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Autore: sickgirl    13/06/2010    2 recensioni
Quella risposta. Tarda ad arrivare, o sei tu? Riusciresti a sentirla, adesso?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Twenties Come un Déjà vu,
ritrovarsi precocemente all’ oggi.
Luoghi , stelle offuscate, altre vicine, inesistenti, volti affidabili, alcuni ti avrebbero preteso accanto a sé, altri sarebbero scomparsi, ancora sconosciuti.
Sarebbero entrati in scena
estranei,

coi loro ruoli, a volte, altri sarebbero stati coloro ai quali ti saresti affidato almeno un po'.
Scettico volevi scovare le orme del destino.
Eppure hai atteso.

Quella risposta.
Tarda ad arrivare,
o sei tu?
Riusciresti a sentirla, adesso?

Qualcosa è rimasto nel Passato, lasciato indietro insieme a quel che di te hai perso, senza eccessiva malinconia.

Fantasia.
Sdraiato sotto il tavolo del soggiorno, fissavi il vuoto, quel vuoto confortevole innalzava i pensieri confusi, niente di straordinario, il retro di un banale tavolino, ne conoscevi ogni asse, nodo, ogni chiodo, un meditare naif, alleggeriva le ore notturne, silenziose e il pavimento al passo delle lancette diveniva più gelido.
In quel tuo piccolo mondo, ti allontanavi e al tempo stesso te ne stavi al sicuro.

Riflessi di te.
Prevedevi delusioni sentimentali, ferite, cambiamenti e certezze.
Dettavi a te stesso gli obiettivi indiscutibili, ai tempi del Caos privo di imbarazzo, al tempo dei sogni, lussuosi.
Enfatizzavi quel traguardo.

Dovevi essere quel Te, dai tratti sfocati, induriti, cresciuti, fiero che si dilettava nel muoversi sicuro, sistemato, adulto, equilibrato con casa, cane e una ristretta cerchia di amici nell’ appartamento.
Quella famiglia accuratamente selezionata, la prima di cui non potrai mai rinnegare il legame.
L’appartamento.
Con un angolo cottura, un divano spazioso compagno di bevute, letture e riflessioni.

E arrivano questi fantomatici venti anni.
Ti guardi indietro con meno amarezza, sospiri leggera al pensiero che quell’ infanzia si allontana, incolmabile, distanze da alcuni, lasciati ai loro Sentieri.
Dovevi vedere quel respiro, pulito, quieto distanti anni luce da quei genitori che nella vita di ognuno si sono applicati a renderci quei disadattati amabilmente goffi, appigliati precariamente alla vita, storditi e desiderosi di trovare quelle briciole di emotività sincera che ci spettano.
O ci aspettano?
Gli stessi che ci hanno forgiati di un educazione sentimentale, troppo povera, troppo fredda, troppo solitaria.
Eccessivo Silenzio.

E la solitudine dell’ essere umano, minuziosamente costruita, indugi a proteggerla, d’ altronde è stato il tuo primo parto nel mondo, l’ hai nutrito, coccolato e cresciuto. Divenuto forza d’ animo, lo stesso che tenti di innalzare e curare, che Allora non avevi previsto.
Gli albori della personale storia, fatta di incertezze, apparivano insormontabili, e dovresti averle superate, dovresti essere O R A nell’ appartamento vuoto.
Privo di paure.

Finisce lo sterminio delle ombre, e anche l’ assassinio di te stesso, l’ adolescenziale perdizione, il vagare tra anime altrettanto instabili.
Le stesse con le quali hai giocato a scambiare fragili tracce.
Dolce e nero.

  
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