Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: jennybrava    19/06/2010    9 recensioni
"La cioccolata calda ha il potere di rendere felici"
Ambientata tre anni prima dell'arrivo dei Cyborg, questa è la prima di una serie di quattro fanfiction.
Bulma e Vegeta, il Natale e, sopratutto, la cioccolata calda.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Coffee Lovers
HOT CHOCOLATE LOVERS
For the First Time
"La cioccolata calda ha il potere di rendere felici."



















[Sei settimane prima di Natale]


Col passare del tempo rinchiuso in quella immensa casa, Vegeta era riuscito ad apprendere alcune forme basilari di comportamento che persistevano in quel sasso chiamato Terra: era riuscito ad assimilare gli orari di colazione, pranzo e cena (più per necessità che per educazione) ed era riuscito ad arrivare alla sua camera senza doversi necessariamente perdere fra quei corridoi tutti uguali.
Fù al secondo anno della sua permanenza in quella casa che si diede pena di rendersi conto che oltre a lui, in quella casa per l'appunto, esistevano altri esseri dotati di ingegno.
Se l'anno prima avesse considerato esseri dotati di ingegno quelle tre forme di vita che non facevano altro che assilarlo dalla mattina alla sera, sicuramente non avrebbe resistito fino ad adesso.
Fù così che la mattina di quel secondo anno decise di promuovere ufficialmente quelle tre forme di vita terrestri a esseri dotati di ingegno e degni della sua più minima briciola di considerazione.
Era un grande passo, pensò, e avrebbero dovuto ringraziarlo per quel favore. Avrebbero dovuto come minimo prostrasi ai suoi piedi.
Ma col passare dei mesi si rese conto che nessuno di quei terrestri sembrava essersi accorto del suo favore, ognuno di loro continuava felicemente con la sua patetica vita, allegro e spensierato come non mai.
E tutti sembravano sempre più gentili con lui, così maledettamente appiccicosi e insopportabile. 
Non sopportava tutta quell'atmosfera, sopratutto perchè cominciava ad avvicinarsi quell'odiosa ricorrenza che quei maledettissimi terrestri chiamavano Natale e che insistevano affinchè la trascorresse con loro.
Era per questo che negli ultimi tempi aveva preso a trascorrere le sue giornate fuori da quell'edificio: si alzava all'alba, presto, molto presto; e rincasava tardi nel cuore della notte.
Non era una bella vita quella di quei mesi, e lui l'avrebbe cambiata anche instantaneamente se le cose che gli accadevano attorno non glielo avessero impedito: una volta aveva tentato di rimanere ma quella oca della madre della terrestre lo aveva avvicinato, invitandolo ad assaggiare qualcuno dei suoi stupidi dolcetti.
L'aveva minacciata di morte ma lei aveva soltanto ridacchiato e se ne era andata via sculettando.
L'idiozia terrestre lo lasciava basito certe volte ed il fatto che, nonostante le sue minaccie, quei tre continuassero a trascorrere tranquillamente la loro patetica vita di certo non l'aiutava con i suoi propositi.
Proprio per questo aveva ufficialmente deciso di assentarsi per la maggior parte della giornata, durante quelle settimane dove la Terra appariva ai suoi occhi di Saiyan crudele e mietitore, ancora più ridicola e smielata.
Fù così che quel giorno di settimana, Vegeta rincasò a notte fonda, verso le tre del mattino.. per la finestra ovviamente. Quando calpestò il tappetto del salotto si ritrovò a pensare che c'èra già qualcosa che non andava.
Automaticamente e come da riflesso, si diresse verso la cucina spaziosa e abbondante di cibo che era a qualche corridoio di distanza dal salotto. Era l'unica così buona e utile di quella casa, oltre alla Gravity Room.. s'intende.
Aprì la porta bruscamente e senza fare a caso a nessun rumore proveniente da dietro a essa. Aveva solo fame.
E poi successe qualcosa che non lo fece trasalire, ma che comunque lo sorprese abbastanza da accendere l'interruttore della luce e guardarsi attorno.
- Aaaah! -
Sentì un tonfo e un'urlo femminile, seguito da uno scrosciare di piatti; assottigliando gli occhi, si osservò attorno. Vedeva solo ante, cassapanche, fornelli e frigoriferi iperteconologici. Niente di sospetto.
- Ahia, che male! -
D'improvviso da dietro al bancone spuntò la figurina sottile della terrestre dai capelli azzurri, con espressione sofferente in volto e un mano che teneva il fianco.
- Maledizione! -
Scocciato dalla presenza di quella terrestre fastidiosa, addirittura più fastidiosa di quella oca di sua madre, decise deliberatamente di ignorarla, passandole accanto senza rivolgerle alcuno sguardo.
- Ma insomma, Vegeta! - strillò quella, massaggiandosi il fianco dolorante. - Ti sembra questo il modo di piombare in cucina!? - disse con la sua vocina stridula. - Sono le tre del mattino! -
Bulma Briefs, irritata, lo fulminò con lo sguardo, salvo dopo rendersi conto in che stato era la cucina. Cadendo si era trascinata dietro tre piatti di costosa ceramica che stava accuratamente decorando. Alle tre del mattino.
Cacciando l'ennesimo strillo, si accovaccio per terra, mettendosi le mani fra i capelli. - Razza di scimmione! Guarda cosa hai combinato! -
Vegeta, irritato, la fulminò con lo sguardo, digrignando i denti. - Spostati, donna. -
Bulma si alzò, pronta a dar fuoco e fiamme. - Smettila di chiamarmi donna! - urlò. - Io sono Bulma! Ho un nome! - urlò. - BULMA! -
Vegetà ridusse ad ammasso di plastica la bottiglietta d'acqua che aveva preso dal frigorifero. - Stai zitta! - ringhiò. - La tua voce mi da alla testa! -
- Meglio così, allora! - ribattè, indignata.
E calò un silenzio fra loro che prontamente venne interrotto dal gorgoglio dello stomaco vuoto di Vegeta. Bulma cercò di trattenersi ma alla fine scoppiò in una risata decisamente esagerata, sotto allo sguardo adirato del Saiyan.
- Deduco che tu abbia fame, Vegeta. - singhiozzò, asciugandosi le lacrime dagli occhi per il troppo ridere. E sempre ridacchiando gli passò accanto, raccogliendo l'ultimo piatto rotto per terra. - Vuoi che ti riscaldi la cena? -
D'improvviso, nonostante quello che era successo prima, le era tornato il buonumore.
E senza aspettare una sua risposta, si diresse verso i fornelli, salvo arrestare la sua marcia per qualcosa che le fece aggrottare la fronte. - Ma cos'è questo odore? - sbottò. Annusò l'aria e si rese conto che proveniva da Vegeta. - Bleah, Vegeta! - fece una smorfia con il viso. - Vai subito a farti una doccia! Puzzi in modo indecoroso! -
Questa volta Vegeta spalancò la bocca, offeso. Come si permetteva di dire una cosa simile? Lui non puzzava affatto!
- Io non puzzo! -
- Questo è quello che pensi tu! - proferì la donna, schifata. - Vai a farti una doccia immediatamente! Altrimenti non mangi! -
- Come osi, stupida terrestre..- ringhiò. - Non appena batterò quegli stupidi cyborg tu e questa casa farete la stessa fine.. -
- Sì, sì, sì.. certo, Vegeta. Moriremo tutti. - borbottò, agitando una mano con fare noncurante. - Uuuh, che paura! - e agitò le dita. - Ma adesso fila a farti una doccia, non intendo servirti la cena conciato in quel modo! - sbottò. - Questa si chiama buona educazione! Non puoi presentarti in cucina tutto sudato e appiccicoso! -
Se lo sguardo avesse potuto uccidere, Bulma sarebbe crollata a terra priva di vita già da tempo: ma queste cose non succedevano, e Vegeta non potè fare altro che voltare le spalle a quella donna e salire ai piani superiori per darsi una rinfrescata, reduce da una lunga sessioni di allenamenti e spinto dalla fame che addirittura gli offuscava la ragione.
Quando tornò in cucina, seriamente irritato e con un umore così nero che avrebbe addirittura potuto tentarlo nel far' saltare per aria quella casa, se non avesse avuto fame s'intende, trovò il bancone colmo di portate e la terrestre intenta a dipingere con un pennellino sottile alcuni ghirigori su un piatto.
Alle tre del mattino.
Si sedette al suo posto, ovvero il più possibile lontano da lei che aveva tutta l'aria di chi non aveva la minima intenzione di andarsene, e prese a mangiare con foga ogni singola cosa che gli capitava sotto mano. Bulma alzò ripetutamente lo sguardo e con disgusto commentò. - Certo che voi Saiyan non sapete proprio comportarvi a tavola. - disse. - Vegeta, nessuno ti ha mai insegnato a mangiare con le posate? -
Vegeta non le rispose e non ebbe la minima intenzione di farlo: desiderava solo terminare il suo pasto e andarsene a letto.
- Ah, chissà cosa direbbero i maestri del bon ton innanzi ad una simile sciagura. - sospirò, picchiettando con il pennelo sul bordo del piatto. Soddisfatta del suo lavoro, sorrise, passando ad un'altro piatto. Prima di riniziare da capo, Bulma afferrò una tazza lì vicino e se la portò alle labbra, assaporandone il contenuto dolce. Sorrise di nuovo: cioccolata calda.
Vegeta terminò il suo pasto molto in fretta; fece per alzarsi ed andarsene ma qualcosa lo trattenne: una tazza, una semplice tazza rossa attirò il suo sguardo. Bulma ne seguì la linea e, sbattendo gli occhi, sorrise. Per l'ennesima volta. - E' cioccolata calda. - gli disse, osservandolo.
Vegeta non ritenne fosse una cosa così basilare e di vitale importanza per il suo fabbisogno energetico quotidiano, e allora voltò le spalle alla donna, alla cioccolata calda e alla cucina e se ne andò senza nemmeno dire grazie.
Bulma lo seguì per tutto il tragitto, aggrottando la fronte, offesa.


