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Autore: TonyCocchi    13/06/2010    6 recensioni
Piccola fic, romantica e un pò piccantina su quella grande coppia-non coppia che sono Ichigo e Rukia! Amore, amicizia, sentimenti... e divertimento! Il tutto a cominciare da una semplice proposta... o no?
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ichiruki fanfic

Ebbene si, sono ancora vivo!
Ciao a tutti da NaruXHina, cari lettori di Manga.it e EFP!

L’estate come sapete è periodo di fanfic per me, e io non voglio certo lasciarvi a bocca asciutta! D’altro canto, questa è la prima estate che dovrò passare studiando per gli esami dell’università… Quindi mi spiace se non ci sarà il mio classico exploit quest’anno, ma la vita va sempre più avanti e per le fanfic è sempre più dura.

Non che la mia attività creativa sia cessata: ora ci sono i miei disegni disponibili su deviantart, oltre a tutte le pagine di nonciclopedia che sto scrivendo X3

Bando alle amarezze però!
Cos’abbiamo qui se non una fic romantica (e un po’ piccantina) su Bleach?

E Naruto dite?
Mettiamola così, la non risposta a Hinata da parte di quell’idiota di Kishimoto mi pesa alquanto…

Buona lettura e buon divertimento!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

E in questo caso…

 

ICHIGO X RUKIA ORA E SEMPRE!

 

 

 

“CHE COSA?!”

Lo sguardo di Rukia la diceva lunga: eccolo che  parte con la drammaticità, e io sono già stufa di questo copione.

Ichigo si spostò indietro, rischiando di passare il ciglio del suo letto e cadere. La sua amica, comodamente adagiata sulle ginocchia aveva conservato una certa naturalezza, disarmante per quello che gli aveva appena detto.

O meglio, chiesto.

Il ragazzo si passò una mano sulla faccia: “Io… Ho capito male, giusto? Mi sono rincretinito di colpo, no? Insomma… è una cosa del tutto impensabile che tu, sottolineo tu, mi abbia chiesto di… farlo… vero?”

“Ichigo, voglio che fai sesso con me.”
“AAAAAAARGH!”

Stavolta dal letto cadde per davvero.

Una mano riapparve come dal ciglio di un burrone e si riappoggiò sulle colorate coperte: “Dire certe bestialità… e con quel tono poi.”

Rukia sbuffò, con conseguente imbestialimento dell’altro.

“NON FARE QUELLA FACCIA! IO HO TUTTE LE RAGIONI DELL’UNIVERSO PER REAGIRE COSÌ!”

Per nulla intimorita, Rukia rispose a tono.

“DATTI UNA CALMATA, STAI FACENDO UNA SCENATA PER UN NONNULLA!”

I due stabilirono una tregua con un prolungato, sibilante, respiro a denti stretti.

 

Ichigo Kurosaki, diciotto anni, umano, di professione Shinigami sostituto.

Rukia Kuchiki, età imprecisata, shinigami, alquanto pratica del mondo umano.

Due vite, o per essere imprecisi, due lati dell’esistenza, incontratisi ed incrociatisi indissolubilmente molto tempo prima.

Lei minuta, antica, dai capelli corvini e i grandi occhi blu-violetto.

Lui alto, giovane, vigoroso, dagli improponibili capelli arancione naturale… e dall’acuta fobia per argomenti delicati!

 

“Yoruichi-sama aveva ragione…”

Ichigo balzò in piedi di colpo: “Come come? Alt! Ragione su cosa?”

“Che sei un moccioso.” rispose lei incrociando le braccia.

“Imbarazzarsi davanti una donna-gatto nuda non è da mocciosi! E poi quando avresti parlato con lei? Tutto questo è opera sua giusto? Vuole prendersi gioco di me, dico bene?”

Rukia sbuffò e negò.

Ormai innervositosi, iniziò a girare in tondo per la stanza biascicando le sue nervose recriminazioni: “Ma pensa! Quella svergognata si trasforma senza preavviso in una tipa da calendario e poi il pervertito sono io! Quelli erano atti osceni davanti a minorenne, ecco cos’erano!”

Rukia iniziava intanto a sentirsi messa da parte: “Sei hai finito di tormentarti, che ne diresti di riprendere il discorso?”
“Io non voglio riprendere nessun discorso!” –rispose Ichigo a dir poco scortesemente- “Prima te ne esci all’improvviso con proposte indecenti, poi mi dai del bambino… Io me ne vado a letto!”

