~ Seasons of Life
A Faby, perchè Meirin è la sua copia.
#1 – Primavera {A five-year-old
winterheart}
Che la figlia minore di Lady Wotton fosse imbranata era risaputo.
Era un piccolo villaggio inglese, il loro, non certamente una grande città.
E, si sa, nei villaggi le voci si
spargono in fretta.
E ben presto tutti presero a sorridere con un misto di ilarità e dolcezza al
pensiero della bambina dai capelli color cremisi.
Si diceva che ci tenesse ad aiutare la madre in casa, ma che finisse sempre per
rompere un piatto, un soprammobile, talvolta anche dei gioielli.
Ma, come ogni storia che si rispetti, anche quella della piccola Meirin aveva
dei risvolti inaspettati.
Tutti avrebbero giurato che non avrebbe combinato
nulla, nella vita. Una bambina così, pasticciona al limite dell'impossibile,
timida e perlopiù attaccata al fratello, cosa sarebbe mai potuta diventare?
Ma nei villaggi, si sa, nessuno bada davvero a vedere chi ci si trova davanti;
tutti si limitano a guardare.
E nessuna delle madri che scuotevano la testa al
passaggio della bambina, nessuno dei padri che ridevano bonariamente
guardandola inciampare, nessuno dei bulli che, un po' meno scherzosamente, la
prendevano in giro avrebbe potuto immaginare che sarebbe venuto un tempo in cui
Meirin, che viveva, spensierata, nell'allegria della sua ingenuità, avrebbe
dato una lezione a tutti loro.
Era il giorno del suo quinto compleanno e suo fratello le regalò una fionda. Lei
non se ne separò mai più.
#2 - Autunno {Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie}
Erano passati anni da quando la bambina svagata e pasticciona era divenuta la
regina della fionda.
Aveva migliorato la sua mira di giorno in giorno e, sebbene fosse ancora il
disastro della casa - come la chiamava affettuosamente sua madre -, nessuno la
ricordava più per questo. Era il giorno
del suo ventesimo compleanno e Meirin tornava dal bosco, insieme ad alcuni
amici. Con la mira che si ritrovava, era la migliore cacciatrice del villaggio.
La sua migliore amica sosteneva che la sua abilità con fionde ed armi era pari
solo alla quantità di guai che combinava e, probabilmente, era vero.
Era una vita spensierata, quella di Meirin. Lo era sempre stata, fin dall'infanzia.
Non credeva alle dicerie che sostenevano che la felicità un giorno dovesse
finire.
Ma quel giorno dovette ricredersi. A distanza di anni, avrebbe
ricordato ancora i pianti di sua madre; l’odio; l'incredulità.
Suo fratello era morto, diceva quell'uomo. Diceva che gli dispiaceva e che era
colpa dell'oppio e dei cinesi.
Le donne del villaggio parlarono a lungo di quel che accadde.
Parlarono del dolore di una madre distrutta e della rabbia della figlia.
Parlarono di quel primo sasso scagliato contro il messaggero e del secondo, del
terzo.
Ricordarono la ragazza dai capelli rossi che, in lacrime, gettava infine la
fionda a terra e urlava, gridava che non era vero, non erano stati i cinesi, nè
l'oppio.
Gridava che non aveva senso dare la colpa agli altri, perchè essa non
era mai di un solo uomo o di un solo popolo. Era sempre della guerra.
Nelle settimane che seguirono, le donne ricordarono come Meirin era stata
portata in prigione per aver aggredito l'ambasciatore e di come non se ne fosse
più saputo niente.
Ma Meirin non accettò di rimanere in prigione; scappò e
finì, ironicamente, tra le braccia di un
assassino - lei, che tanto aveva rifiutato e odiato la morte.
Divenne una
tiratrice scelta - così la definiva l'uomo. Un cecchino. Un'assassina.
Se lo fece per vendetta o per disperazione non lo seppe neppure lei. Si fece crescere
i capelli ed eliminò la lunga frangia, lasciando allo scoperto gli occhi scuri.
Divenne bellissima e pericolosa; ma, ancora una volta, nessuno si sforzò di
vederla davvero.
Perché, in fondo, era ancora fragile e imbranata, e spesso, impugnando il
fucile che si era procurata, si sentiva sul punto di cadere e lasciarsi
scivolare giù, come le foglie autunnali.
E non dover più affrontare nulla.
