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Autore: Mala Mela    15/06/2010    7 recensioni
“Se qualcosa può andar male, con il mio aiuto lo farà”.
Questa semplice massima è una costante nella vita di Charlie, ma non solo.
Perché quando una ne pensi e un miliardo ne fai, quando sogni una brillante carriera di batterista –oltre che di incontrastata Signora del Male-, quando la tua propensione alla matematica è pari allo zero e quando hai al tuo fianco una sorella maggiore da coinvolgere in astrusi pianti autodistruttivi, un cugino degenere, una band di musicisti scalcinati, un inquietante genio della matematica e un essere inutile e abbietto all’ennesima potenza…
Beh, è difficile che la tua vita continui a scorrere serena e tranquilla.
No, non è il giudizio finale: è solo la Legge di Charlie!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo dalla parte di Charlie <3

 

 

 

 

 

Può causare perdita dell’udito e cecità temporanea.

La Legge di Charlie

“se qualcosa può andar male, con il mio aiuto lo farà

 

 

 

7. Di sensi di colpa, affascinanti chitarristi e geni della matematica

 

 

E chi diamine se lo sarebbe aspettato?

Ieri sera Christine, la mia Chris, la mia adorata e stimata sorella, il mio esempio di dignità, rettitudine e giustizie è… è uscita con l’essere inutile e abbietto.

Fin qui nulla di strano, è perfino colpa mia; sapete come si dice? Mai piangere sul latte versato, se la causa sono io significa che spetta a me riportare le cose al loro stato originario. Purtroppo è a questo punto che le cose cominciano a diventare più sospette del previsto. Tristemente sospette.

Io ho insultato Gabriel, e allora? Lo faccio praticamente sempre. Ci vediamo dal fruttivendolo? Sarcasmo e acidità si sprecano. Ci incrociamo di fronte alla chiesa? Idem. Siamo entrambi in fila da salumiere? Non c’è scampo.

Solo non capisco –e in cuor mio forse non voglio sapere- come mai questa volta è stato diverso. E’ stata Chris ad arrabbiarsi. Con me.

Vorrei poter dire che non ho la più pallida idea di come interpretare questo segnale… ma non posso. È talmente chiaro che perfino un cieco se ne accorgerebbe, perfino io. Con quello sguardo e quella freddezza Chris è stata più che esaustiva: lascialo in pace. Lasciaci in pace.

Lo so, era scritto nei suo occhi verdi fiammeggianti.

Accidenti. Insomma, perché proprio ora l’essere inutile e abbietto si deve trasformare da disgustoso rospo a principe azzurro dell’anno? Nella mia testa la serata si era già evoluta secondo i piani: un disastro. Christine si sarebbe annoiata a morte e, una volta tornata a casa, mi avrebbe dato della scema, avrebbe detto di non voler vedere mai più Gabriel nella sua vita e… nulla. Tutto sarebbe tornato alla normalità.

Ma non è andata così, evidentemente esistono sempre delle variabili che sfuggono ai miei piani e che, un giorno, finiranno per distruggerli.

E, a proposito di distruzione, sapete dove mi trovo ora?

Vi darò qualche indizio: ho attraversato mezza città a bordo di uno skateboard, con la mia fidata borsa nera a tracolla, l’iPod che mi spara nelle orecchie una canzone dei Fratellis e l’umore sotto le rotelle. No, non sto fuggendo dal mio triste ed inevitabile destino di sorella rinnegata, anche se sarebbe la cosa migliore da fare – in ogni caso, mi scuserò con Christine una volta portata a termine una faccenda ben più importante, ossia la mia promozione.

Altro indizio: ben chiuso nella borsa sta un simpatico libro di geometria analitica ed algebra.

Ora vi è tutto più chiaro, ci scommetto. Sto andando a casa di Mark (Mark, l’amore della mia vita, l’uomo praticamente perfetto sotto ogni angolazione, Mark!) per prendere ripetizioni dal di lui fratello e così acquistare ulteriori punti ai suoi occhi. Ok, e venire promossa, ma questo è secondario, no?

Senza nemmeno accorgermene mi trovo di fronte ad una casa completamente bianca, staccionata compresa. Sul cancelletto spicca la scritta “Holmes'”, sogno che sono arrivata a destinazione sana e salma. Mi stanno venendo in mente circa un milione di battute scontate sul cognome del mio futuro marito –sì, oramai lo chiamerò sempre così- ma mi trattengo: le battute scontate non sono per persone serie ed io, di fronte a lui, sono una persona seria.