Puntò i piedi e si diresse alla porta.

“… Siamo nella tua stanza…”

“……”

E in ogni caso, era lì nel suo armadio che dormiva anche lei.

Quindi poteva benissimo lasciare la mano dal pomello, a meno di non voler andare a dormire sul divano al piano di sotto!

<< Che figura, accidenti! >>

Imbambolato, venne svegliato da una voce dentro sé che gli disse di prendere due respiri profondi; e, con gran sorpresa, gli disse che quell’impulsività era fuori luogo, considerando ciò che desiderava davvero in quel momento.

Non andarsene sbattendo la porta.

Ma capire.

 

Si risedette. Era calmo ora, ma la guardava di sbieco, con un certo senso di sfiducia: incredibile, dopo averne passate tante insieme, ritrovarsi a stare davanti a lei come in guardia ad un avversario, e per un motivo tanto risibile quando incomprensibile.

Ichigo aveva ancora indosso i jeans e una maglietta bianca con due righe, una rossa e una blu; Rukia si era già adeguata all’ora più o meno tarda, un pigiama giallo di cotone leggero, con un motivo a righe sottili nere che formavano come una scacchiera. Gli andava un po’ largo, ma guai a dirle che era “piccola per quello” e non che era “grande per lei”… A lei piaceva dormire comoda, tutto qui.

“Mi spieghi che ti prende?”

“……”

Il suo ospite si imbronciò ancora di più: “Eh, no: prima mi fai dar di matto, poi ti rifiuti di farmi capire, non va mica bene, Rukia!”

Notò un cambiamento in lei a quel suo ennesimo attacco. Se fino ad allora si era mantenuta calma e pronta a rispondere a tono, per un istante aveva vacillato; un sussulto che l’aveva percorsa da capo a piedi, una campanella scossa da una forte folata di vento.

Per un istante.

Per qualche strano motivo non gli piacque: di discussioni animate tra loro due in passato ce ne erano state tante, alcune per motivi seri, altre per stupidaggini, e lei si era sempre dimostrata “alla sua altezza”. Mai che gli avesse lasciato l’ultima parola senza lottare, mai che non lo avesse contrariato potendolo fare, mai che si fosse risparmiata dal rispondergli a tono e tenerlo in riga.

Quell’improvviso cambiamento, quella “vittoria” troppo facile… risultava sgradevole, nient’affatto divertente.

Ichigo fece un passo indietro e cercò di rammentarsi di quanto stretto fosse il loro legame, di quanto fossero compagni, e da quanto tempo.

Così che fosse più facile parlargli da amico: “Perché mi hai chiesto… di fare… quello…”

E perché gli si formava un nodo in gola semplicemente a pronunciare il nome canonico?

“Sesso?”

Ichigo reagì come gli fosse piombato un peso in testa: “Q-quello!”

“Beh… e tu perché non vuoi?”
“Non sviare il discorso…”

“Insomma, sei un ragazzo maturo ormai, hai una certa età… e sei vergine…”

“NON C’è NULLA DI MALE!”

“Io non ho detto nulla in proposito…”

Ichigo arrossì e si risedette: “C-certo…”

“Uno come te dovrebbe cogliere una simile occasione al volo. Eppure quando volete voi uomini sapete essere veramente dei fissati…”

“Non cominciamo anche col sessismo, eh?”

Rukia ridacchiò della sua espressione un po’ colpevole: anche lui stava segretamente ammettendo una piccola grande verità.

“Senti…” –si passò una mano sul volto, riportandolo ad un colore accettabile- “Andiamo con ordine: prima tu mi dici perché all’improvviso fai proposte indecenti, e POI io ti dico perché è un no categorico.”

Rukia gonfiò le guance: non aveva gradito il “categorico”, ma del resto, l’aveva sempre saputo che non sarebbe stata una cosa facile…

Ora stava a lei giocare le sue carte.

“Ichigo, quanti anni ho?”

“Si, so bene la storia che in realtà sei una befana…”

Il tallone di Rukia si schiantò sul suo naso repentino e inevitabile.

“Gli shinigami vivono molto più a lungo degli esseri umani. Io ho alle spalle… moltissimi anni più di te, e prima ancora di quelli, il poco tempo che ho trascorso tra i mortali, di cui non ho più memoria.”

