Curiosity ~ Niente è come sembra
{ Sempre meno
gente si lascia avvicinare toccare
Muori per sapere cos’hanno nella testa e
nel cuore
Sempre più proibito entrare nel privato per saperne un po’ di più }
« Cos’è
che sta facendo? »
« Suvvia, Ryuuzaki, sta solo studiando. »
La prima
volta che L aveva visto Yagami-kun era stato grazie alle
fotografie che ritraevano i familiari del sovrintendente della polizia
giapponese, l’uomo al cui fianco stava lavorando per incastrare il serial
killer più spietato che si fosse mai ritrovato a fronteggiare.
La
prima volta che aveva sentito quella scossa adrenalinica, dunque, era stato per
via di quel semplice piccolo rettangolo di carta che mostrava il volto di Yagami-kun.
Sul
momento non ci aveva dato alcun peso. È
tra queste persone, si era detto. È
qui che si nasconde Kira. E aveva delegato in
fretta nei recessi della sua attenzione quella sensazione inedita,
assolutamente sconosciuta, che aveva scambiato soltanto per l’ansia di
scoprire il colpevole – una cosa che non aveva mai provato, in effetti;
forse perché prima di allora gli ci era sempre voluto molto poco per
scoprire il colpevole.
La
seconda volta che L aveva visto Yagami-kun era stato
quando aveva fatto installare le telecamere nascoste in ogni singola stanza della
casa del sovrintendente, dopo aver vinto la ritrosia e l’istintivo senso
di protezione dell’uomo, che com’era ovvio non avrebbe mai voluto
porre i suoi cari in quella situazione.
La
seconda volta che aveva sentito quel vuoto allo stomaco, quindi, era stato
quando aveva visto Yagami-kun entrare in camera sua e
posare la cartella – con un certo malgarbo, a dirla tutta – su una
sedia accanto alla scrivania, per poi mettersi a studiare con aria poco
convinta.
Probabilmente
già da allora si era detto che in quella
sensazione c’era qualcosa di anormale. Quella tensione, quell’affiorare
di nervosismo, le mani sudate e il sangue che affluiva alla testa…
Già, decisamente non era una cosa che gli capitasse tutti i giorni. E non
era neppure una cosa che gli
capitasse abitualmente di fronte ai casi più stimolanti. No; di fatto, dovette
ricredersi, era qualcosa che non aveva mai
provato prima.
A
quei due primi sguardi rubati ne erano seguiti molti altri, per molte ore, per
molti giorni, per intere settimane. E la sensazione era sempre là, non
svaniva, anzi cicatrizzava in lui ed era sempre più dolorosa e sempre
più piacevole.
Ma
cos’aveva Yagami-kun di speciale?
« C’è
qualcosa che non mi convince in quel quaderno. »
« Santo
cielo, Ryuuzaki, è un normalissimo quaderno di
appunti… »
Aveva
iniziato a riconoscere i sintomi.
Aveva
iniziato a rendersi conto delle situazioni che lo facevano sentire più
strano: vedere Yagami-kun che si asciugava distrattamente
i capelli scuri col phon, ad esempio, o quelle volte in cui si distendeva sul
letto e restava lì a guardare il soffitto come se potesse vedervi
stampato chissà cosa. Non poche volte si era sporto dal divanetto in
pelle per fissare a sua volta la stanza da un altro punto di vista, da un’altra
telecamera, seguendo il suo sguardo per poi scoprire immancabilmente che Yagami-kun in realtà stava scrutando il vuoto, forse
sognando ad occhi aperti.
Aveva
iniziato a chiedersi cosa gli stesse succedendo. Forse era malato; era un’ipotesi.
Non che ricordasse di aver letto di malattie che causavano problemi come i cali
improvvisi di concentrazione e l’aumento esponenziale del battito cardiaco… Ma forse esisteva qualche strana sindrome
che lui non aveva mai avuto modo di studiare. Forse.
Peccato
che le probabilità fossero solo dell’1,5%.
« Riceve
telefonate su telefonate. Avremmo dovuto mettere sotto sorveglianza anche i telefoni… »
« In nome del
cielo, Ryuuzaki, non è certo un crimine ricevere
telefonate dagli amici! »
Matsuda-san non si capacitava.
Oh, non gli aveva detto nulla, in realtà. Ma nelle poche volte in cui
lui e il resto della task-force si univano a loro nella sorveglianza, era
evidente dal suo sguardo che si stava chiedendo perché mai lui sussultasse ad ogni movimento
improvviso di Yagami-kun, perché continuasse a
tormentarsi i polpastrelli con i denti, o perché ogni volta che Yagami-kun si avvicinava troppo ad una delle telecamere –
così che il suo viso occupava quasi tutto il quadro – lui si
mettesse un po’ più dritto sui talloni e sgranasse ulteriormente
gli occhi afflitti dalla mancanza di sonno.
Beh,
lo stesso L non era certo che la sua ossessione di seguire ogni passo di Yagami-kun in ogni singolo momento del giorno e della notte
fosse completamente sana. Era anzi convinto – almeno al 51% – che
in tutto ciò ci fosse del perverso, ma non era ancora riuscito a
decifrare il proprio stato d’animo al punto da capirci qualcosa.
Poi
gli era capitato di vedere Yagami-kun tornare nella
sua stanza dopo la doccia con solo un asciugamano indosso, toglierlo e iniziare
a vestirsi con cura; e allora aveva intuito qualcosa di più.
Aveva
distolto lo sguardo, ovviamente, come tutti gli altri agenti; ma negli occhi
gli era rimasta indelebile l’immagine della schiena nuda e candida di Yagami-kun, delle sue gambe affusolate.
