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Autore: Cloud Atlas    24/06/2010    8 recensioni
Lo stregone cercò di mormorare un sì in risposta, ma riuscì a produrre soltanto un altro squittio. Provò allora ad annuire, gesto che fortunatamente gli riuscì.
“Sei diventato un... topo?!”
E in quel momento ebbe la certezza di essere finito in un gran bel pasticcio.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Cloud Atlas

Titolo: The sweet story of a little mouse

Rating: Giallo

Avvertimenti: Slash

Genere: Fantasy, Sentimentale

Paring: ArthurxMerlin



Dedicata a Fede <3

Grazie per questi due anni in cui mi sei stata vicina.



Disclaimers: I personaggi del seguente scritto non mi appartengono. Non scrivo a scopo diffamatorio né di lucro, dato che non ci guadagno un emerito tubo da ciò che le mie manine producono, se non la soddisfazione di creare qualcosa che mi piace.




The sweet story of a little mouse




Capitolo primo


Erano circondati dai nemici.

Arthur si guardò attorno alla ricerca disperata di una via d'uscita da quell'accozzare di corpi e di armi, ma non ne trovò alcuna. Erano in trappola.

Il principe sentiva le membra rigide a causa del lungo combattimento. Il suo corpo, appesantito dall'armatura, era ricoperto da un fastidioso velo di sudore che rendeva ancora più difficile lottare sotto quell'opprimente afa, accompagnata dal suo fido compagno calore.

Un soldato nemico gli si avvicinò, brandendo con entrambe le mani una spada. Arthur schivò con facilità quell'assalto sì potente, ma privo di tecnica; per un cavaliere, abituato a combattere fin dall'infanzia, era lampante che il giovane avversario fosse assai inesperto. Il nemico, dapprima confuso per aver mancato il bersaglio, divenne subito dopo furioso e corse di nuovo incontro al principe, sospinto dalla voglia di vendicarsi. Arthur all'ultimo mosse un passo a destra, portandosi dietro il nemico e conficcò la lama della spada nella schiena del malcapitato, che si afflosciò come un sacco di farina privato del suo contenuto.

Il principe si rimise sulla difensiva, osservando attentamente la situazione: ormai non riusciva più a scorgere alcuna divisa rossa e dorata, simbolo di Camelot.

All'improvviso sentì qualcosa che veniva a contatto con la sua schiena e si voltò di scatto indietro, la spada pronta a scagliare un fendente su chiunque. Un sorriso gli distese il volto sporco di terra e sangue quando le sue iridi si scontrarono con quelle spaventate di Merlin, che si era bloccato nella sua stessa posizione. Gli sarebbe venuto certamente da ridere, se solo la situazione non fosse stata così disperata.

Quanti dei nostri sono ancora vivi?” domandò il principe al valletto, mentre riportava lo sguardo di fronte a sé e ingaggiava battaglia con un soldato alto almeno il doppio di lui.

Sire, non credo ci siano sopravvissuti” rispose il servitore con voce mesta, sovrastata dal clangore delle armi che si scontravano.

Arthur annuì mentalmente, saggiando con il metallo duro della spada la carne tenera dell'avversario che si dilaniava al suo passaggio. L'ennesimo spruzzo rosso cremisi gli imbrattò il viso quando un affondo andò a segno dritto al cuore del nemico. La papille del principe erano pizzicate dal gusto ferroso del sangue, cosa che gli fece salire la nausea.

La situazione sembrò precipitare quando vide passare accanto a sé una saetta di un blu luminoso: magia. Arthur sgranò gli occhi sorpreso.

Mio Signore, credo abbiano uno stregone con loro!” esclamò Merlin sgomento nonostante la fatica provocatagli dal combattimento.

Grazie, non l'avevo notato, specialmente quando un lampo blu stava quasi per colpirmi in pieno!” gli gridò in risposta con sarcasmo, ripetendosi ancora una volta quanto Merlin a volte fosse un imbecille.

Il servitore gli brontolò in risposta qualcosa che però non udì, poiché distratto da un inaspettato suono di trombe che scosse l'aria irrespirabile, seguito da una fiumana di soldati dallo stemma dorato di un drago; soldati di Camelot. Arthur fu pervaso dal sollievo nel sapere che il messaggero, che aveva mandato non appena erano stati attaccati a sorpresa, era giunto al castello. Già sicuro del buon esito dello scontro, il principe si gettò con più ardore contro i nemici dalle casacche scure; dopo poco, grazie ai rinforzi, gli avversari erano stati decimati e i pochi rimasti si diedero alla fuga, avendo capito di non avere più nessuna possibilità di vincere.