La stragrande maggioranza degli abitanti di Soul Society, shinigami o non, col passare dei secoli perdeva lentamente i ricordi della propria esistenza umana. A qualcun altro sbiadivano soltanto, ma questa è un’altra storia, oltre che un’altra delle cose di quel posto che facevano storcere il naso a Ichigo.

“Ora dimmi, secondo te, nel mondo delle anime, si fa sesso?”

“Non credo mi interessi…”

“La risposta è si: si generano nuove anime che poi andranno a reincarnarsi quando sarà il momento. In ogni caso, poiché siamo appunto anime, non avvertiamo desiderio.”

“Cioè non vi… non vi…”
“Eccitate? Vedo che ti stai interessando.”

“COL CAVOLO!”

Certo che si. Certi argomenti sono stuzzicanti per natura.

“No. Non proviamo neanche piacere: a Soul Society i rapporti sono rari e derivano da una sorta di “responsabilità” verso il ciclo delle anime. Dopotutto il nostro corpo è puro spirito e sottolineo puro… Qualcuno ha voluto così e chi sono io per dire che non va bene? ”

“Beh, grazie per avermi illuminato su cose di voi Shinigami di cui non ho chiesto e di cui non mi cambia granché sapere… Ad ogni modo, se sei così “pura” dovresti astenerti da certe richieste: ti fanno sembrare una di facili costumi, se capisci che intendo.”

L’altro tallone fece conoscenza col naso di Ichigo portandogli i saluti del primo.

<< Dittatrice! Non si può dire nulla! >>

Se non altro era di nuovo sé stessa!

“Dove mi trovo adesso?” incalzò la piccola shinigami.

Ichigo stava facendosi indietro: “Se aspetti un po’ ti troverai il più lontano possibile dal mio naso, piccola…”

“In un gigai. Certo che come perspicacia sei zero.”

Il gigai era il corpo artificiale usato dagli Dei della Morte, gli shinigami appunto, per vagare all’occorrenza nel mondo degli umani.

<< Se non la pianti con questi odiosi modi da saputella in calore di cattivo umore ti faccio vedere io! >>

Balle. Anche quella era la sua personalità. E la sua personalità, poiché la rendeva appunto Rukia, gli andava bene così.

“Il gigai è un corpo vuoto che prende l’aspetto dell’anima che contiene. E come ho detto, è un corpo… e un corpo ha… dei bisogni… è sensibile ai desideri…”

Stavolta ad arrossire fu lei.

“Da quando ti conosco, ho passato moltissimo tempo in vari gigai, e diciamo che questo ha causato degli… effetti collaterali.”

Ichigo ormai aveva intuito: “Come… farti ritornare la voglia?”

Rukia abbassò la testa: “Ehm, più o meno… diciamo che oltre a quello ti fa anche realizzare che è da molto, moltissimo tempo che… che… non fai sesso! Capirai se io adesso mi senta un tantino… compressa!


Ichigo O___O

Rukia: >////<

 

“E NON GUARDARMI COSÍ, IDIOTA!” urlò tirandogli un cuscino che venne abilmente schivato senza troppa fatica. Ichigo era pur sempre uno degli shinigami più in gamba in circolazione.

“Ehm, scusa… è una storia alquanto… bizzarra da ascoltare.”
“Tsk! Non lo capisci che ho un problema?”

Effettivamente tutto a un tratto gli sembrava ammalata: era tutta rossa, sudava, tremava impercettibilmente, stringeva le mani sulle ginocchia, sfregandole ogni tanto, come gli prudessero.

“Stai bene?”

“No! E tu mi devi dare una mano a risolverlo!”

“C-CHE?!?!?”

“Ormai l’avrai capito… il motivo, no? Se voglio continuare a restare tranquillamente nel gigai devo… sfogarmi.”

“E TU VORRESTI CHE SIA IO A FARTI SFOGARE?!?!? MA TU SEI PAZZA!”

Rukia strinse i denti, non ammettendo quella risposta: “Per quanto tempo ancora vuoi che mi chiuda a masturbarmi nel tuo armadio, Ichigo?”

“CHEEEEEEEE?!?!?!?”

Si coprì lentamente la bocca con la mano

“… ops…” echeggiò nella stanza fattasi muta.

Tra le tante cose imbarazzanti che aveva detto, quella le batteva tutte, e a pensarci era qualcosa che poteva benissimo evitare!

