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Autore: Kisshou    18/06/2010    1 recensioni
Chiudo il diario con un colpo secco. È pazzo. Gli è andato a puttane il cervello
Mi serve una sigaretta… ne ho un disperato bisogno.
Faccio il primo tiro e già sento le idee farsi più lucide. Allora, niente panico. Calma.
Il tuo migliore amico ha fatto la puttana, e allora? Il tuo migliore amico è una suora mancata, e allora? Il tuo migliore amico faceva fantasie sessuali su di te mentre si faceva tutti i mafiosi di Los Angeles… e cazzo, questo no!
Mi alzo in piedi, facendo avanti e indietro per la stanza.
- Matt…-
Alzo lo sguardo, irrigidendomi. Se mi becca che ho letto il suo diario sono fottuto.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sin

 

È  immobile nel letto ormai da giorni.

Impreca, stringendo le lenzuola tra quelle sue bellissime mani affusolate, ove le vene sono divenute evidenti, e spiccano violacee sotto la pelle diafana.

Non è più quell’angelo che si vantava tanto di essere.

Oh, certo, l’arcangelo Mihael avrà pure confinato il Diavolo all’inferno, ma poi nell’inferno c’è rimasto rinchiuso fino a scottarsi.

Il suo petto ustionato si alza e si abbassa velocemente, il suo cuore pomperà di sicuro un casino di battiti di troppo, mentre io rimango lì, in piedi accanto a letto, a porgerli un bicchiere d’acqua che lui, da quell’adorabile essere che è sempre stato, mi rovescia con una manata.

Eccolo qui, Mail Jeevas, noto al mondo come Matt, a fissare i vetri sparsi a terra, come un povero stronzo.

Ah, fanculo Mello.

Pulisco per terra, non facendo caso alle urla che provengono dal letto, manco avessi in casa un assatanato.

Lo so che gli fa male, lo capisco, ma cazzo, poteva pure pensarci prima!

- Mel… ehi, Mel… hai sete?-

Non mi risponde. Socchiude appena gli occhi, giusto quanto basta per lasciarmi intravedere gli immensi ghiacciai che riposano sotto le sue palpebre. Rantola qualcosa, fa cenni strani, non capisco cosa voglia.

Chiudo gli occhi di scatto, irritato. Adesso ho capito. Deve andare in bagno, ma è troppo orgoglioso per dirlo esplicitamente, e mio malgrado sono costretto a sollevarlo di peso, non avendo alcuna intenzione di passare la giornata a ripulire il suo piscio dal divano.

Lo aiuto a svuotarsi, sostenendolo con una presa ferrea che contrasta il preoccupante dondolio del suo corpo.

Per tutto il tempo, non mi guarda negli occhi nemmeno una volta. Mi fa saltare i nervi.

Lo riaccompagno a letto, o meglio, lo scarrozzo fino ad esso, stendendolo e coprendolo di nuovo per bene, ovviamente evitando di sovrapporre la coperta alla parte sinistra del suo corpo.

Poi, visto che è troppo umiliato e incazzato con sé stesso, sono certo che non mi chiamerà per un bel po’, e quindi sono libero di fare i miei porci comodi.

 

 

La pioggia continua a cadere
È un fiume di lacrime che slittano via dal cielo
Cercano di arpionarsi alle nubi
Si schiantano nell’asfalto e muoiono col rimpianto di non aver saputo
Volare sul vento.
No, la pioggia non mi piace per niente
Perché mi ricorda che non so volare

 

Ciò che mi sorprende è che Mello sia sempre stato così fottutamente bigotto per poi non fare altro che imprecare e lanciare ordini a destra e a manca, manco fosse il padrone del mondo. E ogni tanto ho provato a impormi, ma niente. Mello picchia duro, posso avere tutta la ragione del mondo, ma se oso contrastarlo, chissà perché, mi risveglio col 70% del corpo coperto da ematomi violacei. Sempre.