Suono il campanello e decido di attendere qualche istante, speranzosa di scorgere la figura di Mark oltre la soglia e, non appena quest’ultimo esaudisce il mio desiderio, rimango senza parole, immobile come un dolmen e con un piccolo rivolo di bava che mi scende dalla bocca. Eccolo, in tutta la sua magnificenza: i lunghi capelli castani che gli sfiorano le spalle in leggere onde, gli occhi del grigio più spettacolare che io abbia mai visto che gli scintillano sul volto, la camicia a quadri che farebbe sembrare chiunque in boscaiolo ritardato mentre addosso a lui è semplicemente fantastica e… un sacco di altre cose che potreste tranquillamente immaginarvi da soli.

“Ehi Charlie!” mi saluta, mentre io sono ancora in piena contemplazione. “Pensavo non arrivassi più… temevo avessi cambiato idea!”.

Scoppio in una risata cretina.

“Cambiare idea? IO? Evidentemente non mi conosci abbastanza”.

In realtà ho pensato di dargli buca almeno trentasette volte questa mattina, ma la mia coscienza ha sempre avuto la meglio. Già sono tormentata dalla silenziosa lite con Chris, lasciarmi divorare dal rimorso per non aver accettato una proposta di Mark sarebbe stato… decisamente troppo.

“Beh, sono contento!” esclama lui, sorridendo disarmante. “Mi dispiacerebbe davvero se la band perdesse una batterista valida come te”

Avete sentito?! AVETE SENTITO? Secondo lui sono una batterista valida. Questo è amore.

…senza contare che la tua intermediazione è stata necessaria per coinvolgere Gabriel” continua, nominando colui che in questo momento odio di più. “Lui è semplicemente una forza, te lo giuro! Ed è merito tuo!”.

Ok, questo mi rende un po’ meno entusiasta, ma accetto in ogni caso il complimento.

“Mark, sai com’è… io ho naso per le persone piene di talento!” rispondo, cercando di fare buon viso a cattivo gioco.

Non faccio a tempo ad escogitare un’altra battuta accattivante che Mark si è già diretto verso le scale, probabilmente in cerca di qualcuno.

“Genio scendi, hai visite!” grida.

Genio? Oh, mamma, mi ero completamente dimenticata il motivo della mia visita qui: prendere ripetizioni dal fratello di Mark, non flirtare con Mark stesso. Dannazione, mi sembrava tutto troppo bello.

“O la smette di chiamarmi così o un giorno o l’altro ti ritroverai impiccato al tubo della doccia. Senza impronte”.

Mh. Simpatico.

“Sì, sì, come dici tu” asseconda l’amore della mia vita, mentre il suo strambo fratello scende le scale.
“E’ un po’ particolare” mi assicura “Ma con lui sei in ottime mani”.

I passi si avvicinano lentamente ed io li percepisco uno ad uno, come in un film horror. D’altronde, sapreste enumerarmi le differenze? No? Come immaginavo. Tutto ciò che ha a che fare con l’algebra potrebbe coinvolgere un potenziale assassino, lo sanno tutti.

“Quindi tu saresti Charlie”.

…sì” rispondo con voce roca. Su di lui –il fratello di Mark, intendo- nulla da dire, lo giuro, lo trovo del tutto anonimo; insomma, chi di fianco al fratello farebbe una figura appena decente?

Banalissimi capelli neri, altrettanto banali occhiali neri… che vi avevo detto? Terribilmente banale nel complesso.

“Ehm, ok, vieni in salotto con me”.

Lo seguo silenziosamente fin quando non ci sediamo entrambi al tavolo del salotto ed io, ammirevolmente, comincio a prendere i libri dalla borsa.

“Potresti cominciare dicendomi cosa non ti è chiaro del programma di matematica” incalza, senza lasciarmi il tempo di prendere una penna. Storco il naso, esibendo la mia migliore espressione contrariata.

“Potresti cominciare presentandoti” ribatto, ma si tratta più di un vano tentativo di rinviare la lezione che una vera e propria forma di educazione; evidentemente il tizio anonimo lo percepisce.

“Senti ragazzina…”.

“Non sono una ragazzina: mi chiamo Charlotte”.

“Va bene, senti Charlotte…”.

“No, è meglio Charlie. Charlotte mi fa venire i brividi!”.

“Ok. Charlie” sibila imponendosi autocontrollo. “Capisco che tu non voglia essere qui, ma ti prego di capire: nemmeno io voglio essere qui. Sto solo facendo un favore al mio fastidiosissimo fratello. Non potresti cercare di… ehm… venirmi incontro?”.