Un provvidenziale silenzio calò a dare ai contendenti una pausa di schiarimento.

 

La prima volta che si conobbero, Rukia restò impossibilitata a tornare nel suo mondo per un po’ di tempo; non avendo altri appoggi fuorché quel ragazzo con cui aveva sconfitto un hollow, trovò conveniente stendere un materasso nel suo capiente armadio, ammassare nei cassetti la sua roba e abitare lì per un po’.

Certo ora era diverso, poteva essere ospitata decentemente in casa Kurosaki, ma certe vecchie care abitudini non muoiono mai e lei era una che in trasferta faceva ben pochi complimenti!

Certo l’”auto-soddisfazione” nel suo armadio andava un tantino oltre i limiti dell’educazione minima dovuta dall’ospite, ma almeno praticava il tutto con ordine e pulizia, e né l’armadio né i vestiti di Ichigo si erano mai lamentati…

 

Ichigo sollevò l’indice come a voler dire qualcosa, ma ci ripensò.

Poi ci ripensò di nuovo: “Dunque… calmati innanzitutto… Altrimenti ne spari di grosse…”

“S-si…”

La ragazza chinava la testa a mò di scuse, in realtà per la vergogna.

 

“Tsk! È la verità!” disse un leoncino di stoffa comparso improvvisamente…

 

!?!?!?!?

 

Kon, anima modificata, attualmente risiedente in un pupazzo a forma di leone, col quale parla, si muove ed irrita parecchio.

 

“Ah, quante volte mi è pianto il cuore udendola gemere da sola sul suo letto dentro l’armadio, quante volte ho avuto pena di lei mentre un’anta semiaperta mi concedeva di ammirare tal tristo spettacolo!” -proferì con sonorità drammatica- “Ma tu cieco non ti sei mai accorto del “problema” di nee-san, Ichigo, proprio tu che butti via a calci l’occasione, ma che dico, il privilegio, di aiutarla. Ovviamente nee-san se avessi un corpo degno di questo nome io non ci penserei due volte a… Ehi, cosa fai?! Dove mi porti?! N-no, Nee-san!”

“NEEEE-SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANNN!!!”

 

Richiuse la finestra da cui l’aveva gettato con tanta foga da farne tremare i vetri!

“ANIMA MODIFICATA DI UN PORCO!” biascicò poi tra sé e sé, stringendo il pugno per la rabbia. Origliarla e spiarla in momenti privati per “atti” privati… E poi lui si chiedeva perché tutti lo trattassero male!


“Ehi! Fatemi rientrare! Nee-san, abbi pietà, è una punizione crudele, ingiusta e spropositata! SIGH!”

Fortunatamente, Yuzu, una delle sorelline minori di Ichigo, aveva assistito allo spettacolo del leoncino volante e sarebbe andato a raccattarlo poco dopo!

 

Rukia nascose il viso tra le mani: << Grandioso, anche il pupazzo spione! >>

Ichigo si comportava da bambino, ma non era neanche vero che la richiesta che chissà come arrivata a fargli in quella fresca sera d’inizio estate non la imbarazzasse. Non era neanche vero che non si sentisse a disagio a parlargli così apertamente, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, di quelli intimi.

Riprese fiato: “Allora, dove eravamo?” chiese accartocciando Kon e il suo siparietto.

“A te che cercavi di convincermi a fare le porcherie insieme.” disse il ragazzo con accettazione, come se ormai nulla potesse più sorprenderlo per quella sera.

“Non ti ho chiesto di “fare le porcherie”. Trovi ci sia qualcosa di sporco? Senza sesso me lo dici come si fanno a fare i bambini? Mi dici tu da dove sei venuto fuori? Anche tuo padre e tua madre hanno fatto…”
Ichigo si tappò le orecchie: “BLABLABLABLABLABLA!”

Rukia urlò con tutte le sue forze: “SESSO! I TUOI HANNO FATTO SESSO CHE TI PIACCIA O…”

Ichigo si alzò dal letto e le saltò addosso tappandole la bocca: “Ma che sei pazza!” -le sibilò col sangue agli occhi- “Qui ci sentono!”

In casa, sbattuto fuori Kon, c’erano ancora Karin e Yuzu, le sue sorelline, che però non erano tanto un problema quanto piuttosto suo padre…

Lui si che era l’ultima persona avrebbe voluto attirare lì!