Il principe ereditario si lasciò andare a un sospiro liberatorio e conficcò la spada nel terreno. Ora che la battaglia era finita, percepiva chiaramente la stanchezza divorare i suoi muscoli.

Ce l'abbiamo fatta!” esultò Merlin, passandosi una mano insanguinata sul volto grondante di sudore. Arthur gli lanciò un'occhiataccia di rimprovero, che il valletto intercettò subito.

Vorrai dire che io ce l'ho fatta, perché se non ci fossi stato io non avremmo di certo vinto” si vantò orgoglioso, gonfiando il petto.

'Lo sapete che siete davvero borioso?' avrebbe voluto rispondergli a tono il servitore, ma si morse la lingua per tacere, troppo felice che anche questa avventura fosse finita bene. Si disse che continuando così, tra un pericolo e l'altro, probabilmente la sua vita non sarebbe durata molto.

Forse non aveva tutti i torti, si ritrovò a ponderare qualche secondo dopo, mentre si gettava su Arthur e veniva colpito da uno scintillio di luce bianca.

Era successo tutto troppo velocemente perché se ne rendesse conto: lo stregone, sorreggendosi a un bastone a stento per via della profonda ferita riportata all'addome, si era rialzato a fatica e mormorando parole nell'Antica Lingua aveva scagliato un incantesimo. Probabilmente uno di quelli mortali. Per fortuna se ne era accorto giusto in tempo per prendere il posto del suo signore.

L'ultima cosa che sentì fu la voce di Arthur che gridava qualcosa che non riuscì proprio a capire, mentre si sentiva annullare e risucchiare in se stesso, avvolto da mille luci e puntini neri.



♦♦♦



Merlin si sorprese nel constatare di essere ancora vivo. Si sentiva strano, certo, ma non percepiva alcun dolore. Era davvero inspiegabile: insomma, un sortilegio lo aveva appena colpito e si aspettava, per lo meno, qualche conseguenza catastrofica, considerando che era stato uno stregone nemico a formulare la magia. Perse quasi subito il filo dei suoi pensieri: sentiva la mente troppo annebbiata e confusa per continuare a congetturare.

Aprì piano gli occhi, timoroso di vedere quali drammatici effetti erano stati provocati dalla magia sul suo corpo. Prese un profondo respiro e si sentì, almeno in parte, rasserenato: non c'era traccia né di sangue né di membra abbandonate qua e là. Abbassò e alzò più volte le palpebre, accorgendosi che c'era qualcosa di strano; la visuale sembrava un po' cambiata. Ora che ci faceva caso anche le cose sembravano più scolorite, tendenti al grigio, al nero o al bianco. I fili d'erba che vedeva erano enormi, come se avesse la faccia a terra; eppure sapeva che il suo volto non era appoggiato al suolo. Lui era seduto.

Un suono forte, che fece vibrare il terreno sotto di lui, gli fece abbassare il capo spaventato e fu allora che notò di aver la pancia ricoperta di una pelliccia grigia e folta. Merlin spalancò gli occhi, trovando al posto delle mani delle zampette chiare.

Un'altra scossa fece tremare la terra, seguita da un'altra e un'altra ancora, finché due gigantesche cose di un rosa smorto, che emanavano un forte odore di sangue e terra, si avvicinarono e lo afferrarono. Merlin, colto alla sprovvista, cercò di liberarsi da quella stretta di ferro, tuttavia inutilmente. Le due cose lo stavano sollevando da terra, che diventava sempre più distante. Atterrito a morte, il giovane mago gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, ma l'unica cosa che uscì fu uno squittio spaventato.

Merlin...?”

Merlin riconobbe immediatamente la voce del suo principe, ne percepiva le linee flessuose e spesse che la componevano. Spalancò gli occhi, che non sapeva nemmeno di aver chiuso, e si ritrovò di fronte, a pochi centimetri di distanza, il viso enorme di Arthur, che lo squadrava perplesso. Lo stregone cercò di mormorare un sì in risposta, ma riuscì a produrre soltanto un altro squittio. Provò allora ad annuire, gesto che fortunatamente gli riuscì.

