Ebbene
si, sono ancora vivo!
Ciao a tutti da NaruXHina, cari lettori di Manga.it e EFP!
L’estate
come sapete è periodo di fanfic per me, e io non voglio certo lasciarvi a bocca
asciutta! D’altro canto, questa è la prima estate che dovrò passare studiando per
gli esami dell’università… Quindi mi spiace se non ci sarà il mio classico
exploit quest’anno, ma la vita va sempre più avanti e per le fanfic è sempre
più dura.
Non
che la mia attività creativa sia cessata: ora ci sono i miei disegni
disponibili su deviantart, oltre a tutte le pagine di nonciclopedia che sto
scrivendo X3
Bando
alle amarezze però!
Cos’abbiamo qui se non una fic romantica (e un po’ piccantina) su Bleach?
E
Naruto dite?
Mettiamola così, la non risposta a Hinata da parte di quell’idiota di Kishimoto
mi pesa alquanto…
Buona
lettura e buon divertimento!
PS:
NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
E
in questo caso…
ICHIGO
X RUKIA ORA E SEMPRE!
“CHE
COSA?!”
Lo
sguardo di Rukia la diceva lunga: eccolo che
parte con la drammaticità, e io sono già stufa di questo copione.
Ichigo
si spostò indietro, rischiando di passare il ciglio del suo letto e cadere. La
sua amica, comodamente adagiata sulle ginocchia aveva conservato una certa
naturalezza, disarmante per quello che gli aveva appena detto.
O
meglio, chiesto.
Il
ragazzo si passò una mano sulla faccia: “Io… Ho capito male, giusto? Mi sono
rincretinito di colpo, no? Insomma… è una cosa del tutto impensabile che tu,
sottolineo tu, mi abbia chiesto di… farlo… vero?”
“Ichigo,
voglio che fai sesso con me.”
“AAAAAAARGH!”
Stavolta
dal letto cadde per davvero.
Una
mano riapparve come dal ciglio di un burrone e si riappoggiò sulle colorate
coperte: “Dire certe bestialità… e con quel tono poi.”
Rukia
sbuffò, con conseguente imbestialimento dell’altro.
“NON
FARE QUELLA FACCIA! IO HO TUTTE LE RAGIONI DELL’UNIVERSO PER REAGIRE COSÌ!”
Per
nulla intimorita, Rukia rispose a tono.
“DATTI
UNA CALMATA, STAI FACENDO UNA SCENATA PER UN NONNULLA!”
I
due stabilirono una tregua con un prolungato, sibilante, respiro a denti stretti.
Ichigo
Kurosaki, diciotto anni, umano, di professione Shinigami sostituto.
Rukia
Kuchiki, età imprecisata, shinigami, alquanto pratica del mondo umano.
Due
vite, o per essere imprecisi, due lati dell’esistenza, incontratisi ed
incrociatisi indissolubilmente molto tempo prima.
Lei
minuta, antica, dai capelli corvini e i grandi occhi blu-violetto.
Lui
alto, giovane, vigoroso, dagli improponibili capelli arancione naturale… e
dall’acuta fobia per argomenti delicati!
“Yoruichi-sama
aveva ragione…”
Ichigo
balzò in piedi di colpo: “Come come? Alt! Ragione su cosa?”
“Che
sei un moccioso.” rispose lei incrociando le braccia.
“Imbarazzarsi
davanti una donna-gatto nuda non è da mocciosi! E poi quando avresti parlato
con lei? Tutto questo è opera sua giusto? Vuole prendersi gioco di me, dico
bene?”
Rukia
sbuffò e negò.
Ormai
innervositosi, iniziò a girare in tondo per la stanza biascicando le sue
nervose recriminazioni: “Ma pensa! Quella svergognata si trasforma senza
preavviso in una tipa da calendario e poi il pervertito sono io! Quelli erano
atti osceni davanti a minorenne, ecco cos’erano!”
Rukia
iniziava intanto a sentirsi messa da parte: “Sei hai finito di tormentarti, che
ne diresti di riprendere il discorso?”
“Io non voglio riprendere nessun discorso!” –rispose Ichigo a dir poco
scortesemente- “Prima te ne esci all’improvviso con proposte indecenti, poi mi
dai del bambino… Io me ne vado a letto!”
Puntò
i piedi e si diresse alla porta.
“…
Siamo nella tua stanza…”
“……”
E
in ogni caso, era lì nel suo armadio che dormiva anche lei.