Mello  fatto così, che ci posso fare? E per quanto mi riguarda, lo prendo così com’è più che volentieri.

Sto giusto per andare a preparargli da mangiare, quando intravedo un libricino dalle pagine bruciacchiate nel pavimento, che faceva capolino da sotto il letto.

Probabilmente Mello ce lo aveva addosso e sarà caduto mentre lo cambiavo.

O prendo tra le mani, assicurandomi che il proprietario dorma profondamente, prima tentare di leggere quelle poche pagine ancora leggibili.

 

16 Gennaio 2005

 

Non scriverò il mio nome su questo diario, ma parlerò della mia persona come di M.

 

 

Sogghigno. E così Mello scrive un diario come una femminuccia, eh? Se non corressi il rischio di svegliarlo mi metterei a saltellare per la gioia. Posso ricattarlo a vita con questa scoperta. Continuo nella lettura, il ghigno stampato in viso.

 

 

M. si è chiuso in una cantina abbandonata per controllare le ferite. M. riporta in totale 17 tagli su svariate parti del corpo e 25 ematomi sulle medesime. M. presenta una lacerazione inguinale profonda. M. perde sangue. M. si augura che marciscano presto 3 metri sotto terra per ciò che gli hanno fatto.

 

 

La testa mi gira, così decido di sedermi, non capendo un cazzo di quello che sto leggendo. Strizzo gli occhi per decifrare il seguito, ma ciò è impossibile: la pagina è del tutto annerita. Sfoglio il diario, cercando con lo sguardo qualcosa di leggibile, il diario tenuto ben stretto dalle mie mani guantate, mentre porto una di esse a togliermi i goggles dal viso e portarmeli tra i capelli. 

 

Anche qua, non leggo nulla se non qualche frase alla rinfusa.

 

A M. non piace la pioggia, perché

 

Mi massaggio le tempie.

 

M. è entrato nel giro di prostituzione più vicino ai mafiosi. Se fortunato, M. potrà avere accesso al covo.  Per inciso, M. è maschio, e i clienti sono più duri con M. appunto perché è più resistente. Ma a M. non importa, perché M. deve diventare il numero uno a qualsiasi costo.

 

Mi prendo la testa tra le mani, singhiozzando. Chissà perché, i sensi di colpa mi attanagliano lo stomaco, non mi fanno respirare. Lo sapevo, io, che si sarebbe cacciato nei guai, e sapevo anche che è un idiota, ma non pensavo lo fosse fino a questo punto.

Allungo istintivamente una mano per spostargli una ciocca di capelli biondi dalla fronte.

 

Con mani tremanti, sfoglio qualche altra pagina. Le date non vengono più riportate. Alle orride descrizioni si intrecciano frasi di quella che sembra l’Apocalisse, un contrasto netto che sicuramente faceva sentire meglio il mio migliore amico.

 

 M. ha fatto tutto ciò che R. voleva. R. è il capo, qui, ma con un po’ di buona volontà M. riuscirà a sottometterlo, sebbene per adesso sia sicuramente lui a sottomettere M.

R. non ci va leggero per niente, ma non che M. si aspettasse un trattamento migliore.

 

 

*Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese

 

 

M. non ha paura di soffrire. Adesso, ad esempio, presenta la seconda costola falsa sulla destra fratturata, un preoccupante ematoma ala base del collo e la medesima lacerazione inguinale, che M. non crede sia mai guarita né si illude che guarirà mai.

 

*Conosco le tue opere
e la tua tribolazione,
e la tua povertà
tuttavia sei ricco
e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei
e non lo sono,
ma appartengono alla sinagoga di satana.

 

 

Con gli occhi colmi di lacrime, continuo a sfogliare.

 

M. è stato scopato più del previsto, oggi. M. ha peccato contro la Vergine Casta e lo sa, M. è un peccatore e ne è consapevole. M. ritiene opportuno togliersi il rosario, ma non lo fa mai. Forse la Santissima Vergine gli concederà il Suo perdono.

