- "Neanche
riesco ad allacciare uno stupido cravattino!", sbraitò alle
prese con il
pezzo di stoffa che gli scivolava frettoloso fra le dita.
- La
ragazza accennò un sorriso, mentre prendeva in mano i due
estremi del
cravattino per poi avvolgerli in un fiocco senza ombra di dubbio
perfetto.
- "Perché
ci vuole tempo, e pazienza...".
- "Invece
ho aspettato fin troppo".
- Erzsébet
si bloccò all'istante. Non riuscì nemmeno a
riportare le mani lungo i fianchi,
continuava a tenerle strette a quel fiocco tanto impeccabile. Lui al
contrario
non riusciva a stare fermo, cercava il suo sguardo, aspettava una sua
parola,
una qualsiasi che avrebbe potuto porre fine a quelle circostanze.
- "Cosa...".
- "Oh,
avanti. Lo sai benissimo", sentenziò lui, scocciato.
- "Gilbert,
io sto per sposare Roderich", e qui non poté far a meno di
incontrare il
suo sguardo.
- Il
sogno vergine nei suoi occhi cannibali…
- "Pft,
ma per favore", roteò gli occhi verso il soffitto; proprio
ora che era
riuscito ad incontrare quelli di lei.
- Per
un istante arricciò le labbra carnose. "Avanti".
- "Avanti
cosa?"
- La
ragazza voltò la testa, senza dare un'ulteriore risposta.
- "Avanti
cosa?!"
- …è
solo l’incendio struggente e distruggente…
- "Parla!
Dimmi... dimmi cosa vuoi!".
- Gilbert
sbuffò, stanco. "Liz, devi aprire gli occhi, non sei
più una
ragazzina".
- …d’una
collina di ricordi lontani.
- "Ah,
è così?", mormorò allontanandosi a
passi lenti dalle forti braccia
dell'amico d'infanzia. "Beh, sei arrivato tardi. Tra poche ore
l'Austria e
l'Ungheria saranno una cosa sola, che tu lo voglia o no".
- "Anche
se sei tu a non volerlo?"
- Erzsébet
era incredula. "Io lo voglio Gilbert, lo voglio. Lo voglio, e non sarai
tu
ad impedirmelo".
- Scosse
la testa. "No, tu non lo vuoi".
- "Sì,
invece".
- "No".
- "Sì".
- "No".
- Erzsébet
fece scattare la mancina verso il volto dell'amico, ma venne fermata
con il
minimo sforzo da parte dell'altro.
- "Perché
dobbiamo sempre arrivare a questo punto?!"
- "Qual é
il punto?", forse era troppo abituato a riceverle dall'amica per
rendersi
conto che in realtà non era una cosa tanto normale.
- "Ascoltami,
sto urlando! ...perché mi fai questo? Perché
proprio adesso?!".
- Il
dolore innocente nei suoi occhi disperati…
- "Perché
non esiste nessuna come te".
- Avrebbe
potuto continuare, andare avanti e spiegare quello che teneva dentro da
ormai
troppo tempo, ma l'orgoglio è un ostacolo troppo grande da
superare, persino se
è l'amore a tener le redini del gioco.
- …è
solo un grido che s’infrange sulle porte…
- …di
un passato impossibile da recuperare.