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Autore: ilaria8    21/06/2010    5 recensioni
Era passata ormai una settimana dai funerali e la situazione non sembrava migliorare…tutti erano spaventati e sotto pressione. La facilità con cui Red John aveva fatto infiltrare Rebecca tra di loro era disarmante, ed il fatto che nessuno abbia avuto il minimo sospetto li terrorizzava.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo mio scritto è pubblicato senza alcuno scopo di lucro

Anticipazioni: Salve a tutti!

Premetto che questa ff è ambientata all’incirca verso la metà della seconda stagione di “The Mentalist”, ovvero dopo la morte di Bosco e il suo Team. Sarà intorno ai 3/4 capitoli se tutto andrà come previsto…per il resto…non mi rimane che augurarvi una

Buona Lettura!

 

Questo mio scritto è pubblicato senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Don’t you dare!

 

Dopo la tragica morte di Sam Bosco e il resto del suo team, Lisbon e gli altri non sapevano come comportarsi.

Era passata ormai una settimana dai funerali e la situazione non sembrava migliorare…tutti erano spaventati e sotto pressione.

La facilità con cui Red John aveva fatto infiltrare Rebecca tra di loro era disarmante, ed il fatto che nessuno abbia avuto il minimo sospetto li terrorizzava.

Rebecca stava accanto a loro ogni singolo giorno; gli portava i caffè, li aggiornava sui casi, li aiutava in ogni cosa richiedesse la sua presenza, e loro non avevano notato il benché minimo segno di un qualche pericolo; nessuno si sentiva al sicuro e tutti sospettavano l’uno dell’altro.

Dopo le dimissioni di Minelli, il dipartimento del CBI era stato affidato momentaneamente all’Agente Anthony Smith, un giovane che nonostante l’età era già in grado di ricoprire un ruolo simile.

Il giorno stesso del suo arrivo, convocò Lisbon nel suo ufficio, per farsi illustrare le procedure basilari che venivano svolte negli uffici del CBI.

Jane lo osservò attentamente anche dopo avergli parlato per qualche istante dopo essersi presentati; doveva ammetterlo…non gli piaceva proprio ad un primo esame, ma questo era sottointeso…Virgil Minelli era insostituibile per quel dipartimento!

Smith aveva riassegnato il caso Red John a Lisbon e alla sua squadra, ma nessuno sembrava esserne felice; solo Jane vedeva un lato positivo in tutto ciò: ora per conoscere le informazioni riguardanti il caso non doveva piazzare microspie in giro per il CBI, ma poteva semplicemente leggere liberamente i file.

Cho, Rigsby e Van Pelt al contrario, erano molto preoccupati; sapevano benissimo che Red John stava giocando una partita, i cui giocatori solo erano lui e Jane, mentre tutti gli altri erano solo pedine che potevano essere eliminate come la squadra di Bosco.

Lisbon, dopo la morte di Sam e le dimissioni di Minelli era completamente distrutta. Arrivava in ufficio sempre in ritardo , dopodiché si chiudeva nel suo ufficio e non ne usciva finché non si presentava loro un nuovo caso, nel quale si faceva accompagnare per le indagini da Cho, e non più da Jane.

Loro due non si parlavano più dal giorno del funerale e la squadra non sapeva come comportarsi , così avevano deciso di sistemare le cose una volta per tutte.

-Jane…c’è una persona da interrogare…Van Pelt vorrebbe la tua assistenza!- spiegò Rigsby che si era avvicinato al divano dove si trovava Jane.

-In che sala interrogatori si trova?- chiese il biondo alzandosi stancamente.

-Nella 3…Van Pelt ti informerà di tutto!- concluse dirigendosi verso il cucinino.

Pochi minuti dopo, Van Pelt si precipitò nell’ufficio di Lisbon correndo.

-Boss…!- esclamò senza fiato.

-Cosa è successo?- chiese distrattamente Teresa senza neanche staccare gli occhi dal rapporto che stava sulla sua scrivania.

-Jane ha colpito il sospettato che stavamo interrogando!- esclamò.

-Dannazzione!- imprecò alzandosi velocemente per poi dirigersi verso la sala interrogatori nella quale doveva trovarsi il consulente.

Rigsby era proprio dietro di lei, e non appena Lisbon mise piede nella stanza, lui fu rapidissimo nel chiudere la porta e bloccarla.

-Cosa diavolo…- non riuscì a terminare la frase, perché si accorse di Jane che stava seduto sulla sedia senza nessun sospettato davanti.

-Ciao Lisbon!- disse senza scomporsi, quasi come se fosse a conoscenza del piano dei tre agenti.

-Cosa sta succedendo qui?- disse alzando la voce mentre tentava in tutti i modi di aprire la porta che era stata, suo malgrado, chiusa a chiave.

