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Autore: _Pulse_    21/06/2010    3 recensioni
“Ok ok allora. I Tokio hotel tra una settimana faranno una data qui ad Amburgo! Non è meraviglioso?!” Quasi potevo immaginarmela, nella sua camera tappezzata di poster di quei quattro, con gli occhi lucidi per l’emozione. Puah. “Sinceramente Ary, non vedo come io possa trovare meravigliosi quei quattro crucchi!” Non mi sono mai piaciuti, davvero. Soprattutto il chitarrista, quel mezzo rapper. Che schifo. Ary invece ne andava matta, poi se si parlava del suo “Bassista sessoso” Come lo chiamava sempre. Ribadisco, che schifo.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CINQUANTUNESIMO CAPITOLO (ARY) Di nuovo in due… più uno.

“Come… Cosa vuol dire che sei incinta?”

“Davide, vuol dire che aspetto un bambino!”, roteai gli occhi al cielo, portandomi le dita sulle tempie, massaggiandole.

“Sì… sì, ma… cioè… il padre sarebbe…”, deglutì.

“Georg, sì, proprio lui. Chi se no?”

“Beh”, si puntò le mani sui fianchi, in piedi di fronte a me, che ero seduta sul divano. “Potevi dirlo in una maniera un po’ più soft! Papà ha rischiato l’infarto!”

“Mi dispiace…”

“Fa niente Ary, lo sai”, si mise seduto al mio fianco e mi avvolse le spalle con un braccio, io mi appoggiai alla sua spalla con la testa, lasciandomi cullare. “Così… tu mamma, io zio!”

Lo guardai negli occhi e ridacchiai, scoprendo quel suo sorriso stupendo. Era davvero bello mio fratello, oltre che essere una delle persone più importanti per me.

“Come lo chiamerai? Io propongo Ugo se è maschio e…”

“Ugo?!”, sgranai gli occhi.

“Ugo, che c’è di strano?”

Ci guardammo per qualche secondo, in silenzio, poi scoppiammo a ridere, e non smisimo fin quando non sentimmo suonare alla porta.

“Vado io”, disse alzandosi. Lo guardai sistemarsi il cappellino viola all’incontrario, pensando che magari fosse una ragazza.

“Oh cazzo…”, mormorò.

“Chi è?”

“È… è… ehm…”

“Chi?!”

“Ge… Georg…”

“Oddio”, mi portai le mani sulla bocca, mi alzai e con uno scatto fulmineo raggiunsi le scale.

“Ary, non puoi continuare a scappare!”

“Non gli aprire!”, gridai.

“Io non gli apro se tu ti fermi e non scappi”, portò le mani avanti.

“Ok”, sospirai, fermandomi. Davide però aprì la porta di scatto e il mio sguardo incrociò quello di Georg.

“Stronzo”, biascicai, un po’ a Davide per il colpo basso e un po’ a Georg per tutto quello che mi aveva fatto e quello che mi stava ancora facendo passare.

Corsi in camera mia e mi ci chiusi dentro, senza badare a Georg che mi chiamava a gran voce da fuori la porta e ai pugni con i quali aveva iniziato a tempestarla.

“Ary! Ary, apri! Per favore!”

No, no, no!, mi coprii le orecchie con le mani, scivolando per terra con le spalle alla porta, rannicchiando le gambe al petto.

Non riuscii ad impedire a delle lacrime di tracciare il mio viso, mentre un frullato di immagini mi invadevano la testa, facendomela pulsare.

Un sorriso, una risata, una serata a parlare, i suoi occhi, una notte d’amore, un “ti amo” sussurrato all’orecchio…

“Ary, ti supplico…”

Già la prima volta in cui ci siamo visti mi hai incastrata… Col tuo sguardo, col tuo sorriso. Ora mi hai incastrata con un bambino, e torni qui chiedendomi che cosa? Supplicandomi di fare che cosa? Mi chiedi troppo, forse. Quando eravamo insieme percepivo in modo diverso il fatto di essere “incastrata”, ci stavo bene fra le mie catene, mi piacevano tanto, le amavo… Poi, da quando hai infranto tutto, le catene si sono fatte più strette intorno a me, mi sono sentita intrappolata fra esse, senza ossigeno… Che cosa vuoi ancora da me, Georg? Voglio vivere, voglio ricominciare…

Presi il mio cellulare dalla tasca dei jeans, avevo bisogno di Ale, dovevo chiederle aiuto, perché da sola non ce l’avrei mai fatta.

