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Autore: Meli_mao    14/06/2010    4 recensioni
[Rido/Juri/Haruka/Lei]
Quinta classificata al contest indetto da Himechan:"Multifandom & originali :Movies contest"
"“Sei pallida” notò, premendo appena la mano attorno alla sua mascella. “Hai finito il rossetto o hai sofferto la mia assenza?” chiese con finta pacatezza, osservando con attenzione se quella macchia purpurea fosse stesa bene sopra alla di lei bocca.
Poi socchiuse gli occhi, abbandonandosi al sapore contorto di quel sangue;"
Un ringraziamento in anticipo a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa e soprattutto alla giudice del contest!
Genere: Introspettivo, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore: Meli_mao
Titolo: Rosso Carminio.
Fandom: Vampire Knight
Genere: Introspettivo, Vagamente erotico e sentimentale.
Protagonisti: Rido Kuran, Lei, vagamente Haruka e Juri Kuran
Rating: Arancio
Pairing: Etero, Rido/Juri/Haruka.
Avvertimenti: One-shot, Lemon
Note dell'autore (facoltativo): Non è che io abbia poi molto da dire. In genere questa storia non mi piace per niente… le manca qualcosa! E mi vergogno profondamente di non essere stata in grado di scrivere qualcosa di più decente. Scusami, davvero!

Pero il resto si, ci sono due cosette da dire al riguardo:
L’atmosfera iniziale è, presumibilmente, il party di fidanzamento ufficiale tra Haruka e Juri. Lei, senza nome né reale compito, ha un aspetto ispiratomi dalla bellissima Nicole Kidman in Moulin Rouge (capelli rossi, rossetto rosso, occhi ghiaccio e pelle bianca).
E in effetti un compito ce l’ha… è lei a portare (spero si capisca) Juri da Rido nella fatidica occasione in cui lui bevve il suo sangue e lei urlò il nome di colui che amava.
Allo stesso tempo, per una mia idea iniziale contorta, lei avrebbe voluto Haruka per sé.
Il valore del rossetto di per sé spero sia evidente… e la frase scelta, nonostante scrissi altre due storie con ben tre citazioni differenti, è rimasta quella che più mi ha intrigato: “Sei pallida. Hai finito il rossetto o hai sofferto per la mia assenza?”
Non aggiungo altro… scusa ancora e spero sia almeno una piacevole lettura.

 

Rosso Carminio

 

 

Le dita sottili dalle unghie curate scivolarono lungo i fianchi, accarezzando quel tessuto liscio e lucido. Il nero avvolgeva il suo corpo in una morsa soffocante, sommergendo il pallore della sua pelle nel bustino attillato. I capelli, rossi in dolci onde, raccolti sulla nuca con finta trascuratezza, mettevano in risalto le guance color pesca e il rossetto scarlatto sulle labbra sottili. Gli occhi, di un azzurro così chiaro da sembrare bianco, osservavano indecifrabili il proprio corpo, in quello specchio dalla cornice in legno.
Si sistemò i guanti lunghi, indossò l’anello di diamanti color zafferano, e si diresse verso la porta, incurante del ticchettio degli stiletti ad ogni passo sopra il marmo rosa del pavimento.
Discese la scalinata sfiorando il passamano, occhi bassi e sorriso forzato.
In un barlume di timidezza evitò accuratamente gli sguardi curiosi degli ospiti, diretti verso di lei: “l’inattesa della serata”.
Furono una mano fredda e un sorriso sghembo ad accoglierla.
Rido Kuran, nel suo completo scuro, sembrava a proprio agio, persino divertito da tutto quel ciarlare.
“Benvenuta!” la accolse semplicemente, accostandola appena per una foto e poi trascinandola dall’altra parte della sala.
Lei lo seguì docile. Una bestiola indifesa al seguito del cacciatore.
Eppure, quando Haruka Kuran strinse la sue dita fasciate dai guanti, dopo una presentazione frettolosa del fratello, gli occhi insoliti che lei alzò su di lui lo fecero vacillare per qualche secondo.
“Chi tra i due era la bestiola? E chi il cacciatore?” si sarebbe chiesto a buon diritto. Ma infondo, vista la circostanza, non ebbe il cuore di pensar male.
“Shizuka non ti ha accompagnato, nobile fratello?” ebbe il tempo di chiedere, in modo così discreto che se ne compiacque.
“Lei non ha tempo per queste stupide cose!” dichiarò l’altro, con un sorriso entusiasta ed un’alzata di calice in suo onore.
“Bella festa…” mormorò concitato poco dopo, allontanandosi con passo cadenzato, senza nascondere un’occhiata fulminea alla di entrambi giovane sorella.
Ed Haruka, capendo l’oggetto della contesa, ebbe un brivido di amara gelosia.

