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Autore: Abbykat    16/06/2010    0 recensioni
Un momento durante la fuga dalla Prigione del Deserto, e nel tragitto verso il Garden.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

MOMENT
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

Non riusciva a scaldarsi.

Nella sala motori del treno merci galbadiano che avevano dirottato, il caldo era soffocante, e l'aria pesante e difficile da respirare. Ma nemmeno avvolto in strati di pelle nera che si inzuppavano dei raggi cocenti del sole del deserto, Squall sembrava non riuscire a scaldarsi. Il freddo gli era penetrato nelle ossa, e nonostante tutto, permaneva. Si trovò ad appoggiarsi alla protezione metallica dei controlli del motore, cullato dal rumore del treno e dall'ipnotico sfrecciare dei binari in una torpida mezza trance, con i pensieri che gli scivolavano dalla mente e lo facevano sentire stranamente vacuo.

Non si rese conto che Rinoa era scivolata dentro ed era in piedi accanto al suo gomito fino a quando non parlò.

"Squall?" Il suono della sua voce lo riscosse e sobbalzò; la guardò, cercando di costringere gli occhi a mettere a fuoco il suo viso. Lei era accigliata, la fronte aggrottata in un'espressione di preoccupazione, e lui si chiese vagamente se aveva segni sul viso o se aveva semplicemente l'aspetto dell'inferno. Avrebbe scommesso sulla seconda.

Gli ci volle un momento per accorgersi che non c'era Zell con lei, e il nodo che gli aveva legato lo stomaco si strinse un po' di più.

Trovare le parole era uno sforzo, anche più del solito. "Problemi?" chiese Squall alla fine, la voce che gli grattava sgradevolmente la gola.

Rinoa scosse la testa. "Non proprio. C'era un soldato che ha cercato di seguirci, ma..." La sua espressione accigliata si rischiarò, e per un momento sembrò quasi che avrebbe sorriso. "Era a piedi."

Squall lasciò andare un respiro che non si era reso conto di trattenere. Uscì come un sospiro tranquillo. Aveva sperato, debolmente, di poterla passare liscia - che il treno fosse ben lontano prima che i soldati alla stazione si accorgessero di cosa stesse succedendo. Ma non c'era nulla che si potesse fare, adesso. "Dov'è Zell?" chiese, e rabbrividì tra sé e sé al suono della sua stessa voce. Piatto. Banale. Come se non gli importasse nulla comunque.

"L'ho buttato giù dal retro del treno."

Era un'affermazione così ridicola che Squall non riuscì nemmeno a sorprendersi. La fissò e basta, istupidito, fino a quando, infine, gli angoli della sua bocca si sollevarono in un piccolo mezzo sorriso imbarazzato. "Dorme," gli disse. "Si è addormentato sul carico non appena siamo stati lontani dalla stazione." Si fermò, guardandosi brevemente indietro verso il retro del treno, e la sua espressione si fece più seria. "Ho usato qualche Energia. Non sembrava molto a posto."

Zell non era sembrato a posto. Squall se n'era accorto da solo, durante il viaggio in macchina nel deserto, e prima di quello mentre si arrampicavano su e giù per gli infiniti livelli della prigione galbadiana. Di solito Zell stava fermo solo quando non ne era cosciente, e calmo solo un po' più spesso, e il modo in cui si era lasciato cadere sul sedile del vagone - il suo silenzio insolito, durante e dopo la fuga - aveva detto del pestaggio che aveva subito più di quanto potessero dire le parole. Ma non c'era stato tempo di fermarsi più del tempo necessario a curare tutti, non allora. E dopo, beh... Squall non ci aveva pensato.

Non aveva pensato a nulla tranne che a tornare al Garden. Lo sorprendeva rendersi conto che si sentiva grato - grato e leggermente sollevato che Rinoa avesse pensato di prendersi cura del suo compagno di squadra, e che da qualche parte lungo la strada avesse smesso di cercare istruzioni da lui e avesse semplicemente iniziato a prendere l'iniziativa quando vedeva che ce n'era bisogno.

Sentiva, in qualche modo, che doveva cercare di dirle qualcosa, ma le parole gli sfuggivano. "...Grazie," mormorò invece, e lei fece un altro sorrisetto sghembo.

Squall tornò a guardare i binari davanti a loro, a guardare il motore che si mangiava le miglia. Il verde si mescolava al marrone e all'oro del paesaggio mentre il deserto iniziava a lasciare posto alle pianure. Da qualche parte più avanti c'erano le foreste, e avanti ancora, il mare, e Balamb, e il Garden. Casa.

La voce di Rinoa dietro di lui sembrava arrivare da molto lontano. "Dove stiamo andando?"

Lui non si preoccupò di raccogliere l'energia per parlare, e non era sicuro nemmeno del perché lei l'avesse chiesto.

Il silenzio diede voce ai suoi pensieri per lui, e quando Rinoa parlò di nuovo, le sue parole erano più esitanti. Un po' imbarazzate. "Voglio dire, so che stiamo andando al Garden di Balamb. Ma - come? Andiamo a Dollet? O..." Con la coda dell'occhio lui poté vedere che lei si muoveva, facendo scivolare, a disagio, uno stivale contro il pavimento di metallo mentre la sua voce si affievoliva.

Squall trattenne l'impulso di dirle che non lo sapeva. Sarebbe stata la risposta più onesta. "Siamo diretti a Timber," disse bruscamente.

Per un po', l'unica risposta fu il silenzio, pieno del rumore persistente del treno. "...È una buona idea?" osò infine Rinoa. "Stavano chiudendo la stazione quando ce ne siamo andati. Ci saranno soldati dappertutto. Non ci staranno cercando?"