Quindi
poteva benissimo lasciare la mano dal pomello, a meno di non voler andare a
dormire sul divano al piano di sotto!
<< Che figura, accidenti! >>
Imbambolato,
venne svegliato da una voce dentro sé che gli disse di prendere due respiri
profondi; e, con gran sorpresa, gli disse che quell’impulsività era fuori
luogo, considerando ciò che desiderava davvero in quel momento.
Non
andarsene sbattendo la porta.
Ma
capire.
Si
risedette. Era calmo ora, ma la guardava di sbieco, con un certo senso di
sfiducia: incredibile, dopo averne passate tante insieme, ritrovarsi a stare
davanti a lei come in guardia ad un avversario, e per un motivo tanto risibile
quando incomprensibile.
Ichigo
aveva ancora indosso i jeans e una maglietta bianca con due righe, una rossa e
una blu; Rukia si era già adeguata all’ora più o meno tarda, un pigiama giallo
di cotone leggero, con un motivo a righe sottili nere che formavano come una
scacchiera. Gli andava un po’ largo, ma guai a dirle che era “piccola per quello” e non che era “grande per lei”… A lei piaceva dormire
comoda, tutto qui.
“Mi
spieghi che ti prende?”
“……”
Il
suo ospite si imbronciò ancora di più: “Eh, no: prima mi fai dar di matto, poi
ti rifiuti di farmi capire, non va mica bene, Rukia!”
Notò
un cambiamento in lei a quel suo ennesimo attacco. Se fino ad allora si era
mantenuta calma e pronta a rispondere a tono, per un istante aveva vacillato;
un sussulto che l’aveva percorsa da capo a piedi, una campanella scossa da una
forte folata di vento.
Per
un istante.
Per
qualche strano motivo non gli piacque: di discussioni animate tra loro due in
passato ce ne erano state tante, alcune per motivi seri, altre per
stupidaggini, e lei si era sempre dimostrata “alla sua altezza”. Mai che gli
avesse lasciato l’ultima parola senza lottare, mai che non lo avesse
contrariato potendolo fare, mai che si fosse risparmiata dal rispondergli a
tono e tenerlo in riga.
Quell’improvviso
cambiamento, quella “vittoria” troppo facile… risultava sgradevole, nient’affatto
divertente.
Ichigo
fece un passo indietro e cercò di rammentarsi di quanto stretto fosse il loro
legame, di quanto fossero compagni, e da quanto tempo.
Così
che fosse più facile parlargli da amico: “Perché mi hai chiesto… di fare…
quello…”
E
perché gli si formava un nodo in gola semplicemente a pronunciare il nome
canonico?
“Sesso?”
Ichigo
reagì come gli fosse piombato un peso in testa: “Q-quello!”
“Beh…
e tu perché non vuoi?”
“Non sviare il discorso…”
“Insomma,
sei un ragazzo maturo ormai, hai una certa età… e sei vergine…”
“NON
C’è NULLA DI MALE!”
“Io
non ho detto nulla in proposito…”
Ichigo
arrossì e si risedette: “C-certo…”
“Uno
come te dovrebbe cogliere una simile occasione al volo. Eppure quando volete voi
uomini sapete essere veramente dei fissati…”
“Non
cominciamo anche col sessismo, eh?”
Rukia
ridacchiò della sua espressione un po’ colpevole: anche lui stava segretamente
ammettendo una piccola grande verità.
“Senti…”
–si passò una mano sul volto, riportandolo ad un colore accettabile- “Andiamo
con ordine: prima tu mi dici perché all’improvviso fai proposte indecenti, e
POI io ti dico perché è un no categorico.”
Rukia
gonfiò le guance: non aveva gradito il “categorico”, ma del resto, l’aveva
sempre saputo che non sarebbe stata una cosa facile…
Ora
stava a lei giocare le sue carte.
“Ichigo,
quanti anni ho?”
“Si,
so bene la storia che in realtà sei una befana…”
Il
tallone di Rukia si schiantò sul suo naso repentino e inevitabile.
“Gli
shinigami vivono molto più a lungo degli esseri umani. Io ho alle spalle…
moltissimi anni più di te, e prima ancora di quelli, il poco tempo che ho
trascorso tra i mortali, di cui non ho più memoria.”
La
stragrande maggioranza degli abitanti di Soul Society, shinigami o non, col
passare dei secoli perdeva lentamente i ricordi della propria esistenza umana.
