Carote, zucchini, pomodori, piselli, cipolla e cous cous.

Sì, c'era tutto, poteva iniziare a preparare la cena.

Si era alzata con la voglia di cucinare e finalmente era arrivato il momento. Col sorriso sulle labbra si allacciò il grembiule dietro la schiena. Le avrebbe fatto una bella sorpresa e al rientro avrebbe trovato la tavola già preparata con una candela al centro.

Il vino era già al fresco.

Affettò la verdura, scaldò l'olio, rigorosamente di semi, aggiunse le verdure, in ordine in base al tempo di cottura, una spruzzata di curry e tenne mescolato fino a cottura ultimata.

Il cous cous fu pronto in 7 minuti e la tavola in 4. Gliene rimanevano ancora una decina.

Aprì le finestre per cambiare l'aria, tolse il grembiule e, dopo aver pulito il piano cottura, posizionò il cous cous al centro del piatto da portata, la verdura intorno. Guarnì con foglie di prezzemolo, in un tempismo perfetto.

"Uh... Che visione..." disse Heles entrando in cucina. "Perfetta, come sempre..."

"Non esagerare" le rispose Michiru sorridendo, orgogliosa della cena e ansiosa di fargliela assaggiare... e di assaggiarla lei stessa. "si può sempre fare di meglio. E poi spero che siano cotte bene le verdure: le carote stentavano un po' a cuocere e gli zucchini sono forse tagliati troppo finemente perché hanno rischiato di diventare una pappa! Non so se à molto affidabile il verduriere del mercato, forse potremmo provare ad andare da..."

Il flusso di parole fu interrotto quando Heles le avvicinò le labbra all'orecchio... "Non parlavo della cena..." e le passò una mano dietro la schiena, facendola sussultare leggermente, poi sotto la camicia e in su, verso il collo.

"Hmm, qui manca qualche pezzo... Avevi per caso programmini per la serata?"

"Hel..." iniziò a ribattere debolmente Michiru, con gli occhi già chiusi. "Hel, io... la cena..." ma la frase fu interrotta da un profondo respiro e mai più ripresa.

Si lasciò andare, il cervello la abbandonò sciogliendosi in mille bollicine, le labbra fuse in quelle di Heles. L'ultimo sprazzo di lucidità, qualche istante dopo, le permise di sentire il tessuto freddo del divano sotto la schiena, in uno strano contrasto con il calore delle mani che ancora la accarezzavano.

"Ti odio amore..."

Poi si perse tra gli intrecci di mani, di gambe, di labbra...