Stealing Tokyo: session opened 1.0
Chapter 1.
“Ci
troviamo nelle strade e nei vicoli, nel regno della lotta per la sopravvivenza,
dove l’alta tecnologia è un ronzio costante come un esperimento impazzito di
darwinismo sociale, inventato da un ricercatore annoiato che tiene perennemente
premuto l’accelleratore.”
(Bruce Sterling)
Tokyo, 2020
d.c., 8:30 p.m.
Somewhere in
Shinjuku.
Siamo a Tokyo Signori, pazzo paradiso di
gente perduta, ladri, prostitute e Signori dell’economia mondiale.
Non siete benvenuti stranieri. Oh no,
affatto.
Questa è la patria degli occhi a mandorla,
e voi biondi, dagli occhi azzurri, bei principini, da un po’ di anni a questa
parte finite in galera solo perché esistete.
Ignorando tutto ciò, volutamente, tre
persone sono nello stesso km cubo di asfalto, nulla di strano per una
megalopoli.
Ebbene, sono davanti allo stesso anonimo
palazzo, e stanno entrando dall’entrata principale.
Stranieri, signori. Ecco il problema.
Tre persone, un gruppo; la vedete quella
bella ragazza bionda? Appariscente, nevvero? È americana. Alicia Silver, per
servirvi, signori.
Ovvero la splendida sottoscritta.
Lo vedete il ragazzo rasato quasi a pelle,
dotato di bomber ante-guerra e Converse bucate che si guarda nervosamente
attorno?
È Ewan Wallace, scozzese puro.
E il ragazzo dai lunghi capelli castani?
Si, quello vestito con un fottuto montgomery da signorino del ’900?
E’ Nikolaj Cechovski, russo di pelo e di
pensiero.
Tre stranieri, appunto.
Sogghigno vedendo Ewan guardarsi
nervosamente intorno e passarsi le mani nei capelli. “ Senti ma…siamo
arrivati, giusto? Ora la strada è..in discesa, right?”
Che coniglio.
Beh... non che abbia tutti i torti, dato
che siamo decisamente in territorio nemico. Ed Ewan non è mai stato un tipo
coraggioso.
“ Piantala cretino. Se non sei
all’altezza tornatene a casa.”
“ Tornaci tu!”
“ Ragazzi, piantatela.”
“ Se continua lo ammazzo, sia chiaro.”
Nikolaj. Pessima persona in uno splendido
corpo.
Capelli castani, lunghi (alla
bello&dannato, ovvio) occhi grigi come l’acciaio.
E lineamenti da ultimo membro della
dinastia degli Zar.
Lo vedo giocherellare con la pistola che
gli ho prestato; gli piace.
Solo ieri ci ha ammazzato una persona.
Senza pensarci troppo, a dire la verità.
Mi piace Nikolaj. Riesce a rimanere bello
come un angelo anche mentre fa il lavoro di un demonio.
Beh…non speravate mica fossimo ci fossero
i buoni, vero?
Proprio no. Noi siamo i cattivi.
Ma non quelli sfigati tipo Will Coyote.
Noi siamo belli. Pazzi. E ci piace saperlo.
Ci diverte.
Dunque ora, queste tre “belle” persone,
stanno salendo le scale interne del palazzo.
(Ewan si ferma ogni dieci secondi per
controllarsi le spalle. Ora Nik lo ammazza sul serio, a giudicare la mano
sinistra sulla fondina).
Salgono, salgono, salgono.
……e si trovano davanti non un corridoio
deserto, come si immaginavano.
No. Proprio no.
Abbiamo le controparti. Tre persone.
Armate.
Cazzo.
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Tokyo 2020
d.c., 8:25 p.m.
Somewhere in
Shinjuku.
Quanti topi gialli di merda. Stronzi
signori dell’economia mondiale… ne ho visti fin troppi, da quando abbiamo
lasciato il porto in una bettola di scatola che volevasi chiamare Furgone.
Volevasi chiamare e basta, appunto.
Siamo in una
topaia del cazzo, in un quartiere del cazzo, lontano dai confini di quelle nuove
zone rispettabili del cazzo.
L’asfalto è interrotto da crepe enormi, siringhe e barboni in egual maniera
per terra, la maggior parte (nonostante le restrizioni) Occidentali. Sfollati
del cazzo che cercano vita migliore nella nuova miniera d’oro mondiale.
“Che Schifo.” Sputo a terra.