Lo squadro per qualche istante. Cavolo, mi fa davvero pena, è quasi come vedere Christine attraverso un caleidoscopio che la rende più giovane e le cambia sesso. Ok, forse non è esattamente come vedere Chris, ma spero abbiate capito l’antifona: mi sento in colpa. Tremendamente in colpa.

“Sherlock, hai vinto!” esclamo, alzando entrambe le braccia in segno di resa. “Mi arrendo”.

T-ti arrendi?” balbetta lui, interdetto. “Ma soprattutto, Sherlock?”.

Annuisco vigorosamente.

“Sì, Sherlock come Sherlock Holmes… chiaro?” spiego. “Poi mi arrendo, avanti, ti autorizzo ad inculcare tutti i fondamenti matematici che vuoi nel mio cervello inerme, cosa aspetti?”.

“Io non inculco fondamenti matematici nel cervello di nessuno”.

“Ah, no? Credevo di essere qui per questo…”.

“Sei qui per colmare le tue disastrose lacune” rettifica. “E desidererei essere chiamato con il mio nome, se non ti spiace”.

Mi stringo tra le spalle.

“Se solo lo sapessi…” borbotto, mentre maledico mentalmente lui, il suo dannato nome e tutta la sua progenie.

“Michael. Se tu fossi stata più educata me lo avresti già chiesto!”.

“Tu avresti potuto dirmelo” rispondo seccata.

“Va bene, lascia perdere. Che ne dici di parlare di matematica ora?”.

“Ehi, non vedevo l’ora! Fantastico!” esclamo.

“E’ sarcasmo quello che percepisco?”.

“Ma no, cosa ti viene in mente? Volevo solo dire che… wow, evviva la matematica” rispondo io, per nulla credibile. “Che ne dici di spiegarmi un po’ di algebra?”.

“Un po’ di algebra? Non ti pare di essere un filo generica?”.

Lo fisso pensierosa per qualche istante, come se la risposta a tutti i miei quesiti esistenziali fosse scritta sulla sua fronte.

“Ho un idea” annuncio infine, tendendogli la mano destra. “Ricominciamo da capo: piacere, io sono Charlotte, ma mi puoi chiamare Charlie –anzi, devi-. Felice di conoscerti!”.

Michael mi osserva dubbioso, valutando se chiamare o meno la polizia, però dopo un attimo di esitazione mi stringe la mano.

“Ciao Charlotte” sospira.

“No, così non va. Non siamo mica alla riunione degli alcolisti anonimi!” esclamo. “Mettici più convinzione, ok?”.

Lui rotea gli occhi.

“Charlie, sono oltremodo lieto di fare la tua conoscenza, soprattutto viste le tue leggendarie doti computative” (ok, questa volta ci siamo) “Ma ciò che più contribuirà ad illuminare la mia giornata è, a parte la tua presenza, sapere cosa dovrò spiegarti affinché non venga bocciata all’esame di matematica”.

“Con molto piacere” rispondo con tono insolitamente garbato. “Dunque, secondo il mio modesto parere è necessario partire da addizioni e sottrazioni, successivamente focalizzarsi su moltiplicazioni e divisioni e, solo in un terzo momento, passare alle tabelline. Che ne dici?”.

“Dico che…” sbatte le palpebre più volte, quasi incredulo “No. Stai scherzando, vero? Vero?”.

Di solito adoro terrorizzare la gente, ma in questo caso sono stata piuttosto sincera: la mia avversione alla materia è epica.

“Può darsi” rispondo vaga. “Il problema è che nella mia mente c’è un vero e proprio buco nero. Forse so fare addizioni e sottrazioni, ma mi è ignoto tutto ciò che concerne l’algebra e la geometria analitica”.

Sherlock sta per piangere, me lo sento.

“...capisco” si limita a commentare, cupo. “Sei messa peggio di quanto pensassi”.

“Guarda il lato positivo: Einstein non riusciva a sommare numeri ad una cifra!”.

“Mi stai dicendo che tra qualche anno proporrai una nuova teoria relativistica della gravitazione?”.

“Una nuova… che cosa?”.

“Come non detto” commenta a mezza voce. “Ti prego, non protrarre oltre la mia sofferenza. Potremmo cominciare dall’algebra, per te va bene?”.

“Sei tu quello intelligente. Cioè, non che io non mi consideri intelligente, ho un’alta opinione di me stessa, solo non penso di essere matematicamente intelligente quanto te – sempre che tuo fratello non mi abbia mentito”.

“Una curiosità: tu parli sempre così tanto?” mi chiede, interrompendo il mio farneticare.

