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Autore: Junna    15/06/2010    1 recensioni
Il giovane uomo che lei ricordava con il nome di Tancredi Tornaquinci esisteva ancora? Viveva ancora nel corpo di quell'individuo semi sconosciuto, che celava il suo sguardo al di sotto del cappuccio della Veste e le cui mani erano intrise del sangue di uomini -forse- innocenti? Non sapeva darsi una risposta, o forse non voleva convincersi che il ragazzo che amava era davvero morto quella notte, vittima di un complotto che non aveva lasciato scampo ai suoi genitori. ***Seconda Classificata alla Terza fase del contest "Miss Scrittrice" indetto da Yuri_giovane_contadina (EFP Forum)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neanche io ho saputo resistere al fascino di un contest...e come prima volta, perchè non scegliere un bel contest a tre fasi? XD

La sfida mi attraeva e così...non ho potuto non iscrivermi a “Miss Scrittrice” indetto da Yuri_giovane_contadina sul forum di EFP.

La storia che vi propongo è quella presentata per la terza fase. Le altre due le pubblicherò a breve.

Spero vi piaccia, buona lettura!





Autore: Junna
Titolo:
Ceneri
Genere:
Malinconico, Romantico
Fandom:
Originali
Lista parole scelte:
Castello – Cuscino – Malinconico – Femmina 17


Ceneri.


Ispirata da una serata a giocare ad Assassin's creed II. Grazie Ezio xD.


Le Campagne. 1496.


La porta venne scossa da un violento battere di nocche.

« Solavita, apri immediatamente! », strillò il Signor Guerranti continuando a bussare con malagrazia.

Non ottenendo alcuna risposta pensò bene di minacciare la figlia, ormai diciassettenne, di sfondare la porta delle sue stanze.

Ma la giovane Solavita Guerranti non aveva certo intenzione di far adirare a tal punto il suo povero padre; semplicemente non si trovava lì dove tutti pensavano fosse e contava che la sua ennesima fuga, la cui meta non era mai stata scoperta, rimanesse segreta il più a lungo possibile.

Le sue preghiere non furono esaudite. E non sarà per Voi difficile immaginare la rabbia di un padre, alla vista di una camera vuota, di una finestra spalancata e di un lenzuolo legato ad una gamba del letto che si tuffa al di fuori della stanza.

« Voi! » strillò Guerranti impazzito, puntando il dito contro la Signora Guerranti « Voi e quella sciagurata! Cosa avete fatto in questi diciassette anni invece di educarla a dovere, così come si conviene ad una giovane nobile? ».

La povera moglie, abbassato il capo, si scusò sommessamente. Il marito se ne andò lasciandola da sola, sbattendo la porta con violenza, senza guardarla negli occhi.

La signora Guerranti si asciugò le lacrime, come ormai era solita ogni giorno e quasi pregò che la figlia non tornasse mai più, conscia della dura punizione che il padre le avrebbe inferto, il quale, non vedeva l'ora di maritarla e di non dover vedere quella sua faccia impertinente ogni giorno.

Povero l'uomo che se la prende! soleva ripetere come una sorta di motto ogni volta che ne aveva occasione.

E se solo avesse potuto, Solavita avrebbe tolto il disturbo moto tempo prima, sparendo dalla circolazione come Tancredi, anzi, assieme a Tancredi. Si, questa era sicuramente la vita che voleva per lei.




La notte di luna piena era finalmente giunta e quella circonferenza perfetta di luce pallida sembrava illuminare il profilo dell'ormai decaduto Palazzo Tornaquinci. Un castello immenso, che si stagliava minaccioso sulla buia pianura circostante, come un'ombra che ricordava ai passanti il glorioso passato di chi lo aveva abitato per secoli.

Solavita lo osservò da sotto il cappuccio cremisi mentre un calore le scaldava il petto ed un vuoto sordo si propagava dal profondo del suo stomaco. Lo avrebbe rivisto. Finalmente lo avrebbe rivisto. O almeno così sperava.

Dall'ultima luna piena non aveva fatto altro che chiedersi se fosse vivo e se avesse lasciato per sempre la Veste Nera, per tornare alla sua vecchia vita.

Ma ogni volta che provava a porgergli queste domande, egli rispondeva dicendo che il suo Nome, così come la sua vera identità, erano bruciati quella notte, assieme all'ala destra del castello e ai suo amati genitori.

La malinconia accompagnava ogni suo passo leggero, fra i prati che la conducevano sempre più vicina alla sua metà.

Il giovane uomo che lei ricordava con il nome di Tancredi Tornaquinci esisteva ancora? Viveva ancora nel corpo di quell'individuo semi sconosciuto, che celava il suo sguardo al di sotto del cappuccio della Veste e le cui mani erano intrise del sangue di uomini -forse- innocenti? Non sapeva darsi una risposta, o forse non voleva convincersi che il ragazzo che amava era davvero morto quella notte, vittima di un complotto che non aveva lasciato scampo ai suoi genitori.