 

 

 
Il fuoco nel camino sfarzoso era l’unica fonte di luce presente, in quello strano salone dall’aria accogliente.
Il tempo, scandito dai battiti ripetitivi del pendolo, cimelio dell’antico casato, sembrava in contraddizione passare troppo lentamente.
L’incantevole figura della donna dalle labbra dipinte di ciliegia sonnecchiava annoiata davanti a quel chiarore e calore.
Poi, riaprendo gli occhi gelidi, si sistemò il corsetto, sciolse i capelli e si alzò, attendendo.
“Lei è incinta!” riecheggiò un rauco commento e poi il silenzio interrotto da una risata.
“Nobile Rido” la voce bassa ed ironica “Non era ciò che stavi aspettando?” mormorò avanzando verso di lui.
“Lei è stata sua!” l’ennesimo disprezzo nella voce e l’ennesima espressione contrita dal fastidio.
“Come se anche senza il bambino lei non fosse già stata sua!” celiò infine la donna, sfiorando il volto dell’uomo e fissando quell’occhio azzurro di lui, così simile ai suoi.
“Vuoi che ti uccida ora?” la presa che Rido strinse attorno al suo collo non la fece tremare, né entusiasmare.
Aprì le labbra, lei, mostrando appena i canini bianchi e leccandosi il rossetto dal sapore acre.
E lui la lasciò, stizzito.
Ostentò un autocontrollo a lui sconosciuto, mai provato di fronte ad un buona preda dissetante.
Eppure, prima di riavvicinarsi a lei e sfiorarle le labbra con le dita,  si concesse un sorso di grappa invecchiata.
Il suo olfatto sensibile venne stuzzicato di nuovo dal profumo concentrato della sua fragranza preferita.
Qual sangue… quel caldo e personalizzato liquore dolciastro a cui lui era assuefatto, sembrava assumere tutto un altro valore se veniva offerto in quel modo.
“Del resto, ha ben poca importanza!” disse con un ghigno, prima di cedere ad un bacio possessivo. Si rilassò, la donna, nella sicurezza indiscussa della sua posizione.
Forse, proprio per quella tranquillità, il morso al collo che ricevette la lasciò immobile per qualche attimo.
Sbatté le palpebre, confusa, afferrando i capelli di lui senza la forza sufficiente.
“E’ stupido arrivare fin qui con quel rossetto, farmelo assaporare e poi credersi al sicuro, non ti pare?!”
Lasciò che quel suo gesto doloroso finisse, consapevole di non potersi opporre.
“Avrai tutta me, solo quando lui sarà mio!” balbettò, con quell’ultimo vigore rimasto.
“Avrai lui quando io avrò lei! Tu sarai solo l’antipasto finale!” chiarì intimidatorio, per nulla turbato dal suo sorriso rilassato.

 

 

