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Autore: Shatzy    11/06/2010    3 recensioni
Riza serrò le labbra, mentre i suoi occhi si oscuravano un po’. “Gli uomini sono esseri strani, non ci si può fidare di loro. È meglio così, è inutile insistere.”
“Che ci volete fare… Continuerò a chiedervi di ripensarci fino a quando potrò, sono un uomo che adora le sfide. Altrimenti non sarei ancora qui a corteggiarvi dopo gli ultimi dieci anni di rifiuti” sorrise.

[RoyAi (day)]
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le volute di fumo si attorcigliavano su lo stesse, creando spire grigiastre che salivano verso l’alto, lentamente, e si aprivano pacate diffondendo un ventaglio di aromi e sapori nell’aria, impregnandola del sapore dolciastro e intenso del liquido scuro

 

 

Disclaimer: i personaggi citati non sono miei, non ho alcuno scopo di lucro.

Note: questa storia è nata circa un anno e mezzo fa, quando Katia mi chiese di scrivere qualcosa di RoyAi con il tema del the (che condividiamo, sono una fan sfegatata del the pomeridiano *O*), ma per una serie di cose riesco a completarla e pubblicarla soltanto oggi, in occasione del mio quarto RoyAi Day. Non c’è molto da dire, è un po’ banale, ma mi piaceva l’atmosfera (e il the, se non si fosse capito XD). E’ una AU ambientata dopo la prima guerra mondiale, a Londra, città scelta sia per i nomi inglesi che per la presenza dei personaggi di FMA se intendiamo il primo anime e soprattutto il film (no, non è una fic ispirata a quel coso). Mi sono sempre chiesta in quell’ottica dove fossero Roy e Riza, e chissà… sognare è una gran bella cosa XD

Quindi ringrazio Katia per la richiesta, e scusami tantissimo se ci ho messo tutto questo tempo, ed Elisa :3 per la correzione al volo.

Dedicata a tutte le RoyAi Fan nel mondo <3

 

 

 

 

Vanilla Black Tea

 

 

 

 

 

 

Le volute di fumo si attorcigliavano su loro stesse, danzando in circolo e rincorrendosi come in una giostra. Le spire grigiastre salivano alte, lentamente, e si aprivano pacate diffondendo un ventaglio di aromi e sapori nell’aria, impregnandola del sapore dolciastro e intenso del liquido scuro.

L’essenza essiccata si espandeva nell’acqua, piano, oltrepassando il filtro e ramificandosi fino a lasciare una tenue colorazione dorata, incantevole, in tutto lo spazio.

La ragazza sfiorava con le mani il bordo della tazzina, lasciandosi accarezzare dal calore diffuso attraverso la porcellana più fine.

Ogni venerdì pomeriggio quel rituale prendeva forma.

Alle cinque in punto, Riza Hawkeye si ritrovava nella sala da the migliore della città per assaporare un sorso di normalità.

The aromatizzato alla vaniglia, il suo preferito, con una zolletta di zucchero.

E poi, dopo aver tolto il filtro, iniziava con meticolosa minuziosità a girare il cucchiaino d’argento fino a sciogliere la soluzione, rendendola omogenea. Si beava di quel calore profumato, e con gli occhi chiusi ricordava pensieri dal sapore d’infanzia, dall’odore di polvere e carta e solitudine, sepolti sotto strati di educazione rigorosa e persi in una casa troppo grande per due persone – e troppo piccola per non rendersi conto della presenza assillante dell’altro.

Improvvisamente, il campanello sopra la porta del locale suonò, rivelando la figura di un uomo sulla trentina, affascinante nel suo cappotto nero, il collo avvolto da una sciarpa di seta bianca e le mani da guanti dello stesso colore – purissimi. Si avvicinò con passo sicuro e un sorriso dolce disegnato sulle labbra al tavolino vicino alla grande finestra, poggiando poi il soprabito sullo schienale della sedia di fronte alla ragazza.

“Miss Riza, posso sedere con voi?” chiese, con quella voce bassa e profonda che tanto ricordava la tranquillità dello scorrere calmo di un fiume.

“Come sempre, signor Mustang” concesse lei, rimanendo con gli occhi chiusi ad assaporare l’aroma del suo the anche quando l’uomo spostò di poco la sedia – alzandola, senza far rumore sul pavimento lucido – e si accomodò, facendo un cenno alla cameriera.