“Hanno fatto sesso almeno tre volte…”
“Ti decidi a piantarla?!?!”

“E tu ti decidi a… AHI!”

Nello sbracciarsi aveva improvvisamente urlato di dolore.

“Rukia!”

Viene naturale in questi casi avvicinarsi, anche se non sapendo bene cosa poter fare per l’altro: è in un impiccio per i veri soccorsi in certi casi, ma nessuno resiste al bisogno di fargli sapere che, anche se inutili, siamo lì, a disposizione, pronti.

Così Ichigo, al vederla reggersi la spalla sinistra e stringere i denti.

Rukia lo scostò delicatamente con una mano, come a dirgli che era tutto ok, per poi tornare a sedersi sul letto.

“La ferita alla spalla giusto?”
“Si, quella… ma non è niente, sta già guarendo.”

Il movimento brusco delle braccia le aveva provocato una forte fitta.

La benda, fece appena un po’ capolino agli occhi di Ichigo, nascosta dal suo pigiama. Come una lucina bianca saltò al suo occhio e colpì la sua memoria riportandolo alla sera prima.

 

Erano a caccia di Hollow insieme. Cose di normale routine: abituati a nemici ben più potenti, i normali spiriti negativi erano poco più che grossi e brutti bestioni.

Ma sottovalutare è sempre un errore, specie se quei brutti bestioni un tempo mettevano in difficoltà.

Era tarda sera.

Fu un attimo.

Avevano appena purificato l’hollow segnalato dal cellulare di Rukia, e già pregustavano un tranquillo ritorno a casa. Scherzavano tra loro, su come Ichigo fosse inciampato balzando da un tetto all’altro e avesse rischiato di cadere, su come il baricentro basso impedisse invece certi passi falsi alla piccola shinigami. Risatine, sguardi di intesa, finti bronci… tutto come al solito.

Ma gli hollow non erano uno ma due.

Ichigo aveva riagganciato Zangetsu dietro la schiena, si era voltato per incamminarsi.

Allora l’aveva udita urlare.

L’Hollow l’aveva addentata alla spalla, un morso profondo, e il suo sangue era schizzato sul bianco perlaceo delle zanne e della maschera.

Perso l’elemento sorpresa, e guadagnata la rabbia furibonda del ragazzo, l’hollow aveva tirato la cuoia in un attimo.

La corsa all’ambulatorio della sua famiglia, che era casa sua: era stata quella la parte spiacevole della serata.

Non era cosa poi grave: Rukia, dolorante, non aveva neppure perso i sensi mentre la trasportava tra le braccia, ma lo spavento non risparmiò nessuno.

 

“Tutto a posto… tutto a posto…” ripeté.

Aveva subito ferite peggiori.

E lui l’aveva salvata da situazioni ben più difficili.

Chiaro ormai che non ci fosse motivo di apprensione, Ichigo si rilassò: “Mhmm… che sia stato il morso dell’Hollow a farti diventare così tutto a un tratto? Magari aveva qualche potere della lussuria o roba del genere… Ah, scusa, che vado a pensare…”

“Si, è stato l’hollow.”

“CHE?!?!”
“Intendo… in un certo senso… non col “potere della lussuria”… quella è una cavolata.”

Rukia si lasciò la spalla. La sua faccia tosta aveva lasciato il posto ad uno sguardo che diceva chiaramente a Ichigo che avrebbe parlato seriamente.

“Quell’hollow di ieri mi ha fatto pensare, mi ha fatto capire…”

Mise una mano tra i capelli e mormorò: “Rukia… adesso capisco anche meno di prima.”

“Siediti.” Ordinò perentoria.

“Qui?” chiese indicando la sedia della scrivania.

“Dove diavolo vuoi…”

“Ok…”

Trascino la sedia davanti il letto e si sedette in modo da avere la spalliera davanti a sé per appoggiarvi le braccia.

“Allora?”

“Da quando io e te ci conosciamo… si può dire che non fai altro che venirmi in aiuto. A volte per cose come offrirmi un posto dove stare mentre ero intrappolata nel vostro mondo…”

<< Ma se nel mio armadio ti ci sei auto-invintata la prima volta! >>

“A volte per cose come salvarmi la vita.”

“Beh…” –si schiarì la voce- “Anche tu mi sei venuta in aiuto altre volte.”

“Direi che comunque il conto è a tuo favore.”