“Ale”, tirai su col naso, passandomi le mani sulle guance.

“Ary!”

“Tom è lì?”

“Sì è qui con me…”

“Tutto bene?”

“Non ti preoccupare tutto a posto…”

“Bene, sono contenta per voi. Ale… Georg è qui… Venite subito!”, sussurrai.

“Come? Georg è li? Certo, certo arriviamo subito!”

Chiusi la chiamata e nascosi la testa fra le braccia, cercando di non ascoltare Georg, che ancora non si era arreso.

Mi avvolsi il ventre con le braccia, proteggendo me e il mio bambino, chiudendo gli occhi. Per quanto mi ostinassi a dire che non avevo bisogno di lui, che ce l’avrei fatta benissimo da sola, sapevo che non ci sarei mai riuscita.

Non ero pronta per affrontare tutto quello che mi aspettava da sola, e anche se ci sarebbe sempre stata Ale al mio fianco, sapevo che non sarebbe bastato. Non quella volta, purtroppo.

Quel bambino aveva bisogno di un papà, per quanto mi fosse caro da accettare. Era tutto così difficile…

Sentii bussare, pensai che fosse di nuovo Georg, così non risposi. Bussarono di nuovo, poi sentii una voce familiare che mi fece trarre un respiro di sollievo: non ero più sola.

“Ary, sono io…”

“Ale?”

“Sì… Perché non esci, così parliamo un po’ tutti e quattro?”

“No, non lo voglio vedere… Non ancora”, soffocai un singhiozzo, sfregando gli occhi sulle maniche del maglioncino largo che portavo.

“Non abbiamo tutto il tempo del mondo. Dai non fare la scema, apri.”

“Ary muovi quelle chiappe!”, si intromise Tom. Lo sentii pure sbuffare pesantemente.

“Alt! Non hai diritto di parola!”, gli intimò Ale, facendomi sorridere appena. Dopodiché sospirò e torno a parlarmi, aldilà della porta che ci divideva.

“Ary… Se ce l’ho fatta io a perdonare Tom, soprattutto dopo quelle immagini che abbiamo visto insieme, anche tu ce la puoi fare con Georg. Ary pensa a come saresti felice se adesso ti lasciassi tutto alle spalle e ricominciassi a vivere. Non è il momento per fare le egoiste! Devi pensare anche al tuo bambino, al vostro bambino!”

Forse aveva ragione lei. Forse per ricominciare a vivere non dovevo allontanarlo, ma solo perdonarlo e riprendere tutto daccapo. Non dovevo cercare di ribellarmi a quelle catene, ma lasciare che mi stringessero di più. Dovevo farlo, dovevo essere forte per la felicità mia e del mio bambino, del nostro bambino.

Mi alzai lentamente e mi passai le mani sulle guance per l’ennesima volta, poi aprii la porta, senza sapere in che condizioni fossi, trovandomi di fronte ad Ale, Tom e infine Georg.

Vedendolo istintivamente un’espressione infuriata prese posto sul mio viso, spazzando via tutte le belle parole che avevo pensato nemmeno dieci secondi prima.

“Tu!”, strillai indicandolo. “Tu, sei… sei…” Uno stronzo! No… non è vero! Tu… tu sei… tutto ciò di cui ho bisogno.

Quelle parole mi morirono in gola, soffocate, oltre che dai ricordi, oltre che dalla consapevolezza che avevo davvero tanto bisogno di lui, dal suo forte abbraccio nel quale mi strinse quasi subito, facendomi sentire al settimo cielo, facendomi perdere ogni cognizione del tempo e dello spazio, inebriata dal suo profumo che mi era mancato fin troppo in quei due infiniti mesi di lacrime e dolori.