“No” rispondo meccanicamente, per poi correggermi in un improvviso attacco di sincerità “Sì. Un po’. Dipende”.

“Che risposta illuminante!”.

“Va bene, può darsi che io sia smodatamente loquace, e allora?”.

“Nulla, volevo solo constatare se ne fossi o meno consapevole… sul serio, non stai zitta un attimo!”.

Alzo il mento, orgogliosa.

“Almeno in mia compagnia non ci si annoia!” affermo. “Di sicuro non ci sono silenzi imbarazzanti”.

“Forse perché ciò che dici lo è già di suo” insinua, senza dare particolare peso alle sue parole. Io lo guardo, quasi potessi essere in grado di incenerirlo con la sola forza del pensiero.

Oh, quanto mi piacerebbe.

“E dire che cominciavi a starmi simpatico” rispondo, dopo aver rinunciato a far esplodere la sua calotta cranica.

“Felice di essermi attirato tutto il tuo odio, se questo significa che lavoreremo in silenzio” ribatte lui. “Ed ora apri il libro a pagina ventisei… esercizio due”.

“No, non posso studiare con qualcuno che mi sta antipatico. Lo trovo mentalmente limitante, capisci?”.

“Ma non mi dire…”.

“Facciamo pace?” domando implorante, sorridendo a trentadue denti. Michael mi rivolge l’ennesimo sguardo disperato.

“Ma se non abbiamo nemmeno litigato!” esclama.

“Beh, ma io mi sono offesa quando hai detto che parlo troppo”.

“E’ la pura verità. Sei qui da almeno venti minuti e non ti sei ancora decisa a prendere in mano la penna” mi fa notare, indicando il mio astuccio ancora ermeticamente chiuso, per non parlare del mio libro di algerbra praticamente nuovo.

“E’ colpa tua! Ribatti ad ogni mia affermazione!” dico, puntandogli l’indice al petto.

“Cosa dovrei fare? Darti sempre ragione?”.

“Non lo so, però potresti sorridere ed annuire come fanno tutti” spiego. “In questo modo io mi rassegnerei e ti asseconderei, no?”.

“Facciamo come dici tu: Charlotte hai ragione, anzi, pienamente ragione su ogni cosa” dice. “Dal momento che non intendo contraddirti mai più, che ne dici di fare il dannato esercizio due a pagina ventisei?”.

Scuoto la testa.

“Troppa veemenza”.

“Charlie, fai quell’esercizio!” ordina perentorio, aprendo il libro con decisione.

Devo trovare una scusa, una qualunque. Questa lezione di matematica non s’ha da fare!

Dite che puntare sul patetismo funzionerò? Insomma, non ha mai funzionato, ma può darsi che Sherlock sia una persona facilmente impressionabile.

“Ti supplico, no, non posso” piagnucolo allora, sbattendo più volte le ciglia.

“Charlie, non ti ho chiesto di strozzare il tuo criceto, solo di svolgere una normalissima equazione!” esclama. “Non guardarmi come se fossi il tuo aguzzino”.

“Ma tu SEI il mio aguzzino”.

“No, sono solo una persona che cerca di farti un favore, ok? E’ per il tuo bene”.

“Lo dice sempre anche il mio dentista” ribatto “Per poi devitalizzarmi un dente a tradimento o farmi un’otturazione assolutamente inutile”.

“Con l’unica differenza che imparare la matematica non è inutile. In ogni caso nessuno ti obbliga a restare”.

D-davvero?” domando speranzosa, pregustando già l’intero pomeriggio libero. Magari potrei chiedere a Mark di uscire…

“Certo. Insomma, non sarò di certo io ad avere sulla coscienza la tua bocciatura, no? Inoltre quando lascerai la band avrai più tempo per studiare, ogni cosa ha i suoi lati positivi”.

Argh, ciò che questo individuo sta dicendo potrebbe anche essere vero. Forse. E ciò mi fa stare male, anzi, malissimo.

No, aspettate.

“Stai cercando di attuare una strategia di psicologia inversa?” domando sospettosamente, socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due minuscole fessure.

“Ti sto dicendo la verità. Che tu voglia impegnarti oppure no, io non ci guadagno nulla… lo sto dicendo per te”.

Rimango in silenzio per pochi attimi, soffermandomi sulle parole di Sherlock e, più in particolare sulla sua persona. Non lo conosco da molto, è vero, ma mi ritrovo ad ammettere che forse le prime impressioni possono essere sbagliate.

Sospiro rassegnata, impugnando finalmente la penna a sfera ed un foglio a quadretti.

