James
non riusciva a vedere niente con quella maledetta benda.
Le
uniche cose che poteva percepire erano il tocco delle dita di Juliet
attorno al suo braccio, pronte a guidarlo, e la sabbia granulosa in cui
sprofondava incerto ogni passo di più.
L’uomo
pensava al perché fosse stato trascinato via da casa sua
all’ora
di pranzo, cercando di darsi una spiegazione plausibile, ma non ne
trovava una
adatta.
Biondina,
ma perché
mi hai portato sulla spiaggia? E questa fascia che significa?-
le chiese agitato
toccandosi il volto, brancolando nel buio più totale.
Un
attimo e lo
scoprirai-
replicò lei, con dolce voce serafica.
Dopo
pochi metri, i due si fermarono e la vista di James venne
finalmente liberata dal nero del tessuto.
Poco
lontano dalle onde c’era un telo bianco, coperto da cibarie
varie e
cuscini, su cui spiccava fiero il luccichio di una bottiglia di vino.
James
non se l’aspettava per niente.
Osservò
basito la sorpresa per parecchi secondi e poi cinse a sé
Juliet,
con gli occhi sognanti chiusi dalla voglia di assaporarsi fino in fondo
la
gioia immensa che gli scorreva dentro potente.
Juliet
Burke era
indubbiamente la miglior cuoca che James aveva mai avuto la fortuna di
incrociare.
Aveva
preparato degli
antipasti deliziosi, un’insalata di pollo divina e una
crostata di mele che
sarebbe stata in grado di resuscitare i morti, e aveva fatto tutto
questo solo per lui.
L’orgoglio
di avere
accanto una donna così premurosa e ricca di attenzioni lo
riempì, assieme alla
voglia di restituirle, in qualche modo, quell’amore talmente
grande da colmare
ogni sua più piccola fragilità.
Vieni
qui-
le bisbigliò, sollevando quel corpo leggero e sinuoso e
mettendoselo in braccio.
Juliet
gli accarezzò
i capelli, scombinati dalla brezza dell’oceano e rise di
gusto sistemandosi
attorno a lui.
Erano
come due pezzi
coincidenti dello stesso, grande, magnifico insieme.
Sei
stata meravigliosa piccola, grazie di
tutto-
le disse James
sincero, prima di sfiorarle la guancia rapito e respirare il suo
profumo
leggero mischiato alla salsedine.
Parli
così solo perché ti ho preparato un
pranzo coi fiocchi e non te lo aspettavi minimamente, caro LaFleur
– affermò scherzando la bionda prima che il
vento le scombinasse i capelli e le facesse serrare le palpebre per
godersi
quell’alito di vita addosso.
Quando
riaprì gli
occhi, il blu delle sue iridi si specchiò in quello del mare
che si stagliava
loro davanti e lampeggiò.
James
rimase a bocca
aperta, annientato dalla bellezza di cui era testimone privilegiato.
Non
aveva mai visto
niente di più stupendo in tutta la sua esistenza.
No,
biondina, non è per il pranzo. Parlo così
perché ti amo-
le
sussurrò all’orecchio, veloce e impalpabile come
l’ aria marina che li
circondava.
Era
la prima volta
che le dichiarava quanto fosse innamorato di lei, quanto lei fosse
l’unica
persona che davvero contasse.
Nel
sentire quelle
ultime due parole, lo sguardo di Juliet iniziò a brillare;
sembrava che il
cielo che conteneva stesse per esplodere da un momento
all’altro, mentre un
sorriso si delineò sul viso delicato.
Ti
amo anche io. Ti amo tantissimo-
rispose la bionda, piena di felicità.
James
la accolse tra
le braccia e la strinse più che poté, immergendo
il viso nella lavanda della
sua chioma lunga e sentendo il cuore battere all’impazzata.