“Come state?” domandò alla donna davanti a lui.

“Bene, vi ringrazio” rispose pacata, aprendo i suoi grandi occhi castani e posandoli lentamente in quelli scuri del suo interlocutore.

“Avete incontrato traffico per giungere fino qui?” le chiese poi.

“Sì. La manifestazione delle forze armate aveva ingombrato le vie del centro, ma il mio autista ha trovato una scorciatoia senza problemi.”

“Oh, il vostro autista è più in gamba del mio” sorrise.

“Come se voi ne aveste uno, signore” lo riprese, guardandolo con una vena di divertimento negli occhi seri.

Touché” ammise, alzando le braccia in segno di resa, mentre la cameriera gli porgeva una tazzina di porcellana e un filtro scuro. Il solito, anche per lui.

Un the nero e forte, con un aroma intenso difficile da dimenticare, ma con un paio di zollette di zucchero, per dare quel tocco di dolcezza e amabilità al tutto.

“Mi chiedo come mai siate qui: pensavo che vedere una sfilata di carri armati fosse molto meglio di prendere un the con una giovane e algida ereditiera, per un soldato come voi.”

“Vi sbagliavate, a quanto pare. Sono un soldato, ma non per questo mi eccita vedere una macchina da guerra fatta sfilare per accrescere la fiducia del popolo nello Stato” espose serio.

Lei annuì piano, posando il cucchiaino sul piattino bianco.

“E poi non perderei per niente al mondo il mio appuntamento settimanale con una bella e giovane ereditiera” aggiunse sorridendo, più rilassato, sfoderando il suo tanto decantato fascino.

Riza si ritrovò a ridere, una risata breve e cristallina, portandosi una mano diafana davanti alla bocca. “Le vostre doti da seduttore non hanno effetto su di me, signor Mustang” lo avvisò.

“Oh, ma lo so benissimo, Miss Riza. Altrimenti a quest’ora avreste già ceduto alla mia corte e sareste mia moglie” rise, mescolando piano il liquido scuro.

Erano anni ormai che si conoscevano, da quando erano poco più che adolescenti e Roy Mustang aveva scelto la sua strada di vita, che per puro caso si era incrociata con quella di lei, poco più che una bambina all’epoca. E quel velo opaco negli occhi castani, sempre presente, Roy non lo avrebbe mai dimenticato. Come se non fosse stata veramente lei a vivere la sua vita, come se la vera Riza fosse da qualche altra parte a guardare muoversi quelle scene patetiche, come in un sogno. Solo la presenza di quell’uomo misterioso e affascinante apparso dal nulla e scomparso come era giunto, in una calda giornata primaverile, sembrava darle un alito di vita vera, a quel tempo.

“Le vostre numerose ammiratrici non saranno contente di sentire questa storia” gli fece sapere, poggiando le labbra sulla porcellana traslucida.

“E voi? Da quanti spasimanti siete fuggita questa settimana?” s’interessò, regalandole un sorriso sincero.

“Da troppi, come sempre.”

“Forse dovreste trovare marito, almeno non vi ritrovereste a fuggire per tutta la vita.”

“Quando ci sarà un uomo in grado di amare me e non le ricerche di mio padre, potrò pensarci. Forse” concesse, posando la tazzina sul tavolo.

La grande finestra dava sulla strada affollata da uomini in divisa e donne in pelliccia, illuminati dalla fioca luce dei lampioni. Londra era una città in pieno sviluppo, ma il sole era continuamente oscurato da nuvole grigie che non mancavano di regalare troppo spesso gocce di una pioggerellina sottile e fine. L’atmosfera inglese, umida e grigiastra, sembrava influenzare anche il carattere rigido e solitario dei suoi abitanti.

“Miss Riza, non avete ancora intenzione di rendere pubbliche le ricerche di vostro padre?” chiese Roy, dopo aver preso un sorso di quel liquido bollente, sentendo una vampata fin dentro le ossa.

“Il mondo ne farà a meno più che volentieri.”