Scorsi Ale indietreggiare, fiancheggiare Tom e stringerlo a sé, guardandoci con un sorriso commosso sulle labbra.

Nascosi il viso nell’incavo della sua spalla e gli strinsi le mani intorno alle spalle, sentendomi finalmente protetta e al sicuro, invincibile e di nuovo al mio posto.

Di nuovo insieme, e questa volta per sempre.

***

“Secondo me è un maschio”, disse Georg convinto, a mio fratello che invece sosteneva che sarebbe nata una bella femminuccia.

Non avevamo voluto sapere il sesso, ma era solo questione di ore prima che lo scoprissimo.

Intanto io ero già in ospedale, sdraiata nel mio letto, con la mano sinistra stretta in quella rassicurante di Georg. Gli sorrisi girando il viso verso di lui, un sorriso pieno di felicità.

Erano passati già la bellezza di sette mesi dal giorno delle riunificazioni delle coppie, e tutto finalmente aveva ripreso il suo normale svolgimento, normale rispetto a come era prima dei due mesi bui.

Io avevo un pancione enorme, Georg era al settimo cielo, Tom e Ale erano super affiatati e lei era tornata la solita Ale piena di vita, sempre con il sorriso sulle labbra e per fortuna aveva lasciato perdere la marijuana. E il merito era, oltre che mio, anche di Tom, quel deficiente del mio migliore amico che c’era sempre nel momento del bisogno, soprattutto in quei mesi in cui il bambino si era fatto sentire spesso. Lui sarebbe diventato “zio” e anche lui sotto la corazza dura era felice e non stava più nella pelle.

Gustav e Fra ormai avevano costituito la loro bella famigliola con il piccolo Jacob, un pacioccone di ormai quattro mesi con i capelli biondi e gli occhi verdi smeraldo di Fra.

Tiah e Bill erano sempre i soliti, non cambiavano mai: gli innamorati persi sempre sul mondo delle nuvole.

“Se è maschio gli insegno io qualche trucco”, Tom mi fece l’occhiolino, il solito stupido, facendomi ridere.

“E se è femmina io le insegno come non cadere nella trappola di quelli come te!”, gli rispose a tono Ale.

“Tu ci sei caduta però”, le sussurrò malizioso, stringendola a sé per i fianchi e baciandola sulle labbra.

“Sì, ed è stato uno dei miei peggiori errori… Che però rifarei, rifarei, rifarei e…”

“Prendetevi una camera!”, rise Georg.

All’improvviso sentii una fitta e mi portai le mani sulla pancia, il viso contratto in una smorfia di dolore.

“Ary, che hai?”, chiese Ale balzando in piedi e raggiungendo l’altro lato del letto, stringendomi la mano destra. Anche Davide si era alzato, una scintilla di preoccupazione negli occhi, pronto a schizzare fuori nell’eventualità che…

“Mi si sono rotte le acque!”, gridai ad un’altra fitta più forte.

“Ok, calma. Tom, Davide, andate…”, disse Georg, ma non fece in tempo a finire che erano già corsi fuori a chiamare un dottore. Tornò a guardarmi in viso e mi sorrise dolce, infondendomi sicurezza. “Stai tranquilla Ary, andrà tutto bene. Ora fai dei lunghi respiri profondi, ok?”

“Ok”, respirai profondamente, mentre il dolore aumentava.

“Respira, inspira. Così, brava”, mi disse Ale.

Il dottore finalmente arrivò e mi portarono in un’altra stanza, dicendo di rimanere fuori a tutti quelli che non dovevano assistere, compresi Tom e Davide, e fece infilare ad Ale e a Georg dei camici verdi.

“Siete ridicoli”, sorrisi appena, fra una smorfia di dolore e l’altra.

“Signora, inizi a spingere. Il bambino è pronto”, mi disse l’infermiera. Era già arrivato il momento?!

“Ma non doveva nascere fra un paio di giorni?”, chiese Ale stringendomi ancora più forte la mano.