 

*Conosco le tue opere,
la carità,
la fede,
il servizio
e la costanza
e le tue ultime opere
che sono migliori delle prime.

 

A M. manca terribilmente M2, anche non glielo dirà. M2 è solo uno stupido, ma uno stupido di cui non riesce a fare a meno. M. pensa a M2 ogni volta che lo sbattono, perché così fa meno male, o almeno si illude che faccia meno male, perché, per inciso, fa sempre un male del cazzo.

 

*Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio
e non ne uscirà mai più.
Inciderò su di lui il nome del mio Dio
e il nome della città del mio Dio,
della nuova Gerusalemme che discende dal cielo,
da presso il mio Dio,
insieme con il mio nome nuovo.

 

Sei un cazzo di bigotto, Mello…

Ado in ginocchio, singhiozzando. Sei uno stupido, come hai potuto?! Cazzo, che botta per quel fottuto orgoglio che ti ritrovi… non avrei immaginato che ti saresti fatto scopare a sangue da dei perfetti estranei pur di battere quella zecca albina di Near.

 

Ora M. ha la situazione in pugno, ed è stanco di farsi sbattere. Chi era preda, diverrà predatore.

Per chi mangiava, è giunto il  tempo di essere mangiato.

*Non temere!
Io sono il Primo
     e l'Ultimo
     e il Vivente.
Io ero morto,
     ma ora vivo per sempre
e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi.

 

 

M. sconfiggerà N. una volta per tutte. M. si imporrà una volta per tutte. M. è il numero uno. M. è il predatore silenzioso che assalirà la candida preda allo spuntare della luna.

M. non sta divagando. M. sta solo progettando.

 

*«Temete Dio
e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto il cielo
     e la terra,
     il mare
e le sorgenti delle acque».

Chiudo il diario con un colpo secco. È pazzo. Gli è andato a puttane il cervello.

Mi serve una sigaretta… ne ho un disperato bisogno.

Faccio il primo tiro e già sento le idee farsi più lucide. Allora, niente panico. Calma.

Il tuo migliore amico ha fatto la puttana, e allora? Il tuo migliore amico è una suora mancata, e allora? Il tuo migliore amico faceva fantasie sessuali su di te mentre si faceva tutti i mafiosi di Los Angeles… e cazzo, questo no!

Mi alzo in piedi, facendo avanti e indietro per la stanza.

- Matt…-

Alzo lo sguardo, irrigidendomi. Se mi becca che ho letto il suo diario sono fottuto.

Ma tiene ancora gli occhi chiusi, e con una mano stringe forte il rosario che porta al collo.

- Di chi è… la colpa…del castigo di Babilonia?-

Udendo le prime cinque parole sto per rispondere automaticamente “di Near”, poi faccio caso al resto della domanda e mi zittisco. Delira.

- …dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli…-

Mi avvicino e gli tampono la fronte con un panno bagnato, tentando in tutti i modi di farlo stare tranquillo.

- Non c’è nessun angelo qui…- “a parte te”, aggiungo mentalmente. Spengo la sigaretta per non infastidirlo col fumo.

Lo vedo spalancare gli occhi. Mi afferra per la maglia.

- Matt… va, e versa sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio!-

Cazzo, non è solo rincitrullito, è pure posseduto!  Decido di vegliarlo per il resto della giornata, ascoltando la Parola Santa e i castighi dell’Agnello Immolato e dell’Ira di Dio.

 

 

- E’ colpa di Eva.-

Dice ad un tratto, e dal suo sguardo deduco che è cosciente.

- Eh?- Faccio io, alzando gli occhi dal game boy.

Mello scosta le coperte e si alza in piedi. Con mio enorme stupore, non barcolla. Si avvicina alla finestra a piccoli passi, ascoltando le urla inferocite degli autisti bloccati nel traffico e i suoni dei clacson.

