Lasciate che mi presenti, signore e signori
Sono un uomo senza nome che vorrebbe averne
uno
Non
sono un poeta ma mi fingo tale
Vivo
nella nebbia e nebbia sono
Ma
neanche la nebbia rimarrà di me
Puoi
scorgermi nei vapori delle paludi più scure
O
viandante che sei atteso alla tua casa
Non
viene a te che passi da pianger sul mio fato?
Ho
rubato il respiro ai bimbi in culla
Ho
ballato danze antiche nelle notti più tetre
Sollevando
la polvere da terra
E ora
è lì che giaccio
Io
sono la farfalla che sfugge allo spillo
E il
libro che non sai su che scaffale mettere
Sono
il dolore che non sai descrivere al medico
E la
voce di una persona ormai morta
Tutti
voi sapete come sono
Ma
nessuno può descrivermi
Io
Sogno bambini grotteschi che mi guardano dagli alberi
E li
scorgo tetri nei cancelli che mi si chiudono davanti
Nelle
fiamme di un camino che non mi riscalda
Piangete
sul mio corpo
Avviluppato
dall’edera bruna
Nell’unico
abbraccio che ho mai ricevuto
E che
ormai non posso più ricevere
io
sono un uomo senza nome che vorrebbe averne uno