Scese il silenzio, poi lei rise con uno sbuffo, e riprese: “Sempre a fare l’eroe vero? È naturale per te aiutare chiunque sia in difficoltà… Beh, io credo che tu mi abbia aiutata tante volte… -alzò gli occhi dalle sue ginocchia, su di lui- “Abbastanza da meritare…” -provò ad aggiungere un pizzico di malizia in più in quella conclusione- “Un ringraziamento speciale da parte mia…”

Ichigo però non si lasciò minimamente impressionare, anzi arricciò le labbra infastidito.

Strinse le dita alla sedia: “Come sarebbe a dire? Stai dicendo che il vero motivo per cui ti sei inventata quella storia cretina sui gigai e per cui vorresti che io te andassimo a letto è perché ti senti in debito con me?!?!”

“NO!” -urlò lei di rimando- “Io voglio fare l’amore con te non perché te lo devo, ma perché voglio farlo!”

!!!

Aveva pronunciato parole leggere ma pesanti.

Parole potenti.

 

Voglio.

 

Te.

 

E poi perché non l’aveva chiamato semplicemente << sesso >>? Cosa centrava ora l’ << amore >>? Perché ora se ne usciva così? Era inopportuno… Non aveva senso…

 

Rukia sudava, ma non retrocedette: ora era lei in vantaggio, e lui imbambolato, alla mercé delle parole che avrebbe pronunciato.

“E comunque, la storia della memoria dell’eccitazione è vera…”

“Rukia, perché… me? Cioè… Non sono l’unico uomo appetibile che conosci, no? Uomini interessanti ce ne saranno anche a Soul Society, giusto?

No, rispose lei senza aprir bocca.

“Perché me?”

“Quando tornerò a Soul Society, la mia anima non sarà più vincolata al gigai… Il formicolio che sento, questo calore che mi fa sudare e tremare sparirà. Ma non ne sparirà il ricordo, e io mi sentirò come se avessi perso qualcosa. Un’occasione… Un’occasione per rivivere qualcosa che la morte mi ha impedito di vivere e che il tempo mi ha fatto dimenticare.”

Tra la ferita, la fitta di poco prima, e i sintomi che si era descritta, che non sembravano proprio una finzione, non aveva una bella cera. Le vampe che sentiva erano però anche un fuoco che ardeva dentro, da cui trarre l’energia per dischiudersi: c’erano bisogni che con quel corpo fittizio poteva finalmente sentire e che andavano soddisfatti, e c’erano pensieri, nati, cresciuti, e maturati in quegli ultimi giorni che dovevano essere espressi, condivisi, donati.

 

“Io non voglio “guarire”, e tornare a Soul Society ad essere anima pura… Io sono morta in questo mondo piccolissimo, praticamente neonata. Sono stata viva, in questo mondo: ma per qualche motivo che non rammento, non mi è stato concesso di provare quello che la vita ha da offrire…” –sussurrò guardandosi un secondo la mano- “Rivoglio tutto questo Ichigo: quello che mi sono persa della carne, trascorrendo la maggior parte della mia esistenza tra gli spiriti… Questo corpo finto me ne da l’opportunità.”

“Non hai ancora risposto alla mia domanda però…”
“Perché te?”

 

“Ichigo, mettiti nei miei panni: ho una voglia matta di fare l’amore…”
Di nuovo quel termine pruriginoso.

“… ma non ne ho mai avuto alcuna esperienza, non ne ho avuto il tempo. Ho anche paura; è come se fossi che so… una verginella spaventata alla sua prima volta… Accidenti potevo trovare un paragone migliore!”

“……”

“NON RIDERE!”

“Non stavo ridendo, giuro… Mi veniva da starnutire, giuro…”

 

“Ichigo, in questo mondo ci sei solo tu a cui avrei il coraggio di affidare me stessa e il mio corpo. Solo tu, che mi hai aiutato tante di quelle volte… Di te mi fido, perché ti conosco bene; tu ti preoccupi più per gli altri che per te stesso. Ecco perché con te… mi sentirei veramente al sicuro!”


Sorrideva.

 

Era sincera, se lo sentiva dentro.

Non sapeva cosa provare.

 

“Quello, e poi ovviamente il fatto che sei un patetico verginello senza esperienza anche tu.”