***

[Cinque settimane prima di Natale]

Seppur con i migliori propositi di non farsi beccare da anima viva appena rincasato, Vegeta non potè non notare la luce accesa della cucina, la settimana dopo. Con un terribile presentimento si avvicinò, spinto dalla curiosità, e dalla fame, e.. se ne pentì subito. Fece per fare retromarcia ma una voce femminile lo accolse con un entusiasmo mascherato con rimprovero.
- Ti sembra l'ora di rientrare, Vegeta? -
Bulma Brief, conciata in modo ridicolo, lo fissava con severità. Il suo tono di voce gli dava letteralmente ai nervi e meditò seriamente l'ipotesi di terminare con la sua vita, pensando che magari qualsiasi altra persona in futuro gli sarebbe addirittura stata grata di averlo fatto. Accarezzò quell'idea in segreto, pregustando con gioia  il sapore della vendetta e della vittoria. Ma il tono saccente e acuto di quella donna lo riportò, con amarezza, alla dura realtà: quella terrestre gli serviva. E gli serviva viva.
Non poteva negare che, dopo anni trascorsi dentro quella casa, quella terrestre avesse un cervello degno di far competenza ai migliori scienziati Saiyan.
- Hai fame? - aggiunse. - Ti riscaldo la cena, se vuoi. -
Vegeta la osservò bene con i suoi occhi neri come la pece e Bulma sostenne lo sguardo con fermezza. - A patto che tu vada a fare una doccia, prima. Sei tutto sudato e appiccicoso.  -
Il Saiyan le voltò le spalle con decisione e uscì dalla cucina senza fiatare. Bulma sorrise vittoriosa, e mentre terminava di versare la farina nella ciotola, accese il microonde e mise a riscaldare i tre polli arrosto che aveva preparato quella sera.
Quando Vegeta tornò, ancora con i capelli umidi dalla doccia, e con un asciugamano sulla spalla destra, trovò il bancone imbandito e la terrestre tutta intenta nella preparazione di un impasto giallognolo. Aveva il viso sporco di farina e cioccolato.
Dopo averle lanciato un'occhiata in tralice, si sedette al suo posto come se niente fosse e prese a mangiare ciascuna pietanza servitagli. Bulmo lo osservò svariate volte, mentre amalgamava il suo impasto, mentre aggiungeva il cacao, mentre appiattiva l'impasto nella teglia.
- Di un po' Vegeta. - proferì, con curiosità. - Dov'è che vai sempre, in questi giorni? -
Vegeta non le rispose e non ebbe la minima intenzione di farlo: la presenza di quella terrestre gli dava seriamente sui nervi.
- Non vuoi rispondermi? - aggiunse. - Certo che sei proprio maleducato. -
Vegeta ringhiò, buttando l'ultimo piatto su una pila precaria.
- La vuoi una tazza di cioccolata calda? - intervenne Bulma, con voce angelica. Vegeta, che stava per andarsene, assottigliò lo sguardo, sinceramente perplesso.
Bulma sbattè gli occhi. - La vuoi o no? -
La mancata risposta del Saiyan insinuò nella donna una piccola questione, una domanda, un puntino che per due minuti buoni, fermi uno davanti all'altro e separati dal bancone, assillò Bulma.
- Vegeta? - disse, cercando di scegliere con cura le parole. - Vegeta, tu sai cos'è una cioccolata calda, vero? -
E si mosse verso i fornelli, versandone un po' dentro ad un tazza e offrendogliela; con leggera esitazione. Vegeta osservò il suo braccio per una buona manciata di secondi, perplesso. Non si era pienamente saziato.
- Vegeta, non dirmi che non hai mai bevuto una cioccolata calda in vita tua. -
La risata argentina con cui accompagnò quella frase lo colpì più di quanto fosse lecito. Aveva buttato la sua testa azzurra all'indietro e lasciato intravedere il solco dei seni nivei. Sembrava una ragazzina.
Assottigliò lo sguardo. - Chiudi il becco, donna. -
Lei smise di ridere e, impudentemente, gli si avvicinò con il busto sporgendosi dall'altro lato del bancone. Lo osservò con i suoi occhi azzurri e con un sorriso ad incresparle le labbra. - Assaggiala, forza. -
Vegeta la osservò con irritazione. - No. -
- Oh, non fare il capriccioso Vegeta. - sbottò Bulma, sinceramente divertita da tutta quella situazione. - La cioccolata calda non ha mai ucciso nessuno. - disse. - E poi lo sai benissimo anche tu che la mia cucina è favolosa. -
Vegeta era davvero incuriosito da quella strana bevanda dall'odore dolciastro che la terrestre gli aveva consegnato a forza e che lo invitata ad assaggiare. Era scura, densa e calda.
Non aveva la minima intenzione di sembrare un moccioso alle prime scoperte culinarie, perchè era consapevole che in quel momento, osservando con sguardo critico quella bevanda, lo sembrava, perciò la tracannò giù tutta d'un fiato; serbandosi di assaggiarne le ultime goccie prima di posare la tazza sgarbatamente sul bancone. Era molto dolce e.. bollente.
Scocciato prese un grande respiro.
- Ti sta bene. - lo rimproverò Bulma. - La cioccolata calda non si beve mai tutta d'un fiato. -
Seriamente scocciato voltò le spalle a quella donna, dirigendosi verso la porta che spalancò. - Ehi.. ma Vegeta! - esclamò Bulma. - Non mi hai detto se ti piace! - protestò, scendendo dalla sedia e cercando di raggiungerlo. - Vegeta! - insistette. - Vegeta! -
Ma lui era già sparito.
Bulma sospirò, stringendosi nelle spalle.



***

[Quattro settimane prima di Natale]