“Avanti, sono pronta” annuncio. “Fai il tuo dovere, mi fido di te!”.

…finalmente” lo sento mormorare a mezza voce, ma decido di ignorarlo.

Insomma, diventando sua amica potrei avere un contatto in più con Mark, no?

E’ geniale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

___________________________

Tra non meno di 7 giorni mi attende l’esame di maturità. E chi l’avrebbe mai detto! La nascita di questa storia, ovvero il suo primo abbozzo, risale a circa 6 anni fa, grazie ad una ragazza di nome Irene – presto diventata la mia sorellona adottiva prediletta- e ad una fan fic su una probabile next generation di HP.

Mai, giuro, MAI avrei pensato di arrivare a questo punto!

Grazie a tutti <3

 

Alexya379: Carinissime minacce di morte? Ma lo sappiamo tutti che sono simbolo di imperituro amore! Non c’è dubbio. Grazie mille per il complimento sullo stile, anche se non credo di meritarmelo XD Io scrivo semplicemente… quello che mi viene in mente. Un po’ come se tenessi un diario o scrivessi un blog. Non cerco parole astruse o mi obbligo ad usare termini desueti… insomma, mi concentro più sulla trama e –soprattutto- sui dialoghi. In ogni caso sono contenta che questo mio modo di fare ti piaccia <3

 

Mikybiky: Eccoti accontenta, in questo capitolo appare Sherlock 2.0. Spero soltanto sia irresistibile e amabile come la prima versione! Per quanto riguarda il segnalibro… l’amore è strano. Io tengo ancora una cartolina speditami da un tizio che, pochi giorni dopo, mi ha spezzato il cuore. Non so, forse sono scema, ma i ricordi sono ricordi, è difficile separarsene. Charlie oltre alla maglia dei Rancid indossava anche un paio di bermuda: non è mica una scostumata! (ah, aveva anche delle ciabatte in pelo rosa, se ti interessa XD).

In ogni caso Chris è molto arrabbiata… ma questo lo scoprirai nel prossimo capitolo u_u non posso fare spoiler. Ti avevo avvertita, questa è la nuova versione, corretta, più complessa e più angst! Vedrai, vedrai!

 

 

Roro: Amore mio, mi hai scritto una recensione lunghissima! Non che non l’apprezzi, ma rispondere ad ogni tuo quesito è TROPPO per una pigrona come me… lo sai, sono Shikamaru in gonnella. Ma cominciamo: Gabriel è amabile solo con chi ama, purtroppo Charlie non rientra in questo ristretto gruppo. E’ un bravo ragazzo, davvero, ma è umano come tutti noi, ha antipatie e preferenze. Ovviamente Charlie non contribuisce a creare un clima di pace tra loro, ti pare? E’ una sorella MOLTO possessiva e protettiva.

Spero che mi dimostrerai il tuo imperituro amore per Sherlock nel commentare questo capitolo! Soprattutto dopo il bellissimo banner che hai creato!

Ti adoro <3

 

BeRRy_aPPle: Mi fa sempre piacere accogliere una nuova adepta alla religione del Charlinesimo, nonostante si tratti di una religione complessa, paranoica e un po’ malata u_ù Come hai detto tu, Art è un po’ truzzo, ed io non posso che confermare. Se vuoi aggiungermi a msn e mandarmi i tuoi fantastici disegni… io sono qui *_* sul serio, non aspetto altro. Li pubblicherò a fine capitolo, come sto per fare con un banner su Sherlock creato da Roro. Inoltre sono lusingata dall’apprezzamento che hai dimostrato. Spero di ritrovarti nuovamente tra i miei lettori più fedeli! ja ne!

 

Merediana: Prima di tutto sono contenta che il capitolo non ti abbia deluso… a dire il vero ero un po’ perplessa: non me la cavo molto bene con le storie romantiche. Sono un’insensibile XD Nel senso che esco solo con individui insensibili e di conseguenza ogni manifestazione d’affetto risulta ambigua e non “fanfictionabile”. Non posso proprio attingere ad esperienze personali XD

Ti voglio tranquillizzare: Gabriel non è una persona cattiva, è serio e affidabile. L’unico problema è che tra lui e Charlie si è creata una tensione che non si esaurirà MAI: come dire, è stato odio a prima vista. Forse perché sono troppo simili… entrambi impegnati ad atteggiarsi da stronzi sicuri di sé, ma in realtà alla ricerca di qualcuno che li apprezzi per quello che sono… no? Sono troppo romantica? XD






Grazie Roro!



   
 
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