21 Agosto 2012

Ero seduta sul divano accanto a mio padre, era molto caldo e il ventilatore che avevamo comprato qualche settimana prima non bastava a raffreddare abbastanza l’aria. Partì la sigla del TG e mio padre alzò il volume del televisore.
<< Sempre più sono le persone ricoverate negli ospedali colpite da questa nuova malattia che i medici chiamano Desco.>> era una delle prime notizie <>
Mio padre scosse la testa, era seriamente preoccupato. Avevamo visto molta gente ammalarsi nel nostro quartiere, l’ultima vittima di questa atroce malattia era stata la signora Bagatti, l’inquilina del piano di sopra, un’anziana e adorabile signora sui 70 anni che, dopo la morte del marito, non usciva quasi mai di casa, se non per fare la spesa. La malattia era incominciata con delle allucinazioni, poi dei mancamenti sempre più frequenti, ed infine il coma. Noi del palazzo andavamo a trovarla spesso, ma i dottori non sapevano cosa fare, ci consigliavano di usare delle mascherine quando uscivamo di casa, ma non sapevano consigliarci altro dato che non sapevano neanche come si trasmettesse la malattia.
Molti pensavano che la malattia fosse legata alla profezia del calendario Maya, e ai terremoti che stavano investendo gran parte dell’africa meridionale, ma gli studiosi smentivano queste affermazioni e continuavano a ripetere che i terremoti erano dovuti agli spostamenti delle zolle e che la malattia era causata da un morbo che si era evoluto a causa delle piogge acide.
Mio padre, però non era convinto né dall’una né dall’altra teoria. Non sapeva che cosa stesse succedendo e questo lo inquietava molto.
Fui scossa da un rumore proveniente dalla cucina.
<< Mamma, tutto bene? Che cos’era questo rumore?>> chiesi.
Da mia madre nessuna risposta.
<< Caris, tutto bene?>> chiese mio padre.
Ancora niente. Mi alzai e andai in cucina. Appena entrai, vidi una ciotola per terra, e tutt’intorno c’erano pezzetti di carote e sedano. Mia madre era sdraiata sul tavolo intenta a giocare con un coltello, mi vide e incominciò ad  urlare. Mio padre corse in cucina e vide anche lui ciò che vedevo io, non sapevamo cosa fare, non l’avevamo mai vista così. Mio padre le si avvicinò con cautela e riuscì a toglierle il coltello dalle mani, le sussurrò qualcosa all’orecchio che io non riuscii a percepire  e lei si calmò. Pochi secondi dopo divenne pallida, chiuse gli occhi e cadde tra le bracia di mio padre.