Sei diventato un... topo?!”

E in quel momento ebbe la certezza di essere finito in un gran bel pasticcio.




♦♦♦




Inutile dire quanto Arthur si sentisse stupido a parlare con un topo, per non parlare del fatto che le sue regali mani fossero strette attorno a un roditore.

I soldati tutt'attorno lo guardavano sgomenti, indecisi se ridere o piangere. Non si vedeva una scena del genere ogni giorno, in fondo.

Il principe aveva davvero preso paura quando aveva visto il suo valletto pararglisi davanti e fargli da scudo con il suo corpo contro l'incantesimo dello stregone nemico, che poco dopo era ricaduto a terra sfinito e questa volta veramente morto. Davanti a lui un momento prima c'era stato Merlin, un secondo dopo solo dei vestiti vuoti ed abbandonati a terra. Sulle prime il terribile sospetto che Merlin fosse stato completamente ridotto in polvere lo aveva colto, facendo perdere un battito al suo cuore. Aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene, mentre pensava a come il suo servitore si fosse sacrificato al suo posto.

Guardando meglio tra le vesti logore del valletto aveva però notato qualcosa muoversi ed aveva trovato un topino dalla pelliccia marrone, che, una volta in mano, scoprì essere morbida. Con un grande sforzo di volontà -i topi di certo non erano i suoi animali prediletti- si era chinato ed aveva afferrato l'animaletto terrorizzato, ed incredulo aveva visto che gli occhietti del roditore erano di un colore assai particolare: blu intenso, identico a quello che colorava le iridi di Merlin, e questo particolare spazzò definitivamente gli ultimi dubbi sull'identità del topo.

Sire, tutto bene?” domandò chiaramente preoccupato un cavaliere, vedendo Arthur osservare silenziosamente il roditore.

Andiamo” disse invece Arthur, ignorando tranquillamente la domanda che gli era stata posta, posando il topolino ancora spaventato sulla sua spalla con delicatezza. Merlin scivolò nell'incavo tra la spalla e il collo, infilandosi nel piccolo vano tra il colletto di metallo dall'armatura e il collo del suo signore. Arthur sentiva chiaramente il piccolo fagotto di pelo solleticargli e scaldargli la pelle del collo e avrebbe detto che quella sensazione fosse piacevole, se se non avesse saputo che si trattava di un topo. Ma sapeva anche che quel topo era pur sempre Merlin.

Il principe, guardando quel cosino così piccino e fragile -non voleva proprio arrendersi all'idea che fosse un topo-, aveva deciso di portarlo con sé a Camelot, in modo tale da trovare una cura a quel sortilegio non appena fossero arrivati a destinazione. Merlin era stato trasformato in un topo solo per colpa sua, perché lo aveva protetto con il proprio colpo. Era in debito con lui.

Reggiti forte, mi raccomando” bisbigliò a Merlin, mentre montava a cavallo sotto lo sguardo attonito dei presenti, ma bastò una sola occhiataccia del principe ereditario perché si riscuotessero e montassero a loro volta sulle cavalcature.

Lanciò un ultima occhiata al piccolo animale e, rassicurato sul fatto che fosse al sicuro da possibili cadute, spronò il cavallo e presto si ritrovò a galoppare con un'urgenza che non sapeva di avere.



♦♦♦


Note

Buon pomeriggio a tutti!

Eccomi qui con una nuova fiction, che, al contrario dell'altra che sto scrivendo, sarà molto più breve e leggera. Spero solo di non cadere nella banalità. ^^

Certo, il primo capitolo non è molto gioioso, ma non sarà una storia drammatica. Gli aggiornamenti saranno regolari, salvo problemi. Vorrei inoltre specificare che le informazioni usate per descrivere il topo e le sue sensazioni sono tratte da wikipedia; se c'è qualche imprecisione, passatemela come licenza artistica. ^-^

Ovviamente è sempre colpa di Fede se pubblico questa storia. Prendetevela con lei. XD

Mi farebbe piacere se lasciaste un commento, un consiglio, una critica o anche solo un saluto.

Colgo l'occasione di ringraziare tutti coloro che hanno commentato Häftling vom Vergangenheit. Mi avete reso tanto tanto felice. <3

Detto ciò vi lascio, perché sono tremendamente stanca ed assonata.

A presto,

Cloud Atlas <3


   
 
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