Sebbene avesse sperato con tutto il cuore di poter finalmente procacciarsi da mangiare e gustarsi la sua cena da solo, la fortuna non era con lui o perlomeno non lo stimava un granchè.
Era rientrato che era notte fonda, le due del mattino, e aveva trovato la terrestre seduta sempre a quel posto. Questa volta però non era presa nè nella decorazione di piatti in ceramica, nè nella preparazione di una torta: stava scribacchiando velocemente qualcosa su un'enorme progetto, annotando ai margini di un'altro foglio e esenguendo calcoli con quella particolare macchinetta che i terrestri chiamavano calcolatrice.
- Ciao, Vegeta. - disse lei, senza neanche alzare il capo da quello che stava facendo. - Ti riscaldo la cena, vuoi? - propose, continuando ad annotare furiosamente. - Prima però vai a farti una doccia, sei tutto sudato e appiccicoso. -
La familiarità con cui lo trattava lo smontava più del dovuto ma decidendo di disporre della cortesia di quella insopportabile oca, Vegeta voltò le spalle e se ne andò, dirigendosi verso i piani superiori.
Quando tornò, tutto lindo e profumato, trovò la cena disposta ordinatamente su una parte del bancone della cucina e la terrestre ancora immersa nel suo strano progetto tutto scarabocchi, disegni e calcoli.
Si sedette al suo posto e prese a divorare ogni singola cosa che gli capitava sotto mano, buttando in piatti alla rinfusa uno sopra l'altro.
- Sai a cosa sto lavorando? -
Alzò appena lo sguardo dal cosciotto di maiale che stava divorando; infastidito decise di aumentare la velocità, affinchè terminasse prima e scongiurasse qualsiasi cosa stesse per riferirgli quella isterica di una terrestre.
- Alla tua Gravity Room. -
Si bloccò, perplesso.
Che aveva detto?
- Sto cercando di apportare qualche modifica al programma. - disse, pensierosa. - E di installare qualche nuovo congegno: è ancora tutto molto abozzato e confuso ma se mi ci metto d'impegno per tre settimane penso che sarà pronta. -
Vegeta riprese a mangiare, riservandosi il diritto di commentare. Non aveva alcuna intenzione di mangiare.
- Beh? - sbottò lei, quasi con espressione offesa. - Potresti anche ringraziarmi, no? -
E si alzò, voltandogli le spalle e prendendo a trafficare con pentolini e tazze, facendo un gran baccano.
Irritato, Vegeta buttò l'ultimo piatto, vuoto, sulla precaria pila che aveva formato fino a quel momento; decidendo di congedarsi e buttarsi sul suo letto.
Prima che potesse solo anche uscire dalla stanza, la voce di quella donna lo bloccò di nuovo. - Vegeta. - lo chiamò, sempre voltata di spalle. - La vuoi una cioccolata calda? -
Si irrigidì. - Chiudi il becco! - sbraitò. - Ti sembrano domande da fare a quest'ora di notte!? -
Lei si voltò con in mano due tazze colme di quella bevanda dolciastra e un sorriso tranquillo e per niente turbato. - Smettila di fare così tanto baccano. - lo rimproverò. - Assaggiala di nuovo. - lo incoraggiò. - Questa volta però con un marshmellow sopra. -
E, mentre lei beveva la sua, lui afferrò la sua tazza e la tracannò tutta.. di nuovo.
Bulma lo osservò col solito rimprovero ma non potè impedirsi di sorridere. - Ti piace di più di quell'altra? -
Vegeta non rispose, le voltò le spalle e se ne andò, sbattendo la porta.
Ma Bulma sapeva tutto.



***

[Tre settimane prima di Natale]

Successe la stessa cosa, la settimana seguente:
Dopo aver sbattuto la porta con eleganza, irritato dal fatto che la finestra del salotto fosse stata chiusa a doppia mandata, Vegeta avanzò con irritazione verso la cucina, scoprendola come le due ultime settimane a questa parte, già occupata.
Se all'inizio la cosa non gli aveva fatto per niente piacere, col tempo aveva imparato a sfruttare la presenza di quella terrestre che ogni volta ritrovava impegnata a fare qualcosa di diverso. Quel giorno stava mangiucchiando qualcosa di bianco e seguiva con ardore un programma che trasmetteva quella stupida scatola aliena chiamata televisione.
Lei non lo guardò nemmeno quando entrò in cucina. - Ciao, Vegeta. - lo salutò, senza staccare gli occhi dalla televisione. Stava mangiando dei popcorn.
Vegeta decise di ignorarla e dopo aver tragurgitato un intera bottiglia d'acqua la buttò alle sue spalle, stando attento a non centrare il cestino.
- Hai fame, vero? - aggiunse. - Ti riscaldo la cena ma solo se ti vai a fare una doccia. Sei tutto sudato e appiccicoso. -
Vegeta non le rispose, come sempre, e le voltò le spalle come tutte le volte e se ne andò dalla cucina, silenzioso. Bulma accese il microonde e in fretta e furia riscaldò il rosbeef, stando ben attenta a non staccare gli occhi dalla piccola televisione che aveva posizionato sulla sua parte di bancone.
E quando il Saiyan tornò, la trovò esattamente allo stesso posto nella stessa posizione; le braccia incrociate e appoggiate sul bancone e il volto sopra esse. Bulma seguiva come affascinata il programma che stava trasmettendo la televisione e Vegeta ebbe quasi la tentazione di chiederle cosa c'èra di così interessante da distrarla in quel modo. Ma il cibo era più importante.
Mentre mangiava, Vegeta pensò che in tutta la sua vita aveva incontrato molte creature diverse e bizzarre fra loro ma i terrestri per abitudini e modi di fare le superavano tutte. In particolare lei.
C'èra da dire che era davvero una persona particolare: tralasciando le capacità intellettive che la contraddistinguevano, quella donna era sicuramente fuori dal comune. Che persona era quella che si alzava tutti i giorni alle tre del mattino per fare stupidaggini che avrebbe potuto fare benissimo in ogni momento e ad ogni ora della giornata?
Cominciava a pensare che tutto quel siparietto fosse montato a dovere e premeditato. Non se ne sarebbe di certo stupito se quella donna avesse fatto una cosa del genere, con il cervello che si ritrovava. Ma a quale prezzo?
In tutto quel tempo non la sentì aprire la bocca nemmeno una volta e Vegeta dovette ammettere che, se se stava immobile, buona, tranquilla e se sopratutto stava zitta, quella donna risultava addirittura bella.
D'un tratto, infastidito dai suoi stessi pensieri, il Saiyan strappò con rabbia un morso di carne dalla coscia che stava mangiando; irritato. Che diavolo andava pensando?
Bulma notò il suo repentino cambiamento d'umore e alzò lo sguardo, osservando la piega che avevano preso le sopracciglia dell'uomo.
- Tutto bene, Vegeta? -
Lui non le rispose e come sempre decise di ignorarla. Se non poteva ucciderla, avrebbe sempre potuto non calcolarla.
Quando finì il suo pasto, decise di darsela a gambe più velocemente che poteva ma la voce di Bulma lo bloccò di nuovo, immobilizzando.
- Non la vuoi una cioccolata calda, Vegeta? -
Lui si voltò per mandarla al diavolo ma si ritrovò le braccia e le sue mani che gli offrivano la stessa tazza di settimane prima. Non potendo rifiutare quella bevanda che in effetti, col tempo, aveva imparato ad apprezzare, Vegeta accettò l'offerta. Vide Bulma ritornare al suo posto e sedersi.
Aveva spento quella piccola scatola e ora osservava la sua di tazza blu con sguardo vacuo. - La sai una cosa, Vegeta? -
Lui non la guardò nemmeno, ma la stava ascoltando. E lei lo sapeva.
- La cioccolata calda ha il potere di rendere felici. -
Vegeta pensò che era arrivato al massimo limite di sopportazione perciò buttò malamente la sua tazza nel lavello e voltò le spalle a quella terrestre che cominciava a diventare troppo intima e confidenziale per i suoi gusti.
Bulma, invece, sorrise.