A qualcun altro sbiadivano soltanto, ma questa è un’altra storia, oltre che
un’altra delle cose di quel posto che facevano storcere il naso a Ichigo.
“Ora
dimmi, secondo te, nel mondo delle anime, si fa sesso?”
“Non
credo mi interessi…”
“La
risposta è si: si generano nuove anime che poi andranno a reincarnarsi quando
sarà il momento. In ogni caso, poiché siamo appunto anime, non avvertiamo
desiderio.”
“Cioè
non vi… non vi…”
“Eccitate? Vedo che ti stai interessando.”
“COL
CAVOLO!”
Certo
che si. Certi argomenti sono stuzzicanti per natura.
“No.
Non proviamo neanche piacere: a Soul Society i rapporti sono rari e derivano da
una sorta di “responsabilità” verso il ciclo delle anime. Dopotutto il nostro
corpo è puro spirito e sottolineo puro…
Qualcuno ha voluto così e chi sono io per dire che non va bene? ”
“Beh,
grazie per avermi illuminato su cose di voi Shinigami di cui non ho chiesto e
di cui non mi cambia granché sapere… Ad ogni modo, se sei così “pura” dovresti
astenerti da certe richieste: ti fanno sembrare una di facili costumi, se capisci che intendo.”
L’altro
tallone fece conoscenza col naso di Ichigo portandogli i saluti del primo.
<< Dittatrice! Non si può dire
nulla! >>
Se
non altro era di nuovo sé stessa!
“Dove
mi trovo adesso?” incalzò la piccola shinigami.
Ichigo
stava facendosi indietro: “Se aspetti un po’ ti troverai il più lontano
possibile dal mio naso, piccola…”
“In
un gigai. Certo che come perspicacia sei zero.”
Il
gigai era il corpo artificiale usato dagli Dei della Morte, gli shinigami
appunto, per vagare all’occorrenza nel mondo degli umani.
<< Se non la pianti con questi odiosi
modi da saputella in calore di cattivo umore ti faccio vedere io! >>
Balle.
Anche quella era la sua personalità. E la sua personalità, poiché la rendeva
appunto Rukia, gli andava bene così.
“Il
gigai è un corpo vuoto che prende l’aspetto dell’anima che contiene. E come ho
detto, è un corpo… e un corpo ha… dei bisogni… è sensibile ai desideri…”
Stavolta
ad arrossire fu lei.
“Da
quando ti conosco, ho passato moltissimo tempo in vari gigai, e diciamo che
questo ha causato degli… effetti collaterali.”
Ichigo
ormai aveva intuito: “Come… farti ritornare la voglia?”
Rukia
abbassò la testa: “Ehm, più o meno… diciamo che oltre a quello ti fa anche realizzare
che è da molto, moltissimo tempo che… che… non fai sesso! Capirai se io adesso
mi senta un tantino… compressa!
Ichigo O___O
Rukia:
>////<
“E
NON GUARDARMI COSÍ, IDIOTA!” urlò tirandogli un cuscino che venne abilmente
schivato senza troppa fatica. Ichigo era pur sempre uno degli shinigami più in
gamba in circolazione.
“Ehm,
scusa… è una storia alquanto… bizzarra da ascoltare.”
“Tsk! Non lo capisci che ho un problema?”
Effettivamente
tutto a un tratto gli sembrava ammalata: era tutta rossa, sudava, tremava
impercettibilmente, stringeva le mani sulle ginocchia, sfregandole ogni tanto,
come gli prudessero.
“Stai
bene?”
“No!
E tu mi devi dare una mano a risolverlo!”
“C-CHE?!?!?”
“Ormai
l’avrai capito… il motivo, no? Se voglio continuare a restare tranquillamente
nel gigai devo… sfogarmi.”
“E
TU VORRESTI CHE SIA IO A FARTI SFOGARE?!?!? MA TU SEI PAZZA!”
Rukia
strinse i denti, non ammettendo quella risposta: “Per quanto tempo ancora vuoi
che mi chiuda a masturbarmi nel tuo armadio, Ichigo?”
“CHEEEEEEEE?!?!?!?”
Si
coprì lentamente la bocca con la mano
“…
ops…” echeggiò nella stanza fattasi muta.
Tra
le tante cose imbarazzanti che aveva detto, quella le batteva tutte, e a
pensarci era qualcosa che poteva benissimo evitare!
Un
provvidenziale silenzio calò a dare ai contendenti una pausa di schiarimento.
