Riza non c'era più traccia. Mosse un passo incerto verso la porta d'ingresso, ma si fermò prima di riuscire a compierlo completamente.
- Signor Mustang...? –
Riza era apparsa alle sue spalle ed ora lo fissava confusa, come se avesse creduto che Roy non sarebbe più tornato. Il ragazzo si affrettò a girarsi verso di lei e le sorrise imbarazzato, avvicinandosi a lei e grattandosi la testa con la mano libera.
- Questo...è per te – disse, sfoderando quello che sperava fosse un sorriso sicuro e seducente e posando il fiore sui suoi capelli dorati.
Riza lo guardò un attimo perplessa prima di lasciarsi andare in un sorriso sincero. Roy pensò che quello fosse il più bel sorriso che gli avessero mai rivolto, e pregò in segreto di poterlo rivedere un giorno.
- Grazie, Signor Mustang -.
- La conosci la leggenda che ruota attorno ai fiordalisi? -
Riza scosse il capo e si sedette nell'erba, invitando il ragazzo a fare lo stesso e guardandolo interessata.
- Non l'ho mai sentita nominare in nessun libro. Me la racconti, la prego -.
Roy si schiarì la voce, come a voler prendere il coraggio per parlare.
- Si dice che i fiordalisi siano i fiori della speranza, perché il loro candore e la loro purezza incarnano i desideri più dolci e semplici degli uomini. Qualcuno crede che siano nati dalle lacrime di una ragazza che stava morendo per un amore non corrisposto. Era il giorno 11, ma nessuno ricorda di quale mese o anno. La ragazza pianse  11 lacrime sulla riva del fiume Shiji, prima di pugnalarsi al cuore. Il ragazzo di cui lei era segretamente innamorata la trovò poche ore dopo e vide che accanto al suo corpo c'era un fiore bellissimo, che emanava una luce intensa e pura. Egli si accorse in quel momento dell'amore per la giovane e desiderò intensamente di morire per poterla raggiungere. Appena ebbe formulato questo pensiero morì, mentre il fiore al suo fianco si spegneva diventando sempre più fioco. Da allora è credenza popolare che i fiordalisi possano esaudire le nostre speranze più recondite -.
- Come conosce questa storia? – chiese lei, dubbiosa.
- E' la storia preferita di mia madre. Me la raccontava sempre quando ero piccolo, il giorno di Natale. In casa mia i fiordalisi non mancano mai – rispose Roy, alzandosi.
- Lei ci crede? –
La domanda spiazzò per un attimo il ragazzo.
- Credo che la speranza non debba mai morire - rispose infine, sospirando.
A Riza la risposta piacque e non sapendo come controbattere rimase silenziosa a guardarlo.
- Allora questo è un arrivederci – aggiunse lui, aiutandola ad alzarsi.
- Parte a quest'ora tarda? – chiese lei in tono preoccupato.
- No, parto domattina presto. Tu a quell'ora sarai ancora a letto – le disse, dandole un buffetto sul naso. Riza si scostò contrariata, arrossendo. Roy si aprì in una risata, che fece allargare il broncio della ragazza.
- Non sei un po' grande per tenermi il muso? – disse, divertito.
Riza si lasciò scappare uno sbadiglio.
- Vieni, ti accompagno nella tua stanza – le disse, intenerito dal gesto di lei.
Salirono le scale silenziosamente per non svegliare il maestro Hawkeye. Ormai era tarda notte e nessuno dei due era abituato ad essere sveglio a quell'ora.
Riza sbirciò nella camera del ragazzo e vide con la coda dell'occhio le valige aperte sul letto, quasi colme. Roy se ne accorse e chiuse la porta della sua stanza, rattristato. Riza invece si girò di scatto e diede le spalle al ragazzo, giusto in tempo per asciugare la scia argentata che le bagnava la guancia. Lui abbassò lo sguardo, non aveva visto nulla o forse per una volta aveva avuto il tatto di non infierire sulla ragazza di fronte a sé. Quest'ultima si rivoltò, cercando di piegare le labbra in un sorriso sincero.
- Allora questo è un arrivederci –
- Arrivederci, Signor Mustang -.
Lo pronunciò piano ma perfettamente udibile, e rimase in corridoio fino a che la schiena di Roy non ebbe varcato completamente la porta della sua stanza.

Rientrata nella sua camera, prese un bicchiere con un po' d'acqua e vi immerse il fiore, chiedendosi dove avrebbe potuto lasciarlo. Decise infine di porlo sul davanzale della finestra, al chiaro di luna, in ricordo di quella serata. Chiuse forte gli occhi e mormorò qualche frase a mezz'aria, sperando intensamente che, contro ogni logica, quella leggenda fosse vera. Poi si abbandonò sul letto, sprofondando lentamente nel sonno.

La mattina dopo, la stanza del ragazzo era vuota. Solo il profumo di dopobarba aleggiava per la stanza, creando un'atmosfera malinconica e suscitando in Riza non poca tristezza. Scostò le coperte e con infinita sorpresa trovò un pacchetto rosso con un biglietto a fianco.
"Sono sicuro che ti servirà, un giorno. Questo è il secondo regalo in due giorni, non ti ci abituare troppo! R."
La ragazza sorrise divertita e prese il pacchetto con curiosità. Sfilò piano i lacci che lo tenevano chiuso e qualcosa di leggero le cadde in mano: era un piccolo fermaglio per capelli, marroncino ed intagliato. Sulla parte posteriore vi era inciso un piccolo fiordaliso, mentre la parte superiore era liscia e levigata, anonima quasi, proprio come piaceva a lei. Finì di pulire e portò in camera sua il regalo, chiedendosi come il ragazzo potesse essere così sicuro che un giorno quell'oggetto le sarebbe stato utile. A lei, che aveva sempre portato i capelli corti! Alzò le spalle, decidendo di non preoccuparsene. Un giorno, avrebbe potuto chiederglielo di persona.