“Ale, non importa in questo momento, se permetti!”, gridai.

“Sì, giusto, hai ragione. Allora Ary, stai spingendo o mi prendi in giro?”

“Non fare la spiritosa con me!”

“Ragazze!”, gridò Georg facendo ammutolire Ale, che si concentrò sulla mia mano, stringendola come se ci fosse lei su quel lettino.

“Oddio, oddio non ce la faccio più!”, gridai.

“Ci siamo quasi, un’ultima spinta signora!”

Gridai e quando sentii il pianto del mio bambino crollai sfinita con la testa sul cuscino, respirando velocemente, un sorriso sulle labbra.

“Ce l’hai fatta Ary, ce l’hai fatta!”, esultò Ale con gli occhi brillanti.

“Eh sì”, sospirai affaticata.

“È una bellissima bambina”, ci disse il dottore sorridendo, passando quel fagottino nelle braccia di Georg, che sorrise emozionato guardandola.

Il mio piccolo fagiolino alieno era una piccola fagiolina aliena! Ero senza parole, non me ne veniva in mente nemmeno una per descrivere quanto mi sentissi felice e realizzata in quel momento.

“Oddio, è bellissima!”, cinguettò Ale unendo le mani sul petto.

“Fammela vedere, Georg. Ti prego.”

Mi diede la piccola fra le braccia e la guardai attentamente, mentre calde lacrime di gioia mi rigavano il volto: avvolta in quell’asciugamano bianco la sua pelle sembrava rossa, aveva delle manine piccolissime, il nasino uguale a quello di Georg e i capelli radi erano del mio colore, biondo scuro. Il suo pianto stridulo era musica per le mie orecchie e venni immediatamente invasa di un’immensa felicità, accarezzandole la mano.

“Ciao Marion… sono la mamma”, sussurrai.

“Marion!”, sospirò Ale asciugandosi una lacrima che le era scivolata sulla guancia, stringendosi a Georg, che l’abbracciò felice.

“Sei bellissima”, le dissi ancora, con quella poca voce che avevo, bloccata in gola per la gioia incontenibile.

“Come la mamma”, sussurrò il neopapà sorridendomi, spostandomi i capelli dalla fronte madida di sudore. Io ricambiai il sorriso, commossa.

Se fosse stato per me non mi sarei mai staccata da lei, avrei sempre voluto tenerla lì con me, ma dovetti darla all’infermiera, che la portò via.

Non dovevo avere paura, avremmo avuto una vita da trascorrere insieme, fra gioie e dolori, ma sempre insieme. Io, Georg e Marion, la mia nuova piccola famiglia, nella quale ovviamente facevano parte anche tutti i miei amici.

“Ti amo”, mi sussurrò Georg dandomi un dolce bacio a fior di labbra.

“Anch’io”, sorrisi.

 

Era mezz’ora che camminava avanti e indietro per il corridoio, in ansia, assieme a Bill, che lo affiancava stringendosi convulsamente le mani l’una nell’altra.

“L’avrà già sparato fuori?”

Tiah e Davide si guardarono e ridacchiarono coprendosi la bocca con la mano, Bill si fermò e guardò il gemello alzando un sopracciglio.

“Che delicatezza, complimenti!”

Si girarono di scatto nell’udire quella voce e videro Ale incamminarsi verso di loro, un sorriso luminoso sul viso e una luce di felicità pura negli occhi, con ancora il camice verde addosso.

“Ale! Ale, dov’è? Com’è? Come sta?”, chiese a raffica Tom, prendendole le braccia.

“Tom, calmati! È andato tutto bene, e… beh…”

“Cosa?! Parla!”

“È una bambina! Si chiama Marion!”

“Oddio, una bambina! Marion!”, rise da solo e l’abbracciò, sollevandola da terra, facendola girare.

Poco dopo arrivò anche Georg e lo riempirono di complimenti, di auguri, di abbracci e di quant’altro, colpiti tutti dall’euforia per quella nuova vita.

“E Ary dov’è?”, chiese Davide.