La
prima volta che si conobbero, Rukia restò impossibilitata a tornare nel suo
mondo per un po’ di tempo; non avendo altri appoggi fuorché quel ragazzo con
cui aveva sconfitto un hollow, trovò conveniente stendere un materasso nel suo
capiente armadio, ammassare nei cassetti la sua roba e abitare lì per un po’.
Certo
ora era diverso, poteva essere ospitata decentemente in casa Kurosaki, ma certe
vecchie care abitudini non muoiono mai e lei era una che in trasferta faceva
ben pochi complimenti!
Certo
l’”auto-soddisfazione” nel suo armadio andava un tantino oltre i limiti
dell’educazione minima dovuta dall’ospite, ma almeno praticava il tutto con
ordine e pulizia, e né l’armadio né i vestiti di Ichigo si erano mai lamentati…
Ichigo
sollevò l’indice come a voler dire qualcosa, ma ci ripensò.
Poi
ci ripensò di nuovo: “Dunque… calmati innanzitutto… Altrimenti ne spari di
grosse…”
“S-si…”
La
ragazza chinava la testa a mò di scuse, in realtà per la vergogna.
“Tsk!
È la verità!” disse un leoncino di stoffa comparso improvvisamente…
!?!?!?!?
Kon,
anima modificata, attualmente risiedente in un pupazzo a forma di leone, col
quale parla, si muove ed irrita parecchio.
“Ah,
quante volte mi è pianto il cuore udendola gemere da sola sul suo letto dentro
l’armadio, quante volte ho avuto pena di lei mentre un’anta semiaperta mi
concedeva di ammirare tal tristo spettacolo!” -proferì con sonorità drammatica-
“Ma tu cieco non ti sei mai accorto del “problema” di nee-san, Ichigo, proprio
tu che butti via a calci l’occasione, ma che dico, il privilegio, di aiutarla.
Ovviamente nee-san se avessi un corpo degno di questo nome io non ci penserei
due volte a… Ehi, cosa fai?! Dove mi porti?! N-no, Nee-san!”
“NEEEE-SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANNN!!!”
Richiuse
la finestra da cui l’aveva gettato con tanta foga da farne tremare i vetri!
“ANIMA
MODIFICATA DI UN PORCO!” biascicò poi tra sé e sé, stringendo il pugno per la
rabbia. Origliarla e spiarla in momenti privati per “atti” privati… E poi lui
si chiedeva perché tutti lo trattassero male!
“Ehi! Fatemi rientrare! Nee-san, abbi pietà, è una punizione crudele, ingiusta
e spropositata! SIGH!”
Fortunatamente,
Yuzu, una delle sorelline minori di Ichigo, aveva assistito allo spettacolo del
leoncino volante e sarebbe andato a raccattarlo poco dopo!
Rukia
nascose il viso tra le mani: << Grandioso,
anche il pupazzo spione! >>
Ichigo
si comportava da bambino, ma non era neanche vero che la richiesta che chissà
come arrivata a fargli in quella fresca sera d’inizio estate non la
imbarazzasse. Non era neanche vero che non si sentisse a disagio a parlargli
così apertamente, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, di quelli intimi.
Riprese
fiato: “Allora, dove eravamo?” chiese accartocciando Kon e il suo siparietto.
“A
te che cercavi di convincermi a fare le porcherie insieme.” disse il ragazzo
con accettazione, come se ormai nulla potesse più sorprenderlo per quella sera.
“Non
ti ho chiesto di “fare le porcherie”. Trovi ci sia qualcosa di sporco? Senza sesso
me lo dici come si fanno a fare i bambini? Mi dici tu da dove sei venuto fuori?
Anche tuo padre e tua madre hanno fatto…”
Ichigo si tappò le orecchie: “BLABLABLABLABLABLA!”
Rukia
urlò con tutte le sue forze: “SESSO! I TUOI HANNO FATTO SESSO CHE TI PIACCIA
O…”
Ichigo
si alzò dal letto e le saltò addosso tappandole la bocca: “Ma che sei pazza!”
-le sibilò col sangue agli occhi- “Qui ci sentono!”
In
casa, sbattuto fuori Kon, c’erano ancora Karin e Yuzu, le sue sorelline, che
però non erano tanto un problema quanto piuttosto suo padre…
Lui
si che era l’ultima persona avrebbe voluto attirare lì!
“Hanno
fatto sesso almeno tre volte…”
“Ti decidi a piantarla?!?!”
“E
tu ti decidi a… AHI!”
Nello
sbracciarsi aveva improvvisamente urlato di dolore.