***

 [Due settimane prima di Natale]

E ben presto, prima di riuscire in qualunque modo a scamparne, se ne ritrovò immischiato con tutte le sue ossa: divenne un'abitude a cui lui cercò di porre fine prima che iniziasse, ritrovandosene coivolto completamente.
E ogni volta che tornava la ritrovava a fare sempre qualcosa di diverso, era assurda: non decorava più piatti in ceramica, nè faceva una torta, nè lavorava ad un progetto, nè guardava la televisione; stava leggendo.
Leggeva, concentrata in quel tomo che chissà cosa raccontava. Leggeva e ogni tanto voltava le pagine, o ogni tanto si mordicchiava il labbro inferiore o ogni tanto attorcigliava una ciocca di capelli azzurri al dito.
Solo quella sera, però, si rese conto che lui la guardava.
La guardava sul serio, altrimenti non avrebbe saputo quello che stava per fare il secondo dopo. Bulma era compiaciuta da quello sguardo, più di quanto fosse lecito.
La cosa le piaceva.
- Ciao, Vegeta. - lo salutò, voltando una pagina del libro che stava leggendo. - Penso che tu abbia fame, ti riscaldo la cena. - affermò, senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo. - Ma prima vai a farti una doccia, sei tutto sudato e appiccicoso. -
E Vegeta si voltò, ubbidiente, andandosene.
Quando tornò trovò il bancone della cucina imbandite da varie prelibatezze, e la terrestre che leggeva il suo libro con le gambe accavallate e i capelli che le ricadevano scompostamente sulle spalle e sul seno.
Si sedette al suo posto e divorò tutto quello che trovava, buttando come solito i piatti su una pila disordinata e sporca.
- Lo sai cosa sto leggendo? -
Vegeta emise un basso ringhio, che sarebbe servito ad intimidirla. Avrebbe intimidito chiunque.
Ma non lei.
- E' una storia d'amore che si svolge a Natale. - disse, con voce sognante. - Davvero molto romantica: Vegeta, tu sarai con noi questo Natale? -
Decise che l'avrebbe sopportata tanto quanto bastava per terminare la sua cena, poi l'avrebbe uccisa.
Sì, l'avrebbe uccisa.
- Vegeta? -
- Sta zitta. -
Assolutamente.
- L'anno scorso non c'èri. Perchè quest'anno non rimani con noi? - insistette. Ma lui non le rispose e una domanda le sorse spontanea. - Vegeta, tu sai cos'è il Natale? - Bulma non lo sentì rispondere e dedusse che non lo sapesse.
- E' una festa che si trascorre in casa; si sta' con la propria famiglia e si festeggia. Ci si scambiano dei regali, si sta' tutti attorno all'albero di Natale, quell'albero grosso che abbiamo in salotto, non te lo ricordi? E si beve anche tanta cioccolata calda. -
Aveva parlato con un tono di voce molto intenso, quasi sensuale. Forse lei non se ne rendeva conto, ma era così.
Spaesato, Vegeta interruppè la sua abbuffata per una frazione di secondo, salvo riprenderla quando lo sguardo della terrestre si riposò su di lui. - Ci sarai, vero? -
Quel viso cominciava a distrarlo troppo e quel sorriso lo condizionava davvero troppo, per i suoi gusti. Quello stupido incontro notturno cominciava a pesare davvero troppo per i suoi gusti, quella cioccolata calda cominciava a piacergli troppo per i suoi gusti.
Quelle gambe cominciavano ad assilare davvero troppo i suoi pensieri, per i suoi gusti.
Buttò l'ultimo piatto sulla pila precaria davanti a Bulma. - Non mi infastidire, stupida terrestre -
E se ne andò, senza nemmeno bere la sua cioccolata calda.
Bulma abbassò lo sguardo, confusa.


***


[Una settimana prima di Natale]

La settimana dopo, Vegeta non tornò alla Capsule Corporation.
Ne il lunedì, nè il martedì, nè il mercoledì, nè il giovedì, nè il venerdi. E nemmeno il sabato o la domenica.
Si allenò tutto il tempo, il più possibile lontanto da quella costruzione, disperso fra i meandri del deserto dove regnava un caldo asfissiante. E Bulma aspettò il suo ritorno per tutta la settimana, seduta su quella sedia della cucina a fare cose senza senso alle tre del mattino. Ma lui non tornò.
E lei, lavando i piatti un giovedì di quella settimana e bevendo cioccolata calda da sola, si rese conto che piano piano la situazione le era sfuggita di mano.
Le era entrato dentro.
E lui, lanciando Ki-Blast e mangiando radici e foglie, per una frazione di secondo si ritrovò a sperare che quella settimana terminasse presto.