Jane sorrise, -La tua squadra sta usando le maniere forti, mantenendosi però astutamente a debita distanza!- spiegò come se nulla fosse, osservando il vetro di fronte a lui, che però gli mostrava solo la sua immagine riflessa; sapeva che Rigsby, Cho e Van Pelt erano lì dietro ad osservarli.

-Fatemi uscire immediatamente di qua! È un ordine!- urlò Lisbon.

-Non ti agitare…sono appena andati via!- disse sistemandosi meglio sulla sedia.

-Ho del lavoro da fare e non posso stare rinchiusa qui…e per cosa poi?- chiese tentando di aprire nuovamente la porta ma senza successo.

-Loro vogliono solo che tutto torni come prima!- sussurrò abbassando leggermente il capo.

-Ma questo non può succedere…come posso far finta che non sia successo niente?- urlò stancamente.

-Nessuno ti sta chiedendo di far questo!- alzandosi aggirò il tavolo e si avvicinò a lei –Siediti…tanto non ci faranno uscire ancora per un po’!-

-Non dirmi quello che devo fare…non ti azzardare Jane!- urlò puntandogli il dito contro.

Ormai era in preda ad una crisi isterica…non dormiva per quattro ore di fila da due settimane ormai, e la situazione che si era andata a creare non l’aiutava di certo. Aveva bisogno di staccare per un po’, ma lei testarda com’era aveva insistito per rimanere in servizio.

-Non te la devi prendere con me se il team non esegue più i tuoi ordini!- rispose alzando le mani in segno di resa.

Una risata risuonò nella piccola stanza.

-Non me la devo prendere con te?- chiese retoricamente Lisbon con un sorriso amaro sulle labbra –È colpa tua se non eseguono più i miei ordini, se Minelli se ne è andato , se Red John ce l’ha con noi, se Bosco è morto ed è colpa tua se io sono a pezzi!- urlò infine con le lacrime che le rigavano copiose le guance.

Jane non si mosse…era consapevole che Lisbon lo riteneva responsabile di tutto, ma lui non provò neanche a spiegarle.

-Non dici niente? Sei talmente vigliacco che riesci solo a staccare la morfina da un macchinario sperando che nessuno lo venga mai a sapere?- lo accuso avvicinandosi a lui.

Jane sorrise abbassando il capo, per poi andare ad incrociare nuovamente il suo sguardo.

-Non puoi capire!- rispose semplicemente mentre il suo sorriso andò man mano allargandosi.

All’improvviso un rumore risuonò nella stanza. Lisbon aveva appena mollato uno schiaffo dritto sulla guancia di Jane, che non potè far altro che massaggiarsi la parte dolorante che assumeva lentamente un colore rossastro.

-Io ho capito fin troppo bene…sei un lurido bastardo che pensa solo a se stesso e alla sua vendetta. Non ti importa di niente e di nessuno e sei pronto a sacrificare chiunque per raggiungere il tuo lurido scopo. Non posso credere di aver rischiato la mia carriera, la mia stessa vita e quella del mio team per uno come te!- concluse voltandogli le spalle per non mostrargli tutto il dolore che le stava dando.

Jane era ammutolito, dopotutto Lisbon era l’unica che si era sempre messa dalla sua parte quando era venuto il momento di scegliere; lei gli aveva insegnato molto senza mai avere nulla in cambio… solo problemi.

Era colpa sua se Red John ora aveva preso di mira anche la squadra e Minelli se ne era andato, poi considerando il fatto che per lei era come un padre, Jane non potè far altro che sentire il bisogno di scusarsi, anche se sapeva che sarebbe servito a poco ormai.

-Lisbon ascolta…- iniziò non sicuro che le parole scelte fossero le più adatte.

Lei rimase con le spalle rivolte verso di lui, tenendo il volto il più nascosto possibile dal suo sguardo.

-Ti chiedo scusa per tutto il dolore che ho causato; non era mia intenzione credimi…l’ultima cosa che volevo era distruggere la tua vita!-

Una volta detto ciò, si alzò dalla sedia e bussò due volte alla porta, fino a che Rigsby venne ad aprire.

Non appena la squadra vide lo sguardo di Jane, capirono subito che le cose non erano andate per il meglio.

Jane si avvicinò piano a Van Pelt e dopo avergli sussurrato qualcosa all’orecchio senza che nessuno potesse sentire, si voltò ed uscì dall’edificio.

Lisbon era ancora nella sala interrogatori; tremava come una foglia. Van Pelt le si avvicinò per consolarla, ma venne subito respinta bruscamente, e come lei anche il resto della squadra.

-Lasciatemi sola!- sussurrò chiudendo nuovamente la porta della stanza interrogatori.

 

 

  
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