“Rukia!”
Viene
naturale in questi casi avvicinarsi, anche se non sapendo bene cosa poter fare
per l’altro: è in un impiccio per i veri soccorsi in certi casi, ma nessuno
resiste al bisogno di fargli sapere che, anche se inutili, siamo lì, a
disposizione, pronti.
Così
Ichigo, al vederla reggersi la spalla sinistra e stringere i denti.
Rukia
lo scostò delicatamente con una mano, come a dirgli che era tutto ok, per poi
tornare a sedersi sul letto.
“La
ferita alla spalla giusto?”
“Si, quella… ma non è niente, sta già guarendo.”
Il
movimento brusco delle braccia le aveva provocato una forte fitta.
La
benda, fece appena un po’ capolino agli occhi di Ichigo, nascosta dal suo
pigiama. Come una lucina bianca saltò al suo occhio e colpì la sua memoria
riportandolo alla sera prima.
Erano
a caccia di Hollow insieme. Cose di normale routine: abituati a nemici ben più
potenti, i normali spiriti negativi erano poco più che grossi e brutti
bestioni.
Ma
sottovalutare è sempre un errore, specie se quei brutti bestioni un tempo
mettevano in difficoltà.
Era
tarda sera.
Fu
un attimo.
Avevano
appena purificato l’hollow segnalato dal cellulare di Rukia, e già pregustavano
un tranquillo ritorno a casa. Scherzavano tra loro, su come Ichigo fosse
inciampato balzando da un tetto all’altro e avesse rischiato di cadere, su come
il baricentro basso impedisse invece certi passi falsi alla piccola shinigami.
Risatine, sguardi di intesa, finti bronci… tutto come al solito.
Ma
gli hollow non erano uno ma due.
Ichigo
aveva riagganciato Zangetsu dietro la schiena, si era voltato per incamminarsi.
Allora
l’aveva udita urlare.
L’Hollow
l’aveva addentata alla spalla, un morso profondo, e il suo sangue era schizzato
sul bianco perlaceo delle zanne e della maschera.
Perso
l’elemento sorpresa, e guadagnata la rabbia furibonda del ragazzo, l’hollow
aveva tirato la cuoia in un attimo.
La
corsa all’ambulatorio della sua famiglia, che era casa sua: era stata quella la
parte spiacevole della serata.
Non
era cosa poi grave: Rukia, dolorante, non aveva neppure perso i sensi mentre la
trasportava tra le braccia, ma lo spavento non risparmiò nessuno.
“Tutto
a posto… tutto a posto…” ripeté.
Aveva
subito ferite peggiori.
E
lui l’aveva salvata da situazioni ben più difficili.
Chiaro
ormai che non ci fosse motivo di apprensione, Ichigo si rilassò: “Mhmm… che sia
stato il morso dell’Hollow a farti diventare così tutto a un tratto? Magari
aveva qualche potere della lussuria o roba del genere… Ah, scusa, che vado a
pensare…”
“Si,
è stato l’hollow.”
“CHE?!?!”
“Intendo… in un certo senso… non col “potere della lussuria”… quella è una
cavolata.”
Rukia
si lasciò la spalla. La sua faccia tosta aveva lasciato il posto ad uno sguardo
che diceva chiaramente a Ichigo che avrebbe parlato seriamente.
“Quell’hollow
di ieri mi ha fatto pensare, mi ha fatto capire…”
Mise
una mano tra i capelli e mormorò: “Rukia… adesso capisco anche meno di prima.”
“Siediti.”
Ordinò perentoria.
“Qui?”
chiese indicando la sedia della scrivania.
“Dove
diavolo vuoi…”
“Ok…”
Trascino
la sedia davanti il letto e si sedette in modo da avere la spalliera davanti a
sé per appoggiarvi le braccia.
“Allora?”
“Da
quando io e te ci conosciamo… si può dire che non fai altro che venirmi in
aiuto. A volte per cose come offrirmi un posto dove stare mentre ero
intrappolata nel vostro mondo…”
<<
Ma se nel mio armadio ti ci sei
auto-invintata la prima volta! >>
“A
volte per cose come salvarmi la vita.”
“Beh…”
–si schiarì la voce- “Anche tu mi sei venuta in aiuto altre volte.”
“Direi
che comunque il conto è a tuo favore.”
