Nick
Autore: Meli_mao
Titolo: Rosso Carminio.
Fandom: Vampire Knight
Genere: Introspettivo, Vagamente erotico
e sentimentale.
Protagonisti: Rido Kuran, Lei, vagamente
Haruka e Juri Kuran
Rating: Arancio
Pairing: Etero, Rido/Juri/Haruka.
Avvertimenti: One-shot, Lemon
Note dell'autore (facoltativo): Non
è che
io abbia poi molto da dire. In genere questa storia non mi piace per
niente… le
manca qualcosa! E mi vergogno profondamente di non essere stata in
grado di
scrivere qualcosa di più decente. Scusami, davvero!
Pero il
resto si, ci sono due
cosette da dire al riguardo:
L’atmosfera iniziale è,
presumibilmente, il party di fidanzamento ufficiale tra Haruka e Juri.
Lei,
senza nome né reale compito, ha un aspetto ispiratomi dalla
bellissima Nicole
Kidman in Moulin Rouge (capelli rossi, rossetto rosso, occhi ghiaccio e
pelle
bianca).
E in effetti un compito ce
l’ha… è lei a portare (spero si
capisca) Juri da Rido nella fatidica occasione
in cui lui bevve il suo sangue e lei urlò il nome di colui
che amava.
Allo stesso tempo, per una mia
idea iniziale contorta, lei avrebbe voluto Haruka per sé.
Il valore del rossetto di per
sé spero sia evidente… e la frase scelta,
nonostante scrissi altre due storie
con ben tre citazioni differenti, è rimasta quella che
più mi ha intrigato:
“Sei pallida. Hai finito il rossetto o hai sofferto per la
mia assenza?”
Non aggiungo altro… scusa
ancora e spero sia almeno una piacevole lettura.
Rosso
Carminio
Le
dita sottili dalle unghie curate scivolarono lungo i fianchi,
accarezzando quel
tessuto liscio e lucido. Il nero avvolgeva il suo corpo in una morsa
soffocante, sommergendo il pallore della sua pelle nel bustino
attillato. I
capelli, rossi in dolci onde, raccolti sulla nuca con finta
trascuratezza,
mettevano in risalto le guance color pesca e il rossetto scarlatto
sulle labbra
sottili. Gli occhi, di un azzurro così chiaro da sembrare
bianco, osservavano
indecifrabili il proprio corpo, in quello specchio dalla cornice in
legno.
Si
sistemò i guanti lunghi, indossò
l’anello di diamanti color zafferano, e si
diresse verso la porta, incurante del ticchettio degli stiletti ad ogni
passo
sopra il marmo rosa del pavimento.
Discese
la scalinata sfiorando il passamano, occhi bassi e sorriso forzato.
In un
barlume di timidezza evitò accuratamente gli sguardi curiosi
degli ospiti,
diretti verso di lei: “l’inattesa della
serata”.
Furono
una mano fredda e un sorriso sghembo ad accoglierla.
Rido
Kuran, nel suo completo scuro, sembrava a proprio agio, persino
divertito da
tutto quel ciarlare.
“Benvenuta!”
la accolse semplicemente, accostandola appena per una foto e poi
trascinandola
dall’altra parte della sala.
Lei lo
seguì docile. Una bestiola indifesa al seguito del
cacciatore.
Eppure,
quando Haruka Kuran strinse la sue dita fasciate dai guanti, dopo una
presentazione frettolosa del fratello, gli occhi insoliti che lei
alzò su di
lui lo fecero vacillare per qualche secondo.
“Chi
tra i due era la bestiola? E chi il cacciatore?” si sarebbe
chiesto a buon
diritto. Ma infondo, vista la circostanza, non ebbe il cuore di pensar
male.
“Shizuka
non ti ha accompagnato, nobile fratello?” ebbe il tempo di
chiedere, in modo
così discreto che se ne compiacque.
“Lei
non ha tempo per queste stupide cose!” dichiarò
l’altro, con un sorriso
entusiasta ed un’alzata di calice in suo onore.
“Bella
festa…” mormorò concitato poco dopo,
allontanandosi con passo cadenzato, senza
nascondere un’occhiata fulminea alla di entrambi giovane
sorella.
Ed
Haruka, capendo l’oggetto della contesa, ebbe un brivido di
amara gelosia.