Solavita era spaventata dalla freddezza di quegli occhi neri che mai erano stati così insondabili e che le sembravano, ogni notte di luna piena, più lontani dai suoi, persi in chissà quale pensiero. Al ricordo della ruga che sembrava squarciargli la fronte e della smorfia che gli deformava il volto, in passato sempre gioioso, sentiva ancora il cuore stringersi in una morsa

Giunta d'innanzi al portone, carezzò lo stemma dei Tornaquinci con gli occhi, mentre il cuore trepidante le risuonava nelle orecchie.

I cardini cigolarono al suo tocco e con sforzò riuscì ad aprire il portone dei suoi desideri.

Si diresse spedita, inciampano di quando in quando nell'orlo dell'abito, verso la stanza che avevano condiviso durante l'incontro precedente; veloce, sempre più veloce, come se il cuore non riuscisse a sopportare un secondo di più di lontananza, sperando ardentemente che lui fosse lì, che fosse tornato per lei.

Con il fiatone posò una mano delicata sulla maniglia e flebilmente, quasi presa da un timore improvviso, la spalancò.

Tancredi era già lì, seduto su una poltrona di velluto verde che osservava la luna dalla finestra, assorto. Sempre quella ruga, sempre quella smorfia. Ma questa volta gli occhi erano scoperti ed il cappuccio giaceva inerte sulle spalle. Si voltò a guardarla, lentamente, ma il suo sguardo era vacuo. Solavita annegò in quegli abissi di malinconia e dolore e quasi credette di morirne.

Si avvicinò cautamente a lui e con una mano, delicatamente, condusse il capo di lui sul suo ventre, continuando ad accarezzargli i capelli, leggermente più lunghi dell'ultima volta.

Se solo Tancredi avesse condiviso il suo dolore con lei, avrebbe tentato in tutti i modi di cancellarlo o almeno di attenuarlo. Ma così non le restava che abbracciarlo e sperare che il suo calore raggiungesse le cortine che oscuravano il suo cuore.

Tancredi sollevò il volto e la guardò negli occhi: la rabbia che Solavita vi lesse la atterrì a tal punto da dover distogliere lo sguardo. Ma il giovane le afferrò con forza il mento, costringendola a fare i conti con una verità che, sebbene non conoscesse, già poteva intuire. E non le piaceva.

Serrò gli occhi. Non voleva guardare e non lo avrebbe fatto.

« Guardami Sol » ringhiò con violenza.

« No » rispose lei testarda, serrando ancora più forte le palpebre.

« Sol … » disse, la voce incrinata, sfinita.

La giovane dischiuse piano gli occhi e lo guardò, mentre una lacrima le solcava il volto.

« No, no no. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi o fare, non la accetterò! »

« Solavita, ti prego. Ascoltami » ed il suo tono stavolta era supplicante, quasi impregnato di un pianto asciutto, senza lacrime. La prese per le spalle, ma lei continuava a dimenarsi.

« Solavita sei in pericolo! Loro sanno di te. O almeno lo sospetto. Hanno iniziato a farmi delle strane domande e sono sicuro ti stiano cercando ».

« Pe-perché? » chiese lei singhiozzando e affondando le unghie nella stoffa della Veste.

Tancredi sospirò. « Noi Assassini dobbiamo vivere solo per il Credo e per la nostra Veste. Nella nostra vita non c'è posto per i sentimenti, per legami affettivi. Ci indeboliscono, impedendoci di svolgere con impassibilità il nostro compito ».

La ragazza rimase in silenzio, aspettando la successiva rivelazione.

« Sospettano ci sia qualcosa sotto. Da quando ti ho rincontrata uccidere è diventato insostenibile. Con quale coraggio potrei guardarti negli occhi se continuassi a macchiarmi del sangue di uomini; che siano delinquenti o innocenti non cambia nulla. Spegnere una vita ti corrode l'anima. E la mia è ridotta in brandelli ».

« Non puoi abbandonarmi qui così. Da sola, contro mio padre », urlò la sua richiesta tra le lacrime e stavolta fu Tancredi a dover distogliere lo sguardo.

« Lo sai, non vede l'ora che me ne vada! Non sopporta nemmeno la vista del mio viso, così simile al suo! Sta cercando un ricco mercante a cui maritarmi, cosicché io debba seguirlo nei suoi viaggi per non tornare mai più qui! ». Lo afferrò per una manica della Veste e strinse i denti per ricacciare indietro le lacrime.