“Il mondo può trarne sviluppo, lo sapete…”

Riza serrò le labbra, mentre i suoi occhi si oscuravano un po’. “Gli uomini sono esseri strani, non ci si può fidare di loro. È meglio così, è inutile insistere.”

“Che ci volete fare… Continuerò a chiedervi di ripensarci fino a quando potrò, sono un uomo che adora le sfide. Altrimenti non sarei ancora qui a corteggiarvi dopo gli ultimi dieci anni di rifiuti” sorrise.

Anche la ragazza ne rimase contagiata, cominciando a ridere sommessamente. “Voi siete un uomo meraviglioso, signor Mustang. Non dovreste perdere tempo con me o con mio padre. Cercate la vostra strada, lontano dall’esercito e dalla guerra, e dimenticatevi di voler cambiare questo mondo. E’ una sfida persa in partenza.”

“No, una possibilità c’è ancora, ne sono convinto. Le ricerche di vostro padre sull’energia alternativa possono aiutare la popolazione mondiale a riprendersi dalla Grande Guerra; una soluzione a tutto il male che è stato fatto esiste, e deve esserci la possibilità di una pace duratura dopo gli anni così bui che abbiamo trascorso.”

“Gli studi sul nucleare di mio padre faranno solo del male, conosco la potenza di quelle ricerche. Mi ha affidato tutta la sua vita perché si fidava di me, e ora che è morto sono io a decidere. Voi siete un sognatore, signore, il mondo è molto più cattivo di come pensiate.”

“Forse. Ma continuo a credere che qualcosa di buono esista, qualcosa che deve essere preservato e trasmesso al futuro. Il professor Hawkeye era un grande scienziato, e se ha portato avanti le sue ricerche è perché si fidava ancora delle persone. Non posso credere che un uomo che sia riuscito ad allevare una figlia così bene possa essere malvagio.”

Riza fissò il liquido scuro, ormai l’aroma di vaniglia non lo sentiva quasi più, tanto ne era assuefatta. Ripensò a suo padre, quell’uomo taciturno e solitario che dopo la morte della moglie – troppi anni prima – aveva quasi dimenticato l’esistenza della figlia, per poi tornargli alla mente quando aveva avuto bisogno di lei. Sangue del suo sangue, le aveva affidato la chiave delle sue ricerche scientifiche quando aveva capito che ormai la malattia che lo logorava da anni gli stava mangiando anche l’anima, portandolo verso una morte precoce.

Il professor Hawkeye, uno degli uomini più noti e illustri delle università inglesi ed europee, morì un pomeriggio d’inverno, nel suo studio, davanti allo sguardo esterrefatto della figlia e tra le braccia del suo allievo preferito. Roy Mustang, colui che avrebbe dovuto prendere il suo posto, lasciò gli studi di specializzazione, arruolandosi nell’esercito nazionale – tutto ciò che il suo mentore odiava – decidendo che fosse meglio provare a realizzare i suoi sogni, finché ne aveva il tempo.

Dopo, tutto quello che Riza ricordava era solo un enorme caos.

La sua villa in campagna troppo solitaria, adesso, persone a lei sconosciute che le facevano le condoglianze, un’eredità cospicua sulle sue spalle che non sarebbe bastata per sempre – la Guerra stava cancellando ogni cosa normale – e le occhiate lascive che le lanciava la gente, perché lei era la chiave, lei poteva decifrare le ricerche del padre, che avrebbero portato potere alla nazione – e morte e dolore e orrore, se fossero cadute nelle mani sbagliate.

Riza assaporò ancora il suo the, inebriandosi della vaniglia zuccherata e perdendosi ancora nei ricordi.

Dopo la morte di suo padre, qualche anno prima, era cominciata quella che il signor Mustang chiamava la caccia all’eredità. Che prevedeva le ricerche del padre, le ricchezze della famiglia Hawkeye, e lei.

“Notizie del professor Hohenheim?” chiese Riza, tornando con lo sguardo sull’uomo.

“No, sembra sia ancora in viaggio di lavoro” rispose Roy, guardando il liquido scuro agitarsi appena. Il fumo ormai non c’era più.

“Mi piacerebbe rivederlo, prima o poi, quell’uomo è veramente interessante” espose con chiarezza, ricordando l’amico del padre.

“Vi piacciono gli uomini maturi, Miss Riza? È per questo che il mio aspetto giovanile non vi ha ancora conquistato?” scherzò.

