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Autore: Chibi Girlz    17/06/2010    1 recensioni
Questa è la nostra prima fanfic in assoluto e speriamo che possa piacere.
Roy, per le vacanze di Natale, vuole invitare il tenente in montagna, così da poter finalmente trascorrere un po' di tempo solo con lei e magari tentare qualcosa, ma i suoi piani non vanno come avrebbe sperato...
Riuscirà il nostro intrepido colonnello nel suo proposito?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3_Partenza_! Mustang sbatté più volte le palpebre, assolutamente scioccato.
- C-che cosa?! - inveì contro la cornetta, esterrefatto.
Non riusciva a crederci. Non riusciva a reputare che fosse possibile una cosa del genere. Come cavolo aveva fatto Hughes a...?
- Ti ho organizzato una vacanza in montagna con la tua amata! - cantilenò allegramente il tenente colonnello dall'altra parte dell'apparecchio.
Pareva divertito, e tanto. Come dargli torto? Sentire le dolci grida di sorpresa del suo migliore amico era sempre un piacere immenso per lui: non era affatto facile riuscire a prendere alla sprovvista il grande Roy Mustang, l'Alchimista di Fuoco.
Roy si massaggiò le tempie, accaldato, cercando di ricomporsi e di calmarsi.
- Hughes, se questo è uno scherzo, è di pessimo gusto e non sono disposto a perdonartelo, chiaro? - esclamò, un'implicita minaccia nella voce. Tradotto, sarebbe stato: “Preparati a essere incenerito!”, ma fu intesa comunque.
- Ma quale scherzo! - si affrettò a rispondere l’altro, carpendo il pericolo nella voce dell’amico - Ho parlato con il tenente poco dopo pranzo e ha detto che sarebbe felice di passare le vacanze natalizie in tua compagnia - aggiunse Maes.
Prima che Roy potesse rendersene conto, le guance gli presero letteralmente fuoco.
- D-davvero ha detto questo? - chiese, cercando di non lasciar trapelare l'imbarazzo e il disagio del momento.
- Ma certo! - rispose Hughes. "Be', non proprio..." aggiunse tra sé e sé, sorridendo: che importanza aveva una minuscola bugia se detta per il bene dell'amico?
Già lo vedeva davanti a un altare, in smoking, con il tenente accanto... e lui, ovviamente, avrebbe fatto da testimone!
Sì, il quadretto gli piaceva, decisamente.
Mustang tacque, mentre il cervello lavorava febbrilmente per cercare qualcosa da rispondere che non suonasse esplicitamente interessato, ma non riuscì a trovare niente di adatto.
Fortunatamente, il suo amico sopperì a quella momentanea mancanza di parola.
- Allora, il treno parte domattina alle nove, quindi farai bene a preparare le valige questo pomeriggio e ad andare a letto presto! La tua ragazza ti aspettaaa...! -.
Mustang riattaccò la cornetta con insolita foga, quasi distruggendo l'apparecchio sottostante, che vibrò pericolosamente sotto il colpo appena ricevuto. “Perché Hughes deve essere sempre così dannatamente provocante...!!!” pensò tra sé e sé, senza riuscire a trovare una risposta al quesito. Per il bene del suo sistema nervoso, preferì lasciar perdere.
Si mise a sedere sul divano a pensare intensamente: non sapeva cosa fare. Preparare le valigie e partire o restare solo come un cane?
Ad essere sincero, non riusciva a capire come avesse fatto Hughes a convincere Riza a partire con lui, né tantomeno come avesse fatto a preparare tutto in qualche ora.
Poteva davvero credergli? Forse era un inganno...
- Ma sì, parto!!! - esclamò Mustang dopo un po’, alzandosi in piedi, deciso. Era pronto a correre il rischio di cadere in qualche stupido trucco del suo amico. In tal caso, aveva già qualche piccolo abbozzo di vendetta nella mente.
Andò di corsa in camera, inciampando nei suoi stessi piedi per la fretta, evitando di cadere grazie ad un mobiletto vicino a lui, al quale prontamente si aggrappò.
Raggiunta la stanza, prese la valigia che aveva nell’armadio e ci buttò dentro un bel po’ di vestiti pesanti, senza nemmeno piegarli.
Passò così il pomeriggio, correndo per tutta la casa a recuperare tutti gli oggetti che gli sarebbero potuti servire durante il viaggio.
Quando calò la sera, Mustang era sfinito, ma anche molto nervoso per la partenza del giorno dopo.
Lanciando un’occhiata alla valigia che aveva lasciato in un angolo, deciso a sistemarla meglio la mattina seguente, dopo un po’ di meritato riposo, si accorse dell’indicibile caos che vi regnava. Così si decise a ritirare fuori tutto e riporlo nuovamente, ma con un certo ordine, affinché poi potesse chiuderla.
Quando ebbe terminato, si fece una doccia veloce, mangiò e andò finalmente a letto.
Quella notte non riuscì a dormire: era troppo eccitato, sapendo che il giorno dopo sarebbe partito con Riza.
A lui non piaceva il freddo, ma con la sua amata sarebbe andato dovunque. Bastava di averla accanto.

La mattina dopo era distrutto: aveva dormito solo poche ore, quando finalmente la stanchezza era riuscita ad avere la meglio sul nervosismo. Alle 7:00 era già in piedi e si stava preparando ad uscire, un record per lui. Alle 8:00 in punto prese la valigia e schizzò fuori di casa, salì in auto e andò alla stazione.
Quando arrivò, Riza non c’era ancora: erano soltanto le 8:20 e il treno partiva alle 9:00.
Con un sospiro sconsolato, il colonnello andò a sedersi su una panchina poco distante.
L'attesa fu snervante e il suo udito, pronto a captare la voce della donna non appena si fosse fatta sentire, scambiò per essa migliaia di altre voci, che lo confusero e lo irritarono.
Quasi ogni venti secondi i suoi occhi saettavano dal suo orologio da polso a quello grande appeso alla parete di fronte a lui, per poi aggirarsi sulle banchine tra le rotaie, in cerca della figura del tenente, rimpiombando, infine, sulla valigia ai suoi piedi, per riprendere a muoversi dopo una brevissima pausa.
Alle 8:55 iniziò a manifestare apertamente segni d'irrequietezza.
"Possibile che sia in ritardo? E' sempre stata puntualissima in ufficio! No, non è possibile, forse l'orologio va male... o forse è in ritardo davvero...!" continuava a tormentarsi il militare, torcendosi senza posa le mani.
Quando ormai i suoi nervi e la sua pazienza avevano raggiunto un punto che definire critico non sarebbe stato abbastanza, una voce alle sue spalle lo fece saltare in piedi: - Oh, colonnello. È già qui? -.
La consolazione che sentire quella voce infuse nel moro non era semplicemente concepibile a parole, ma riuscì a distendergli i nervi come per magia.
- Ah, la stavo asp...! -.
L'affermazione gli morì in gola assieme alla voce quando vide chi c'era alle spalle della donna.
- S-si può sapere perché ci siete tutti?!?! -.





N.d.A: ringraziamo sentitamente per le recensioni agli scorsi capitoli! ^^
  
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