Scese
il silenzio, poi lei rise con uno sbuffo, e riprese: “Sempre a fare l’eroe
vero? È naturale per te aiutare chiunque sia in difficoltà… Beh, io credo che
tu mi abbia aiutata tante volte… -alzò gli occhi dalle sue ginocchia, su di
lui- “Abbastanza da meritare…” -provò ad aggiungere un pizzico di malizia in
più in quella conclusione- “Un ringraziamento speciale da parte mia…”
Ichigo
però non si lasciò minimamente impressionare, anzi arricciò le labbra
infastidito.
Strinse
le dita alla sedia: “Come sarebbe a dire? Stai dicendo che il vero motivo per
cui ti sei inventata quella storia cretina sui gigai e per cui vorresti che io
te andassimo a letto è perché ti senti in debito con me?!?!”
“NO!”
-urlò lei di rimando- “Io voglio fare l’amore con te non perché te lo devo, ma
perché voglio farlo!”
!!!
Aveva
pronunciato parole leggere ma pesanti.
Parole
potenti.
Voglio.
Te.
E
poi perché non l’aveva chiamato semplicemente << sesso >>? Cosa centrava ora l’ << amore >>? Perché ora se ne usciva così? Era inopportuno… Non
aveva senso…
Rukia
sudava, ma non retrocedette: ora era lei in vantaggio, e lui imbambolato, alla
mercé delle parole che avrebbe pronunciato.
“E
comunque, la storia della memoria dell’eccitazione è vera…”
“Rukia,
perché… me? Cioè… Non sono l’unico uomo appetibile che conosci, no? Uomini
interessanti ce ne saranno anche a Soul Society, giusto?
No,
rispose lei senza aprir bocca.
“Perché
me?”
“Quando
tornerò a Soul Society, la mia anima non sarà più vincolata al gigai… Il
formicolio che sento, questo calore che mi fa sudare e tremare sparirà. Ma non
ne sparirà il ricordo, e io mi sentirò come se avessi perso qualcosa.
Un’occasione… Un’occasione per rivivere qualcosa che la morte mi ha impedito di
vivere e che il tempo mi ha fatto dimenticare.”
Tra
la ferita, la fitta di poco prima, e i sintomi che si era descritta, che non
sembravano proprio una finzione, non aveva una bella cera. Le vampe che sentiva
erano però anche un fuoco che ardeva dentro, da cui trarre l’energia per
dischiudersi: c’erano bisogni che con quel corpo fittizio poteva finalmente
sentire e che andavano soddisfatti, e c’erano pensieri, nati, cresciuti, e
maturati in quegli ultimi giorni che dovevano essere espressi, condivisi,
donati.
“Io
non voglio “guarire”, e tornare a Soul Society ad essere anima pura… Io sono morta in questo mondo
piccolissimo, praticamente neonata. Sono stata viva, in questo mondo: ma per
qualche motivo che non rammento, non mi è stato concesso di provare quello che
la vita ha da offrire…” –sussurrò guardandosi un secondo la mano- “Rivoglio
tutto questo Ichigo: quello che mi sono persa della carne, trascorrendo la
maggior parte della mia esistenza tra gli spiriti… Questo corpo finto me ne da
l’opportunità.”
“Non
hai ancora risposto alla mia domanda però…”
“Perché te?”
“Ichigo,
mettiti nei miei panni: ho una voglia matta di fare l’amore…”
Di nuovo quel termine pruriginoso.
“…
ma non ne ho mai avuto alcuna esperienza, non ne ho avuto il tempo. Ho anche
paura; è come se fossi che so… una verginella spaventata alla sua prima volta…
Accidenti potevo trovare un paragone migliore!”
“……”
“NON
RIDERE!”
“Non
stavo ridendo, giuro… Mi veniva da starnutire, giuro…”
“Ichigo,
in questo mondo ci sei solo tu a cui avrei il coraggio di affidare me stessa e
il mio corpo. Solo tu, che mi hai aiutato tante di quelle volte… Di te mi fido,
perché ti conosco bene; tu ti preoccupi più per gli altri che per te stesso.
Ecco perché con te… mi sentirei veramente al sicuro!”
Sorrideva.
Era
sincera, se lo sentiva dentro.
Non
sapeva cosa provare.
“Quello,
e poi ovviamente il fatto che sei un patetico verginello senza esperienza anche
tu.”
<<
TI PAREVA! Stava parlando troppo bene!