Maure Jean Jacques mi lancia
un’occhiataccia dal suo impermeabile nero e dai suoi capelli neri da francese
di Merda.
Una volta tanto – alleluja! – è
sobrio. Cose rare, gente.
“Beh, Bullet?”
“Beh un corno, idiota. Continua a
camminare, fatti una bottiglia e ignorami.”
Con nonchalance si gira e si apre la sua
fedele bottiglia di Wiskey.
Il ladro del nostro scalcinato gruppo,
quell’ingegnoso idiota con la faccia da signorina che nemmeno io posso
vantare, è già alla porta dell’anonimo palazzo (almeno quello, più
scalcinato di noi..).
“Eccoci qua. Il cinese abita lassù.”
indica la finestra di qualche piano sopra.
“Andiamo.” Ordina Maure.
Mi stringo nelle spalle.
Il gruppetto entra nello stabile, il Ladro
davanti a tutti con le mani incrociate dietro la testa.
“Stephanos… c’è traccia di qualche
essere vivente degno di questo nome?” chiede Maure – per gli amici Jacques;
anche se è soltanto il cognome.
Per sua somma sfiga, Maure Jean Jacques aveva i genitori (morti, uccisi da lui)
con idee sui nomi piuttosto merdose.
L’unica cosa buona che gli hanno dato, a
parte un corpo fantastico e una mente lampante, è il cognome, Jacques.
Il greco-francese, Stephanos, in risposta
alla domanda, scuote la testa.
Nessuno stronzo in vista? Col cazzo che ci
credo, signori.
Pensa BulletDelay, che comunque, prende in
mano le pistole, per ogni evenienza.
Se c’è da ammazzare qualche Schaissen Giapponese, così sia.
E così il gruppetto sale le scale, tra un
gotto di wiskey del mercenario e un fischiettio spensierato del ladro.
Fine delle scale.
Angolo a novanta gradi nella parete.
Armo il cane delle pistole e svolto di
scatto, al seguito di un tranquillo Stephanos e di un piuttosto brillo Maure.
E invece di una porta in mezzo ad un corridoio.. sorpresa!
Abbiamo scartato l’uovo di pasqua e abbiamo trovato una sorpresina un tantino
marcia.
“Beh?” chiedo, retoricamente.
Alzo la pistola e armo i bracci armati con
i controlli telematici.
E così, il giapponese ci ha traditi.
Consegnati ai Federali, suppongo.
Col cazzo!
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Alicia Silver inarcò un sopracciglio
rifinito; la massima espressione facciale che osava permettersi in quei
frangenti.
In compenso, Ewan, il suo secondo, e
probabile peggior nevrotico della città, fece un elaborato salto
all’indietro, finendo per pestare i piedi calzati in anfibi di classe di
Nikolaj.
Anche perché davanti abbiamo un’armeria
ambulante.
Cazzo... quella mocciosa ha più armi che
braccia!
“ PORCA..PUTTANA!”
Ewan, al solito, aveva espresso il suo
indispensabile parere sulla situazione. Il russo lo fulminò con
un’occhiataccia. Poi si rivolse al gruppetto schierato davanti a loro.
“ Un attimo..” mise le mani avanti, in
segno di resa (ottimo diplomatico) “..chi siete? Perché ci state seguendo?”
fece una smorfia.
E meno male che era un po’ che li stavo
tenendo d’occhio..
Li avevo persi di vista dieci minuti fa. Ed
eccoli qui.
Stranieri come noi, maledizione.
Il ragazzo chiamato comunemente Maure, si
inchinò in modo teatrale, lasciando scivolare sul viso i lunghi capelli neri.
“ Bonjour, madamoiseille..” si
fermò per valutare i due uomini “meussieurs..non sappiamo di cosa
state parlando. Noi non seguiamo certo nessuno.”
Nikolaj gli lanciò un’occhiata
sprezzante; non gli piacevano i francesi. Anzi, li detestava cordialmente. Erano
caricature di se stessi.
Un sorriso si delineò sulle labbra
sottili.
“ Balle. Ci state pedinando da almeno
mezz’ora.” Con un movimento fluido, quasi compiaciuto, estrasse la propria
pistola dalla fondina.
Alicia, allarmata, ricordando nebulosamente
l’equazione(Nikolaj+Pistola=Ecatombe)si
affrettò a calmare gli animi, già infiammati.
Dopotutto..beh, sono una pacifista, io.
