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Autore: ChelseaH    17/06/2010    11 recensioni
[Missing Moment della longfic GODFORSAKEN LAND] Non era certo una cosa nuova per il Principino, probabilmente era il più bravo amatore di tutta Camelot anzi, lo era di certo.
Ma... insomma... Merlin era un terreno del tutto nuovo per lui.
Era la prima volta che faceva certe cose con un ragazzo, la prima di molte dal momento che dubitava che il suo servo stesse lavorando a un incantesimo per trasformarsi in una bella principessina. E comunque, lui lo voleva esattamente così com’era, non avrebbe saputo cosa farsene delle grazie di una bella principessina, si fosse chiamata anche Merlina.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Godforsaken Land'
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DISCLAIMER: Merlin e tutti i suoi personaggi sono proprietà della BBC e degli aventi diritto, con questo scritto non traggo profitto alcuno.


ATTENZIONE, SLASH


NOTE.

Terzo e ultimo missing moment della mia longfic Godforsaken Land. Si colloca dopo lil sesto capitolo e prima del prologo come sequenza temporale.

Come avevo anticipato da qualche altra parte, potrebbe essere che mi vengano ulteriori idee per dei MM, ma non penso le porterò avanti, preferisco chiudere qua questa serie e concentrarmi su altro x)

Un grazie immenso a tutti coloro che hanno seguito sia la long che i MM <3


L’ansia di un Principino.


Cavalcavano alla volta di Ealdor, fianco a fianco e senza alcuna fretta.

Non c’era ragione di avere fretta, tranne forse il piccolo dettaglio che il Re sarebbe andato su tutte le furie per quell’assenza prolungata e ingiustificata di Arthur, ma il ragazzo sapeva che l’ira in questione non avrebbe mutato di intensità se si fossero concessi un altro paio di giorni.

In realtà c’era qualcosa che lo turbava, qualcosa che decisamente lo rendeva irrequieto, e decisamente non era il pensiero del padre.

La sera precedente lui e Merlin avevano dato libero sfogo ai propri sentimenti, oltrepassando un confine dal quale probabilmente non sarebbero mai tornati indietro.

Sesso.

Non era certo una cosa nuova per il Principino, probabilmente era il più bravo amatore di tutta Camelot anzi, lo era di certo.

Ma... insomma... Merlin era un terreno del tutto nuovo per lui.

Era la prima volta che faceva certe cose con un ragazzo, la prima di molte dal momento che dubitava che il suo servo stesse lavorando a un incantesimo per trasformarsi in una bella principessina. E comunque, lui lo voleva esattamente così com’era, non avrebbe saputo cosa farsene delle grazie di una bella principessina, si fosse chiamata anche Merlina.

“Ti senti bene?” Merlin gli si era accostato ancor più di prima e lo osservava preoccupato, l’attenzione puntata sulla sua ferita.

“Certo che sto bene.” borbottò lui, spronando il cavallo ad aumentare l’andatura quel tanto che bastava per sopravanzare l’altro.

Merlin era un territorio completamente nuovo per lui.

Perché era il suo servo.

Perché era un ragazzo.

Non che gli importasse, fosse chiaro.

Ma ecco, avevano fatto sesso.

E lui era Arthur Pendragon per la miseria!

Non gli era mai capitato di andare con qualcuno e non ritrovarsi con la testa che gli scoppiava dall’abbondanza di complimenti per le sue... prestazioni.

Era sempre stato lodato.

Quasi venerato.

Già per il solo fatto di essere l’erede al trono di Camelot, le ragazze con cui era stato avevano la tendenza a iniziare coi complimenti ancor prima che lui avesse modo di levarsi gli stivali.

E la cosa aveva sempre fatto molto bene al suo ego, molto, molto bene.

Anche perché, ne era sicuro, non era un semplice fatto di titolo nobiliare, era che si vedeva anche a distanza che lui era un ragazzo prestante.

Ma Merlin no, Merlin non aveva detto una parola a riguardo.

L’aveva amato, avevano goduto insieme.

E non una parola.

Non una prima, non una dopo.

Nessun complimento, nessuno sbalordimento dipinto sul suo volto per le indubbie doti del suo Principe.

Mutismo completo.

Totale.

“Arthur?” Merlin gli si era affiancato nuovamente, un’espressione confusa dipinta in volto.