>>
Portò
una mano al petto, al primo dei bottini del pigiama, come non vedesse l’ora di
scioglierlo. I suoi occhi blu, ora che si era alleggerita, erano più belli e sfavillanti
del solito, e non poté non notarli. Il suo volto, rotondo, soffice, rosso
accesso, così giovane e innocente eppure così antico e maturo incatenava il suo
sguardo e accelerava il suo cuore.
“Ora
che sai tutto, te lo domando di nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella
cosa”, come diresti tu, con me?”
Passò
così tanto tempo che il suo silenzio smise di essere un lungo riprender fiato,
ed arrivò a significare un altro no.
“Ichigo!”
chiamò lei, stufa.
“Rukia,
io… non posso…” dovette purtroppo dire.
I
suoi occhi si spalancarono, il suo viso si indurì e si contrasse tutto, ogni
cosa in lei urlava che non poteva accettarlo.
“Perché?
Ti ho spiegato come stanno le cose e ancora mi dici di no?”
“Senti…”
Non
gli permetteva di controbattere: “Cos’è, non mi trovi attraente? Preferisci
qualcuna con un bel paio di tette da afferrare tipo Inoue? Vuoi qualcuna di
meglio con cui andar fiero con gli amici la mattina dopo? DANNAZIONE, ADESSO
SPIEGAMI!”
“COME
FACCIO SE A MOMENTI MI AMMAZZI!?!?”
E
quella volta ebbe veramente paura!
Rukia
era balzata in piedi sul materasso e gli aveva ruggito contro: pur piccina
l’aveva sovrastato in tutti i modi possibili. Ma adesso doveva calmarsi, ed
essere lei a starlo a sentire.
Ichigo
si sedette accanto a lei: mossa rischiosa, ma che lei apprezzò enormemente.
Stavolta
non aspettò altro tempo prima di parlare.
“Rukia,
partiamo dal fatto che chi mi sta proponendo di fare “quella cosa” non è una
qualunque ma sei tu. Sei un’amica e una compagna prima di tutto per me, e
quindi anche prima di essere una ragazza… Insomma, non riesco proprio a
focalizzare io e te che lo facciamo! Non riesco a pensarti così!”
“E…
questo è un problema?”
“Si:
forse è tra le cose che hai scordato, ma il sesso non è qualcosa che faresti
volentieri con tutti. Ed essere amici vuol dire innanzitutto non approfittare
delle debolezze dell’altro…”
“Ma
Ichigo, te lo sto dicendo io che puoi!”
“Non
posso farlo, Rukia!” –ribadì lui, lamentandosi come un prigioniero ai ferri-
“Sarebbe come pensarmi a farlo con Tatsuki, con Orihime o… con qualunque altra
che conosco…”
Si
coprì la fronte con una mano.
Rukia
era strabiliata da come Ichigo tutt’a un tratto appariva debole, abbattuto,
come uno specchio in frantumi. Lui, che era sempre sicuro, sempre eroico,
sempre abile a chiudere dentro di sé i propri dolori e i propri problemi per il
bene altrui.
Ora
la diga cedeva.
La
verità era che, come lei aveva pensato, e pensando aveva deciso di aprirsi,
così quella sera, con quel discorso,
aveva fatto in modo che Ichigo riflettesse su di sé. E una consapevolezza
veniva ora a galla.
“Vedi
Rukia, tu e Yoruichi avete ragione: io sono un moccioso, un bamboccio. Ho
diciotto anni, picchio i teppisti, vedo i fantasmi, sono uno shinigami di alto
livello…”
<<
Non per vantarmi, me lo dicono anche…
>>
“Mi
muovo più rapidamente di qualunque essere umano, taglio i palazzi con una spada
alta quanto me e baggianate simili, ma in fatto di donne… Giudica tu: ho avuto
sempre e solo amiche. Nessuna fidanzata, mai. Sesso? Figuriamoci!”
Sempre
troppo da fare: tra qualche fantasma da aiutare, hollow da purificare, amici e
amiche da correre a salvare, tra il pensiero di mostrarsi sempre forte in modo
da poter proteggere le persone importanti, alla fine non restava troppo tempo
per il romanticismo nella sua vita.
Frequentando
ragazze karateka come Tatsuki Arisawa poi…
“Non
posso vederti in quel modo perché, effettivamente, non ho mai pensato a nessuna
in quel modo.”
Rukia
roteò gli occhi altrove, come chi capisce di non essere l’unico ad avere dei
problemi.
“Tu
dici che il sesso ti spaventa. Beh, spaventa anche me, ok?” -rivelò
sbracciandosi- “Ecco, l’ho detto. L’hai visto anche tu: parlare di sesso mi fa
venire l’orticaria…”
Infatti
dopo averlo nominato si grattò incoscientemente la gamba!