“Haruka… Aiutami… Haruka…”
Le grida, i dolori, il profumo rigenerante dei purosangue.
Lui sapeva perfettamente che si sarebbe dovuto accontentare solo di quella parte di lei, tormentandosi nel fastidioso rimorso di non poterla avere tutta per sé.
La morbidezza della sua pelle al suo tocco gli ricordò la corrente di un ruscello, il gorgoglio delle acque limpide e il vociare degli uccelli nelle primavere vissute.
Lo sguardo atterrito, il nome del fratello pronunciato con quell’irruenza giovanile, la passione nelle parole di disprezzo che gli proferì. Juri Kuran era l’uragano indomabile che voleva possedere, sempre e comunque, e che, per una strana coincidenza, non avrebbe mai potuto tenere con sé.
Passò l’indice sopra il legno del pavimento, immergendolo nella pozza di sangue ancora tiepido e denso, e lo spasmo che lo percorse per tutto il corpo lo irritò.
“Lui non è venuto da me!” fu quella voce turbata a trasformare la sua rabbia in furia cieca.
In un movimento rapido e invisibile la prese alle spalle, bloccandole ogni movimento.
Afferrandole il volto con forza, passò quel dito intriso del sangue della sorella sopra le labbra della donna, insolitamente incolore.
“Sei pallida” notò, premendo appena la mano attorno alla sua mascella. “Hai finito il rossetto o hai sofferto la mia assenza?” chiese con finta pacatezza, osservando con attenzione se quella macchia purpurea fosse stesa bene sopra alla di lei bocca.
Poi socchiuse gli occhi, abbandonandosi al sapore contorto di quel sangue; infine, stringendo il tessuto del lungo abito, glielo strappò e baciò la sue labbra, indagando con la mano libera sulle sue gambe.
Non si sorprese di vederla in tenuta da camera, né che i suoi capelli fossero ispidi e lisci.
Sapeva bene che Haruka non sarebbe andato da lei nemmeno se Juri non ci fosse stata.
L’aveva ingannata, ma almeno aveva avuto un assaggio di ciò che si era perso.
Baciò e assaggiò di nuovo, immobilizzandola sopra al tappeto, vicino ai resti macabri dell’atto vergognoso che aveva compiuto lui solo poche ore prima.
Di nuovo, immerse un dito in quella pozza, facendolo scivolare poi sopra il viso di lei, scendendo sul collo.
Afferrò le sue cosce, strappandole qualche esclamazione senza senso.
“Così stupida da pensare che io perdessi il mio tempo a consegnarti mio fratello… O no! Lui non ricambierà mai il tuo amore morboso! È così puro e ingenuo da non vedere altri che lei e tu… tu non esisti!” morse il suo volto, le sue labbra, scostandosi appena infastidito quando il sapore del vero sangue della “vittima” divenne predominante.
“E ora sentiamo… immagino che fossi venuta qui per dirmi che l’accordo era saltato, che avrei dovuto accontentarmi della futura moglie a me promessa e del vago ricordo di Juri solo mia per pochi minuti, non è forse così?!” iniziò, passando le dita su di lei ed aprendole definitivamente le gambe per posizionarsi con facilità tra di esse.
“Rido Kuran, io te l’ho portata qui! Il nostro accordo prevedeva…” gli occhi di ghiaccio lo fissarono iracondi, mentre le braccia cercavano di allontanare l’usurpatore.
“Prevedeva parole melliflue e senza valore!” osservò noncurante.
“Ed ora… mi sono stancato di aspettare! Tu sei il mio antipasto finale…”
E nello stesso momento in cui i suoi canini penetrarono la sua pelle all’altezza del seno, appena scoperto dalla scollatura di quel che restava dell’abito, il suo membro si impossessò di lei nella sua verginità protetta, assaporandone ogni movimento, ogni esclamazione ed ogni occhiata fredda e incolore che diventò via via calda e rosso carminio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Note:

Grammatica e sintassi: 10/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Stile: 9/10
Gradimento personale: 4/5

Totale: 41/45

Una storia molto sensuale, piuttosto intricata e di estrema passione. Mi pare che il tema dominante sia il concetto di possesso e di ossessione che sia Rido che la misteriosa Lei hanno nei confronti di Juri e Haruka, ed effettivamente anche la citazione da te utilizzata in maniera perfetta e azzeccatissima rispecchia questa continua ricerca di dominio e di egoistica appartenenza. Mi è piaciuto moltissimo come hai saputo ricreare una situazione tesa, appassionata, ambigua, rispecchiata in questi personaggi effimeri, ben descritti, e soprattutto Lei, il fulcro portante della vicenda è ritratta splendidamente nella sua volontà estrema di veder ricambiata la sua passione insana, e che alla fine da cacciatrice si ritrova preda della volontà di Rido in quell’atto erotico finale estremamente possessivo e quasi violento nella sua istintività. Il rosso ciliegia del rossetto su quel viso bianco, spicca come il sangue, elemento ricorrente e di appartenenza di ogni singolo personaggio. Forse il finale rimane un po’ sospeso, ma probabilmente anche in questo modo mantieni intatto il fascino ambiguo e profondamente sensuale della situazione.
Brava Meli, come sempre il tuo stile è elegante e accurato nei dettagli!

   
 
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