Tre ragazze a
ridere e scherzare, tra un bicchiere di vodka e un bicchiere di rum.
Tre bionde, il
genere di bionde che un qualsiasi maschio della discoteca avrebbe definito
“strafiche”.
Io non ero tra
quelle bionde.
Una ragazza, sola,
seduta su un divanetto lontano da tutti, i capelli mori legati in una coda di
cavallo, che guardava invidiosa tutte le ragazze, fingendo di sentirsi
superiore. No, non ero neanche quella ragazza.
Una coppietta di
fidanzati che si baciava in mezzo alla folla, senza badare a niente e a
nessuno. Non li conoscevo neanche.
Una ragazza.
Sola.
I capelli
argentati contro i riflessi della luna, gli occhi semichiusi, rassegnati e
stanchi. Una sigaretta spenta tra le dita, che non accenderà mai.
Una nuvoletta
gelida di fiato condensato.
Ero quella
ragazza?
No.
Ero la nuvoletta
gelida di fiato.
Libera, contro il
vento, verso la luna.
Pronta a sparire
per sempre, nello stesso gelo da cui ero nata.
E mentre la mia vita rivelava le sue sfumature, nient’altro che i riflessi pallidi della luna, lui arrivò.
Stavo per
andarmene, ma con un fastidioso gesto del braccio lui mi sbarrò di nuovo la
strada. Si appoggiò al muro ghignando, con tutta tranquillità.
-Non credo lo
ripeterò una terza volta, biondino- dissi con un sospiro.
-Ripetere cosa?-
il finto tonto, lo faceva benissimo.
-Che è molto tardi
e devo tornare a casa-
-Non credo sia un
grosso problema- ridacchiò sotto i baffi.
-E cosa te lo fa
pensare?-
-Beh- rispose
semplicemente. –L’hai ripetuto una terza volta. Non c’è tanta distanza dal
pazientare con un ragazzo che ti fa un’avance all’accettare un bicchiere di
vodka insieme a lui-
-Inizi a darmi
fastidio biondino-
-Mi chiamo Justin
Bieber, ma gli amici mi chiamano Justin-
-Bene, ora mi
lasci passare, Bieber?-
-Caspita, come sei
cattiva, Prince-
Spalancai gli
occhi, e il biondino fu molto contento di aver finalmente attirato la mia
attenzione.
-Come sai il mio
nome?- chiesi a denti stretti.
-Non so il tuo
nome, Helena Kate Prince. Non so neanche che sei nata a New York il 15 febbraio,
e tanto meno che frequenti il quarto anno del liceo artistico di Briegfield-
Sorrise con il suo
sorrisetto da idiota.
Il fatto che non
lo scaraventai al muro pestandolo come avrei fatto era la vera prova di quanto
mi sentissi superiore a lui.
-Bravo. Sai anche
il mio codice fiscale per caso?-
-Quella è la mia
prossima tappa, Helena. La mia prima domanda è un’altra-
Alzai un
sopracciglio, ma visto che non rispondeva dovetti dargli la soddisfazione di
fingermi curiosa.
-Sarebbe?-
- Be, sapere se ti
piace di più la vodka o il gin-
Sono due ore che
sono seduta qui davanti a questo beota.
E il fatto che lo
rende ancora più beota è che non ha ancora bevuto niente.
Ordina subito due
bicchieri di vodka aromatizzata all’arancia, e mentre inizio a parlare me ne
passa uno.
Lo bevo, mentre
lui ne assaggia solo un millimetro, toccandolo appena con le labbra.
Poi, quando
finisco il mio, ecco che mi porge anche il suo.
Sono già ubriaca
al secondo bicchiere.
E lui non si
ferma.
Ne ordina altri
tre (il barista ci guarda scandalizzato) più un cocktail di cui non avevo mai
sentito il nome. Cold Sea mi pare. Che nome buffo.
Dopotutto, ora
trovo ogni cosa buffa.
Perfino lui, che
mi studia, mi sorride, annuisce ad ogni cosa che esca dalla mia bocca.
Mi chiedo se abbia
qualcosa di strano sulla faccia.
Mi fissa.
Non beve, non
mangia, non parla, solo mi fissa, e ora ho seri dubbi anche del fatto che mi
ascolti.
Sono triste e
sola. Non conosco neanche questo Bieber.
Forse non mi sarei
dovuta fidare di lui.
Forse non dovrei
starmene qui a ubriacarmi insieme a lui.
Forse non dovevo
salire in macchina con lui.
Forse non dovevo
indicargli la strada per casa mia.
Forse non dovevo farlo salire a casa mia.
Forse non avrei
dovuto baciarlo, spensieratamente.
Forse… forse…
Grazie Slyla97 :)