“Cosa vuoi, Merlin? La mia ferita sta bene, smetti di assillarmi.” gli disse bruscamente.

L’espressione confusa dell’altro raddoppio di intensità, facendolo quasi sentire in colpa. Quasi. In fondo era pur sempre lui la parte offesa.

Che fosse stato... poco abile?

Scrollò la testa inorridito al solo pensiero, se c’era una cosa di cui era completamente sicuro era di essere un amante assolutamente encomiabile e non faceva alcuna differenza il fatto che Merlin fosse un ragazzo.

“Mi sembri un po’-“ tentò l’altro.

“L’etichetta Merlin.” lo rimbeccò.

Come si permetteva quell’idiota di un servo di non essere soddisfatto?

Di non esprimere la sua meraviglia per le arti amatorie di Arthur?

Di non porgere il giusto omaggio alla fortuna che aveva avuto?

“Sire, siete strano!” sbottò Merlin esasperato e Arthur tirò le briglie con un gesto secco, facendo fermare il proprio cavallo.

Io sarei strano?!” replicò piccato.

“Si, voi. – gli disse Merlin convinto – E lunatico perfino!” aggiunse.

“Lunatico?!” Arthur era sempre più allibito.

“Certo, ieri sera e anche stamattina eravate così di buon umore e ora guardatevi.”

“Non ti permettere di provare disappunto, dovrei essere io quello offeso.” precisò.

“Figuriamoci.” replicò Merlin con tono ironico.

Eccolo lì, Merlin il suo servo.

Colui che non sapeva proprio cosa fosse il rispetto nei confronti di un quasi sovrano e delle sue prestazioni. All’irriverenza tipica del valletto ormai era abituato, ma non era molto sicuro di poter intraprendere un’avventura seria come una relazione, con qualcuno che non gradiva le sue doti di amatore.

“Questa cosa non può funzionare.” decretò, catturando con lo sguardo gli occhi di Merlin.

“Quale cosa?”

“La tua insoddisfazione, razza di imbecille che non sei altro!”

“La mia cos-”

“Penso sia ora e tempo che tu impari a capire con chi hai a che fare.” lo interruppe Arthur.

“Con c-“

“Con me. – lo interruppe nuovamente – Arthur Pendragon, erede al trono di Camelot, grande amatore, presente?” sciorinò.

E all’improvviso Merlin sembrò aver ricevuto un’illuminazione divina, perché il suo volto si distese in un sorriso. No, in un ghigno. Malefico, avrebbe giurato Arthur.

“Ho capito!” esclamò raggiante.

“Non hai capito un bel niente.” sbuffò Arthur, spronando il cavallo a ripartire.

“Siete in ansia! - Merlin gli si affiancò e per quanto il Principe aumentasse l’andatura, l’altro non perdeva mezzo metro – Ansia da prestazione!” urlò, facendolo sobbalzare e quasi cadere da cavallo per i livelli che la sua irriverenza aveva raggiunto.

Arthur aumentò ulteriormente l’andatura, fino a superarlo per poi tagliargli subito la strada e costringerlo a fermarsi.

“Potrei seriamente ponderare l’ipotesi di consegnare te e la tua magia a mio padre.” gli disse con tono minaccioso, ma Merlin non si sentì per nulla minacciato giacché iniziò a ridere, e pure di gusto.

“Siete in ansia per quello, credete di non essere stat-“

“Finisci la frase e non ti consegnerò a mio padre, ti metterò di persona al rogo.”

“Siete assurdo, credetemi.” replicò Merlin, senza smettere di ridere.

Lui assurdo?

Se lui era assurdo, quella sottospecie di servo cos’era?

“Comunque... – riprese Merlin, improvvisamente serio. – Insomma... siete... non male... per essere un asino reale, si intende.” terminò, dribblando poi il cavallo di Arthur e rimettendosi in marcia.

Non male.

Per essere un asino reale.

La gogna, la gogna a vita. Ecco cosa avrebbe trovato Merlin al suo ritorno a Camelot.

Anzi, gliene avrebbe fatta costruire una su misura, cosi che sarebbe stato più comodo mentre passava il resto dei suoi giorni lì a marcire.

E che nessuno gli venisse a dire che non era un Principe premuroso.


   
 
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