Improvvisamente, disperatamente, Squall desiderò urlare contro di lei. Ovviamente i galbadiani li avrebbero cercati. Erano stati fortunati ad arrivare dove erano arrivati; stava andando avanti per supposizioni, aggrappandosi all'unico pensiero imperativo: tornare al Garden. Subito. Oltre a quello, poteva solo aggrapparsi a poco e nulla.

Ma anche se avesse avuto l'energia di gridare, non avrebbe avuto senso farlo. Quanto sarebbe stato utile per lei sapere che lui si era diretto a Timber invece che a Dollet perché era il percorso più breve, perché era troppo concentrato sul tornare a casa per ricordarsi che avevano dovuto fuggire da quella città solo pochi giorni prima? Non la guardò, tenne invece gli occhi fissi davanti a lui, guardando l'orizzonte mentre avanzavano inesorabilmente sui binari.

"Probabilmente." Alle sue stesse orecchie, la sua voce aveva un tono di sconfitta. "Ma non abbiamo molta scelta. Ci fermeremo fuori dalla città ed entreremo a piedi. Se i treni non funzionano..."

Se i treni non avessero funzionato, pensò vagamente Squall, non sapeva se avrebbe potuto costringersi ad andare avanti. Ma quello che disse fu invece, "ci dirigeremo a nord verso Dollet."

A piedi ci sarebbero voluti giorni. Non avrebbero mai fatto in tempo.

"Squall..." La voce dolce di Rinoa si intromise sulla svolta cupa che avevano preso i suoi pensieri. Squall digrignò i denti, temendo la sua domanda successiva. Ancora un po', sapeva, e i suoi nervi a fior di pelle sarebbero esplosi, e poi avrebbe davvero gridato contro di lei.

Ma tutto quello che disse lei, con un tono inaspettatamente gentile, fu, "nemmeno tu sembri stare tanto bene. Forse dovresti riposare un po'."

Riposare... Squall non era sicuro di quando avesse riposato l'ultima volta, a parte i pochi momenti rubati rannicchiato in quell'angolo o appoggiato contro quel muro, a lottare per respirare prima di essere colpito dalla scossa successiva. Non da quando erano fuggiti dalla prigione galbadiana. Non dalla loro battaglia infruttuosa contro la strega nelle vie di Deling City. Non, decise infine, dalla notte in cui lui e Irvine e Selphie si erano accampati all'ingresso della Tomba del Re Senza Nome. Ieri? L'altro ieri?

Sembravano settimane prima.

"Qualcuno deve tener d'occhio il treno," disse in tono piatto.

"Posso farlo io," disse Rinoa. Squall la guardò, e qualcosa della sua sorpresa e del suo vago dubbio doveva essere giunto in superficie sul suo viso, perché lei sorrise. "I ragazzi dei Gufi del Bosco me l'hanno insegnato. Non è difficile, comunque. Bisogna solo tenere d'occhio la velocità e assicurarsi di non scontrarsi con qualcosa sui binari."

Squall cercò una qualche sorta di reazione, e non riuscì a trovare nulla che una vaga sorpresa. "...Oh," disse infine, la parola che risultava calma e vaga.

Lei alzò una mano, come per guidarlo lontano dal pannello di controllo, ma poi sembrò pensarci meglio. "Dai," disse. "C'è un po' di roba là dietro su cui puoi stenderti. Voglio dire, non è la suite presidenziale o cose così, ma..." La sua voce si spense, le guance che si arrossavano appena per un imbarazzo che lui non riusciva a capire.

Ci volle uno sforzo di volontà per spingersi via dai controlli. "Se succede qualcosa-" iniziò, ma Rinoa lo interruppe.

"Ti vengo a chiamare," promise lei. "Non preoccuparti, Squall. Andrà tutto bene."

Da qualche parte, sotto la fatica, Squall desiderò poterle credere.

Era più difficile di quanto gli piacesse ammettere spostarsi dal supporto dei controlli, fare alcuni passi rigidi e affaticati verso il retro della sala motori. Quando si fermò per guardare Rinoa, lei si stava già muovendo per prendere il suo posto ai comandi, senza nessun segno di esitazione. "Se ti stanchi," disse, "fatti sostituire da Zell."

"Ok," fu la sua semplice risposta, e lui distolse nuovamente lo sguardo. Il suono del suo nome lo fermò a poca distanza dalla porta per la carrozza successiva. "Squall."

Quando si voltò di nuovo, con uno stanco 'che c'è adesso?' sulle labbra, la magia brillava nell'aria intorno a lei. Un gesto della mano e un mormorato "energira" fu tutto quello che ci volle perché un'ondata di energia azzurro verde lo circondasse, con un'ondata di calore nel suo corpo mentre le ferite che si era quasi dimenticato si curavano da sole. Aveva spinto il dolore così in fondo alla sua mente che ne era stato a malapena consapevole tranne che per una sorta di aver male ovunque, e quel sollievo improvviso, quell'alleviarsi del freddo che non era stato capace di scrollarsi di dosso da quando aveva ripreso i sensi in quella piccola cella, lo fece quasi cadere in ginocchio.

Quando i suoi occhi si concentrarono di nuovo sul viso di Rinoa, lei stava sorridendo.

"Vai." Lei gli fece cenno di uscire dalla sala motori con un gesto della mano. "Dormi. Starò bene."

Non c'era nulla che Squall potesse pensare di dirle, così alla fine, dopo una lunga, silenziosa, e vagamente confusa esitazione, fece semplicemente come gli era stato detto.

*****
Nota della traduttrice: collegata a questa fanfiction è la storia, della stessa autrice e già tradotta e pubblicata, Find your way. Se vi può interessare una minima continuità :) Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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