Il
fuoco nel camino sfarzoso era l’unica fonte di luce presente,
in quello strano
salone dall’aria accogliente.
Il
tempo, scandito dai battiti ripetitivi del pendolo, cimelio
dell’antico casato,
sembrava in contraddizione passare troppo lentamente.
L’incantevole
figura della donna dalle labbra dipinte di ciliegia sonnecchiava
annoiata
davanti a quel chiarore e calore.
Poi,
riaprendo gli occhi gelidi, si sistemò il corsetto, sciolse
i capelli e si
alzò, attendendo.
“Lei è
incinta!” riecheggiò un rauco commento e poi il
silenzio interrotto da una
risata.
“Nobile
Rido” la voce bassa ed ironica “Non era
ciò che stavi aspettando?” mormorò
avanzando verso di lui.
“Lei è
stata sua!” l’ennesimo disprezzo nella voce e
l’ennesima espressione contrita
dal fastidio.
“Come
se anche senza il bambino lei non fosse già stata
sua!” celiò infine la donna,
sfiorando il volto dell’uomo e fissando
quell’occhio azzurro di lui, così
simile ai suoi.
“Vuoi
che ti uccida ora?” la presa che Rido strinse attorno al suo
collo non la fece
tremare, né entusiasmare.
Aprì
le labbra, lei, mostrando appena i canini bianchi e leccandosi il
rossetto dal
sapore acre.
E lui
la lasciò, stizzito.
Ostentò
un autocontrollo a lui sconosciuto, mai provato di fronte ad un buona
preda
dissetante.
Eppure,
prima di riavvicinarsi a lei e sfiorarle le labbra con le dita, si concesse un sorso di
grappa invecchiata.
Il suo
olfatto sensibile venne stuzzicato di nuovo dal profumo concentrato
della sua
fragranza preferita.
Qual
sangue… quel caldo e personalizzato liquore dolciastro a cui
lui era
assuefatto, sembrava assumere tutto un altro valore se veniva offerto
in quel
modo.
“Del
resto, ha ben poca importanza!” disse con un ghigno, prima di
cedere ad un
bacio possessivo. Si rilassò, la donna, nella sicurezza
indiscussa della sua
posizione.
Forse,
proprio per quella tranquillità, il morso al collo che
ricevette la lasciò
immobile per qualche attimo.
Sbatté
le palpebre, confusa, afferrando i capelli di lui senza la forza
sufficiente.
“E’
stupido arrivare fin qui con quel rossetto, farmelo assaporare e poi
credersi
al sicuro, non ti pare?!”
Lasciò
che quel suo gesto doloroso finisse, consapevole di non potersi opporre.
“Avrai
tutta me, solo quando lui
sarà mio!”
balbettò, con quell’ultimo vigore rimasto.
“Avrai
lui quando io avrò lei! Tu sarai solo l’antipasto
finale!” chiarì
intimidatorio, per nulla turbato dal suo sorriso rilassato.
“Haruka…
Aiutami… Haruka…”
Le
grida, i dolori, il profumo rigenerante dei purosangue.
Lui
sapeva perfettamente che si sarebbe dovuto accontentare solo di quella
parte di
lei, tormentandosi nel fastidioso rimorso di non poterla avere tutta
per sé.
La
morbidezza della sua pelle al suo tocco gli ricordò la
corrente di un ruscello,
il gorgoglio delle acque limpide e il vociare degli uccelli nelle
primavere
vissute.
Lo
sguardo atterrito, il nome del fratello pronunciato con
quell’irruenza
giovanile, la passione nelle parole di disprezzo che gli
proferì. Juri Kuran
era l’uragano indomabile che voleva possedere, sempre e
comunque, e che, per
una strana coincidenza, non avrebbe mai potuto tenere con sé.
Passò
l’indice sopra il legno del pavimento, immergendolo nella
pozza di sangue ancora
tiepido e denso, e lo spasmo che lo percorse per tutto il corpo lo
irritò.
“Lui
non è venuto da me!” fu quella voce turbata a
trasformare la sua rabbia in
furia cieca.
In un
movimento rapido e invisibile la prese alle spalle, bloccandole ogni
movimento.
Afferrandole
il volto con forza, passò quel dito intriso del sangue della
sorella sopra le
labbra della donna, insolitamente incolore.