Lei sorrise, ancora. “Forse…”

“O forse è perché continuo ad infastidirvi con i miei sogni infantili, vero? Eppure vorrei soltanto farvi vedere che al mondo esiste qualcosa di bello e puro, e che io, noi, possiamo salvarlo; siamo ancora molto giovani, c’è ancora tempo per un cambiamento.”

“I suoi sono sogni meravigliosi, signor Mustang. Non è di lei che non mi fido.”

Roy posò la tazzina sul tavolo, ormai era rimasta solo qualche goccia di the. Fissò la donna negli occhi, accarezzandole una mano con la propria. “Riza, affidatemi la vostra vita, l’eredità di vostro padre non durerà in eterno e una donna come voi merita molta più sicurezza e amore.”

La ragazza sussultò, cercando di evitare gli occhi magnetici di lui. “Voi siete un soldato, cosa potete darmi?”

“Io sono un uomo.”

“Con il solo amore non si sopravvive, lo sapete benissimo. E non è niente che uno degli altri non possa donarmi” rispose fredda, ritirando la mano dal tocco di lui.

“Siete voi che sapete benissimo che quello che provo per voi non è la cupidigia degli altri uomini.”

“Ciò non toglie che non si può vivere di soli sentimenti.”

“Affidatemi il vostro cuore, non chiedo altro. Il mese prossimo ci trasferiremo in America, lì ho già contattato un gruppo di scienziati in grado di aiutare i nostri sogni, io avrò la chiave delle ricerche di vostro padre e il mondo non dovrà più dipendere dalle grandi potenze europee. C’è una speranza di miglioramento, dobbiamo coglierla: abbiamo questo compito per le generazioni future, non credete?”

Riza sorrise, lasciando che lui le sfiorasse di nuovo la mano. “Avete già deciso tutto… Ma chi vi dice che accetterò la vostra proposta?”

Roy sorrise in quel modo sicuro e affascinante che aveva conquistato già così tante donne. “Riza, se anche voi non contraccambiaste i miei sentimenti non mi avreste lasciato avvicinarmi così tanto a voi, in questi anni.”

“Ah, questa è la famosa spavalderia di voi soldati?” domandò fiera, ma con un tocco di sorriso sulle labbra.

“Se serve a conquistare la donna che amo, allora sì.”

“Siete troppo fiero di voi, prima o poi cadrete e non vi rialzerete più.”

“E non è questo il compito di una moglie? Aiutare suo marito a rialzarsi?”

Riza annuì piano, godendo dell’ultimo anelito di profumo ancora sparso nell’aria.

“Promettetemi che rimarrete sempre fedele ai vostri sogni, e che qualunque cosa accada sarete sempre con me…”

Roy annuì, stringendole le mani con le proprie. “Sempre.”

“Io mi fido di voi, mio padre aveva ragione a credere così tanto nelle vostre potenzialità. Posso affidarvi il suo segreto?” chiese, spostando lo sguardo dai suoi occhi.

L'uomo sorrise, rassicurandola, e Riza si lasciò andare ad uno di quei sorrisi sinceri che le illuminavano il volto di una luce propria, conferendole un aspetto materno e infantile al tempo stesso.

La guerra li avrebbe seguiti fino in America, e i loro sogni avrebbero subito un duro colpo. Perché l’uomo è un essere strano, e spesso non riesce a distinguere tra fare del bene ed egoismo.

Ma non importava quanto in basso si sarebbero trovate le loro anime in quel momento, erano convinti che insieme sarebbero potuti risalire in alto.

E si sarebbero ritrovati in un pomeriggio umido come quello, a pensare a come cambiare le cose che non andavano, ancora, a non arrendersi mai e a maturare come esseri umani. E a sorridere insieme pensando che al mondo non c’era niente di più bello che stare davanti alla persona amata a sorseggiare una tazza di the profumato.

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: il titolo riprende i due the citati nella fic, uno per Riza e uno per Roy, fondendoli insieme in un unico, realmente esistente, buonissimo the XD E’ solo un puro caso che sia il mio preferito.

Beh, ragazze, io mi auguro proprio di partecipare a tantissimi altri RoyAi Day =)

 

   
 
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