« Davvero … credi di riuscire a lasciarmi qui? » concluse, provata, lasciandosi scivolare sul letto, ancora sfatto dall'ultima notte di luna piena.

Tancredi rimase in piedi, fermo, i pugni stretti e gli occhi chiusi. Sapeva cosa andava fatto e lo avrebbe fatto, quant'è vero Iddio. E non se ne sarebbe pentito. Non avrebbe potuto pentirsene. La stava si, condannando ad una vita infelice, ma almeno sarebbe stata viva.

Quanto a lui, avrebbe continuato ad uccidere, aspettando il giorno in cui Lucifero sarebbe giunto per portare all'inferno ciò che rimaneva della sua anima.

« Devo andare Sol … » sussurrò lui. Un addio inconcepibile ma necessario. Dannatamente necessario.

Solavita strinse con violenza il cuscino doveva avevano dormito, dove si erano amati.

« Portami con te … »

« Sai che non è possibile … »

Una, due, tre lacrime bagnarono il cuscino disegnando piccoli pois sulla federa sgualcita.

La guardò, guardò il dolore di lei che era anche il suo e si convinse ancora di più della necessità di quella separazione.

« Se potessi lo farei » aggiunse, avvicinandosi dolorosamente alla porta. « Addio … ».

Solavita sentì la gola chiudersi e senza pensare si alzò di scatto e lo chiamò per nome, come nessuno, neppure lei, faceva dalla fatidica notte dell'incendio.

Tancredi senti il se stesso di due anni prima riaffiorare in superficie e non avrebbe potuto ignorare quel richiamo nemmeno se avesse voluto.

Le si avvicinò con foga e si appropriò della sua bocca.

Uno, due, tre, quattro baci.

Sapevano di appartenersi. Lo avevano sempre saputo e così sarebbe stato. Sempre.



Rimase due giorni, ormai sola, in quel letto. La terza mattina decise di alzarsi e riappropriarsi della propria vita. Con il moccolo quasi al termine, bruciò quel cuscino dove aveva pianto, dove aveva riso, dove si era aggrappata con forza quella notte e dove Tancredi le aveva strappato un lungo, salato ultimo bacio. Anche lui aveva pianto.

Gettò il cuscino in fiamme sul letto e uscì fuori della villa.

Camminò lentamente. Quella era l'ultima volta. Non sarebbe più tornata.

Tancredi era morto. Bruciato e cancellato assieme al castello.

Si voltò un'unica volta, quando era già lontana e le fiamme si erano fatte alte e incontrollabili.

E mentre il sole sorgeva, Solavita sentì una parte di sé bruciare assieme a quel castello. Assieme a quell'amore di cui non sarebbero rimaste che ceneri.





           Giudizio.

Posizione Seconda
TRAMA: 8,5
ORTOGRAFIA:10
USO PAROLE: 20
PERSONAGGI: 9,5

TOTALE: 48

Punti bonus: 24


Quando ho letto al principio la tua nota ammetto di essermi un po’ spaventata, io e le cose melense non andiamo affatto d’accordo. Ho cominciato, dunque, a leggere con un lieve groppo in gola chiedendomi se sarei riuscita ad arrivare alla fine senza vomitare.
Beh, diciamo pure che hai piacevolmente deluso le mie aspettative. Infondo questa storia nulla ha di melenso, escluso qualche particolare alla fine, che se preso singolarmente potrebbe risultare tale, ma inserito nella storia assume una vena di drammatica perfezione.
Hai ben caratterizzato i personaggi, a volte lei era un po’ sfuggente, ma nulla di particolarmente penalizzante. Ho ammirato la caratterizzazione di lui che nel suo essere tenebroso e schivo, prova in realtà un misto straziante di amore ed odio che lo rendono l’uomo che è diventato, evidentemente diverso da quello che precedentemente era. E sebbene tu non descriva il Tancredi precedente, non vi sono dubbi che è diametralmente opposto a quello di cui possiamo leggere. Lasci come uno spiraglio attraverso il quale ci dici “Ecco, guardate, questo è il Tancredi di prima” ma non ce lo lasci mai assaporare del tutto.
Uno stile scorrevole che solo in sporadici punti è risultato un po’ più denso, pastoso, ma che in linea di massima scorre deliziosamente e si adegua alla tragicità della storia, acquistando pesantezza.
P.S Mi ero lasciata sfuggire la nota su Assassin’s Creed, l’ho letta solo dopo aver concluso la storia, ma ti giuro che ha un certo punto non ho potuto fare a meno di risentire la stessa atmosfera del gioco pur non sapendo che tu lo conoscessi.
Bella storia, in conclusione, degna di nota e della mia ammirazione.
Complimenti.



CLASSIFICA FINALE:

Prima posizione:

JUNNA: 74,75

 

   
 
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