“Sei
pallida” notò, premendo appena la mano attorno
alla sua mascella. “Hai finito
il rossetto o hai sofferto la mia assenza?” chiese con finta
pacatezza,
osservando con attenzione se quella macchia purpurea fosse stesa bene
sopra
alla di lei bocca.
Poi
socchiuse gli occhi, abbandonandosi al sapore contorto di quel sangue;
infine,
stringendo il tessuto del lungo abito, glielo strappò e
baciò la sue labbra,
indagando con la mano libera sulle sue gambe.
Non si
sorprese di vederla in tenuta da camera, né che i suoi
capelli fossero ispidi e
lisci.
Sapeva
bene che Haruka non sarebbe andato da lei nemmeno se Juri non ci fosse
stata.
L’aveva
ingannata, ma almeno aveva avuto un assaggio di ciò che si
era perso.
Baciò
e assaggiò di nuovo, immobilizzandola sopra al tappeto,
vicino ai resti macabri
dell’atto vergognoso che aveva compiuto lui solo poche ore
prima.
Di
nuovo, immerse un dito in quella pozza, facendolo scivolare poi sopra
il viso
di lei, scendendo sul collo.
Afferrò
le sue cosce, strappandole qualche esclamazione senza senso.
“Così
stupida da pensare che io perdessi il mio tempo a consegnarti mio
fratello… O
no! Lui non ricambierà mai il tuo amore morboso!
È così puro e ingenuo da non
vedere altri che lei e tu… tu non esisti!” morse
il suo volto, le sue labbra,
scostandosi appena infastidito quando il sapore del vero
sangue della “vittima” divenne predominante.
“E ora
sentiamo… immagino che fossi venuta qui per dirmi che
l’accordo era saltato,
che avrei dovuto accontentarmi della futura moglie a me promessa e del
vago
ricordo di Juri solo mia per pochi minuti, non è forse
così?!” iniziò, passando
le dita su di lei ed aprendole definitivamente le gambe per
posizionarsi con
facilità tra di esse.
“Rido
Kuran, io te l’ho
portata qui! Il
nostro accordo prevedeva…” gli occhi di ghiaccio
lo fissarono iracondi, mentre
le braccia cercavano di allontanare l’usurpatore.
“Prevedeva
parole melliflue e senza valore!” osservò
noncurante.
“Ed
ora… mi sono stancato di aspettare! Tu sei il mio antipasto
finale…”
E
nello stesso momento in cui i suoi canini penetrarono la sua pelle
all’altezza
del seno, appena scoperto dalla scollatura di quel che restava
dell’abito, il
suo membro si impossessò di lei nella sua
verginità protetta, assaporandone
ogni movimento, ogni esclamazione ed ogni occhiata fredda e incolore
che
diventò via via calda e rosso carminio.
Grammatica e sintassi: 10/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Stile: 9/10
Gradimento personale: 4/5
Totale: 41/45
Una storia molto sensuale, piuttosto intricata e di estrema passione.
Mi pare
che il tema dominante sia il concetto di possesso e di ossessione che
sia Rido
che la misteriosa Lei hanno nei confronti di Juri e Haruka, ed
effettivamente
anche la citazione da te utilizzata in maniera perfetta e
azzeccatissima
rispecchia questa continua ricerca di dominio e di egoistica
appartenenza. Mi è
piaciuto moltissimo come hai saputo ricreare una situazione tesa,
appassionata,
ambigua, rispecchiata in questi personaggi effimeri, ben descritti, e
soprattutto Lei, il fulcro portante della vicenda è ritratta
splendidamente
nella sua volontà estrema di veder ricambiata la sua
passione insana, e che
alla fine da cacciatrice si ritrova preda della volontà di
Rido in quell’atto
erotico finale estremamente possessivo e quasi violento nella sua
istintività.
Il rosso ciliegia del rossetto su quel viso bianco, spicca come il
sangue,
elemento ricorrente e di appartenenza di ogni singolo personaggio.
Forse il
finale rimane un po’ sospeso, ma probabilmente anche in
questo modo mantieni
intatto il fascino ambiguo e profondamente sensuale della situazione.
Brava Meli, come sempre il tuo stile è elegante e accurato
nei dettagli!