“ Beh..magari stanno andando nella nostra
stessa direzione, Nik!”
Nikolaj la fissò come se fosse diventata
improvvisamente idiota.
Ok..lo ammetto. Come scusa fa cagare.
In quell’allucinato battibecco tra
compagni di squadra, intanto, lo sguardo di Stephanos era rimasto fermo, in
adorazione, sul tal Nikolaj.
Shit. Prevedo guai..
Pensò BulletDelay, puntando comunque tutto
il suo armamentario sui tre dall’altra parte del corridoio.
“ Oh! Quale bellissimo fiore!” esclamò
la voce del ladro, che si era inginoccchiato ai piedi di Nikolaj.
Appunto.
Alicia fissò con orrore il biondino che si era inginocchiato adorante di fronte
a Nikolaj, chiamato anche affettuosamente “Omosessuali, al rogo. Tutti.”
Santa
merda…
Lo pensò con autentico fervore alternando
lo sguardo dall’uno all’altro.
“Che bellezza, che grazia nelle
movenze!” continuava Stephanos, allargando le braccia in direzione di Nikolaj,
semplicemente estasiato.
“Da quale giardino incantato provieni,
splendida creatura?” chiese, con il suo miglior tono enfatico.
Oh, CyberGod. Devo sparargli per farlo
stare zitto, adesso?
Intanto il ladro, ignaro delle truci
riflessioni di Bullet, continuava.
“..il tuo bel viso ha messo radici nel
mio cuore!”
Nikolaj, ancora allibito, calamitò lo
sguardo nelle iridi azzurre di Stephanos; non gli piaceva evitare lo sguardo
delle persone. Anche se provava per loro immediata antipatia, come in quel caso.
“ Prego?” non appena ebbe finito
di pronunciare la frase Stephanos esibì un sorriso da gigolò incallito “ No,
ti ringrazio io della tua presenza!” mugolò
“ Luce dei miei occhi! Salvezza del mio
cuore!”
Ora lo uccido.
Questo pensiero fu formulato da ben tre
menti; quella di Nikolaj, in primis, in seguito da quella delle due
ragazze.
“ Ma chi è questo idiota? Perché è
idiota..vero?” chiese alla ragazza dell’altra banda, che sembrava la più
sana dei tre.
Pistole a parte..
Ewan Wallace intanto, si passò una mano
trai capelli; quel gesto lo calmava.
E ne aveva bisogno, di calma. Fissò con
interesse il biondino spalmato ai piedi del compagno. Era carino, però.
“ Ehi Niko, si è innamorato di te..”
sogghignò nervoso, non potendo comunque fare a meno di notare tutto quel ferro
letale puntato su di loro.
Alicia sospirò e sbottò roboante, stanca
di quel caos di parole e di gesti fuori dal normale: “ ALT! Insomma, si
può sapere chi diavolo siete?”
Ma qui sono l’unica che si è accorta che
ci puntiamo le pistole addosso e non sappiamo neanche se siamo dalla stessa
parte della barricata o meno?
Damn
it!
BulletDelay, che era rimasta l’unica
perfettamente immobile in quei deliranti minuti, espressione facciale e pistole
comprese, rispose con un ringhiante: “Chi diavolo siete voi, piuttosto.”
Tenendo una mano sul comando a cristalli liquidi delle armi, pronta.
“Cazzo.” Aggiunse.
Jacques – per i suoi peggiori nemici
Maure – ignorò il commento della compagna e, buttando a terra la bottiglia di
wiskey ormai vuota, si inchinò di nuovo.
“Maure Jean
Jacques.. ma
chiamatemi Jacques.” Comprensibile, col nome di merda che si trovava.
“Sono un mercenario.” Fece una pausa
guardando tristemente la bottiglia malinconica e vuota “.. non è che avete
del wiskey, vero?”
Fuck! Ma con che razza di idioti mi
ritrovo?
Il pensiero di Bullet si leggeva nel suo
sguardo mentre guardava attonita Jacques e Stephanos.
Alicia sembrò pensare lo stesso quando
vide la smorfia di affettato disgusto di Nikolaj, buona per un principe, non per
un delinquente di mezza tacca quale era, e quella spaurita di Ewan.
Sospirò impercettibilmente indicando con
una mano Ewan e con l’altra Nikolaj.
“ Io sono Alicia Silver, il pelatino è
Ewan Wallace. L’altro è Nikolaj..” si bloccò con aria colpevole “ Niko..dolcezza,
mi scordo sempre il tuo cognome..”