- Se ho dovuto fare quel che sai che ho fatto. Se l’uomo non fosse dannato, io sarei il numero due senza provare rancore.-

Rimango imbambolato.

- Ma di cosa parli?- Faccio, fintamente stupito.

- Matt, poche prese di culo, lo so che hai letto il mio diario!-

Dice, fulminandomi, e la parte sinistra del suo corpo non fa che aumentare i brividi di paura che mi galoppano lungo la spina dorsale.

- Beh, se Eva non avesse colto la mela non ci avrebbero spediti a calci in culo sulla terra e non esisterebbero le sigarette e i videogame, quindi, per quel che mi riguarda…-

- Matt! Sii serio, cazzo! Non hai studiato la genesi?! L’uomo è dannato. È il peccato originale, la disobbedienza, la gola, la voluttuosità… io ho peccato il lussuria.-

- No.- Dico subito – Quei porci hanno peccato in lussuria, tu non hai peccato in nulla.-

Non risponde, continuando a fissare il cielo che si dipinge d’aurora.

- E poi…- continuo, accendendomi l’ennesima sigaretta – Se il serpente non l’avesse tentata, Eva non avrebbe colto la mela…-

 Non sei Eva, Mel… tu sei la serpe tentatrice

 

 

 

Sfreccio.

Sfreccio veloce, parecchio. Sono come Tanner di Drive… solo più affascinante. Ridacchio, fumando una sigaretta, sentendo l’adrenalina scorrermi nelle vene, quella sensazione di libertà che ogni uomo prova nello schiacciare al massimo l’acceleratore, ingranare la quarta e mandare i freni a farsi fottere.

Ho le auto di Takada alle calcagna, odo le loro ruote gracchiare nell’asfalto ad ogni curva, tentando di acciuffarmi. Non ce la farete. Io combatto per la mia Serpe tentatrice, perché il suo veleno sia acqua fresca per me.

Ecco, mi hanno circondato. Mordimi, Mello, mordimi forte, avvelenami perché sto morendo, cantami la tua ninnananna di morte, illudimi di carezzarmi mentre mi strangoli, illudimi di abbeverarmi mentre mi avveleni.

La mia ironia non mi salva il culo, questa volta. Ecco che fine fa chi si schiera dalla parte del Serpente, dalla parte dell’Arcangelo che si illudeva di poter domare l’inferno senza scottarsi.

Le mie ossa si frantumano sotto la forza bruta dei proiettili, i miei organi vengono trapassati, i miei occhi chiusi per sempre. Accenno un lieve sorriso.

Se non avessi tentato Eva, l’uomo non sarebbe stato cacciato dal Paradiso, da quell’eterna beatitudine in chi spero, in fondo, di crogiolarmi per sempre.

Voglio seguire la mia Serpe. Se a essa viene schiacciata la testa, che schiaccino la testa anche a me.

I miei occhi si chiudono, consapevoli di non vedere mai più la luce del sole, lo schermo luminoso del game boy, (a proposito, l’avevo messo in carica prima di uscire?) il viso di Mello.  

Le mie labbra si distendono il un lieve sorriso, prima di raffreddarsi. E questa volta, mia adorabile serpe, né il sole di mezzogiorno né i tuoi baci tentatori potranno mai più riscaldarle.

 

No, la pioggia non mi piace per niente

 

 

FINE

Ok, scritta la ficcy per celebrare le vacanze estive! Mi rendo conto del fatto che  la situazione non sia delle più originali, e anche del fatto che sia decisamente lugubre, ma vabbè... 

Le frasi in grassetto contrassegnate da un asterisco (*) sono prese dai vari libri dell'Apocalisse. Le altre sono invenzioni mie!
Ovviamente dedicata al mio Melchan che di sicuro NON verrà a commentare (ti voglio bene, tesoro!) spero che sia leggibile!
P.S. Ho messo il rating arancione semplicemente per via del linguaggio colorito e della situazione, ditelo pure se ritenete necessario che lo abbassi.

Alla prossima!
Sasori
  
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