“Adesso sta riposando, se lo merita”, disse Georg sorridendo.

“Sì, ma io voglio vederla la mia nipotina!”, si lamentò Tom.

“Ehi, io ho la precedenza! È la mia di nipotina!”, si difese Davide, spingendolo, finendo però sotto al braccio di Tom, che l’aveva bloccato scherzosamente.

“Andiamo, allora.”

“E smettetela di fare i bambini!”, li rimproverò Ale, anche se sorridendo.

Georg li scortò fino al reparto neonatale e Marion era in prima fila nella stanza dove tenevano tutti i bambini, nella quale si poteva vedere attraverso un vetro.

“È quella! È quella, ne sono certo!”, gridò Tom indicando una bimba avvolta in una tutina rosa.

“Ehm… No Tom, mi dispiace, ma non è quella”, ridacchiò Georg, dandogli una pacca sulla spalla.

“Ritenta, sarai più fortunato!”, lo prese in giro Bill.

“È quella con la tutina verde! Gliel’ho regalata io!”, saltellò Ale, indicando la piccola Marion.

“Oh cielo, che cosina bellissima”, sussurrò Tiah.

“Eh già”, sussurrò Georg.

Ale e Tom si guardarono e lo abbracciarono contemporaneamente, facendolo ridere.

“È il giorno più bello della mia vita.”

“Dici Georg? E quando te la sposi Ary?”, chiese Ale sfarfallando le ciglia.

Georg arrossì imbarazzato e si portò una mano sul collo, facendo ridere tutti quanti.

 

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Buonasera a tutti ^-^
Eccoci tornate xD E io sono anche tornata a casa dopo una splendida settimana dalla mia Ale *-* (Ah, grazie a chi ci ha augurato una buona vacanza :D) E’ stato semplicemente bellissimo, davvero. E adesso è piuttosto triste essere qui senza di lei ç_ç E pensare che stamattina ero con lei e adesso non c’è! O.O Okay, basta xD Non sono qui per affliggervi con i miei problemi, parliamo del capitolo.

Abbiamo ripreso il momento di riappacificazione fra Georg e Ary, dal punto di vista di quest’ultima; poi, finalmente, tutto è tornato alla normalità e… sorpresa! *-* E’ nata la piccola Marion! (Il titolo del capitolo fa schifo ed è riferito più che altro alla coppia Ary-Georg, perdonatemi xD).

Vi ricordo che questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l’ultimo, ma abbiamo già in serbo per voi un’altra ff… O.O Non dovevo dirlo? Oops xD

Speriamo vivamente che vi sia piaciuto e ora passiamo ai ringraziamenti per le recensioni allo scorso capitolo.

Jiada95 : Grazie mille, la settimana è andata benissimo *-* Per quanto riguarda Tom e Ary, sì, sono davvero due bellissimi amici :D E anche Ary e Georg, sono dolci assai *-* Siamo contente che il capitolo precedente abbia soddisfatto la tua ansia e tu l’abbia trovato fantastico e scritto molto bene, grazie mille! Alla prossima!
P.S. Eh, i 500.000… andiamo a prendere il portafoglio… *fuggono* xDDD

Layla : Siamo contente che ti sia piaciuto questo lieto fine per le coppie! :) Grazie, alla prossima!

Tokietta86 : Ciao! Insomma, per Ale e Tom non potevamo tirarla molto lunga xDD Servivano uniti per aiutare Ary e Georg u.u (La super nanetta xDDD) Sono teneri tutti quantiiiii *-*
Siamo contente che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, nonostante, è vero, stia quasi per finire ç_ç Speriamo che anche questo sia stato di tuo gradimento! :)
Grazie per gli auguri di buone vancanze! ;) E grazie anche per i complimenti! Alla prossima, un bacio!

Principessa Kaulitz : Sì, è decisamente un happy ending :) Grazie per la recensione, al prossimo capitolo!

Ringraziamo anche chi ha letto soltanto! :)

Al prossimo ed ultimo capitolo, un bacio!
Ale&Ary

   
 
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