“Ho
l’esperienza che può avere qualunque ragazzo che nella sua vita si è
accontentato dei porno fino a un momento prima che qualcuna gli desse una
chance. Ed ora non ho il coraggio di prenderla…”
“Questo…
non vuol dire necessariamente che sei immaturo… Piuttosto, che prendi
seriamente la cosa.”
“E
tu? Credi di averla presa seriamente?”
Non
rispose.
“Tu
vuoi il mio aiuto ma devi comprendere anche il mio punto di vista, Rukia!
Perché non ce la faccio a prendere questa cosa alla leggera, a farlo con
qualcuna di cui non sono…”
Si
interruppe. Non gli piaceva dove si stava andando a parare, troppo vicino a
quella parola.
“Non
sono sicuro di volerlo fare per davvero…” decise infine di dire.
“Mi
spiace Rukia, stavolta non ti posso aiutare.”
Il
fresco della notte, chiuso fuori dalla finestra, non entrava a smuovere l’aria
immobile e silente della stanza di Ichigo.
Erano
entrambi accalorati. Dal discorso animato, dall’argomento trattato.
Dalla
finestra chiusa in una sera d’estate, dall’imbarazzo.
Ma
Rukia era ormai un cumulo di braci, spente da una secchiata d’acqua che si
andavano raffreddando.
Mise
un po’ di distanza tra sé e l’amico.
“Mi
spiace Ichigo, ho pensato unicamente a me.”
Il
giovane si grattò la nuca: “Beh, tutti siamo un po’ egoisti, no?”
“Già…”
mormorò abbassando il capo.
Ichigo
riaprì la finestra e il canto dei grilli entrò sulle ali una ventata d’aria.
Erano
passate le undici già da un po’.
“Io
vado a dormire. Scusa se ti ho disturbato.”
Tirò
un sospiro di sollievo. Alla fine aveva vinto, ed era il momento di essere
pietosi con il nemico.
“Figurati,
facciamo finta che non è successo nulla.”
“Perché,
è forse successo qualcosa?”
Il
suono della sua voce non era mai suonato tanto sgradevole alle sue orecchie.
Si
voltò per dargli la buona notte. Si sarebbe aspettato qualunque altra
espressione che quel sorriso di scuse.
Quel
non pronunciato “grazie”, nonostante tutto.
“Buonanotte
Rukia…”
Rispose
lui.
La porta dell’armadio si chiuse.
Ichigo
crollò disteso sul proprio letto a guardare quelle ante.
In
fondo era stato sincero con lei.
Aveva
anche lui le sue ragioni, che Rukia, dall’alto dei suoi secoli d’età, aveva
ragionevolmente riconosciuto.
Perché
allora, nonostante il peso di cui si era liberato, aveva l’orribile sospetto
che un altro avesse preso il suo posto?
Un
masso sul cuore che gli consentiva di vedere attraverso quel pezzo
d’arredamento, e di scorgerla girata dall’altra parte.
A
badare di non piangere, o almeno di non farsi sentire.
Scosse
il capo.
Rukia non era così. Insomma, era delusa, ma non avrebbe potuto essere così
tragica.
Giusto?
“Ora che sai tutto, te lo domando di
nuovo Ichigo… Vuoi aiutarmi? Vuoi fare “quella cosa”, come diresti tu, con me?”
Rukia
non era così.
Poteva
esserne certo, ora che non sapeva più con che occhi guardarla, e con che occhi
lei guardava lui?
Che
chiusa enigmatica…
Voi
che ne dite? Chi dei due ha più ragione dell’altro? Per chi tifate?
Ma
la domanda che mi chiedo io è: sono riuscito a renderli IC? O_O
Per
quanto questo pairing sia conosciuto, quei due sono un terreno arduo per un po’
di sano romanticismo che a me piace tanto. Spero di non averli fuorviati, come
sempre ho cercato di andare più a fondo nel carattere e nella personalità che
il manga mette a disposizione.
In
fin dei conti si è trattato di un discorso maturo, no?
Ed ora? Come si svilupperà?
Qualcosa (o qualcuno) interverrà a sbrogliare la matassa o i lettori allupati
resteranno a bocca asciutta? XD
Alla prossima, e ciao a tutti dal vostro un po’ più assente, ma sempre
presente, NaruXHina ^____^
PS:
NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!