#3 - Estate {Paradise Seeker}
Erano passati due anni da quando Meirin aveva lasciato cadere a terra il fucile
ed abbandonato il sentiero cosparso di sangue che aveva percorso, guidata da un uomo che non avrebbe mai
compreso a fondo - ma gli sarebbe stata eternamente grata.
E tuttavia, dopo due anni, ancora Meirin si stupiva nel vedere la bellezza di
Villa Phantomhive.
Sebbene il suo padrone fosse un ragazzino fin troppo scontroso ed il suo
maggiordomo fosse un uomo fin troppo enigmatico, a Villa Phantomhive non
mancava mai un sorriso quotidiano. Talvolta c'erano mezzi sorrisi gentili,
altre volte vere e proprie risate divertite.
Ed era stato un sorriso a far capire alla ragazza che quel posto poteva davvero
essere la sua casa.
La prima volta che si era guardata allo specchio, dopo essersi tagliata i
capelli ed aver indossato degli occhiali spessi per nascondere quegli occhi da
assassina, aveva stentato a riconoscersi. Ma poi aveva timidamente sorriso a sè
stessa, come per incoraggiarsi.
E in quel sorriso aveva rivisto una bambina di cinque anni che arrossiva nel
far cadere un bicchiere dalla tavola.
Forse Meirin aveva spezzato le ali del cigno ed era tornata il brutto
anatroccolo, ma aveva ritrovato la sua infanzia.
E, per lei, era quanto di più vicino ci
fosse al Paradiso.
#4 - Inverno {Everything
Burns}
Meirin, da bambina, aveva un cane. Un Labrador che amava con tutta se stessa.
Passava i pomeriggi a giocare con lui, finendo per inciampare nelle sue zampe e
cadere sull'erba, ridendo.
A volte pensava che lui avrebbe aspettato il suo ritorno per anni - come il
cane di quella vecchia storia... come si chiamava? Argo? -.
Quando Pluto era diventato il cane da guardia della Villa, Meirin gli si era
avvicinata e aveva tolto gli occhiali, lasciando che il cane la guardasse negli
occhi.
Era il suo modo di instaurare un rapporto di fiducia e affetto e sperare che
fossero reciproci.
Era, forse, la speranza di vedere in quella scheggia di presente un riflesso
del passato.
Passarono anni ed un giorno arrivò la tragedia.
Nessuno dimenticò mai la notte in cui Londra bruciò. La gente ricordò i
bambini, le donne, gli uomini morti.
Qualcuno ricordò Villa Phantomhive che bruciava per la seconda volta, qualcun
altro rimase colpito dalla morte dell'erede dei Phantomhive.
Ma nessuno ricordò la ragazza con il fucile. Nessuno ripensò ad una giovane in
lacrime, a degli occhiali gettati a terra e ad un cane dagli occhi rossi
colpito
dai proiettili. Nessuno, se non il fuoco e i compagni accanto a lei. Gli unici
che dietro al brutto anatroccolo videro davvero le ali del cigno.
Dopo la notte in cui Londra bruciò, non si seppe più nulla della ragazza
imbranata dai capelli rossi.
Da allora, solo le fiamme ne conservano il ricordo.
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Partiamo dalle note tecniche, ovvero le scritte rinchiuse nelle parentesi
graffe:
-la prima è una citazione da Meadows of Heaven, dei Nightwish, un omaggio
all'infanzia.
-la seconda è la celebre poesia di Ungaretti, "Soldati". Essa si
riferisce alla situazione dei soldati in guerra ed inizialmente pensavo di
piazzare Meirin a fare il cecchino in battaglia, ma poi ho optato per la via
del crimine, sperando che non risulti troppo improbabile. Se così fosse, mi
dispiace.
-la terza é un'altra citazione dai Nightwish, questa volta dalla canzone
"The Escapist".
-l'ultima è il titolo di una canzone di Anastacia e Ben Moody.
Ora, perchè le stagioni? Perchè sono un'idea banale e scontatissima, ma credo
che ogni autore sappia inserire qualcosa di suo e nuovo in ogni idea banale.
Perchè Meirin? Perchè nessuno se la fila e io invece l'adoro.
Ho avuto qualche problema con l’impaginazione, ma dovrei aver risolto tutto.
Nel caso ci siano spazi vuoti dove non dovrebbero esserci o errori di
battitura, avvisatemi, ma credo di aver rimesso tutto a posto.
Un ultimo appunto: vorrei ringraziare FataFaby89 (<3) e signorino per le
bellissime recensioni a ‘Til human voices wake us. <3
Enjoy ^^