<< TI PAREVA! Stava parlando troppo bene! >>

 

Portò una mano al petto, al primo dei bottini del pigiama, come non vedesse l’ora di scioglierlo. I suoi occhi blu, ora che si era alleggerita, erano più belli e sfavillanti del solito, e non poté non notarli. Il suo volto, rotondo, soffice, rosso accesso, così giovane e innocente eppure così antico e maturo incatenava il suo sguardo e accelerava il suo cuore.

“Ora che sai tutto, te lo domando di nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella cosa”, come diresti tu, con me?”

 

 

Passò così tanto tempo che il suo silenzio smise di essere un lungo riprender fiato, ed arrivò a significare un altro no.

“Ichigo!” chiamò lei, stufa.

“Rukia, io… non posso…” dovette purtroppo dire.

I suoi occhi si spalancarono, il suo viso si indurì e si contrasse tutto, ogni cosa in lei urlava che non poteva accettarlo.

“Perché? Ti ho spiegato come stanno le cose e ancora mi dici di no?”

“Senti…”

Non gli permetteva di controbattere: “Cos’è, non mi trovi attraente? Preferisci qualcuna con un bel paio di tette da afferrare tipo Inoue? Vuoi qualcuna di meglio con cui andar fiero con gli amici la mattina dopo? DANNAZIONE, ADESSO SPIEGAMI!”

“COME FACCIO SE A MOMENTI MI AMMAZZI!?!?”

E quella volta ebbe veramente paura!

Rukia era balzata in piedi sul materasso e gli aveva ruggito contro: pur piccina l’aveva sovrastato in tutti i modi possibili. Ma adesso doveva calmarsi, ed essere lei a starlo a sentire.

Ichigo si sedette accanto a lei: mossa rischiosa, ma che lei apprezzò enormemente.

Stavolta non aspettò altro tempo prima di parlare.

 

“Rukia, partiamo dal fatto che chi mi sta proponendo di fare “quella cosa” non è una qualunque ma sei tu. Sei un’amica e una compagna prima di tutto per me, e quindi anche prima di essere una ragazza… Insomma, non riesco proprio a focalizzare io e te che lo facciamo! Non riesco a pensarti così!”

“E… questo è un problema?”

“Si: forse è tra le cose che hai scordato, ma il sesso non è qualcosa che faresti volentieri con tutti. Ed essere amici vuol dire innanzitutto non approfittare delle debolezze dell’altro…”

“Ma Ichigo, te lo sto dicendo io che puoi!”

“Non posso farlo, Rukia!” –ribadì lui, lamentandosi come un prigioniero ai ferri- “Sarebbe come pensarmi a farlo con Tatsuki, con Orihime o… con qualunque altra che conosco…”

Si coprì la fronte con una mano.

Rukia era strabiliata da come Ichigo tutt’a un tratto appariva debole, abbattuto, come uno specchio in frantumi. Lui, che era sempre sicuro, sempre eroico, sempre abile a chiudere dentro di sé i propri dolori e i propri problemi per il bene altrui.

Ora la diga cedeva.

La verità era che, come lei aveva pensato, e pensando aveva deciso di aprirsi, così  quella sera, con quel discorso, aveva fatto in modo che Ichigo riflettesse su di sé. E una consapevolezza veniva ora a galla.

“Vedi Rukia, tu e Yoruichi avete ragione: io sono un moccioso, un bamboccio. Ho diciotto anni, picchio i teppisti, vedo i fantasmi, sono uno shinigami di alto livello…”

<< Non per vantarmi, me lo dicono anche… >>

“Mi muovo più rapidamente di qualunque essere umano, taglio i palazzi con una spada alta quanto me e baggianate simili, ma in fatto di donne… Giudica tu: ho avuto sempre e solo amiche. Nessuna fidanzata, mai. Sesso? Figuriamoci!”

Sempre troppo da fare: tra qualche fantasma da aiutare, hollow da purificare, amici e amiche da correre a salvare, tra il pensiero di mostrarsi sempre forte in modo da poter proteggere le persone importanti, alla fine non restava troppo tempo per il romanticismo nella sua vita.

Frequentando ragazze karateka come Tatsuki Arisawa poi…

“Non posso vederti in quel modo perché, effettivamente, non ho mai pensato a nessuna in quel modo.”

Rukia roteò gli occhi altrove, come chi capisce di non essere l’unico ad avere dei problemi.