 

Molti anni dopo...

 

Roy uscì dal negozio guardando incredulo l'orologio.
- Sono già le sette? Non ce la farò mai! – disse ad alta voce, attirando l'attenzione di altri passanti che si stavano dirigendo al lavoro. Prese a correre, rischiando più volte di urtare qualcuno ed attirando su di sé ogni sorta di maledizione.
Arrivato davanti al QG si fermò, cercando di riprendere fiato. Entrò a grandi passi nella hall, timbrò l'orario di entrata e fece le scale a due a due per affrettare i tempi. Evitò le moine delle segretarie che lo accompagnavano ogni mattina e si diresse con passo sicuro verso il suo ufficio. Aprì la porta e tirò un sospiro di sollievo vedendo che era stato il primo ad arrivare. Sistemò il recente acquisto sulla scrivania poco distante dalla sua e si sbottonò leggermente la camicia. Non era ancora arrivata la metà di giugno ma già il caldo diventava insopportabile di prima mattina per poi peggiorare all'ora di pranzo. Di questo passo a luglio sarebbe venuto al lavoro direttamente in costume. Rabbrividì al pensiero della reazione della sua collega, e decise di scartare questa opzione per sopravvivere all'afa crescente. Aveva ancora un po' di tempo per trovare un'alternativa, in fondo. Sentì un rumore di passi nel corridoio farsi sempre più vicino e si accostò rapidamente alla scrivania, fingendo di controllare l'apparecchio telefonico.
- Colonnello? E' già qui stamattina? – chiese Riza entrando ed appoggiando la borsa sulla sua scrivania.
- Avevo un impegno da sbrigare e sono uscito di buon mattino – replicò lui, sorridendo.
La donna decise di non chiedere oltre e raggiunse l'attaccapanni all'angolo della stanza. Roy controllò la scrivania del Tenente e si assicurò che tutto fosse in ordine.
- Devo fare un'ispezione all'ufficio del Maggiore Jorst. Tenente, ci pensi lei al piano di lavoro della giornata – disse, uscendo in tutta fretta senza attendere la risposta di Riza.
"Come se fosse mai accaduto diversamente" pensò lei, sedendosi alla scrivania. Tirò fuori un pacco di buste dal cassetto ed incominciò a controllare il lavoro del giorno precedente. Accertatasi della completezza dei documenti, cominciò a stilare il piano lavorativo per la giornata. Ciò le rubò solamente dieci minuti di tempo, era talmente abituata ad organizzare tutto che ormai le veniva pressoché automatico. Fece scattare il fermaglio e buttò la testa all'indietro, cominciando a pettinare i lunghi capelli. Ravvivò velocemente il ciuffo fissando il fiore intagliato all'interno del suo fermacapelli. Nonostante l'età dell'oggetto non aveva subito graffi o rotture e ciò la fece pensare al modo in cui l'aveva ricevuto. Un flashback della stanza di casa Hawkeye le passò per la mente, strappandole un sorriso e un po' di rossore sulle guance. A quel tempo lei era ancora una giovane ragazzina inesperta e quello era stato il suo primo vero regalo. Si alzò, scacciando quel lieto ricordo dalla mente e poggiò il foglio organizzativo sulla scrivania del proprio superiore, concedendosi di fissare per qualche attimo la sua sedia. Quella era forse l'unica cosa che Roy amava dell'ufficio, perché era l'unica cosa su cui poteva permettersi di riposare: il divanetto avrebbe dato troppo nell'occhio, le sedie per gli ospiti erano troppo scomode e non poteva certo liberare la scrivania ed usarla come letto improvvisato – anche se molte volte ne aveva avuto la voglia. Sospirando per gli atteggiamenti infantili del Colonnello che in quegli anni aveva tanto imparato ad amare, tornò al proprio posto e si sedette compostamente. Il suo sguardo cadde su di un bicchiere vicino al telefono. Sul suo bordo, un fiordaliso bianco poggiava i suoi petali delicati ed emanava nell'aria un leggero profumo dolciastro. Riza sorrise, portando il bicchiere vicino a sé ed annusando la fragranza della – più che gradita – sorpresa floreale. Si chiese quale significato Roy desse a quel giorno di tanti anni prima, quando quel loro sentimento era ancora amicizia e i loro sguardi si erano stretti nella muta promessa di rivedersi.
Il diretto interessato entrò in quel momento con una pila di documenti traballante.
- Questi vengono dall'archivio e sono da controllare – disse, ondeggiando fino alla scrivania senza nascondere una nota d'irritazione nella voce.
- Non capisco come possano esistere così tanti documenti: per ogni minima cosa si deve scrivere e far firmare ai Generali, ai Colonnelli...Non basterebbe che...-
- Colonnello..? –
- Sì? –
- Grazie. –
L'uomo sorrise, voltandole le spalle. Non era abituato ad un ringraziamento così diretto e si trovò un po' spiazzato da quell'intraprendenza.
- Non so di cosa stia parlando, Tenente -.
Riza sorrise alla schiena del suo superiore: - Grazie di aver preso i documenti dall'archivio, così mi ha evitato la strada. Ed ora, al lavoro! – disse, trattenendo una risata.
Roy la fissò sbalordito. Quella donna lo lasciava sempre senza parole.
Soprattutto ora, con quel sorriso in viso e quel fiordaliso bianco posto tra i capelli.


Note: Buon RoyAi Day a tutti! (:

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Castiel