Possibile…?
Possibile
che Yagami-kun gli piacesse?
« … e
continua a telefonare a quella sua amica. Mi chiedo cos’abbia in mente. »
« Dio santissimo,
Ryuuzaki, vorranno semplicemente uscire insieme! »
E poi
c’erano le notti.
Si
era sentito stranamente in imbarazzo, fin dalla prima volta, all’idea di
violare l’intimità notturna di Yagami-kun
– il momento forse più personale: quello del sonno – seduto
su un divano proprio accanto al padre dell’oggetto del suo interesse. Strano,
però; non aveva mai avuto occasione di sentirsi in imbarazzo prima d’ora.
Questo era un ulteriore segno del
fatto che quella particolare sorveglianza era diversa da tutte le altre.
Una
volta, mentre Yagami-san dormiva sulla sua poltrona,
lui era rimasto ad osservare Yagami-kun che non
riusciva ad assopirsi. Aveva visto che si muoveva, nervosamente, tra le coperte
arrotolate; aveva visto il suo braccio nudo tendersi sopra il cuscino e sentito il suo
respiro appena un po’ più forte del normale; aveva visto – oh, ma… cosa
diavolo stava facendo?! – che sollevava
le gambe e lasciava scorrere l’altra mano sotto le lenzuola, in un gesto
inaspettato quanto inconfondibile. Si era fissato i pantaloni, sorpreso…
poi si era voltato di scatto a cercare con gli occhi il sovrintendente; ma Yagami-san continuava a dormire ignaro di tutto. Lui aveva guardato
di nuovo gli schermi e per la prima volta aveva sentito davvero il bisogno di spegnere tutte quelle dannate
videocamere – ma allora perché, perché non l’aveva fatto? Soltanto perché in
quella casa si nascondeva, ad un misero 5% di possibilità, Kira?…
«
Ryuuzaki? »
«
Mmm? »
L
trasalì impercettibilmente. Come al solito, osservare Yagami-kun che studiava svogliatamente lo aveva fatto distrarre.
Imperdonabile, semplicemente imperdonabile; ma come poteva fargliene una colpa?
«
Sei sicuro che vada tutto bene? »
«
Certo. Mi perdoni, Yagami-san, pensavo. Ha detto qualcosa?
»
«
Ho solo detto che Light è appena rientrato. Forse ora potremmo
interrompere la sorveglianza su Sayu. »
L
annuì brevemente e si scostò di lato sul divano, strisciando di
fronte al vero sospetto, abbandonando un po’ di malavoglia Yagami-kun alle prese con i suoi compiti di matematica.
Poco
male, rifletté con un sorriso; ora che Light era rientrato, Sayu sarebbe sicuramente corsa a chiedergli aiuto.
« Yagami-san… Ah… Sua figlia… »
« Cosa? »
« Nulla. »
{ Sayu. Si chiamava Sayu. }
…
è piuttosto carina.
Spazio dell’autrice
Non
uccidetemi XD
L’idea
per questa stupidaggine mi è venuta settimane fa: giocare sull’equivoco
dato da ‘Yagami-kun’, era troppo stimolante. –kun è un suffisso
giapponese che può essere rivolto tanto ai ragazzi quanto alle ragazze;
da qui la necessità di giocare un po’ su una possibile
voglia di L di osservare Sayu, oltre che Light, nel
periodo in cui casa Yagami è sotto
sorveglianza.
Per qualche
giorno mi ero impuntata su questa
storia; poi ho lasciato perdere, dicendomi che era un progetto troppo stupido
da portare avanti (cosa che in buona misura penso tuttora); ma oggi, gasata
dalla fine degli esami, ho voluto riprenderla in considerazione e l’ho
scritta tutta d’un colpo.
Cosa posso
dire? Non mi aspetto nulla da questo pairing; voglio
dire, l’ L x Sayu è praticamente
inesistente a priori, soprattutto se si considera che L ha venticinque anni e Sayu quattordici (di recente questa cosa dell’età
mi perseguita! Se avete letto Illusion sapete di cosa parlo xD).
A questo proposito voglio scusarmi subito per la scena pseudo-erotica:
quella di Sayu che si, ehm, inventa un modo per
passare la notte ed L che la fissa è una scena che non avrei voluto inserire, per non sconvolgere nessuno e
perché anch’io sono molto sensibile al tema; ma alla fine,
insomma, guardare una ragazza di quattordici anni – guardarla, badate bene – non
è pedofilia! Almeno non in questo contesto, assolutamente. E se l’avete
intesa in modo negativo, vi porgo ancora le mie scuse.
Per
quanto riguarda i riferimenti riportati dai dialoghi – lo studio, le
telefonate alle ‘ragazze’ – ovviamente sono ulteriori e
voluti equivoci; l’unica che credo sia un po’ forzata è
quella a proposito del quaderno che a L sembra sospetto. Sul momento, mentre lo
scrivevo, avevo in mente Sayu che usava un qualche
diario segreto, ed L che era semplicemente curioso di ciò che lei stesse
scrivendo… So che la lettura non spiega bene
questo elemento, ma lasciatemela passare, alla fine l’unico scopo della
scemenza è di strapparvi un sorriso.
Il brano
all’inizio della shot è tratto dalla
canzone Voyeur di Renato Zero. Una
citazione fin troppo seria per ‘sta roba, ma mi piaceva. xP
Ringrazio
infinitamente chiunque abbia deciso di leggere e chiunque deciderà di recensire.
<3
E
ringrazio anche coloro che hanno commentato Illusion; vi amo, vi amo sul
serio. *-*