***

[Natale]

Il giorno della Vigilia di Natale, Bulma Briefs si alzò molto presto.
Passò tutta la giornata ad adornare il salotto, la cucina, i corridoi della immensa Capsule Corporation con immensi festoni, calze, ghirlande e lucine. Tutta indaffarata, trovò il tempo giusto per alzare la cornetta del telefono e comporre qualche numero, chiamando così qualche amico caro.
Aiutò sua madre a preparare i dolcetti alla cannella, aiutò suo padre a terminare di riordinare l'immenso archivio dei progetti, si impacchettò i regali che si era fatta e li posizionò sotto all'immenso albero che troneggiava vicino al camino del salotto.
Si tenne occupata tutto il giorno, in un modo o nell'altro, ma non potè non riuscire a notare l'assenza di Vegeta. Dieci minuti prima che venisse servito il cenone uscì in giardino, avvolta solo da un leggero cappotto, e battendo i denti e affondando le scarpe nella neve si avvicinò alla vecchia tondeggiante Gravity Room.
Sperando in un miracolo.
Si sporse meglio che poteva e attraverso il finestrino scoprì, con delusione, che era completamente spenta e vuota.
Digrignò i denti e con espressione stizzita in volto girò le spalle alla costruzione, rientrando in casa tutta infreddolita; il vento che le sferzava in faccia e le faceva lacrimare gli occhi.
Con un brivido si scrollò la neve dal cappottò, buttandolo sull'attaccapanni e passandosi una mano fra i capelli azzurri; socchiuse le labbra, spaesata da tutta quell'ondata di emozioni che stava provando. Si massaggiò la fronte.
Stava scemando.
- Oh tesoro, allora? - vide la figura di sua madre uscire dalla cucina con in mano un vassoio colmo di prelibatezze.
- Niente. - masticò come risposta, e il tono di voce deluso che utilizzò sorprese addirittura lei stessa.
- Che peccato! - sospirò Mrs. Brief. - Ma dove sarà finito Vegeta? - e voltò il capo cercando lo sguardo del marito che si era avvicinato alle due donne.
- Tu lo hai visto, caro? -
- No, tesoro. - scosse la testa, l'uomo. - Sono molti giorni che non lo vedo. -
- Meglio così, allora! - sbottò Bulma, seriamente stanca di tutti quei discorsi inutili. - Così impara quello stupido scimmione. Rimarrà senza cena come è giusto. -
- Oh, ma Bulma. - protestò sua madre, scandalizzata. - Come puoi dire certe cose su Vegeta? Se ne starà tutto solo al freddo, il giorno di Natale! -
- E' quello che ha voluto! - ribattè. - Questa casa non è un albergo. - disse, con voce convinta. - E adesso andiamo a mangiare, comincia a farsi tardi. - e si diresse verso la Sala da Pranzo, con passo imbufalito.
I due coniugi, non prima di essersi scambiati un'occhiata, la seguirono, accomodandosi in due dei posti di quella immensa tavolata che poteva accorgliene una quindicina.
Mangiarono e bevvero a volontà, saziandosi e conversando animatamente.
Bulma riuscì ad accantonare per un momento i suoi problemi e le sue preoccupazioni, e rise ai racconti buffi di suo padre e ascoltò quasi con attenzione i racconti di sua madre, che non riuscì ad esimersi dal raccontare la spedizione per negozi che aveva organizzato per Natale assieme alle sue amiche. Ascoltò pettegolezzi, progetti su macchine future, la ricetta dei dolci alla canella. Rise e parlò, e quando arrivò il tanto sospirato momento del brindisi non potè fare a meno di stringere le labbra.
E poi si fece tardi, passò la mezzanotte e con l'arrivo del Natale, i suoi genitori si alzarono dalle poltrone del salotto che occupavano.
Sua madre le consegnò una tazza fumante di cioccolata calda, e l'abbracciò stretta e lei si perse in quelle braccia che quando era bambina sapevano calmarla.
Suo padre le posò un baciò fra i capelli, e lei rise, perchè quella notte le riportava alla mente i ricordi dei suoi vecchi Natali di quando era piccola e cappricciosa.
- Sicura, cara? - disse suo padre, con affetto. - Se vuoi io e tua madre possiamo restare ancora un po' qui con te. -
Bulma scosse la testa, testarda. - E' tardi. - era circa mezzanotte e mezza. - Fareste meglio ad andare a dormire. -
- In questo caso, allora...- proferì suo padre. - Buon Natale, Bulma. -
- Buon Natale, tesoro. - cinguettò sua madre, sorridendole mentre usciva dal salotto.
- Buon Natale mamma, buon Natale papà. -
E quando rimase sola, tutto sembrò più caldo e semplice e.. triste.
Tutto.
Dalla luce soffusa delle candele, dallo scoppiettare del camino che riscaldava il salotto, dai regali ammassati sotto l'albero di Natale, ancora quasi tutti impacchettati, dai fiocchi di neve che si posavano sul davanzale della finestra.
Scese dal divano con ancora in mano la tazza fumante di cioccolata calda e avvolta in una pesante coperta di lana si acciambellò vicino ai regali, ai piedi del divano con la luce del fuoco del camino che le illuminava il volto.