Il ragazzo sorrise stiracchiato “
Cechovski. Nikolaj Cechovski. Fa nulla. Immagino sia difficoltoso per voi
americani pronunciare una nobile lingua, qual’è il russo.”
Alicia grugnì qualcosa, ma per amor di
pace non ribatté.
Di nuovo il ragazzo biondo, dai lineamenti
decisamente femminei, si gettò ai piedi del provato russo, quasi che,
sentendolo parlare, si fosse scatenata in lui una reazione a catena.
“ Il mio cuore palpita per voi!” ululò
ignorando bellamente Alicia “ Venite con me nel mio reame fatato! Ahh..Nikolaj,
che nome stupendo..”
L’interpellato lo fissò disgustato “
Va bene, è idiota.” borbottò confermando la teoria che aveva precedentemente
esposto.
Ewan sorrise appena, suo malgrado divertito
“Boh. Forse. Però è carino..” mormorò sottovoce palesando le sue
preferenze sessuali: non avrebbe comunque osato fare un apprezzamento simile ad
alta voce. Primo, per la sua timidezza congenita. Secondo, perché quel
francesino era sin troppo..entrante.
Alicia fissò gli estranei truce “Questi
già non li sopporto..” questo fu il suo illuminante commento. Nikolaj con un
sogghigno aderì prontamente.
Jacques sentì il commento di Alicia e alzò
lo sguardo, perplesso, vagamente intontito dalla poca (per i suoi standard)
quantità di alcool in corpo, e disse un “Davvero, mademoiselle?”
decisamente idiota.
L’armeria vivente, alias BulletDelay,
vedendo che comunque Stephanos non si decideva a muovere un singolo muscolo, se
non per fare il tappetino di quel Nikolaj, sospirò, depose la pistola nella
fondina (l’altra mano era sui comandi delle altre armi) e con un’espressione
che sembrava dire “sorreggo tutto il peso del mondo”, prese il suddetto
ladro e lo tirò su per la collottola.
“BulletDelay, piacere.” E
l’ultima parola non sembrava affatto sentita.
“E questo qua” aggiunse, scuotendo il
ladro, che iniziava a riprendersi “..è Stephanos. Non chiedetemi il
cognome.” E quello che veniva dopo era un evidente, inespresso, ‘o vi
faccio dei buchi in pancia grossi quanto un motoscafo.’
Ewan fissò il pupazzo inanimato tra le
mani della virago bruna “Stephanos..” mormorò sottovoce, con interesse.
L’interpellato si voltò verso di lui,
ancorato alla mano di Bullet.
“Cosa?”
Merda, mi ha sentito.
Dovrei piantarla con la storia dei colpi di
fulmine..
Ma lo pensò soltanto, saggiamente
ignorandolo.
Nikolaj prese in mano la situazione, che
ormai stava divenendo paradossale, e con una faccia d’occasione pronunciò:
“Ok.. ora che ci siamo presentati, ascoltate: questo piano ha un unico
appartamento, e noi dovremmo già esserci, nell’appartamento. Abbiamo un
appuntamento con il proprietario, Ryuji Soma.” inarcò un sopracciglio
“Osate ancora sostenere che siamo noi a seguire voi, e non viceversa?”
Alicia annuì posando una mano sulla
fondina della pistola; ad un segnale convenuto con l’amico avrebbero aperto il
fuoco.
E che diavolo..questa farsa si sta facendo
troppo lunga.
Anche se quell’armeria ambulante..mi
preoccupa un po’.
Jacques assunse una faccia pensierosa e
piuttosto determinata. Una di quelle che faceva soltanto da sobrio, quando aveva
la capacità di usare il proprio cervello e non la gradazione alcolica di una
bottiglia.
Era la faccia che fa un assassino al soldo
di qualcuno che deve finire la missione. Non tanto rassicurante, in definitiva.
“Perfetto.” esclamò, sarcastico. “Vi
informo, signori, che anche noi abbiamo un appuntamento con Tal Ryuji.” Prese
un respiro profondo e si preparò ad estrarre la fidata Colt 38 dalla fondina,
sotto l’ascella. Sobriamente, e miracolosamente, pronto allo scatto.
Nikolaj impallidì e vide con la coda
dell’occhio che Alicia aveva fatto lo stesso; quel patetico beone si era
trasformato in meno di un nanosecondo in una specie di ronin* spietato e
freddo.