“Tu dici che il sesso ti spaventa. Beh, spaventa anche me, ok?” -rivelò sbracciandosi- “Ecco, l’ho detto. L’hai visto anche tu: parlare di sesso mi fa venire l’orticaria…”

Infatti dopo averlo nominato si grattò incoscientemente la gamba!

“Ho l’esperienza che può avere qualunque ragazzo che nella sua vita si è accontentato dei porno fino a un momento prima che qualcuna gli desse una chance. Ed ora non ho il coraggio di prenderla…”

“Questo… non vuol dire necessariamente che sei immaturo… Piuttosto, che prendi seriamente la cosa.”

“E tu? Credi di averla presa seriamente?”

Non rispose.

 

“Tu vuoi il mio aiuto ma devi comprendere anche il mio punto di vista, Rukia! Perché non ce la faccio a prendere questa cosa alla leggera, a farlo con qualcuna di cui non sono…”

Si interruppe. Non gli piaceva dove si stava andando a parare, troppo vicino a quella parola.

“Non sono sicuro di volerlo fare per davvero…” decise infine di dire.

 

“Mi spiace Rukia, stavolta non ti posso aiutare.”

 

 

Il fresco della notte, chiuso fuori dalla finestra, non entrava a smuovere l’aria immobile e silente della stanza di Ichigo.

Erano entrambi accalorati. Dal discorso animato, dall’argomento trattato.

Dalla finestra chiusa in una sera d’estate, dall’imbarazzo.

Ma Rukia era ormai un cumulo di braci, spente da una secchiata d’acqua che si andavano raffreddando.

Mise un po’ di distanza tra sé e l’amico.

“Mi spiace Ichigo, ho pensato unicamente a me.”

Il giovane si grattò la nuca: “Beh, tutti siamo un po’ egoisti, no?”

“Già…” mormorò abbassando il capo.

 

Ichigo riaprì la finestra e il canto dei grilli entrò sulle ali una ventata d’aria.

Erano passate le undici già da un po’.

“Io vado a dormire. Scusa se ti ho disturbato.”

Tirò un sospiro di sollievo. Alla fine aveva vinto, ed era il momento di essere pietosi con il nemico.

“Figurati, facciamo finta che non è successo nulla.” 

 

“Perché, è forse successo qualcosa?”

 

Il suono della sua voce non era mai suonato tanto sgradevole alle sue orecchie.

Si voltò per dargli la buona notte. Si sarebbe aspettato qualunque altra espressione che quel sorriso di scuse.

Quel non pronunciato “grazie”, nonostante tutto.

 

“Buonanotte Rukia…”

Rispose lui.


La porta dell’armadio si chiuse.

Ichigo crollò disteso sul proprio letto a guardare quelle ante.

 

In fondo era stato sincero con lei.

Aveva anche lui le sue ragioni, che Rukia, dall’alto dei suoi secoli d’età, aveva ragionevolmente riconosciuto.

Perché allora, nonostante il peso di cui si era liberato, aveva l’orribile sospetto che un altro avesse preso il suo posto?

 

Un masso sul cuore che gli consentiva di vedere attraverso quel pezzo d’arredamento, e di scorgerla girata dall’altra parte.

A badare di non piangere, o almeno di non farsi sentire.

 

Scosse il capo.
Rukia non era così. Insomma, era delusa, ma non avrebbe potuto essere così tragica.

Giusto?

 

“Ora che sai tutto, te lo domando di nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella cosa”, come diresti tu, con me?”

 

Rukia non era così.

 

Poteva esserne certo, ora che non sapeva più con che occhi guardarla, e con che occhi lei guardava lui?

 

 

Che chiusa enigmatica…

Voi che ne dite? Chi dei due ha più ragione dell’altro? Per chi tifate?

Ma la domanda che mi chiedo io è: sono riuscito a renderli IC? O_O

Per quanto questo pairing sia conosciuto, quei due sono un terreno arduo per un po’ di sano romanticismo che a me piace tanto. Spero di non averli fuorviati, come sempre ho cercato di andare più a fondo nel carattere e nella personalità che il manga mette a disposizione.

In fin dei conti si è trattato di un discorso maturo, no?
Ed ora? Come si svilupperà?
Qualcosa (o qualcuno) interverrà a sbrogliare la matassa o i lettori allupati resteranno a bocca asciutta? XD


Alla prossima, e ciao a tutti dal vostro un po’ più assente, ma sempre presente, NaruXHina ^____^

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
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