E non seppe se fù la luce soffusa delle candele, lo scoppiettare del camino, i regali ancora quasi tutti impacchettati, i fiocchi di neve che si posavano sul davanzale della immensa vetrata innanzi a lei.. o forse l'odore di cannella che emanava quella tazza di cioccolata calda. Non seppe cosa fù, ma qualcosa si allentò dentro di lei, qualcosa che aveva tenuto sempre nascosto, e il nodo alla gola si sciolse piano piano in un pianto timido e liberatorio.
Sembrava tutto così vuoto.
E triste.
Si rigirò fra le mani quella chiave avvolta da un sottile fiocco rosso, contemplandola con le lacrime agli occhi. Perchè stava così male? Perchè l'assenza di Vegeta l'aveva colpita così duramente?
Ebbe la tentazione di distruggere tutto quanto, ogni singola cosa che la circondava; da quelle candele dalla luce soffusa, da quel camino scoppiettante, dai regali ancora quasi tutti impacchettati; distruggere anche quei fiocchi di neve che si posavano sul davanzale della finestra.
Perchè lei non era felice.
Perchè lei non era felice in quel momento.
E a Natale bisognava essere felici.
Ma lei non era felice se non c'èra lui con lei, lì.
Affondò i denti nella carne delle labbra, stringendo convulsamente la tazza fumante di cioccolata calda. Avrebbe voluto berla ma sapeva che bevendola sola non avrebbe provato niente.
La cioccolata calda ha il potere di rendere felici.
E poi ci fu' qualcosa che la distrasse appena, una frazione di secondo, qualcosa che la fece rabbrividire fino alle ossa.
Cacciò uno strillo e ondeggiò, e per un'istante la tazza tremò.. ma non ne caddè nemmeno una goccia di cioccolato.
Una mano si era posata sulla finestra.
Successe qualcosa nel suo cervello; qualcosa, forse l'istinto, le disse che c'èra qualcosa, qualcuno, che aveva bisogno di aiuto là fuori. E poi accadde tutto molto velocemente; il tempo di posare la tazza sul tavolino, disfarsi della coperta di lana che Bulma era già fuori, in giardino, in preda alla tormenta di neve del giorno di Natale.. sola in mezzo al freddo.
Si guardò attorno, stringendo gli occhi e cercando di vedere qualcose oltre quella coltre di vento che le sferzava in faccia, mozzandole il respiro.
E poi vide qualcosa, qualcuno, accasciato ai piedi della vetrata che si affacciava sul suo salotto. E a Bulma non servì nessuna conferma per capire che quella persona era Vegeta.
Senza alcun indugio gli andò incontro e gli si accovacciò accanto, scuotendolo bruscamente. - Vegeta! - urlò, con voce stridula e preoccupata. - Vegeta! -
Respirava, per fortuna. - Vegeta, cerca di alzarti! - moriva dal freddo, là fuori. Sentiva tutte le ossa congelarsi. - Vegeta! -
In preda alla disperazione scoppiò a piangere. - Vegeta! - e gli strattonò il braccio sinistro e solo allora lo sentì gemere e lanciare un ringhio imbestialito.
- N-Non mi toccare! -
E un luccichìo illuminò il suo sguardo vacuo, facendola tornare la Bulma di sempre. - Non dire sciocchezze, stupido scimmione! - sbottò. - Non vedi che freddo fa', qui fuori?! -
E Vegeta la sentì tremare.
Se aveva tanto freddo, che diavolo ci faceva fuori?
Solo in quel momento, però, Bulma si rese conto che Vegeta era ferito al braccio. - Oh santo cielo! - esclamò, ritirando la mano dal braccio del Saiyan, che scoprì grondante di sangue. - Ma tu sei ferito, Vegeta! -
- Alzati, maledizione! - strillò, strattonandolo per la spalla. - Vegeta, alzati! -
E poi la vide accasciarsi sul suo petto, in preda ai singhiozzi. Vegeta sbarrò e sbattè gli occhi, stupito. Che stava facendo? Perchè piangeva? Perchè si preoccupava tanto?
Ma Bulma non si diede per vinta, si rialzò in piedi e, dopo averlo circuito, lo afferrò per il braccio destro, cercando di tirarlo sù con tutte le sue forze. - Vegeta! - urlò, in mezzo a quella bufera. - Perfavore Vegeta! -
E allora Vegeta fece uno sforzo immane e aiutò Bulma, e facendo leva sulla sua forza di volontà, si alzò. Bulma immediatamente lo sostenne e, circondandosi col suo braccio le spalle e circondando con il suo di braccio la vita di lui, lo trascinò a forza verso la porta, barcollando.
Bulma aprì con un calcio la porta e con una spinta buttò dentro Vegeta, che si aggrappò al muro, cercando di non scivolare.
Quando Bulma ebbe chiuso a chiave la porta, aiutò Vegeta e camminare e lo fece sedere sul divano, sotto le sue proteste e minaccie.
- Santo cielo, Vegeta! - esclamò, osservando la sua fertia sul braccio. Lo sentì irrigidirsi. - Ma come diavolo hai fatto a procurarti una ferita simile?! -
Vide Vegeta ringhiarle contro. - Non mi toccare! -
Bulma lo osservò, stizzita. - Chiudi il becco, scimmione! - lo rimbeccò, offesa. - Non vedi come ti sei ridotto? Pretendi che ti lasci andare conciato in questo modo? - e si alzò. - Adesso stai qui, io vado a prendere il kit di pronto soccorso per medicarti. -
- Non accetto ordini.. - e fece per alzarsi ma barcollò e caddè di nuovo disteso sul divano.
- Anche se non accetti ordini, non sei in condizioni di muoverti! - sbottò Bulma, con tono soddisfatto. - Non muoverti! -