Dannazione. Questa non ci voleva. Da come
ha estratto le pistole..
..questo tizio non è soltanto un grilletto
facile come me.
Deglutì “ Ascolta..” gli diede del tu
senza neanche riflettere “..è impossibile. Noi abbiamo un appuntamento
con Ryuji Soma.”
“ E’ la verità!” concordò Alicia
sventolando la pistola dinnanzi a se.
L’armeria vivente emise un ringhio degno
di un pitbull.
Certo..come no. Con quella faccia da
angioletto crede di farci fessi?
“ Secondo me… è un piano del governo
per sfotterci…” sibilò poi impugnando ancora più saldamente la pistola
nella destra e, nello stesso momento, azionando i comandi dei bracci armati con
la sinistra.
Ci fu un lungo minuto di silenzio.
Poi Ewan, reazione ritardata, cacciò un
urlo degno di un cantante lirico e fece per buttarsi dal balcone. Evidentemente
la droga che aveva in circolo gli aveva fatto schizzare all'improvviso
l’adrenalina a livelli pazzeschi.
Alicia, abituata a quei spaventosi sbalzi
umorali, lo afferrò per il cappuccio della felpa slavata e lo sbattè sul
cemento del pianerottolo, atona.
Poi tentò un’ultimo appelo in
extremis “Senti sweetie..” mormorò rivolta a Bullet “..noi ed
il Governo non siamo esattamente amici. Anzi. I nostri amici sono gente come
Ryuji. E ripeto, abbiamo un appuntamento con lui. Non abbiamo intenzione di
scontrarci con voi..a meno che non ci attacchiate.”
Intanto, soffocato in parte dall’alcool
in circolo e in parte dal suo disgusto verso le armi da sparo, Jacques decise
per tutto il suo gruppo.
“D’accordo.” sospirò, “Credo ad
ogni parola di bellezze come voi!” l’ultima frase era accompagnata da un
sorriso malizioso impostato più che altro per calmare i bollenti spiriti dei
presenti.
Alicia si illuminò, lusingata, belando un
“Oh.. grazieee…”, mentre Ewan proferì, perplesso, solo un “…Bah.”.
Non sembrava molto convinto.
Nikolaj rimase in silenzio tombale,
allibito.
“Non so se ci possiamo fidare, Jacques.”
Stephanos in quel momento parve riprendere
completamente controllo del formidabile cervello che si ritrovava.
Era anche ora, ladruncolo. Finalmente
qualcuno con un po’ di sale in zucca.
Pensò Bullet, che disse semplicemente un
“Io Sparo.” Molto ringhiato, Molto Minaccioso. Non ci avrebbe pensato due
volte. Ed i suoi compagni lo sapevano.
Nikolaj, udendo chiaramente la minaccia
esplicita della donna, esibì un sorriso zen, imperturbabile, anche se vessava
in ben altro stato d’animo.
“ Calma. Vi prego di riflettere su questo
fatto: è possibile che abbiamo tutti un appuntamento con Ryuji Soma.
Comunque, è meglio chiedere a lui.” premette il dito affusolato sul
campanello, il quale emise un lungo suono raccapricciante.
La porta si aprì con un cigolio lento e da
dietro uno spiraglio, tenuto ben teso dalla catenella della serratura, apparve
il volto asiatico del padrone di casa.
“ Oh, salve ragazzi!” esclamò in
pessimo inglese rivolto al gruppo di Nikolaj. Poi assunse un’espressione di
comico imbarazzo quando vide gli altri.
“..oh..ragazzi..tutti qui, eh?”
Alicia spostò con una spinta il compagno e
fissò le proprie iridi in quelle dello spaventato giapponesino “Ci devi delle
spiegazioni, samurai-boy..” sibilò.
“ Ci avevi promesso asilo. Asilo, chiaro?
Non degli psicotici pazzi che ci vogliono sparare addosso..chi diavolo sono
questi? Che diavolo sta succedendo?”
“ Potrei dire la stesa cosa, Ryuji..”
mormorò atono Jacques; sembrava aver totalmente perso interesse per quella
conversazione.
Stephanos, greco di nome, francese di
nascita, sorrise invece entusiasta; cambiava parere ed umore ogni dieci secondi,
sembrava.
“ Beh, dai..è stato un incontro voluto
dalla fortuna, no?” sogghignò guardando i ragazzi della parte avversa. Anche
stalvolta, l’orientamento sessuale del ragazzo era piuttosto palese.