E Vegeta la vide andare via, tutta infreddolita e piena di neve e lui si lasciò cullare dall'atmosfera di quel salotto, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ad un sospiro.
La sentì tornare grazie ai suoi passi, aveva dei passi leggeri, quasi impercettibili. Ma c'èrano.
Si era cambiata, e in mano aveva una cassettina e una pila di coperte una sopra l'altra. Gliene appoggiò una sulle spalle nude.
Gli si accovacciò accanto. - Dammi il braccio. - gli ordinò, aprendo la cassettina.
- No. -
- Vegeta. -
E lei fece come sempre: quello che non le veniva consegnato se lo prese da sola.
E prima che se ne accorgesse, passarono i secondi e i minuti, in balia delle attenzioni e delle cure di lei che gli medicava le ferite con un'attenzione che lo lasciava basito. Gli fasciò il braccio, gli curò le ferite sulla fronte, sul petto.. senza battere ciglio. E poi si inginocchiò ai suoi piedi e gli osservò le mani, coperte da escoriazioni e bruciature, colpa dei Ki-blast che aveva lanciato tutto il giorno contro una roccia.
E dopo averle disinfettate, avvolse attorno ad esse delle bende, lentamente.. come solo una moglie fa' col proprio marito. Vegeta la lasciò fare per tutto il tempo, non aprì bocca, si limitò ad osservarla fino a quando lei ebbe definitivamente terminato.
La vide alzarsi in piedi e spolverarsi i pantaloni. - Ho finito.. - disse, con un sospiro. - Vedi di non agitarti, stupido scimmione, d'ora in poi. Sai quanto erano gravi quelle ferite? Un'altro po' e ti avrei dovuto mandare all'ospedale, voi Saiyan siete proprio dei maniaci ossessianati con la guerra, non sapete fare.. -
- Perchè lo hai fatto? -
Bulma smise di blaterare cose senza senso e osservò l'uomo, un po' ammaccato, che la fissava seduto sul divano.
Non potè impedirsi di arrossire, accarezzando in segreto l'idea di dirgli tutto, ma dopo aver scosso la testa e essersi convinta che quello a cui stava pensando lo faceva solo quando aveva ancora sedici anni, optò per qualcos'altro. - Io.. - disse, esitante. - .. mi sento molto attaccata a te, Vegeta.-
- E non voglio che tu ti faccia del male. -
Vegeta alzò impercettibilmente un' sopracciglio, sorpreso, continuando ad osservarla con severità. Che diavolo stava farneticando, quella terrestre?
Aveva parlato con un tono angelico e candido, quasi come se fosse una bambina di tre anni che confessava la sua segreta passione per le caramelle.
Quel tono di voce l'aveva mandato in confusione e per un'istante, uno solo, aveva pensato alla terrestre come qualcos'altro.
Come qualcosa da toccare e baciare.
Forse lei non se ne rendeva conto, ma, alla luce del camino, sembrava bella.
E tremendamente sensuale.
Calò un silenzio intenso e Bulma voltò il capo, turbata, osservando insistentemente il camino che bruciava, riscaldando l'ambiente. Si avvicinò a quest'ultimo e tese le mani, sfregandole e sospirando. Vegeta continuava ad osservarla.
- La vuoi una cioccolata calda? -
Prima che potesse soltanto osare risponderle, e entrambi sapevano che le avrebbe risposto molto male, se ne andò, dirigendosi verso la cucina. Mentre, in cucina, versava il contenuto del pentolino dentro ad una tazza rossa, Bulma pensò di essersi ugualmente comportata come una stupida. Ma ormai il danno era fatto e tanto valeva continuare.
Quando tornò in salotto con in mano la tazza, si sentì osservata per tutto il tempo. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi quando gli consegnò la tazza di cioccolata calda.
Tuttavia lui non l'accettò come aveva fatto le volte passate, continuò a guardarla intensamente e Bulma in quegli occhi buii come la tempesta, scorse un luccichìo che la mandò nel panico.. e che le provocò un piacevole brivido lungo la schiena.
Vegeta si alzò e mosse un passo e come da riflesso lei ne fece uno indietro, e lui uno avanti e lei uno indietro. Lui le strappò dalle mani la tazza di cioccolata calda e se la portò alle labbra, bevendola tutta d'un sorso, continuando ad osservarla intensamente.
Bulma respirò forte, inumidendosi d'istinto le labbra.
E poi successe tutto molto in fretta: Vegeta buttò la tazza, ormai vuota, dietro a sè e anche se una parte del cervello di Bulma si chiese che fine avesse fatto e se si fosse rotta, un'altra parte era impegnata a registrare quello che stava succedendo. Vegeta, tutto d'un tratto, l'aveva attirata a sè bruscamente e l'aveva baciata.
La stava baciando.
Bulma sbarrò gli occhi azzurri, incredula, e prima di rendersene solo conto si ritrovò avvinghiata alle sue spalle, sognando qualcosa che stava accandendo realmente. Avrebbe voluto urlare, pestare i piedi per terra, esprimere la sua gioia, la sua felicità, a tutto il mondo.
Voleva che tutto il mondo provasse quello che lei stava provando in quel momento; avvolta fra le sue braccia, vittima delle sue carezze..
Bulma sorrise sulle labbra di Vegeta, ricambiando il bacio.
Lui la stava baciando.
Il giorno di Natale.
La cioccolata calda ha il potere di rendere felici.
E lei era felice.



FINE




Nda:
Salve a tutti, lettori.
Come avrete visto, ultimamente sono molto prolifera nella sezione Dragonball. ^^
E' davvero bello tornare a scrivere qualcosa su questo fandom.
Come avrete letto, questa è la prima storia di quattro che hanno come temi principali il Natale e la cioccolata calda. Che ne pensate? Vi piace l'idea?
Mi piacerebbe sapere inoltre cose ne pensate di questa fanfiction: troppo romantica, banale, smielata? Ho cercato di mantenere Vegeta abbastanza IC, ci sono riuscita?
In realtà questa storia avrebbe anche un finale alternativo, molto più romantico, ma ho optato quello col tratto più sensuale per non sfociare nel OOC. Mi sembrava di aver tartassato Vegeta abbastanza per tutta la storia XD
Comunque, per chi fosse interessato alla lettura del finale alternativo mi contatti, io glielo invierò al più presto.
Ringrazio infinitamente i lettori e i recensitori (?) di "On Your Back
~ Goodnight " (nove recensioni addirittura!). Siete state tutte meravigliose e gentilissime e i vostri complimenti mi hanno fatto davvero emozionare: BulmaMiky, sese87, giusiemo291, FaNny SoNny, Maia74, uranian7, Lady Lexy, Luna_07, Kikka1993. Grazie mille ^^
La prossima One-Shot arriverà presto, nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate di questa.
Ciao a tutti!






















   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: jennybrava