Ryuji Soma guardò i sei stranieri pregando
Buddha che ben accogliessero la bomba che stava per sparargli. Sorrise teso.
“ Beh..ecco..vedete, le cose stanno così:
ho dato asilo sia a voi Alicia..” guardò l’avvenente bionda e poi la virago
di bell’aspetto “..che a voi, Bullet. Insomma..per me non è un problema
ospitare sei persone. C’è molto spazio in casa mia. E dovevo a voi tutti dei
favori. Quindi..perché non abbassate quelle armi? Bullet, loro sono a
posto..e..Miss Silver?”
“ See?”
“ Bullet ha il grilletto facile, dato il
nick. Ma è ok. Garantisco io.”
“ Oh. Beh, allora..okay.” Unico
commento dell’americana. Nikolaj la fissò e si sbattè una mano sulla faccia.
Non ci posso credere..
..lo sapevo che non dovevo farmi convincere
da quest’americana pazza a farmi commissionare questo lavoro.
Perché non me ne sono rimasto in Russia?
Ewan, che già da un po’ si era quietato,
si limitò ad ingollare un manciata di pastiglie in piena atarassia “
Fantastico..” mugugnò beato.
Imitando quasi Ewan, Jacques mormorò
soltanto un melanconico “Voglio una bottiglia di rum..” cercando di
penetrare con lo sguardo dietro allo spiraglio della porta con la speranza di
scoprire una vasca di alcool pronta soltanto per lui.
Stephanos invece, sempre di umore esaltato,
esclamò un
“Dovremmo accontentarci!” estasiato.
Alicia fissò Stephanos con autentico
terrore “No, spiacente, io voglio una spiegazione con-vin-cen-te!”
sillabò puntando teatralmente un dito contro Ryuji “ Io non posso e non
voglio convivere con dei pazzi! Non ho ragione, Ewan?” chiese all’amico, in
cerca di appiglio.
L’altro la fissò perplesso e poi con sua
grande disperazione cominciò a canticchiare una canzone sconosciuta ai più.
Probabilmente in cockney*.
Ok..si è impasticcato. Non si può più
contare su di lui.
Ma perché non mi sono scelta dei compagni
normali?
Perché non l’ho lasciato a Detroit?
Bullet fulminò con lo sguardò alicia&Co.
“Pazzi a chi?”
Alicia sfoderò un sorriso luminoso quanto
falso. A Detroit, dove aveva abitato fino a qualche mese prima, quel sorriso
aveva fatto capitolare molte ghetto-girl, sin troppo simili a
quell’esaltata in gonnella.
“ A voi,
Candy Candy..” sibilò.
“ Ha parlato Heidi.” ringhiò in
risposta.
“Datemi del fottuto rhum…” mugolò
Jacques fuori campo.
Ryuji Soma decise infine di mettere fine a
quei dialoghi surreali; conosceva molto bene l’eccentricità di entrambi i
gruppi. Era stato un idiota a non preventivare che si sarebbero scontrati appena
incontrati.
Aveva sperato però, che l’avrebbero
fatto in seguito, a casa sua, dove avrebbe loro spiegato tutto.
Non in mezzo al pianerottolo come comari
isteriche.
“ Sentite gente..intanto entrate, no? La
polizia non ama gli stranieri, lo sapete.” Tentò di suggerire. Fu ignorato.
“ Io non entro insieme a questa!” sbottò
Alicia, ormai fumante di rabbia “ Mi ha chiamato Heidi! Dico, Heidi!
Assomiglio seppur vagamente ad Heidi, Niko?”
“ Alicia..su..calmati.”
“ Heidi?” Jacques fissò perplesso la
ragazza bionda “ Cioè?”
“ Mi ha chiamato così il tuo stupido
capo, detta anche Candy Candy!” ringhiò accusatoria “ Mai Alicia
Silver è stata chiamata Heidi!”
Bullet emise un sorrisino inflessibile
“Ripeto: Heidi.”
La situazione era in stallo; così, gli
unici che sembravano aver capito il potenziale pericolo della loro posizione,
ovvero Stephanos e Nikolaj, afferrarono i corrispettivi compagni e li
cacciarono, di malagrazia, dentro l’appartamento del giapponese, che si premurò
di chiudere e sprangare la porta.
*****
*Ronin:
assassino prezzolato. Mercenario.